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29.9.08

Sistema portuale adriatico: Mira tra Venezia e Chioggia

La Nuova Venezia 28-9-2008

Convegno del Pd ieri. Presente anche Mira che verrebbe coinvolta
«Un sistema portuale per l'Alto Adriatico»
La proposta: sinergie tra Chioggia e Venezia per utilizzare meglio il potenziale
Costa: «Ci sono margini per fare sistema» Vio: «C'è bisogno di migliore viabilità e di infrastrutture»

Elisabetta Boscolo Anzoletti

Chioggia. Un unico sistema portuale per l'Alto Adriati­co. A questo dovrebbero puntare Chioggia e Venezia per ottimizzare le potenzialità di due porti dalle grandi risor­se, ma soffocati da fondali inadeguati e mancanza di infra­strutture collaterali all'altezza. Se ne è discusso ieri nella tavola rotonda sulla portualità promossa dai circoli del Pd di Chioggia e Mira. L'idea è quella di creare un siste­ma lagunare veneziano dove i due porti possano comun­que mantenere le specificità proprie.

«Un percorso di sinergie tra Venezia e Chioggia — spiega Paolo Costa, presidente dell’'Autorità portuale di Venezia — è già iniziato sul campo del­la formazione, dello scambio di manodopera, dello sviluppo del traffico passeggeri, della promozione, ma i margini per fare sistema sono molti altri. Solo l'integrazione in uno stes­so sistema portuale porterà al pieno utilizzo del potenziale dei due porti».
Le energie inesplose del porto di Chioggia sono tante. Nel '90, quando partirono i fi­nanziamenti pubblici per creare il nuovo porto commerciale di Val da Rio, si puntava ai 4 milioni di tonnellate di merce. I dati però registrano traffici annui fermi a 1.600.000 tonnel­late, compreso il pietrame trasportato per il Mose.
«Siamo ancora distanti dall’'obiettivo — rileva il consi­gliere regionale del Pd, Lucio Tiozzo — sono stati investiti 100 milioni di euro, ne arrive­ranno altri 80, ma non si è vi­sta quell'esplosione che si at­tendeva. E' necessario fare si­stema sfruttando l'ambito la­gunare comune, mantenendo però le specificità». A frenare il decollo del porto clodiense i limiti strutturali. «I nostri fondali non sono dignitosi — spie­ga Giuliano Godino, presiden­te degli utenti del porto — l'im­possibilità di far entrare navi di un certo tonnellaggio ci esclude da traffici importanti. La mancanza di un corridoio luminoso non ci permette di lavorare nelle ore buie. Si so­no costruiti grattacieli a Val da Rio, ma non si sono fatte le fondamenta...». «Il sistema portuale — precisa il sindaco di Mira, Michele Carpinetti — necessita di fondali, di linee ferroviarie e di accessi viari adeguati. Vanno fatte scelte politiche, soprattutto adesso che si stanno redigendo i pia­ni territoriali provinciale e re­gionale».
«Nella pianificazione — assi­cura l'assessore provinciale all'urbanistica, Enza Vio — stia­mo dando forte attenzione al­la portualità. Abbiamo suggerito che la bretella di collega­mento con la Romea commer­ciale passi a Nord di Chioggia e si colleghi al raccordo anula­re di Padova creando una via privilegiata per il traffico del­le merci. Nel sistema portuale lagunare Venezia potrebbe concentrarsi sulla crocieristica e Chioggia con queste nuo­ve infrastrutture sulla parte commerciale».
Nuove prospettive avrebbe­ro ricadute anche sui lavorato­ri. «Per fare sistema — specifi­ca Renzo Varagnolo, segreta­rio della Cgil — le imprese de­vono specializzarsi. Se riman­gono generaliste diventerà una guerra tra poveri con trat­tative al ribasso. Ci sono inve­ce margini di crescita se si individuano settori di specializ­zazione».

28.9.08

Il PD del Nordest: le attuali difficoltà

La Nuova Venezia, domenica 28 settembre 2008

"Il Pd a Nordest debole e diviso"

Francesco Jori

Come la vecchia Dc, ma senza la sua organizzazione. L’impietoso giudizio di una candidata alle primarie territoriali di ottobre dà conto dell’aria che tira nel Partito Democratico: l’entusiasmo di un anno fa al momento della costituzione, già raffreddato dall’esito del voto di aprile, rischia di venire ibernato dalle vecchie logiche di appartenenza, orfane di una qualsiasi capacità di sintesi. E anche di una leadership riconosciuta, perché tale non è certo oggi quella di Veltroni (se mai lo è stata).

Né ci si può consolare con l’oggettiva debolezza generalizzata del centrosinistra in Europa, crollato dal governo di 13 Paesi su 15 nel 1999 all’attuale disastro, che rischia di travolgere anche la roccaforte britannica, e da cui si salva solo la Spagna di Zapatero. Il caso italiano è più eclatante proprio perché nato con una promessa di innovazione politica di cui si stenta a cogliere le tracce. Sia a Roma, dove il governo-ombra è un’ombra di governo, e il loft un luogo straniero fin dalla parola stessa rispetto alla vita quotidiana. Sia nel territorio, dove gli apparati tendono a mettersi di traverso alle figure radicate nelle realtà locali (vedi il caso Chiamparino).

