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25.5.08

Esecutivo PD provinciale: due miresi con delega

la Nuova Venezia — 25 maggio 2008
Scaramuzza affida gli incarichi dell esecutivo

Partito Democratico, il coordinatore provinciale Gabriele Scaramuzza ha completato l’organico dell’esecutivo del partito, assegnando gli incarichi di lavoro. Ed ora ci si concentra sul lavoro per vincere le elezioni provinciali del 2009. Scaramuzza nei prossimi giorni incontrerà i segretari dei partiti del centrosinistra per elaborare un percorso comune. E lunedì 26 maggio si riunirà anche la conferenza provinciale dei coordinatori di circolo.
Ecco gli incarichi dell’esecutivo provinciale. Al coordinatore va la delega, provvisoria, del lavoro. Di sanità e Welfare si occupererà Licia Barzan. Infrastrutture e mobilità sono affidati all’ex di An, il veneziano Paolo Bonafè mentre Fabio Poli si occuperà di coordinamento esecutivo e pianificazione territoriale. Giorgia Cestonaro, assessore a Mira, si occuperà di mondo giovanile e associanismo. Gli enti locali vanno all’assessore veneziano Enrico Mingardi; Anna Maria Miraglia ha la delega alle politiche familiari, Europa, diritti di cittadinanza. Il parlamentare Rodolfo Viola si occuperà di organizzazione e formazione politica e Paolino D’Anna di ambiente. Seguono: Narciso Girotto (Turismo), Alessandro Maggioni (economia e sviluppo), Chiara Bortoletto (Comunicazione), Sara Moretto (sicurezza e legalità), Marina Pacchiani (Casa e abitare), Giorgia Pollastri (cultura), Alessandra Pozzi (scuola).
(m.ch.)

20.5.08

Il PD di Venezia ancora privo del coordinatore comunale

la Nuova Venezia — 20 maggio 2008
Il Pd spaccato sul segretario spuntano Borghello e Maggioni

Pd paralizzato dai veti incrociati. Da mesi il nuovo partito di Veltroni non riesce a trovare un accordo sul nuovo segretario comunale. Ruolo che nei Ds ricopriva per tradizione la sinistra. Ma che in base agli «accordi» spetta adesso a un ex Margherito. Nato sulla spinta delle primarie, delle consultazioni della base e del voto di qualche milione di cittadini, il nuovo Pd stenta a farsi largo e ad uscire dalle vecchie logiche di corrente e di appartenenza. La batosta subìta alle ultime Politiche e gli scenari che incombono - il voto in Provincia e l’avanzata della destra e della Lega, il rilancio dell’azione amministrativa in Comune in vista delle elezioni 2010 - non hanno certo semplificato il quadro. Trattative frentiche sono in corso in questi giorni tra i capi corrente. Ma tutti i candidati proposti fino ad ora non godono di maggioranze certe. E c’è chi teme un «bis», fatte le debite proporzioni, della vicenda del Porto. Il Pd non è riuscito a trovare un candidato unitario, e alla fine hanno deciso altri. Il governo Berlusconi ha nominato Paolo Costa, e per i candidati espressi dal pd veneziano è stata una sconfitta.
Primo partito. Avrà anche perso le Politiche - pur avendo guadagnato qualche punto in provincia - ma Il Pd è a Venezia pur sempre il primo partito. In Consiglio comunale ha la maggioranza assoluta dei consiglieri, in giunta almeno due terzi degli assessori, 4 presidenti di Municipalità su sei (Venezia con Enzo Castelli, Mestre centro con Massimo Venturini, Marghera con Renato Panciera, Favaro con Gabriele Scaramuzza).
I grandi elettori. Sono quasi duecento gli aventi diritto al voto per l’elezione del segretario comunale. Sono gli eletti alle consultazioni del febbraio scorso più i consiglieri comunali e gli amministratori, venti donne per pareggiare il genere. Si dovrà votare entro la metà di giugno, ha detto nei giorni scorsi il segretario provinciale Scaramuzza. Ma l’accordo è ancora lontano.
Candidati e correnti. Sono quattro i candidati già in pista. A cui potrebbero nelle prossime ore aggiungersene altri. Tra i più accreditati è Claudio Borghello, già vicecapogruppo della Margherita in Consiglio comunale, esponente dell’area laica del Pd che fa capo a Laura Fincato. Con lui si schiera buona parte dell’ex mozione Veltroni 1. Ma in pista c’è anche Alessandro Maggioni, ex fido di Paolo Costa, ora delle corrente di Enrico Letta. Una soluzione in un primo tempo appoggiata anche dal sindaco Cacciari per «riequilibrare il peso delle varie componenti. Terzo nome, quello di Massimo Venturini, segretario comunale uscente della Margherita e presidente della Municipalità di Mestre. Con lui si sono schierati Valter Vanni e Paolo Costa, ma anche una parte dell’ex mozione 2 di Tiziano Treu e Mara Rumiz. Infine, i Popolari. Reclamano, per bocca della loro portavoce Annamaria Miraglia, un posto per il giovane Andrea Degan, nome nobile e figlio del notabile doroteo Costante Degan. Figura emergente, ma ancora poco conosciuta.
Le donne. All’ultimo potrebbero anche spuntare le donne. Rivendicando anche per la segreteria comunale la «parità dei generi» che era stata la parola d’irdine in campagna elettorale di Veltroni. Una soluzione potrebbe essere quella di Laura Fincato, assessore comunale che però non fa parte del comitato. Si fanno anche i nomi di Silvia Spignesi, giovane vicepresidente del Consiglio comunale e di Marta Meo, area Ds, fondatrice dei primi circoli del Pd a San Polo. Si tratta. Giorni decisivi per le trattative tra i colonnelli ex Ds ed ex Margherita per trovare una «soluzione condivisa». Mentre c’è chi rifiuta di tornare all’antico. Nello spirito delle primarie, dicono ai circoli, decida il congresso, e non i partiti e le correnti. Il Pd non doveva essere «un soggetto politico nuovo»?
Alberto Vitucci

