Il Pd a caccia di soluzioni «Ora trattiamo con Grillo»
«Uno scossone che potrà ridare vigore alle forze politiche. Il ciclone grillini non è stato soltanto un voto di protesta». Davide Zoggia, responsabile degli enti locali del Pd e neoeletto parlamentare, ammette la sconfitta. O almeno la «non vittoria». Un successo che sembrava a portata di mano, sfumato all’ultimo momento. «Un voto che dice chiaramente alcune cose. Non siamo stati capaci di intercettare la protesta. In molte regioni abbiamo perso dove non ce lo aspettavamo». E adesso? La rivoluzione del 26 febbraio costringe a disegnare nuovi scenari. «C’è una situazione di ingovernabilità e dobbiamo prenderne atto», dice Zoggia, «proviamo almeno ad approfittarne per fare alcune cose utili». Alleanza sui contenuti con i grillini, dunque. Mettendo al primo posto la legge elettorale, e la giustizia sociale, i costi della politica e l’ambiente.
In casa Pd le facce sono scure, anche se in fondo a Venezia non è andata male, rispetto al resto del Veneto e al panorama nazionale. «Ma adesso qualcosa dovrà pur succedere», dice arrabbiato Jacopo Molina, sostenitore di renzi alla segreteria. «Quando ho visto Bersani di cui sono un fedelissimo pallido in volto ho girato canale», scuote la testa il vicesindaco Sandro Simionato.
Michele Mognato, neoparlamentare ieri in Consiglio comunale, non nasconde la delusione. «Un dato deludente, ma è così», attacca, «i giovani non ci hanno votato, alla Camera abbiamo tre punti in meno rispetto al Senato». Ma le elezioni subito sono escluse, come l’alleanza con il Pdl. «Proviamo a fare 4-5 cose buone cercando i voti in Senato di chi ci sta, a cominciare dai grillini. E’ l’unica strada».
Andrea Martella, riconfermato a Montecitorio, conferma la linea. «Trattare con Grillo e provare a far passare alcuni provvedimenti, a cominciare da lavoro e dal reddito minimo garantito a chi ha perso il lavoro, i pagamenti alle imprese in tempi rapidi, la semplificazione della burocrazia e la riduzione dei costi della politica. Non si può andare al voto con questa legge elettorale».
Felice Casson, senatore uscente riconfermato, è più prudente anche se sulla stessa linea. «Uno scenario difficile, ingarbugliato», dice, «non sarà facile per Grillo accettare la leadership di Bersani. Ma bisogna tentare, partendo dalle nostre proposte che vanno bene anche al Movimento Cinquestelle. «La difesa del lavoro e dell’ambiente, la riduzione delle spese militari e delle spese della politica. Partiamo da qui. Poi si vedrà. Ma andare al voto sarebbe una follìa». Scenari che cambiano anche a livello locale. Dove i discorsi sulle alleanze sinistra-centro che portarono all’elezione di Orsoni, tre anni fa, sembrano ormai parte della preistoria. Gli equilibri sono cambiati e i partiti cominciano a prenderne atto».(a.v.)