Il Nordest non va certo in controtendenza, malgrado sia un’area in cui la presenza del Pd è tutt’altro che marginale, specie nei livelli di governo più a contatto con il cittadino. Del migliaio di Comuni che compongono le sue tre regioni, 342 fanno capo ai Democratici, 340 al Popolo delle libertà, 335 alla Lega; e 8 sindaci di capoluogo su 13 sono espressione del Pd, mentre nelle amministrazioni provinciali la situazione è di perfetta parità col centrodestra (6 a 6, escludendo Bolzano dove prevale la componente etnica della Volkspartei). Sono dati significativi, perché indicano che il centrosinistra, pesantemente castigato nel voto politico, è invece competitivo in quello amministrativo: dove si giocherà una partita rilevante già in ottobre, con la Provincia autonoma di Trento, e ancor più a primavera 2009, con 348 Comuni e 5 Province in Veneto, e 140 Comuni e 1 Provincia in Friuli-Venezia Giulia. Per non parlare delle regionali venete del 2010.

I segnali che giungono dal territorio non sono però incoraggianti. In Veneto, l’opposizione del centrosinistra in Regione, vale a dire nel luogo determinante della politica territoriale, continua ad essere evanescente, come da ormai lunga tradizione non certo limitata all’attuale legislatura. Ci sono province, come Treviso, dove le divisioni interne alimentano situazioni paradossali. E il neosindaco di Vicenza Variati, dopo aver espugnato a sorpresa la città, insiste sull’esigenza di rifondare la classe dirigente nazionale partendo dalle radici profonde del territorio, «perché quella attuale è talmente lontana dai cittadini che nemmeno se ne rende conto». Sulla sponda friulana il partito non dà certo segni più incoraggianti; e dopo l’uscita di scena di Riccardo Illy la sua figura più rappresentativa continua ad essere un esterno, il sindaco di Udine Furio Honsell. Il quale contesta profondamente la logica delle correnti e segnala: «Se il dibattito interno diventa incomprensibile porta alla disfatta; è un gioco inutile da smettere in fretta, perché autoreferenziale nel senso peggiore del termine». E perfino nella roccaforte trentina che sta per andare alle urne, la scelta di candidare come capolista del Pd a sostegno di Lorenzo Dellai il sindaco di Trento Alberto Pacher ha esposto il partito ad aspre polemiche interne con la componente ex diessina: col rischio oggettivo di farsi del male da soli. Un vizio atavico della sinistra, quest’ultimo.

E se c’è chi sulla base delle attuali scaramucce coltiva la speranza di una traumatica rottura tra Pdl e Lega, specie in Veneto, si illude alla grande: il patto di ferro terrà a Venezia come a Roma. Non saranno le debolezze altrui a spianare la strada al Pd; potrebbero essere quelle proprie a portarlo al suicidio. O quanto meno a ridurlo allo stato vegetativo della politica. Che a ben vedere, è ancor peggio.

27.9.08

PD Venezia: l'elezione degli organismi dirigenti

la Nuova Venezia — 27 settembre 2008
Pd al voto, le correnti si contendono i posti
Nuovo partito, rinnovamento. Donne e giovani in quantità. Ma a poche ore dall’elezione dei nuovi organismi dirigenti del Pd comunale ancora si ragiona in termini di correnti. E si fanno i conti su quanti posti spettano agli ex Popolari, ai laici della Margherita, alle varie anime dei Ds.
«Stiamo lavorando per una soluzione unitaria», garantisce Gabriele Scaramuzza, giovane segretario provinciale che al rinnovamento ci crede davvero. «Siamo partiti in salita», si lascia andare un sostenitore del partito di Veltroni. Un anno dopo le primarie e il via al nuovo soggetto politico, il Pd prova a darsi strutture e dirigenti da nuovo partito.
Stamattina al cinema Dante si riuniscono i 160 membri eletti nella primavera scorsa per scegliere il nuovo esecutivo comunale e i membri della direzione. Il segretario eletto è Alessandro Maggioni, consigliere comunale, ex pupillo di Paolo Costa, ora riuscito a ottenere la maggioranza grazie soprattutto al sostegno di Massimo Cacciari e delle anime maggioritarie di Margherita e Quercia. Il suo 63 per cento di consensi peserà sicuramente sugli equilibri degli organismi dirigenti. I posti dell’ esecutivo sono 15, dieci in rappresentanza delle varie anime, cinque scelti direttamente dal segretario in una rosa di persone di sua fiducia gradite a tutti gli altri. Sui dieci di base, 6 spetteranno dunque alla corrente di Maggioni, 3 a quella del candidato Massimo Venturini (che ottenne il 33 per cento), uno a quella del’indipendente Antonino Stinà. Equilibri con il bilancino anche per la direzione, che sarà formata di 60 membri tra cui i 19 segretari dei circoli. Dei restanti 41, la metà almeno dovrà essere composta da donne. Tra i nomi che spuntano quelli di figure note ma anche giovanissimi alla loro prima esperienza come Rosteghin, Trabucco, Musolino.
Ai lavori del pomeriggio dovrebbe essere presente anche il sindaco Massimo Cacciari, che in questi mesi si è speso per una soluzione unitaria e per il candidato Maggioni. «Al di là dei nomi», dice, «è importante che questo partito cominci a lavorare sul territorio, in mezzo alla gente. Che si dia una struttura organizzata e intervenga sui problemi». Altrimenti, lascia intendere il sindaco, la strada si fa sempre più in salita. C’è da preparare prima di tutto il percorso per affrontare le elezioni provinciali della prossima primavera. Stando agli ultimi dati delle Politiche il centrodestra avanza, e ha conquistato anche comuni come Chioggia e Mirano. Ma il centrosinistra punta molto sul «buongoverno» della giunta uscente guidata da Davide Zoggia, che si ripresenta e va da Rifondazione a Italia dei Valori. Decisiva sul voto sarà la tenuta di Venezia. Un tema, quello della strategia e delle nuove alleanze, di cui si parlerà oggi durante il dibattito. (a.v.)

