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28.2.13

Dopo la delusione elettorale, il PD (anche nel veneziano) è alla ricerca di soluzioni


Il Pd a caccia di soluzioni «Ora trattiamo con Grillo»

«Uno scossone che potrà ridare vigore alle forze politiche. Il ciclone grillini non è stato soltanto un voto di protesta». Davide Zoggia, responsabile degli enti locali del Pd e neoeletto parlamentare, ammette la sconfitta. O almeno la «non vittoria». Un successo che sembrava a portata di mano, sfumato all’ultimo momento. «Un voto che dice chiaramente alcune cose. Non siamo stati capaci di intercettare la protesta. In molte regioni abbiamo perso dove non ce lo aspettavamo». E adesso? La rivoluzione del 26 febbraio costringe a disegnare nuovi scenari. «C’è una situazione di ingovernabilità e dobbiamo prenderne atto», dice Zoggia, «proviamo almeno ad approfittarne per fare alcune cose utili». Alleanza sui contenuti con i grillini, dunque. Mettendo al primo posto la legge elettorale, e la giustizia sociale, i costi della politica e l’ambiente. 

In casa Pd le facce sono scure, anche se in fondo a Venezia non è andata male, rispetto al resto del Veneto e al panorama nazionale. «Ma adesso qualcosa dovrà pur succedere», dice arrabbiato Jacopo Molina, sostenitore di renzi alla segreteria. «Quando ho visto Bersani di cui sono un fedelissimo pallido in volto ho girato canale», scuote la testa il vicesindaco Sandro Simionato. 

Michele Mognato, neoparlamentare ieri in Consiglio comunale, non nasconde la delusione. «Un dato deludente, ma è così», attacca, «i giovani non ci hanno votato, alla Camera abbiamo tre punti in meno rispetto al Senato». Ma le elezioni subito sono escluse, come l’alleanza con il Pdl. «Proviamo a fare 4-5 cose buone cercando i voti in Senato di chi ci sta, a cominciare dai grillini. E’ l’unica strada». 

Andrea Martella, riconfermato a Montecitorio, conferma la linea. «Trattare con Grillo e provare a far passare alcuni provvedimenti, a cominciare da lavoro e dal reddito minimo garantito a chi ha perso il lavoro, i pagamenti alle imprese in tempi rapidi, la semplificazione della burocrazia e la riduzione dei costi della politica. Non si può andare al voto con questa legge elettorale». 

Felice Casson, senatore uscente riconfermato, è più prudente anche se sulla stessa linea. «Uno scenario difficile, ingarbugliato», dice, «non sarà facile per Grillo accettare la leadership di Bersani. Ma bisogna tentare, partendo dalle nostre proposte che vanno bene anche al Movimento Cinquestelle. «La difesa del lavoro e dell’ambiente, la riduzione delle spese militari e delle spese della politica. Partiamo da qui. Poi si vedrà. Ma andare al voto sarebbe una follìa». Scenari che cambiano anche a livello locale. Dove i discorsi sulle alleanze sinistra-centro che portarono all’elezione di Orsoni, tre anni fa, sembrano ormai parte della preistoria. Gli equilibri sono cambiati e i partiti cominciano a prenderne atto».(a.v.)

27.2.13

Delusione PD: M5s primo in trentadue comuni del veneziano


Grillo primo partito in 32 Comuni

MESTRE Vedono tutti le stelle, soprattutto quelli che non le hanno nel simbolo: i partiti sono come un pugile confuso e frastornato, con i guantoni chiusi a parare i colpi dell’avversario, nella speranza di scivolare via dalla morsa e contrattaccare prima di essere obbligato a gettare la spugna. Il prossimo round è già fissato: le amministrative di maggio. La nuova geografia politica macchia del giallo delle Cinque stelle di Grillo tutta la provincia: il Movimento di Grillo è, alla Camera dei Deputati, il primo partito in 32 comuni su 44, con percentuali sopra il 30% nell’area del Miranese e della Riviera del Brenta e una media provinciale del 29,15%. Al Partito democratico restano otto municipi, tra i quali Venezia, mentre il Pdl si difende su quattro, nel Veneto orientale, dove la Lega, nonostante riesca a mandare a Roma il giovane segretario Emanuele Prataviera, è praticamente sparita. Non sarà facile per i partiti liberarsi dall’accerchiamento, da quella frase di Grillo urlata dai palchi di mezza Italia - «Arrendetevi, siete circondati» - ha portato al voto, oltre agli attivisti che conoscono e credono nel programma su energie sostenibili, reddito di cittadinanza e azzeramento dei finanziamenti ai partiti, anche coloro che, come si dice al bar, «Ci siamo stancati». Come la Lega Nord di vent’anni fa. 