19.5.08

La scomparsa di Gianmario Vianello

Mestre, 19 maggio 2008


Comunicato di cordoglio per la morte di Gianmario Vianello


E’ con profonda commozione che esprimo il cordoglio dell’intero Partito Democratico e mio personale alla famiglia e a tutti i suoi cari per la scomparsa dell’on.le Gianmario Vianello.
Esponente di spicco della vita della città fin dagli anni duri dell’occupazione nazifascista, Gianmario Vianello ha rappresentato una figura in grado di coniugare la tenacia dell’impegno politico con lo studio e la riflessione teorica, rinnovando con la sua testimonianza l’intima convinzione del legame che deve esistere tra lo sguardo sul mondo e la prassi che permette di agire in esso con consapevolezza.
Dirigente del PCI dagli anni della liberazione, per due legislature Deputato della Repubblica, quindi Sovrintendente del teatro “La Fenice” di Venezia, Gianmario Vianello negli ultimi anni aveva rinnovato la cifra originaria della propria esperienza politica, assumendo la presidenza dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia della provincia di Venezia.
Convinto assertore dell’unità delle forze democratiche del paese, Gianmario Vianello è stato uno dei più chiari esempi nella città di una classe dirigente (per usare le parole di Gianni Pellicani) “che cresce e via via educa, forma anche i suoi successori”. Una classe dirigente composta da individualità forti, colte, disinteressate a sé stesse ma fortemente interessate a rinnovare e cambiare il paese, di cui Gianmario Vianello è stato splendido rappresentante.

Il coordinatore provinciale del Partito Democratico
Gabriele Scaramuzza

18.5.08

Ca' Farsetti 2010: il punto della situazione politico-strategica

la Nuova Venezia — 18 maggio 2008
Ca' Farsetti, largo ai giovani
Parola d’ordine, ringiovanire. E lanciare una nuova «Idea di città», la chiave del successo del centrosinistra nella sua stagione felice, 15 anni fa. La politica veneziana è a una svolta. A un anno dalle provinciali, a due anni dalle amministrative per il rinnovo di Ca’ Farsetti il centrosinistra strapazzato alle ultime Politiche prova a fare due conti. Perché il rischio concreto è quello di cedere il bastone del comando, da sempre in mano alle forze di sinistra. Oppure ritrovarsi con un Comune «espropriato», come ha detto il sindaco Cacciari, stretto fra i «poteri forti», il governo e gli altri enti territoriali.
La giunta «politico strategica» convocata a Mestre dal sindaco Cacciari aveva proprio questo scopo. Tracciare lo scenario di qui al 2010. Far ripartire una macchina che sembra un po’ arrugginita per fronteggiare la destra che avanza. Consegna del silenzio per tutti. Ma alla fine qualcosa trapela.
Il quadro politico. In tre anni è cambiato quasi tutto. Nel 2005 la sinistra aveva in città un consenso notevole. Tanto da poter correre da sola - senza i centristi - e arrivare a un soffio dalla vittoria con il candidato Felice Casson. Ma il quadro si è modificato. Verdi, Rifondazione, comunisti e socialisti sono spariti dal Parlamento. Ds e Margherita, separati nel 2005, non esistono più, adesso c’è il Pd. E poi ci sono i voti dell’Udc - non più alleata di Berlusconi - in libera uscita. Il centrodestra. Se il Pdl (Forza Italia e An) ha perso voti alle ultime Politiche, la Lega li ha invece triplicati. E la gara, che sembrava persa in partenza per la Cdl, sempre sconfitta nettamente alle ultime amministrative, si riapre. Anche perché il nuovo governo di centrodestra ha tre ministri veneti e cinque sottosegretari, un ministro veneziano (Renato Brunetta).
«La Lega non si ripeterà alle amministrative, ma loro hanno capito che bisogna dare attenzione al Nord», dice preoccupato Cacciari. Il Pd. Non basta. Perché il Pd ancora non si comporta come un vero «partito», ma spesso ragiona con la testa dei suoi dirigenti ex Ds e ex Margherita.
Nella vicenda della nomina al porto di Paolo Costa, l’indignazione di Cacciari («metodo indecente, non siamo stati consultati) non è stata condivisa da una parte del Pd (Andrea Causin, Valter Vanni, Paolo Giaretta). Le varie anime interne si fronteggiano anche per l’elezione del nuovo segretario comunale, rinviata da mesi.
Le civiche. La risposta all’antipolitica, che ha visto aumentare l’astensione potrebbe essere quella delle liste civiche. Ci pensano in tanti - compreso il vicesindaco Michele Vianello - e ci sono da recuperare i tanti movimenti comitati e associazioni di cittadini. A destra si ipotizza un movimento analogo, trasversale, che potrebbe avere come canaidato sindaco l’avvocato Giorgio Orsoni oppure il forzista Renato Boraso.
La discontinuità. Tre anni fa Cacciari vinse le elezioni, pur partendo da una posizone di minioranza (era sostenuto solo da Udeur e Margherita) impostando la campagna elettorale sul rinnovamento e la «discontinuità» sulla giunta Costa. Pian piano sono entrati a far parte della sua giunta anche esponenti che all’epoca lo avevano contrastato, come i Ds (Sandro Simionato, Delia Murer e Michele Mognato) e i Verdi (Luana Zanella). Adesso il fattore Cacciari, da solo, potrebbe non bastare.
Il nuovo. «Dobbiamo rilanciare l’amministrazione, concludere i progetti e tornare a far politica», è stato l’invito rivolto dal sindaco agli assessori, «puntare su facce nuove, far crescere i giovani». Qualcuno, come Laura Fincato (una delle possibili candidate sindaco) non l’ha presa benissimo. «Se dobbiamo finire questa esperienza qui diciamolo subito», è sbottata.
I nomi. Presto per parlare di candidati. Ma i nomi cominciano a circolare. La Fincato, Mara Rumiz, Mauro Pizzigati, Andrea Martella, Davide Zoggia. A meno che non spunti qualche giovane. Oppure Cacciari all’ultimo non ci ripensi. Accettando di correre un’altra volta. - Alberto Vitucci