25.9.08

PD veneziano: le iniziative d'autunno

Il Gazzettino, 25 settembre 2008
IN VISTA DELLA MANIFESTAZIONE NAZIONALE DEL 25 OTTOBRE
I weekend dei Democratici per spiegare la propria politica alla gente


Tra la gente, per intercettarne le richieste e diffondere le proprie proposte. Il Partito democratico veneziano si mobilita con una serie di iniziative in ambito locale nella marcia di avvicinamento alla manifestazione intitolata Salva l'Italia in programma il 25 ottobre in piazza San Giovanni a Roma.
"A partire da questo weekend e per tre fine settimana consecutivi, i circoli territoriali, i deputati e senatori, i consiglieri eletti negli Enti locali incontreranno la popolazione in alcuni luoghi simbolici della città. Consolidiamo la nostra presenza e la nostra azione sul territorio perché c'è una domanda crescente di partecipazione e politica alla quale bisogna dare delle risposte", spiega il segretario provinciale, Gabriele Scaramuzza. Più in particolare, il Partito democratico si concentrerà su queste quattro tematiche: il trasporto pubblico locale; la scuola; il carovita ed il lavoro.
Sul trasporto pubblico locale, domani negli scali ferroviari, nelle stazioni degli autobus e presso gli imbarcaderi di Venezia, Mestre, Jesolo, Mirano, Portogruaro, San Donà di Piave, Burano, Cannaregio e Chioggia, gli eletti e i militanti dialogheranno con gli utenti sulle lacune del servizio di mobilità: interverranno, a Venezia, Franca Donaggio e Tiziano Treu; a Mestre, Delia Murer, Rodolfo Viola e Giampietro Marchese; a Chioggia, Lucio Tiozzo.
Quanto alla scuola, da sabato e nella settimana successiva alcuni esponenti saranno presenti all'ingresso delle scuole di ogni ordine e grado in tutta la provincia per esprimere contrarietà alla riforma del ministro Maria Stella Gelmini che punta solo a tagli e risparmi di spesa.
"La scuola è un bene di tutti e dovrebbe essere la prima agenzia di riferimento per contrastare l'emergenza educativa di questi tempi commenta Anna Maria Miraglia, assessore comunale alla pubblica Istruzione Invece la riforma, o presunta tale, mira al contenimento della spesa, a detrimento della qualità formativa dei nostri istituti. In previsione c'è già una grande iniziativa pubblica cui sarà invitata il ministro ombra Maria Pia Garavaglia.
Riguardo al caro vita, da lunedì prossimo a quello successivo, in tutti i mercati rionali e settimanali della provincia saranno allestiti dei gazebo per parlare ai consumatori degli aggravi al costo della vita e della progressiva perdita del potere d'acquisto dei redditi delle famiglie e delle proposte a difesa e tutela della popolazione.
Ed, infine, in materia di lavoro, da domani per due settimane, gli eletti ad ogni livello verranno a contatto soprattutto con le realtà dove si fa già sentire la crisi e già incombe lo spettro della riduzione della forza lavoro (il polo chimico di Marghera ed il Linificio veneto). Peraltro nel settore occupazionale l'impegno si sta ultimamente rafforzando mediante la creazione nelle fabbriche dei circoli del lavoro che si stanno diffondendo in modo capillare.

Alvise Sperandio

18.9.08

Il polso del PD veneziano: parla Gabriele Scaramuzza

Intervista a Gabriele Scaramuzza
«Pari dignità ai circoli dei luoghi di lavoro»