«Ma che Grillo avrebbe pescato molti voti dalla Lega era prevedibile» spiega Paolo Feltrin, politologo e analista politico «ma il vero dato sotto-stimato è sull’appeal di Grillo nei confronti del Pd e del centrosinistra in generale, i veri sconfitti di questa elezioni». Grillo, dice Feltrin, si è comportato come un’idrovora: pescando dalla Lega Nord a Rivoluzione civile di Ingroia, passando per Pdl, Pd e Sel: «Una trasversalità che in Parlamento potrebbe essere un elemento di forte criticità». Un rischio che per ora non scalfisce la festa ai grillini che, non ancora archiviato il voto di domenica e lunedì scorsi, pensano alle elezioni amministrative di primavera, quando si voterà per eleggere i sindaci di San Donà, dove adesso governa Francesca Zaccariotto, (Grillo è al 25,23%), San Stino di Livenza (24,62%), Martellago (32,62%) e Pianiga (35,60%). 

Miranese e Riviera del Brenta sono le zone dove il Movimento ha raggiunto i risultati migliori, con il picco di Vigonovo (36,52%). Non è un caso, dicono i volontari, che sia l’area dove il Movimento è più rappresentato nelle istituzioni: oltre al caso di Mirano, con il sindaco grillino Alvise Maniero, ci sono tre consiglieri a Mirano, una a Santa Maria di Sala, uno a Vigonovo e uno a Campolongo. «Per Martellago è quasi pronta la lista, e anche per gli altri comuni ci sono buone possibilità», dice Nicola Mainardi, 39 anni, operaio Vynils e anima del Movimento a Santa Maria di Sala. Il Pd resta il primo partito a Cavarzere, Fossalta di Portogruaro, Noventa, Portogruaro, San Stino, Teglio e Venezia, dove però legge come campanelli d’allarme i voti ottenuti da Grillo a Favaro e Marghera. Tra i Comuni “ceduti” a Grillo ci sono Spinea, e Mirano. Rispetto alle politiche del 2008, quando con Veltroni era al 32,27%, il Pd ha perso nel territorio oltre 42 mila voti. 

«Il Pd» ammette Michele Mognato, segretario provinciale del partito «è deluso, il risultato non è confortante perché è chiaro che una parte del nostro elettorato è andato verso Grillo». «La differenza tra Camera e Senato è evidente, a Venezia ci sono tre punti percentuali di differenza» aggiunge «perché non riusciamo a intercettare il voto giovanile». Dei quattro comuni dove si andrà a votare due sono guidati dal Pd, San Stino e Martellago, dove «è sempre stato realizzato un programma valido di governo tra centro e sinistra». Per decidere chi sarà il candidato, anticipa Mognato, saranno fatte le Primarie, e dovrebbe essere una sfida a tre. Il Pdl resiste soprattutto nel Veneto orientale, dove è il primo partito ad Annone, Eraclea, Caorle e San Michele, dove sfiora il 30% dei consensi. Il 18,05% ottenuto a livello provinciale fa dire a Mario Dalla Tor che «noi siamo la vera sorpresa». «Anche se in alcuni casi siamo superati da Grillo, ci difendiamo bene nelle spiagge, dove ci sono molti piccoli imprenditori» aggiunge «mentre soffriamo nei comuni intorno a Mestre». E a San Donà, nel confronto tra alleati per la scelta del candidato sindaco, il Pdl si farà forte del 18,84% delle preferenze ottenuto contro il deludente 8.68% della Lega Nord, che alle politiche del 2008 era quasi al 24%. Per il Carroccio è stato uno schianto. «La Lega Nord è stata rifondata, ma paghiamo il conto per l’alleanza con Berlusconi, le vicende del trota e tutto quello che è accaduto nella Lega in questi ultimi anni», sostiene Emanuele Prataviera, segretario del Veneto rientale del Carroccio, dove si salvano solo Musile di Piave e Pramaggiore (11,45%). «Non c’è molto altro da dire, bisogna rimboccarsi le maniche e ripartire». 