14.5.08

PD provinciale: l'agenda dei prossimi mesi

la Nuova Venezia — 14 maggio 2008
Pd, ultimatum di Scaramuzza al Comunale

Il coordinatore comunale di Venezia del Partito Democratico dovrà essere eletto entro la metà di giugno. C’è un mese di tempo per arrivare a scegliere un candidato che sappia raccogliere il maggior numero di consensi all’interno del Pd veneziano, per traghettare il partito a vincere le elezioni comunali, previste nella primavera del 2010.
«Serve uno sforzo collettivo per arrivare ad una candidatura condivisa e forte ma se non sarà così, ho già fissato la data finale per la decisione, entro la metà di giugno convocherò il coordinamento comunale», annuncia il coordinatore provinciale Gabriele Scaramuzza. La novità è emersa lunedì durante i lavori della prima direzione provinciale del Pd. Entro un mese, quindi, si va all’elezione del nuovo coordinatore comunale di un partito che a livello cittadino non si è ancora mai riunito dopo le Primarie e le elezioni.
La Direzione provinciale nel frattempo, visto che tra 11 mesi si va alle urne per le elezioni provinciali si è data una serrata scaletta di lavoro, che coinvolge anche tutti i circoli e i parlamentari veneziani. Da un lato si avvia il confronto con le altre forze della coalizione dell’ex governo Prodi per arrivare ad una intesa in vista delle provinciali 2009 e delle amministrative in 12 realtà della provincia. Dall’altro si scelgono i temi politici di confronto con il territorio: dalla pianificazione (Quadrante di tessera, l’asta del Brenta e il litorale) al turismo, dalle infrastrutture e mobilità alla domanda di sicurezza che emerge dai paesi, passando per le politiche in favore delle donne e delle pari opportunità. Con un occhio, rivolto anche all’Europa. L’agenda comprende poi l’avvio del tesseramento dei circoli, la costituzione entro maggio di forum sulle economie territoriali e le politiche giovanili, la convocazione della conferenza provinciale dei coordinatori di circolo e la costituzione dei circoli del lavoro e in estate l’organizzazione delle feste del Pd (la riedizione delle feste dell’Unità). Entro giugno sarà convocata anche l’assemblea provinciale del partito.
(m.ch.)