Dopo Belluno e Rovigo, abbiamo raggiunto a Venezia Gabriele Scaramuzza, coordinatore provinciale del Partito Democratico, per conoscere il percorso con cui il PD si sta radicando in provincia.
Coordinatore Scaramuzza, come sta procedendo il radicamento del PD sul territorio? I circoli hanno iniziato a lavorare?
«Dopo aver chiuso la costituzione formale dei 74 circoli, nelle scorse settimane ha avuto inizio la loro attivazione concreta, che si è realizzata con iniziative di portata nazionale, come l’allestimento dei gazebo per Salva l’Italia, e nel coinvolgimento attivo per organizzare le feste estive nel territorio.Se da un lato abbiamo curato la messa a regime del partito, nel contempo abbiamo, però, promosso, e stiamo promuovendo, dei gruppi di lavoro provinciali. Ogni persona della mia segreteria è responsabile di un gruppo di lavoro, in cui deve esserci almeno un iscritto di ogni circolo. Lunedì è partito il gruppo “Pianificazione territorio e infrastrutture”. Tra pochi giorni sarà operativo il gruppo “Scuola” e via via inizieranno i lavori anche gli altri.Altra cosa su cui stiamo lavorando è l'organizzazione sub-provinciale. Questa necessità nasce dal fatto che la nostra è una provincia composita che ha sensibilità territoriali molto forti. L'intenzione è quella di andare a toccare i vecchi mandamenti, perché i circoli si assettino su tematiche trasversali con iniziative politiche coordinate.Come organo dirigente abbiamo dato anche dignità ai circoli instaurando la “Conferenza provinciale dei coordinatori di circolo”. Questo per costruire da un lato momenti di condivisione anche sui problemi di gestione quotidiana e per aggiornarli, dall'altro, sulle iniziative di partito».
A che punto è la costituzione dei circoli nei luoghi di lavoro?
«In esecutivo regionale, con il primo regolamento, avevamo fatto una battaglia per il conferimento di pari dignità ai circoli dei luoghi di lavoro. Ora stiamo lavorando alla loro costituzione. Sono già sorti quello della Raffineria Agip di Porto Marghera e quello di Fincantieri. Entro settembre si costituiranno i due circoli che per articolazione saranno più complessi: quello della CTU, azienda che si occupa dei trasporti e quello della Veritas che si occupa, invece, dei cicli integrati dell’acqua e dei rifiuti. Dopo di ciò sarà la volta del circolo del polo chimico e proseguiremo ancora».
Com’è il clima tra i militanti, c’è voglia di partecipare al progetto del Partito Democratico?
«Una considerazione che mi sento di fare è che la nostra base, il nostro popolo, è molto più avanti di noi del gruppo dirigente. Dalle molte occasioni di incontro di questa estate è emersa, da un lato, una fortissima voglia di ritrovarsi, di fare uno sforzo perché la riuscita delle feste fosse un segnale del successo del PD; all’altro un rimprovero alla classe dirigente nazionale da leggere positivamente, come un'esortazione, uno sprone. Quanti hanno partecipato l’hanno fatto capire senza tentennamenti: non serve il continuo “contarci tra di noi”, la cosa importante è aver chiaro che siamo un’alternativa culturale e di governo al centro-destra. Si deve guardare avanti per costruire».
Come procede il tesseramento? Quante tessere sono state fatte finora?
«La stima che stavamo facendo è che complessivamente nelle 9 feste hanno dato il loro apporto almeno 600 volontari. Tra loro vi sono stati quanti fanno riferimento ai circoli, ma anche simpatizzanti e singoli aderenti. Questo ci fa ben sperare. Dov’è stato possibile, inoltre, le feste sono state un momento importante per iniziare la campagna del tesseramento, ma fare la conta ora è prematuro».
Coordinatore Scaramuzza, visto che abbiamo affrontato l'argomento “feste”, può fare un bilancio sul loro andamento? C’è stata la partecipazione attesa?
«Come dicevo, le feste sono state ben 9 e anche se sono state pianificate con il coordinamento provinciale, il loro successo è stato reso possibile dalla concreta organizzazione da parte dei circoli del partito.Alcune di esse, quelle più grandi, sono state gestite da più circoli, creando così preziose sinergie tra di loro. Sono state indubbiamente un successo, soprattutto se si tiene conto del fatto che, pur arrivando da una tradizione florida, siamo riusciti ad aggiungerne una rispetto alle 8 dei DS dell’anno scorso. Il bilancio, pertanto, è positivo sia per l'impegno che per la partecipazione. Ho visitato tutte le feste e il dato che mi ha incoraggiato e stupito, rispetto al tono medio del dibattito nazionale, è che dove abbiamo fatto programmi di incontri politici su diversi temi, ho riscontrato molta voglia di partecipare. L'aspetto importante di questo desiderio di intervenire è che una buona metà dei convenuti erano membri che già gravitavano attorno al partito, ma l’altra metà era “opinione pubblica”, la più varia possibile. C’è, quindi, desiderio e bisogno di dibattito. Noi, da canto nostro, abbiamo cercato di affrontare tematiche che fossero vicine ai territori. A Campato, ad esempio, abbiamo approfondito il problema della sicurezza stradale e dei quadranti sugli sviluppi aeroportuali, ma in ogni area siamo stati vicini alle esigenze dei territori. Inutile dire che quando sono venuti Vannino Chiti e Bersani c’è stata una partecipazione travolgente».
Che iniziative avete programmato per l’autunno in provincia, in particolare in vista della manifestazione del 25 ottobre e per il tesseramento?
«Naturalmente cercheremo di organizzare una folta partecipazione alla manifestazione del 25 ottobre. Oltre a ciò ci concentreremo sulle feste con cui i vari circoli daranno il via al tesseramento. L'intenzione era quella di lanciare una “Giornata provinciale del tesseramento”, agganciata all'iniziativa Salva l'Italia. Poi costruiremo anche un paio di iniziative politiche di più ampio respiro».
A primavera ci saranno le Europee e le Amministrative, un banco di prova importante per il PD. Come vi state attrezzando per affrontare bene quella sfida?
«In provincia abbiamo il rinnovo di 16 comuni su 44 e le elezioni dell'amministrazione provinciale. Per quanto riguarda queste ultime, potevamo scegliere un rapido passaggio che ricandidasse il presidente uscente Davide Zoggia, a fronte della bontà del suo operato, ma volevamo dare un segno di rinnovamento più profondo. Così nel mese di luglio abbiamo intrapreso un faticoso ma entusiasmante percorso di consultazione aperto alla più ampia partecipazione e condivisione.Siamo andati, così, nei territori e abbiamo fatto diversi incontri, chiamando a raccolta non solo gli organi dirigenti, ma tutto il partito, per chiedere quali fossero i pareri sull'operato dell'amministrazione uscente, quelli sulla candidatura e sulle istanze da far proprie, sia nei contenuti che nel tema delle alleanze. Il risultato è stato riportato alla direzione che all’unanimità ha riproposto Davide Zoggia. Sul tema delle alleanze, inoltre, si è deciso di ripartire dalla coalizione con cui abbiamo ben governato, cerchando anche spazi e forme per allargamenti: dalle liste civiche fino a comprendere l’area di voto moderato. Il tavolo della Coalizione ha accolto la candidatura di Davide Zoggia e ha fatto proprie le nostre considerazioni sui contenuti e le alleanze che costituiranno l’asset del nostro progetto, dando mandato allo stesso Zoggia di presentare un’architettura di programma con cui partire a fine anno.Chiusa questa fase, ci aspettano sei mesi per la costruzione del tessuto territoriale, sei mesi in cui andremo nei mercati e nelle piazze a presentare candidato e programma e costruire entro la prima metà di ottobre quella che nelle nostre intenzioni vuole essere una grande Conferenza di Programma per la provincia, che riunisca gli organismi dirigenti di partito, i coordinatori di circolo e quegli attori delle forze economiche, sociali e sindacali che vorranno esserci».
ma.ri.