Francesco Furlan

17.2.13

Michele Mognato: "porterò la concretezza a Roma"


«Porto la concretezza a Roma»

Una lunga carriera amministrativa da assessore e vicesindaco (nell’ultima giunta Cacciari), poi la guida del Partito Democratico provinciale. Ora Michele Mognato si lancia in una nuova avventura, quella che lo porterà in Parlamento. Per lui è la prima volta da candidato onorevole. In corsa per la Camera risulta tra i politici veneziani meno attivi sul fronte dei social network. 
Perché questa assenza dal mondo del web che è diventato così importante per chi fa politica? «Sono già un sms-dipendente. Tutte le mie campagne elettorali sono state come questa, imperniate sul contatto diretto con la gente. E così conduco anche questa mia prima campagna per le Politiche. Sono consapevole che il mondo del web è un grande strumento, lo userò da parlamentare per consentire anzitutto la verifica del mio lavoro e tenere rapporti con il territorio. Ma parlare con le persone è diverso. Si sente il loro calore, si sentono i problemi veri. Che sono tanti». 
Quanti chilometri sta percorrendo? «Tantissimi, stiamo girando tutti i 44 Comuni della provincia. E assicuro: saremo noi a vincere». 
Lei fa politica da quando è ragazzino. «La prima tessera è quella della Fgci del 1977. Ero studente al Pacinotti. Nell’Ottanta l’iscrizione al Pci dopo la scelta di alternativa democratica di Enrico Berlinguer». 
Le sue tre parole chiave . «Anzitutto lavoro. Poi uguaglianza delle opportunità e poi mi permetta di dire: Europa». 
I temi veneziani che porterà in Parlamento. «Porterò la concretezza tipica dell’amministrare: affrontare i problemi per risolverli. Dobbiamo far emergere le straordinarie potenzialità di Venezia e della provincia che devono entrare nell’agenda nazionale: la tutela dell’industria tradizionale e pure del mondo agro-ittico-alimentare, i temi dello sviluppo sociale ed economico di tutta la provincia. I beni culturali». 
Servirà fare lobby positiva per il territorio. «Abbiamo, dopo il confronto con il mondo dell’impresa e del lavoro, deciso di creare un rapporto costante con loro. Ogni sei mesi andremo a confrontarci tutti assieme. Un lavoro impegnativo per ridare dignità al territorio. E poi serve la città metropolitana, tra Venezia e Padova, guardando anche alla Treviso del dopo voto. Basta con la provincia, serve una struttura amministrativa per dare concretezza al sogno di tanti anni fa e rispondere ad una esigenza. Perché nei fatti la città metropolitana esiste già».
 Passiamo ad un altro tema centrale, quello dei diritti civili. La sua posizione. «Cittadinanza ai ragazzi stranieri nati in Italia: un ragazzo che va nelle nostre scuole, esce con i nostri figli o nipoti, parla il nostro dialetto è italiano e punto. Testamento biologico: è ora che la politica resti fuori dalle stanze dei malati terminali le cui scelte vanno rispettate. Quindi sì al testamento ma anche alla desistenza terapeutica. Omosessuali: io sono più avanti, sono per i matrimoni tra omosessuali. Ma se si tratta di cominciare, vanno bene anche le unioni civili». 
Il caso di Mira, dell’assessore incinta a cui il sindaco grillino ha tolto le deleghe. Quale è la sua riflessione? «Vede, noi non abbiamo nulla a che fare con quello che a Zianigo si è messo ad offendere le donne e tanto meno con chi licenzia un assessore perché incinta. Noi siamo la vera alternativa. Tra i nostri candidati, che porteremo in Parlamento, il 40% sono donne. Vogliamo ridare dignità alle persone. E poi è ora di dirlo: basta coi padroni in politica. E ridiamo dignità alla politica, attività di grande spessore, collettiva, aperta alla partecipazione». 
Mitia Chiarin