13.5.08

Il Coordinatore Gabriele Scaramuzza traccia la via del PD veneziano futuro


Direzione provinciale PD – relazione introduttiva
Mestre – Teatro “Mabilia” – 12 maggio 2008


Dell’analisi del voto
Le elezioni politiche del 13 e 14 aprile hanno determinato la vittoria del centrodestra e l’avvio del quarto governo di Silvio Berlusconi. Il dato fondamentale che ci consegnano queste elezioni sono, da un lato, l’affermazione della Lega Nord che, in alcune parti delle regioni settentrionali, ha esiti prossimi alla maggioranza assoluta dei consensi, e, dall’altro, il sostanziale fallimento della Sinistra arcobaleno, con l’annichilimento della rappresentanza parlamentare della cosiddetta sinistra radicale.
Per quanto riguarda il Partito Democratico, la consultazione elettorale ha consegnato al nostro Partito il 33,2% dei voti, con forti disomogeneità sul piano regionale (30,3% nel nord-ovest, 27,1% nel nord-est, 45,4% nel centro, 35,4% nel centro-sud, 29,9% nel sud). Per quanto riguarda le due coalizioni PdL-Lega e PD-IdV lo iato è particolarmente ampio, con una differenza di ca. 12 punti percentuali (55,5% al centrodestra rispetto al 43,0% al centrosinistra).
Sulla situazione provinciale, quella che si evidenzia è una e vera e propria “balcanizzazione” della geografia politica territoriale: se nell’insieme della provincia il dato medio è infatti sostanzialmente omologo a quello nazionale (32,9%), l’analisi disaggregata ci consegna alcune zone di forte affermazione del Partito (la città capoluogo con il 38,06% dei consensi, la città di Mira con il 40,65%) insieme ad altre di evidente e chiara sofferenza: su tutto valga l’esempio della fascia litoranea della provincia, ove allo scarso risultato nazionale si aggiunge la sostanziale assenza del centrosinistra dal governo di tutte le Amministrazioni comunali della linea costiera, con l’unica eccezione di Venezia.
Per quanto riguarda invece il voto amministrativo, esso ha interessato nella nostra provincia sette realtà (San Dona’ di Piave, Mirano, Martellago, Pianiga, Santo Stino di Livenza, Concordia Sagittaria, San Michele al Tagliamento) di cui tre città con popolazione superiore ai 15.000 abitanti. Prima delle elezioni 3 amministrazioni erano governate dal centrosinistra (Mirano, Martellago, Santo Stino di Livenza), 2 dal centrodestra (San Dona’ di Piave e Pianiga), Concordia Sagittiaria essendo commissariata e San Michele avendo prodotto una spaccatura nella Giunta uscente di centrosinistra). Il voto del 13 e 14 aprile ha determinato la vittoria del centrosinistra a Martellago, Santo Stino, Concordia Sagittaria e l’affermazione del centrodestra a San Dona’ di Piave, Pianiga, San Michele, oltreche la grave sconfitta a Mirano di PD e IdV al ballottaggio per soli 25 voti.
Il risultato amministrativo, pur collocato nel difficile contesto nazionale, rappresenta comunque una situazione preoccupante, soprattutto nella prospettiva delle elezioni provinciali del 2009. In ogni caso, ritegno doveroso esprimere un sincero ringraziamento a tutte le donne e uomini che si sono spesi in questa campagna elettorale, grazie al cui impegno abbiamo presidiato le piazze e i luoghi della nostra provincia.
Come rilevato anche dagli analisti, il varco fra PdL e PD, rispetto alle elezioni precedenti, è rimasta inalterata. Diversamente può invece dirsi delle coalizioni. Da qui il rischio, per il PD: restare minoranza. Quindi incapace di attrarre, per ora, quel 40% di elettorato potenziale. Di qui deriva l’esito contradditorio di queste elezioni per il PD: esso è rimasto a metà del guado. Fra partito di iscritti e partito elettorale. Di qui la paradossale immagine del PD come d’un albero dalle radici salde, ma dal fusto fragile, su cui le tante foglie crescono, ma rischiano di avvizzire in fretta.
La radicale semplificazione della rappresentanza politica parlamentare, esito senz’altro positivo e quanto mai opportuno, ha avuto l’esiziale conseguenza di relegare intere culture politiche al di fuori dei luoghi di esercizio democratico delle istituzioni, aprendo un vuoto di risposta rispetto alla domanda di parte del corpo elettorale.
Dall’altro lato, uno dei compiti essenziali che il PD aveva iscritto a se stesso, e cioè l’inizio dell’erosione del voto moderato e l’assunzione del PD come Partito in grado di rappresentare una frazione importante di tale area politica, è fondamentalmente fallita.
Inoltre, l’altro dato di riflessione immediata che si impone dall’esito del 13 e 14 aprile è relativo alla composizione “sociale” del voto: risulta infatti che il PD ottiene consensi maggioritari presso gli anziani e gli impiegati, in specie quelli del pubblico impiego, il PdL ottenendo consenso presso gli operai, le casalinghe, gli studenti. E’ perspicuo quindi, che il PdL abbia sedimentato nel tempo un vero e proprio “blocco sociale” e che ogni ipotesi di rilancio del PD passa attraverso la chiarificazione di una proposta politica credibile verso quei mondi, che in passato guardavano in via preferenziale al centrosinistra.
