Pagine

1.11.11

Nel PD Veneto c'è spazio per tutti: anche per gli ex-rottamatori di Matteo Renzi

La Nuova Venezia 1 novembre 2011
Nel Pd veneto i piccoli Renzi crescono


VENEZIA Quatti quatti, i fan di Matteo Renzi crescono anche nel Pd veneto, feudo di Rosy Bindi e dei bersaniani. Con un mantra sussurrato e pervasivo: basta con i dinosauri buoni per tutte le stagioni, una politica nuova richiede protagonisti inediti, non logorati da decenni di manovre di Palazzo.
Dei 100 punti per l’Italia emersi dalla due giorni alla Leopolda di Firenze (cui ha partecipato con un gruppetto di militanti) Antonio Bressa - della direzione nazionale dei giovani democratici- si dichiara «entusiasta» e riassume così la querelle: «Non si può ridurre tutto a un contrasto generazionale, nel Pd convivono due visioni dell’economia alternative: Bersani continua a sostenere il modello socialdemocratico dello scorso secolo, altri nel partito e nel mondo accademico chiedono invece una svolta moderna e riformatrice che rimetta in discussione il sistema Italia nel suo complesso. Spiace che il segretario si limiti a bollare queste proposte come appartenenti alla cultura di destra o addirittura le paragoni al reaganismo degli anni ’80. Sarebbe un grave errore liquidare così lo sforzo di tanti volontari e l’elaborazione di molti pensatori autorevoli».
Prudente, ma possibilista, anche il leader dei giovani democratici di Padova Paolo Tognon: «Tra noi c’è grande attenzione verso i linguaggi di Renzi, mi piace il suo approccio però aspetto di vedere se il suo progetto è in grado di aggregare o soltanto di dividere».
Risalendo nella gerarchia “democrat”, a promuovere il sindaco-rottamatore si leva la voce di Paolo Giacon, dell’esecutivo regionale del partito: «A volte dovrebbe essere più diplomatico, ma di sicuro ha stoffa, competenza e soprattutto tanta grinta. Qualcuno pensa che in fondo sia un gran rompiscatole e insieme a lui tutta la nostra generazione, quella dei trentenni, che attualmente è in gran fermento. Ma è solo con i personaggi scomodi che si ottiene il cambiamento, si abbandona il passato e si costruisce il nuovo. L’innovazione è sempre traumatica, dirompente e distruttiva». Secondo Giacon, da Firenze giunge «Un contributo programmatico coraggioso ed innovatore per riformare l’Italia e vincere le prossime elezioni politiche e il merito non è solo di Matteo Renzi, ma delle centinaia di “pionieri”che hanno lavorato ad un vero programma di governo capace di rivoluzionare democraticamente il nostro Paese».

Sul fronte opposto, le ragioni dell’ortodossia democratica nelle parole di Rosanna Filippin: «Non sono andata a Firenze però sono interessata a comprendere la visione e le proposte di questa parte del Pd», commenta il segretario regionale «io credo che il rinnovamento non sia un fatto anagrafico e se qualcuno mi chiama dinosauro (ride ndr) mi offendo. Cosa mi trattiene dall’applaudire Renzi? Un retropensiero, il timore che dietro il suo attivismo ci sia l’obiettivo di consolidare una carriera personale. Ma i giovani non stanno solo con lui, nel nostro partito, grazie a Dio, la discussione è vivace e libera. Ci serve il contributo di tutti, purché la prospettiva di quella di lavorare insieme, non di rafforzare la propria corrente attaccando gli altri». Sarà l’effetto-Crozza ma Bersani candidato premier suscita più battute che consensi... «Non sono d’accordo, per me ha personalità e statura adeguate ad assumere la guida del Paese». Vabbé, bersaniana fino alla punta dei riccioli... «Sì, e anche fedele».

All’ex stazione Leopolda è intervenuta l’imprenditrice di Conegliano Katia Da Ros («Mi piacerebbe che il nostro diventasse il Paese delle opportunità. Spesso dobbiamo combattere contro burocrazia farraginosa e giustizia lenta, oneri e balzelli») mentre un’altra trevigiana, Laura Puppato di Montebelluna, capogruppo in consiglio regionale, presente nel 2010, stavolta ha dato forfait: «Non c’ero ma ho letto con attenzione le conclusioni, la richiesta di rinnovamento e di partecipazione è sacrosanta, vorrei diventasse patrimonio di tutto il partito».

Last, but non last, un padre nobile dei democratici, Paolo Giaretta: «Le reazioni stizzite dei dirigenti sono un po’ paradossali», dichiara il senatore padovano, esponente dell’area popolare «sono sul campo 100 proposte, parecchie tra l’altro presentate sotto forme di emendamenti alle manovre economiche da molti nostri parlamentari. Il Pd si confronti con queste idee, le esamini nel merito invece di procedere con fastidio burocratico a condanne preventive». E conclude: «Renzi, per fortuna, rappresenta aspirazione largamente presenti nel nostro elettorato, condividise da molti che hanno visto nella nascita del Pd l’occasione di girare pagine rispetto a ricette e riti consunti e non vorrebbero vederci rientrare rapidamente nell’alveo di una sinistra sconfitta dalla storia. Un Pd senza Renzi è un Pd impoverito».