17.9.08

La riforma della scuola in Veneto

la Nuova Venezia — 17 settembre 2008
Riforma Gelmini, in Veneto 1200 maestri a rischio

PADOVA. Una bocciatura secca del decreto Gelmini e dei tagli stabiliti dal Governo. Ma anche della Regione, che non investe sulla mediazione linguistica e stanzia troppo poco per buoni libro e trasporto scolastico. Il Pd si prepara a dar battaglia per la scuola pubblica, in Parlamento come in Consiglio regionale. La protesta contro la reintroduzione del maestro unico alle elementari si leverà in tutta Italia con tre giorni di mobilitazione, il 26, 27 e 29 settembre. In Veneto nei prossimi cinque anni saranno tagliati circa 1200 maestri, di cui 320 solo nell’anno scolastico 2009-2010, in base al decreto del ministro dell’Istruzione. «E’ la prima volta che una riforma sulla scuola viene fatta senza passare in Parlamento - segnala Roberto Fasoli, responsabile per l’istruzione del Pd veneto - E’ un decreto balneare che ha come unico obiettivo il risparmio. Con un passo indietro clamoroso come il maestro unico, basato su una concezione di scuola superata, gravi disagi per le famiglie, tempo pieno ridotto a doposcuola e 130mila lavoratori a rischio. E più costi per i Comuni». La manovra prevede 7 miliardi e 800 milioni in meno alla scuola in tre anni, 87mila insegnanti in meno e un taglio drastico di personale Ata. In Veneto, dove la dispersione scolastica riguarda 1800 ragazzi l’anno, rischiano la chiusura 201 scuole «sottodimensionate», che però svolgono un ruolo vitale per molti paesi di montagna. E non c’è una risposta adeguata all’incremento degli alunni stranieri, che raggiungono il 10,8% della popolazione scolastica (+13,9% rispetto al 2007). L’Ufficio scolastico regionale ha proposto la destinazione di parte di un fondo da 500mila euro per l’inserimento di mediatori culturali nelle scuole. Ma l’assessore regionale Elena Donazzan ha rigettato il progetto. In proposito Il Pd proporrà l’istituzione di un tavolo di coordinamento tra gli uffici scolastici e gli assessorati all’istruzione di Provincie e Comuni. «Faremo inoltre una battaglia in Consiglio regionale in sede di approvazione della Finanziaria 2009 per aumentare il contributo alle famiglie per l’acquisto di libri di testo e il trasporto scolastico» promette Andrea Causin. Nel 2008 lo stanziamento della Regione è stato di 1,5 milioni, meno del 30% delle domande delle famiglie. E i Comuni sono costretti a intervenire con proprie risorse. (s.v.)