Il berlusconismo infatti si è insediato nella società civile e ha poi maturato consenso nelle urne e ipotecato le istituzioni, in una campagna elettorale che si è concentrata sulle paure e sugli interessi. Con un cavaliere che non riempiva le piazze e mandava avanti sul territorio banchetti e gazebo della Lega.
Sullo sforzo corretto e importante di Veltroni di accreditare il PD come soggetto politico innovativo (e sulla potente proiezione della sua figura, unico vettore utilizzabile nel momento in cui il Partito stava ancora nel guado della fase costituente) in grado di interloquire con le forze vive e produttive del paese ha fatto agio e premio la discorde frammentazione con cui L’Unione ha vissuto i 20 mesi del Governo Prodi da un lato, e l’avere agitato gli spettri della sicurezza e della fragilità economica e fiscale per destare il senso di precarietà sommersa del paese, ultima testimonianza di questa scelta consapevole le dichiarazioni del neoministro Giulio Tremonti di ieri relativamente all’inesistenza del tesoretto.
Condotta il centrodestra nel 2006 una campagna all’insegna delle magnifiche (e malintese) sorti e progressive per la nostra Società, nel 2008 quello stesso centrodestra ha lavorato sulle preoccupazioni remote che allignano in ogni comunità civile, offrendosi come l’unica valida risposta ad esse.
La via d’uscita per il PD deve essere quella di una rapida e efficace reazione, dai livelli centrali a quelli periferici e locali, tanto più nel nord-est di questo paese e nel Veneto, in cui la situazione che si determina è quella di una e vera e propria “tripolarizzazione” del voto tra PdL, PD e Lega Nord, in cui lo iato complessivo tra centrodestra e centrosinistra si va ampliando e, contemporaneamente, la forte affermazione della Lega fa esplodere le contraddizioni interne al polo PdL-Lega fino alla sconfitta (per loro) di Vicenza e alla felice e provvida vittoria di Achille Variati.
A ben guardare, infatti, la doppia lettura degli esiti elettorali di Roma e Vicenza possono offrire le chiavi per costruire le linee di azione politica del PD nelle prossime settimane e mesi. In effetti, e’ evidente che in entrambi i casi le ragioni del successo sono state quelle della costruzione di candidature credibili ma soprattutto espressione di legame con le comunità civili, di credibilità e di capacità di mediazione forte tra gli interessi collettivi della città, mentre quelle del fallimento sono state l’impressione di candidature costruite per cooptazione, a prescindere (almeno per Francesco Rutelli) dal riconoscimento delle capacità amministrative e di governo della persona.
Ciò è tanto più vero per il Veneto dopo la formazione del Governo Berlusconi, che annovera tra le sue file ben tre ministri di questa Regione, e che obbliga tutti noi a confrontarci non tanto sulle alchimie del Partito del Nord, quanto sulla nostra capacità di costruite il “Partito dei cento territori e delle mille comunità civili” di questa Regione.
In questo senso deve anche essere colta l’istituzione del Governo ombra da parte di Walter Veltroni; lungi dal costituire la riedizione di precedenti esperienze degli anni ’80, esso costituisce l’articolazione immediatamente evidente della posizione politica del Partito che è quindi in grado, rappresentando nei fatti la quasi totalità dell’opposizione, di mettere “fiato al collo” al governo e di rilanciare sui singoli temi volta a volta affrontati dall’Esecutivo. E’ importante in questo contesto che Walter Veltroni abbia chiamato a fare parte della compagine ombra rappresentanti dei territori del Nord e della nostra provincia in particolare. Inoltre, il fatto che i “ministri ombra” siano di fatto i responsabili dei diversi segmenti tematici agevolerà la connessione diretta tra costruzione politica e l’immediata sua comunicazione al pubblico dibattito.
Quindi, per sfidare il centrodestra, occorre costruire il PD, ma “dovunque”. Più che un “partito personale”, a questo fine, serve un “partito di persone” che si radichi sul territorio e nella società”. Si tratta quindi di darci un solido impianto federale misurando i rapporti reali con i soggetti sociali e con i cittadini, nella consapevolezza che se il percorso che avviamo poggerà sulla doppia leva del profilo politico e dell’insediamento organizzativo e del radicamento in pochi mesi riusciremo a dare al PD un linguaggio che accorci le distanze della società.
Non dobbiamo infatti dimenticare che in questa campagna elettorale molti giovani si sono avvicinati al nostro Partito e si sono fatti coinvolgere nella concreta organizzazione delle iniziativa piuttosto che nel contributo politico. E’ stata, questa, una bella novità cui non possiamo non dare seguito, offrendo a queste energie un bacino sicuro e stabile ove consolidare la loro partecipazione.