13.9.08

Sicurezza in Romea: interrogazione della senatrice Donaggio

la Nuova Venezia — 13 settembre 2008
Sicurezza in Romea, appello al ministro
MIRA. Un appello al Ministro ai Trasporti affinchè parta in tempi brevi la messa in sicurezza della Romea, la strada più pericolosa d’Italia. A dirla tutta i fondi per sistemare la famigerata statale 309 ci sarebbero già, ma bisogna attivare accordi dormienti. E per il tratto veneziano servono urgentemente 10 milioni di euro. E ancora: un tavolo permanente per la verifica dell’attuazione degli interventi di messa in sicurezza.
Promotori di tutte queste proposte sono la senatrice del Pd Franca Donaggio, il consigliere regionale Lucio Tiozzo e il sindaco di Mira Michele Carpinetti che ieri hanno presentato il loro progetto. In parlamento. La senatrice Donaggio presenterà una interrogazione urgente al ministro delle Infrastrutture.
«La Romea - scrive - oltre ad essere una tra le strade nazionali caratterizzate dal maggiore afflusso di mezzi pesanti, è anche una delle arterie di traffico in cui si verifica il maggior numero di incidenti mortali. Nonostante le intese fra Emilia Romagna, Veneto e Toscana per la realizzazione della nuova “Romea Commerciale”, il progetto è lontano dall’essere realizzato. Per questo chiediamo come assolutamente necessario ed urgente al Ministro, un intervento che adegui il tratto attuale della Romea e la metta in sicurezza».
La Donaggio punta perciò sull’adeguamento dell’attuale Romea, visto che i fondi esistono già, e pure una serie di accordi firmati con gli enti locali. L’aumento dei tir. Il fuoco di fila vede ancheun’interrogazione del consigliere regionale Lucio Tiozzo all’assessore regionale ai Traporti Renato Chisso. «Con l’apertura del Passante di Mestre - dice - il flusso dei tir aumenterà a dismisura. La maggior percorribilità in direzione dalla tangenziale da sud e da est attirerà nuovi camion. Si pensi poi che la camionabile sull’idrovia intaserà il tratto tra Mira e Marghera. Servono 10 milioni di euro». Tavolo permanente. Tiozzo e Carpinetti lanciano anche l’idea di un tavolo di attuazione degli interventi. «I fondi per realizzare le opere di messa in sicurezza - dice Carpinetti - ci sono. Si tratta però di attivare accordi dormienti, come quelli sui sottopassi di via Bastie a Dogaletto e Giare. Solo in quest’ultimo incrocio ci sono stati 26 morti». Ma non solo. «E’ necessario - dice Tiozzo - creare un tavolo di attuazione permanente degli interventi sulla Romea, affinchè dopo l’ondata emotiva, la buona volontà di Regione e Governo non si affievolisca».
Denuncia. Intanto Forza Italia fa partire un esposto. «Ho inviato alle attività competenti - dice il segretario Eugenio Pasqual - un rapporto sui ritardi di attuazione della rotonda sulla Romea all’altezza della nuova Pansac, e la colpa qui non è certo della Regione».

6.9.08

Provincia 2009: Zoggia è fiducioso

la Nuova Venezia — 4 settembre 2008
Zoggia è già lanciato: «Modello che funziona»

VENEZIA. Coalizione che vince non si cambia. A Ca’ Corner i ruoli sono invertiti rispetto al panorama nazionale. Qui è il centrosinistra che dà segnali di unità, che è partito in anticipo scegliendo senza alcun dubbio il suo candidato. Davide Zoggia, presidente uscente e già vicepresidente all’epoca di Luigino Busatto, ex sindaco di Jesolo e uomo di punta dei Ds e ora del Pd, ha ricevuto l’investitura prima dell’estate. A sostenerlo non solo il Pd e l’Italia dei Valori, ma anche la sinistra al gran completo, che peraltro da sempre siede in giunta. I Verdi e Rifondazione, i socialisti e il Pdci.
A questa pattuglia si dovrebbero aggiungere anche numerose liste civiche, con qualche tentativo di dialogo al centro con l’Udc. Basterà per cacciare il fantasma della sconfitta, dopo la batosta delle Politiche 2007? Dall’esito delle elezioni per il presidente della Provincia, nella primavera dell’anno prossimo, dipenderà in gran parte anche il destino di Venezia, la roccaforte rossa del Veneto bianco che il centrosinistra con brevi interruzioni (due anni di giunta Laroni e due di giunta Bergamo) governa dal 1975. La frana si è già fatta sentire a Chioggia e a Mirano, a Jesolo e San Donà governa la Lega. Se dovesse cedere anche il Comune capoluogo, si salvi chi può. Una disfatta quasi uguale a quella di Roma.
Ma Zoggia è fiducioso. «Io credo che in questi anni abbiamo dimostrato di lavorare bene», attacca, «le cose le abbiamo fatte e sono sotto gli occhi di tutti. L’edilizia scolastica, il Piano territoriale che approveremo in ottobre che traccia le linee di uno sviluppo intelligente e compatibile del territorio veneziano. E poi l’ambiente, il governo della pesca, i controlli, la buona gestione». Un bilancio «positivo» che Zoggia intende ora giocarsi fino in fondo. Come? «Stando in mezzo alla gente, cosa che stiamo facendo in questi giorni», dice, «i manifesti e le campagne contano fino a un certo punto se non sei vicino ai problemi della tua gente».
Per la pubblicità Zoggia ha già contattato l’agenzia che ha già seguito l’ultima campagna elettorale di Zanonato a Padova. E si avvarrà dell’aiuto dell’agenzia Lanza, che gli portò fortuna nel 2004. Allora Zoggia vinse di un soffio con il 50,5 per cento la gara contro il chioggiotto Carlo Alberto Tesserin, ex Dc, oggi consigliere regionale di Forza Italia. 17 mila voti nella Provincia andarono solo al candidato presidente. Un aspetto che ha convinto anche i dubbiosi ad appoggiare alla fine la ricandidatura di Zoggia, sposato, due figli, che nel frattempo ha preso a casa a Venezia. Ad appoggiarlo, in controtendenza nazionale, ci sarà tutto il centrosinistra, da Rifondazione a Di Pietro. «Qui il clima è buono, la mia giunta funziona, non ci sono le tensioni tra Pd e sinistra che ci sono a livello nazionale», dice Zoggia, «dunque, perché cambiare un modello che funziona benissimo?».
Alberto Vitucci