Del radicamento del PD nella provincia di Venezia: un’agenda di lavoro
Nel considerare il processo di radicamento del PD nella provincia di Venezia nelle prossime settimane non possiamo esimerci da due evidenze:




  1. la prima consiste nel fatto che siamo innanzi a 23 mesi di campagna elettorale permanente che avrà il suo primo show-down a aprile 2009 con le elezioni europee e per la conferma del governo di centrosinistra dell’Amministrazione provinciale, e il suo termine nello stesso mese del 2010 con le elezioni regionali e per la conferma della città capoluogo;


  2. la seconda sta negli esiti numerici del voto del 13 e 14 aprile che, come già detto, consegna una realtà in chiaroscuro per quanto riguarda il consenso nei confronti del PD ma soprattutto (proiettando i risultati nazionali sui singoli collegi provinciali) pone in evidenza oggi una distanza a favore del centrodestra.


Tali dati sono ineludibili; essi devono costituire la bussola con cui orizzontarsi nel delineare il programma di lavoro del PD provinciale nell’immediato futuro. In particolare, è necessario condividere e dare a noi stessi anche in questi territori un linguaggio in grado di “accorciare le distanze dalla società”. Questo è possibile, a giudizio mio e della segreteria, riappropriandoci della capacità di tessere iniziativa politica, lavorando contemporaneamente sui due piani dei temi politici territoriali e della costruzione del piano materiale di impegno.
Sul primo livello, ritengo prioritario e proporre alla direzione una griglia di temi, che auspico essere migliorata e completata da quest’assemblea, che appartengono alla riflessione politica della nostra provincia, sui quali è necessario che il PD approfondisca e articoli le proprie posizioni, anche derivandone precise scelte amministrative e istituzionali, e soprattutto restituisca alla cittadinanza gli esiti di tale riflessione:




  1. Le pianificazioni di area vasta, cioè i nuovi poli di sviluppo metropolitano del territorio, nella consapevolezza che la loro realizzazione deciderà dei baricentri sociali ed economici delle aree vaste e che un ruolo di eccellenza per loro governance compete in questo proprio all’Amministrazione Provinciale per il tramite del Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP): si tratta delle scelte di pianificazione e regolazione inerenti il Quadrante Tessera, l’asta della Brenta e della sua riviera, lo sviluppo delle aree poste lungo la fascia litoranea della territorio;


  2. Le economie del turismo, risorsa straordinaria della provincia per l’eccezionale concentrazione del patrimonio storico e monumentale, del milieu ecologico/ambientale, dell’accessibilità del territorio, da declinare in funzione della sua sostenibilità (nella città storica) piuttosto che della valorizzazione delle reti paesistiche e architettoniche locali e del comparto enogastronomico;


  3. Le reti infrastrutturali come risposta organica del Partito alla domanda diffusa di mobilità da parte delle forze produttori, degli agenti economici, dei soggetti privati all’interno di una visione coordinata delle politiche aeroportuali, portuali, del trasporto su gomma;


  4. La sicurezza del territorio, intesa quale proposta organica del Partito tesa a restituire alla popolazione la percezione del governo del territorio e della serenità dell’abitarlo, attraverso il suo presidio, il coordinamento interforze, l’investimento in dotazioni materiali e tecnologiche delle forze dell’ordine, la promozione delle reti locali di prossimità e partecipazione attiva dei cittadini;


  5. Le politiche delle donne e delle pari opportunità, comprendendo in quest’ambito sia la riflessione sui temi “eticamente sensibili” della Legge 194 e della tutela della maternità sia l’elaborazione di proposte nel merito dell’occupazione e dell’imprenditoria femminile;


  6. l’Europa come “spazio diffuso di cittadinanza” in cui quelle stesse domande di sicurezza, mobilità, sviluppo economico locale possono trovare un quadro ampio di coerenza e risposta. Durante la campagna elettorale europea del 2004 venne messo a capitale il compimento del processo di unificazione monetaria e commerciale dell’Unione Europea. Nel 2009 è invece probabile che il centrodestra, nel solco di quanto fatto quest’anno, agiti l’idea di Europa come tecnocrazia che avvilisce le specificità locali; a questa concezione occorre controproporre il modello d’Europa come orizzonte concreto di opportunità per la vita concreta delle popolazioni delle nostre provincie.


Su questi temi uno sforzo particolare sarà chiesto, oltre che a tutti i circoli territoriali, agli eletti del PD nelle Assemblee elettive e legislative, in specie ai nostri parlamentari, con i quali costruire una vera e propria “filiera istituzionale” in gradi di raffinare l’elaborazione territoriale in vera e propria proposta normativa. Sono, le Senatrici e i Senatori, le Deputate e i Deputati eletti il 13 e 14 aprile una risorsa che va messa a disposizione del Partito. Credo sia opportuno che la Segreteria del Partito incontri periodicamente la delegazione parlamentare, per tessere insieme le comuni linee d’iniziativa e proposta.
Per quanto attiene alla costruzione del piano materiale di lavoro propongo a quest’assemblea la seguente agenda secondo le scansioni sottoelencate:




  1. Avvio del tesseramento dei circoli, in coerenza con quanto stabilito dalla conferenza dei responsabili organizzativi regionali nella scorsa settimana, con l’obiettivo di tenere entro il mese di giugno le “feste del tesseramento” in tutti i circoli del nostro territorio. Secondo il principio di autonomia finanziaria dei diversi livelli organizzativi del Partito, le risorse raccolte dai circoli con il tesseramento rimarranno agli stessi circoli, per consentire loro di avere agibilità anche materiale per l’iniziativa politica;


  2. Costituzione entro il 23 maggio del Forum delle economie territoriali, inteso come luogo aperto a tutti, aderenti e non, ove incontrare le diverse competenze e disponibilità e stabilire “dal basso” il contributo al profilo programmatico del Partito;