5.9.08

Il futuro del PD a Venezia, secondo Cacciari

Il Gazzettino, 4 settembre 2008

Il futuro di Venezia passa per Mestre e per Marghera.
Il futuro di Venezia passa per Mestre e per Marghera . E da lì dovrà venire il sindaco del dopo Cacciari. A patto che, oltre che mestrino, il nuovo doge sia anche giovane. Ha delineato così le caratteristiche del futuro primo cittadino, lo stesso Massimo Cacciari. Un identikit cui il sindaco filosofo ha dato forma martedì sera di fronte a compagni ed amici della Festa Democratica per l'Unità dei Popoli di Marghera . Nulla di più però. Di dire nome e cognome del suo successore a Ca' Farsetti, Cacciari non se lo sogna neppure.L'accento di questa città ha sottolineato il sindaco - va posto su Mestre e su Marghera : bisogna capirne le enormi potenzialità. Mestre può diventare una capitale economica: ha un futuro importante segnato. La Giunta del futuro non potrà nascere da una lista civica. L'unica strada per le prossime elezioni amministrative (Non farò dice escludendo un eventuale quarto mandato - più pazzie. Basta che non mi facciano incazzare.) fa tappa nelle primarie del Partito Democratico. Vanno individuati i candidati e, entro ottobre del 2009, - detta la tabella di marcia - si proceda con le primarie.

Appare sereno e rilassato il sindaco durante l'incontro, aperto dal coordinatore del PD di Marghera , Antonio Cossidente. Maurizio Dianese, il giornalista del Gazzettino che lo intervista, perde persino la scommessa fatta con il consigliere comunale Roberto Turetta. Il sindaco, infatti, non si scompone nei primi trenta secondi malgrado le prime domande guardino al Cacciari uomo più che al sindaco. Alla richiesta di Gianni De Michelis di diventare socialista, aveva risposto davvero: No, grazie, sono già ricco di famiglia (Non è stata si schermisce - la mia migliore battuta). Il tempo per le donne? Introvabile se, oltre al sindaco, si fanno altre cose, come a dire che tra S. Agostino e S. Tommaso, spazio per l'amore, cortese o meno, non ne trova. Gli scatti che lo immortalano con donne ogni volta diverse dicono altro, però. Tutte cose passate... Memorie. Una mezza idea di mettere su famiglia? Bah, - sorride pensavo di diventare direttamente nonno..."

Un ipotetico nipotino che potrebbe ammirare la città del domani, quella per cui, secondo Cacciari, si sono poste le basi. Mestre sta vivendo i dolori della crescita, dovuti ai cantieri del tram, ora, e della nuova lottizzazione dell'Umberto I, fra poco. Temo che, a Venezia, - commenta Cacciari - si patiscano invece dolori di vecchiaia, come dimostrano le reazioni ad opere d'arte come il ponte di Calatrava. Per arginare l'ondata turistica fuori misura, il sindaco ribadisce la necessità di innalzare il prezzo di Venezia, prevedendo aumenti dei prezzi ovunque, compresa la basilica di S. Marco, per scremare i turisti. Del resto Venezia è un bene prezioso e i beni preziosi si pagano. E, a proposito di soldi, Cacciari avverte che per costruire il Polo nautico a San Giuliano bisognerà utilizzare il sistema del projec financing. Nessuna stoccata al Governo Berlusconi salvo quella per l'ingiustizia pazzesca dell'eliminazione dell'Ici per tutti, anche per i ricchi (Mi hanno regalato 500 euro), che era stata prevista, del resto, dallo stesso Prodi. Attacca la burocrazia ministeriale che agisce, da decenni, come freno per la bonifica dei terreni a Porto Marghera e ammette che sulle Municipalità bisognerà riflettere perchè almeno le due centrali, Mestre e Venezia, spesso si sovrappongono a quel che fa il Comune e invece la Municipalità non può comportarsi come un piccolo Comune.
Ed il PD ? Per il Partito Democratico, a Venezia siamo arrivati ad un gruppo dirigente giovane. Vedo conclude Cacciari - difficoltà a livello nazionale dove, dopo il buon risultato elettorale, non si è elaborata una strategia. Si vada al congresso: qui prevarrà una corrente e la minoranza ne dovrà prendere atto, senza sbattere la porta. I partiti sono sempre stati organizzati in correnti: erano venti che smuovevano la polvere, non aliti mefitici. Ci si divide, se non si discute, e si pensa solo al potere.

Giacinta Gimma

4.9.08

Il post-Cacciari: un giovane mestrino, attraverso primarie

la Nuova Venezia — 4 settembre 2008
«Primarie tra un anno, voglio un sindaco giovane e mestrino»