  3. Costituzione entro il 30 maggio del Forum sulle politiche giovanili, secondo le indicazioni già espresse nelle precedenti assemblee provinciali;


  4. Convocazione per il 24 maggio della conferenza provinciale dei coordinatori di circolo, intesa quale livello permanente che affianchi gli Organismi dirigenti per consolidare i rapporti tra centro e periferia. Sarà l’occasione per effettuare una riflessione sui temi politici del dopo voto, per organizzare il tesseramento, per discutere dell’organizzazione sub-provinciale nelle aree territoriali affini;


  5. Organizzazione entro la prima decade di giugno dell’iniziativa politica pubblica Territorio e politica: le sfide del PD, primo momento di rilancio della proposta locale del Partito e restituzione alla pubblica opinione del proprio progetto territoriale;


  6. Costituzione delle aree del lavoro, secondo le linee guida predisposte dalla Segreteria, nella consapevolezza della necessità politica di presidiare i luoghi del lavoro, e di richiedere a queste aree un contributo fattivo alla redazione del profilo programmatico, prevedendo anche la Conferenza annuale delle aree del lavoro della provincia di Venezia;


  7. Convocazione entro giugno dell’assemblea provinciale dei 254, per rimettere al più alto livello elettivo del Partito gli esiti del primo tratto del cammino, e riceverne gli ulteriori indirizzi;


  8. Organizzazione delle Feste estive del PD. Si tratta, in questo caso, di una delle leve privilegiate del radicamento del Partito, recuperando il loro carattere popolare all’interno di un progetto coerente di rilancio politico. In questo senso, individuerò all’interno della Segreteria una figura di riferimento per i circoli, ai fini di costruire insieme la regia diffusa delle nostre feste e mettere a disposizione di ogni evento le risorse politiche necessarie.


Se questa agenda è condivisa dalla direzione provinciale, nelle prossime ore procederò a completare l’assetto della segreteria, assegnando a ciascuna e ciascuno un preciso incarico di lavoro. Ad alcuni chiederò la disponibilità di coadiuvarmi nel profilo organizzativo del Partito, agli altri affiderò la responsabilità di aree tematiche da cui fare ripartire l’iniziativa politica del Partito; a loro toccherà iniziare fin da subito a pensare, d’intesa con i circoli, le iniziative concrete che connotino sui diversi temi il nostro Partito.

Del coordinamento comunale di Venezia
Non possiamo non considerare, questa sera, il tema del coordinamento comunale di Venezia, e dell’elezione del suo coordinatore. Negare le difficoltà che hanno fin qui impedito di arrivare prima alla sua convocazione per l’individuazione del coordinatore sarebbe pretestuoso e ingeneroso nei confronti delle intelligenze di voi tutti.
Questo dato non può però esimere ciascuno di noi, ciascuno di voi, dall’esercizio nelle prossime settimane della massima responsabilità e dello sforzo più alto per cercare e fare emergere una candidatura in grado di raccogliere un consenso il più ampio possibile.
Non sfugga a nessuno di noi, qualsiasi sia il ruolo occupato all’interno del Partito, che l’elezione di un coordinatore purchè sia, scontando il rischio di esili maggioranze oppure (peggio) del ricorso alla conta, sarebbe scelta esiziale e del tutto controproducente.
Infatti, compito del coordinamento comunale, del suo coordinatore, degli organi dirigenti che si produrranno nel suo seno sarà quello di contribuire in maniera determinante a quel progetto di città che dovremo offrire nel 2010 agli abitanti di Venezia e che dovrà misurarsi almeno nell’arco di 10 anni, per due conciliature successive, il ciclo ideale e politico che ha prodotto le Amministrazioni di centrosinistra dal 1993 avviandosi a conclusione e compimento.
Un compito di tale livello esige un Partito forte, riconosciuto, accreditato presso i corpi civili e sociali della città. A questo siamo chiamati tutti, a fare prevalere gli interessi comuni del Partito alla facile tentazione di appartenere a Paolo, Apollo, Cefa (come dice Paolo di Tarso). Avvierò quindi nei prossimi giorni una serie di incontri con tutte le diverse aree del Partito per tentare di individuare una soluzione che vada nella direzione di quanto sopra detto.
Ciò non di meno, giacché ritengo inopportuno il permanere sine die dell’attuale situazione del coordinamento, propongo di fissare la dead line di questo percorso entro la metà di giugno, convocando in ogni caso il coordinamento comunale in maniera tale da potere autodeterminare il proprio coordinatore.

Delle elezioni provinciali
Il primo esito e riscontro della bontà del progetto di radicamento del Partito sarà entro 11 mesi, alle elezioni europee e amministrative. La nostra realtà vedrà il rinnovo dell’Amministrazione Provinciale di Venezia e di 12 Amministrazioni Comunali. Il 2009 deve segnare, almeno per il Partito di Venezia, il rovesciamento delle prospettive di consenso che le ultime due tornate amministrative ci hanno consegnato, e quindi l’ampliamento del numero di governi locali conquistati al centrosinistra, e la piena conferma del governo della Provincia.
Sono convinto che il giudizio positivo sull’esperienza di buon governo messa in opera da Davide Zoggia e dalla sua Giunta a partire dal 2004 sia patrimonio comune e condiviso di quest’assemblea. Sono convinto che sia necessario “attrezzare” dalle prossime settimane il Partito e la coalizione per iniziare prima dell’inizio dell’estate la campagna elettorale provinciale.
Sarà necessario fare guadagnare al candidato Presidente il massimo di visibilità, iniziando da subito a incontrare tutte le realtà della provincia, i soggetti attori nel campo economico e sociale, i portatori di interesse collettivi e diffusi. Si tratta di costruire una proposta programmatica insieme ai corpi civili e sociali che pervadono e innervano i nostri territori.
Sarà inoltre essenziale recuperare una forte proiezione dell’ente provinciale presso l’insieme delle popolazioni, e quindi del valore politico che assume, chiamando anche a coerenza la Regione Veneto rispetto al trasferimento alle Provincie ad esempio delle competenze in merito all’adozione degli strumenti urbanistici comunali, vero e proprio tassello di una reale semplificazione amministrativa e istituzionale dal centrodestra asserita, ma mai praticata, che la Provincia di Venezia si candida a esercitare fino in fondo per rispondere ai reali e dichiarati bisogni dei territori.
Propongo alla direzione di avviare la fase istruttoria del processo elettorale, incontrando nei prossimi giorni le altre forze politiche della coalizione di governo, ai fini di condividere prime indicazioni in ordine alla candidatura a Presidente, al tema delle alleanze, all’impostazione del progetto programmatico di mandato.
Entro la fine di maggio torneremo agli Organismi dirigenti per condividere la prima fase dell’istruttoria e formalizzare la candidatura a Presidente, dando ad esso mandato per la costruzione del programma di governo d’intesa con la coalizione,
sarà quella anche l’occasione per affrontare la seconda fase istruttoria, quella relativa all’individuazione della candidature nei 36 collegi provinciali. Infatti, la proiezione dei risultati delle elezioni politiche sui collegi consegna un dato di potenziale preoccupazione, e cioè la concentrazione dei collegi potenzialmente vincenti in due sole aree territoriali della provincia.
Di qui discende la necessità della costruzione di candidature forti, in grado di rappresentare un valore aggiunto per i singoli territori e di aggregare il massimo di consenso. Anche la costruzione delle candidature dovrà essere sottoposta ad un processo partecipativo, di incontro con gli attori significativi di ogni collegio, processo in cui i circoli saranno chiamati a esercitare un ruolo importante, che esigerà una responsabilità davvero grande. Le candidature dovranno essere composte secondo un mix che contemperi i consiglieri uscenti, il coinvolgimento dei circoli di collegio, il pluralismo del Partito, anche prevedendo l’organizzazione, se opportuno, delle primarie di collegio.

In guisa di conclusione
Quello che attende il PD della Provincia di Venezia, nelle prossime settimane, è la costruzione del contributo che tocca e spetta al rilancio del progetto politico del Partito a livello nazionale. Fuori dalle malie di un malinteso “partito del Nord”, il vero e decisivo snodo dell’assetto federale del Partito sta nella capacità di ogni livello di costruire in autonomia proposta e iniziativa politica, per avvicinare la lingua della politica alle lingue delle mille comunità che abitano i nostri territori e restituire questi contributi al corpo ampio dell’intero Partito.
Questo assunto è particolarmente vero nel nostro Veneto, ove maggiore è il rischio di autorappresentare il centrosinistra in termini di minorità culturale prima che politica. Il caso di Vicenza ci insegna che è invece possibile guadagnare anche in questa Regione posizioni di primato; si riesce a fare questo recuperando la credibilità della nostra proposta, dei suoi contenuti concreti in un Veneto che, come dice Aldo Bonomi, dalla mancata costruzione di una città-regione metropolitana e derivata una sostanziale incapacità del Veneto di rappresentarsi, cioè di dotarsi di un sistema evoluto di rappresentanza dei propri interessi e di costruire una raffigurazione attendibile di un’identità regionale condivisa da tutti e al passo con i tempi.
La sfida del PD nel Veneto sta probabilmente nel candidarsi a formulare e offrire questo sistema, innovando nei contenuti e nel linguaggio la capacità di lettura e interpretazione della nostra società. Si tratta, da ultimo, di costruire proposte di opportunità rispetto al merito nel fare impresa e impressione. (…) E non si tratta soltanto di offrire maggiori opportunità di inclusione attraverso le classiche politiche del lavoro o di accompagnamento al fare imprese (…) ma si tratta di fornire un ampio spettro di possibilità di accesso ai codici della modernità, promovendo la partecipazione alla costruzione di una visione del futuro collettivo in cui fare coesistere la dimensione personale della costruzione del proprio sé e la dimensione dei luoghi e delle molte identità territoriali che attraversano ciascuno.


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