«Il candidato sindaco lo sceglieremo con le primarie, entro ottobre-novembre dell’anno prossimo. Il futuro sindaco dovrà essere mestrino e giovane». Un Massimo Cacciari a ruota libera sui temi politici e amministrativi. Così è apparso il sindaco, l’altro ieri sera, alla festa del Partito democratico di Marghera, intervistato dal giornalista Maurizio Dianese di fronte ad una folta platea. Quando gli è stato chiesto, perché non abbia disegnato il suo delfino e successore alla guida del Comune, il sindaco filosofo ha risposto con una battita: «Perché l’unica volta che l’ho fatto, me l’hanno bruciato». Cacciari alludeva a quando prima delle passate elezioni amministrative, aveva lanciato la candidatura di Alessio Vianello. Il sindaco, comunque, ha ribadito e che il futuro candidato dovrà essere «giovane e mestrino», come lo era d’altronde Alessio Vianello. E un quarto mandato di Cacciari? «Non se ne parla. A me basta che non mi facciano arrabbiare», chiosa ridendo. Come per dire: speriamo che non mi costringano a candidarmi ancora... Ma il sindaco non sembra averne alcuna voglia. Resta invece molto critico con la politica nazionale. Guarda però con fiducia al Pd veneziano: «C’è un gruppo dirigente abbastanza giovane che sta lavorando bene». «L’accento in questa città - ha detto ancora Cacciari - va posto sulla Terraferma: Mestre e Marghera, per l’appunto. Le candidature devono esprimere Mestre e le sue enormi potenzialità. Venezia rimarrà una capitale mondiale della cultura ma la Terraferma ha enormi potenzialità, per quanto riguarda i servizi». Il centro di Mestre, Porto Marghera, Tessera e Malcontenta, secondo il sindaco nei prossimi anni saranno i cardini di «un incredibile sviluppo, non paragonabile a nessuna altra città italiana». La zona dell’ex ospedale Umberto I, l’asse tra piazza Barche, via Torino e San Giuliano e il tram saranno per Cacciari i sintomi più importanti del cambiamento a Mestre. A Porto Marghera, invece, il travaso da Venezia di una parte del traffico acqueo turistico, porterà nuova ricchezza. «Tessera, invece, con l’alta velocità che collegherà il Marco Polo - ha detto il sindaco - conoscerà delle opportunità che anche all’estero, si sognano». Cacciari ha tessuto anche le lodi dell’esistente in Terraferma. «Vi sfido a trovare - ha affermato - da un’altra parte in Italia, una città con una presenza di così tanto verde. Un centro con così tante piste ciclabili non esiste nel nostro Paese, provate ad andare a Milano, non hanno nemmeno un metro di percorsi protetti per i ciclisti». Dopo aver parlato di lati positivi di Mestre, il sindaco è passato ad annunciare ai disagi del futuro. «Lo so che i cantieri del tram sono stati una scocciatura - ha sostenuto il filosofo - ma ci porteranno ad un enorme beneficio: un collegamento veloce e non inquinante. Ma i disagi del tram sono niente rispetto a quello che succederà con i lavori nell’area dell’ex Umberto I ma si tratterà dolori di crescita non di acciacchi di vecchiaia, come a Venezia dove c’è gente che si lamenta dei costi del ponte di Calatrava». Poi la parola passa al pubblico: «Sindaco ma non le è sembrato un errore strategico fare il campo Sinti di via Vallenari, proprio ora? Non era meglio farlo prima quando ancora non c’era questo clima xenofobo?». «Sapevo - ha replicato Cacciari - che quella era una scelta che avrebbe potuto costarci elettoralmente ma non me ne frega niente. Era una scelta giusta eticamente e andava fatta».
(mi.bu.)

Chisso in corsa per la provincia?

la Nuova Venezia — 4 settembre 2008
Provinciali, Chisso l'asso pigliatutto

MESTRE. E se dopo aver cavalcato il Passante di Mestre mettesse la freccia e prendesse lo svincolo per la presidenza della Provincia di Venezia? La candidatura di Renato Chisso, assessore regionale alla Mobilità, alle elezioni provinciali di primavera 2009, è una delle ipotesi sulle quali ragiona il Pdl in questi giorni. Con un interrogativo bello tosto: la Lega Nord aprirà la sbarra del casello per Ca’ Corner, e quale sarà l’eventuale pedaggio politico di questa operazione? Sul fronte veneto infatti è accesa da tempo la spia della tensione nei rapporti tra Pdl e Lega. Il motore potrebbe grippare. Il confronto nel centrodestra sulla candidatura per la Provincia è aperto da tempo. Con una speranza che alcuni ostentano come certezza. «Se questa volta non combiniamo stupidate - dicono alcuni responsabili del Pdl veneziano - ce la possiamo davvero fare». Il dato di partenza è l’esito, su scala provinciale, delle elezioni politiche di aprile scorso. I numeri. Nel Veneziano Pdl e Lega Nord hanno superato il 48 per cento dei voti, mentre l’Udc si è portato a casa il 4.7 per cento delle preferenze. Dall’altra parte, nonostante il Pd si sia confermato (con oltre il 32 per cento) il primo partito, il centrosinistra veneziano, considerando Italia dei Valori e Rifondazione si era fermato al 41 per cento. Primo turno. «Non c’è dubbio che la situazione ci è favorevole - spiega Cesare Campa, ex parlamentare di Forza Italia di lunga esperienza - ma la sinistra a Venezia non mollerà facilmente l’osso. Per noi sarà fondamentale andare con la Lega Nord già dal primo turno altrimenti, in caso di ballottaggio, sappiamo bene che sarebbe tutto molto più difficile». Vincere, uniti, al primo turno: così spunta il nome del «cavallo» su cui puntare, Renato Chisso. Ipotesi Chisso. E’ una questione di equilibri politici che si gioca su scala regionale. La riflessione che fanno alcuni esponenti del Pdl è: considerato che la Lega Nord vuole esprimere il presidente della Regione dopo Giancarlo Galan, far correre per la presidenza della Provincia di Venezia - con l’aiuto fondamentale del Carroccio già dal primo turno - l’uomo del Passante (forzista e galaniano di ferro) potrebbe essere la giusta mossa per bilanciare i pesi all’interno del centrodestra. Chisso potrebbe rappresentare l’uomo adatto e vincente. Alle elezioni regionali del 2005 portò a casa quasi 17 mila preferenze, un record imbattibile per il Veneziano. «Certo che se corresse lui...», si lascia scappare tutto contento il coordinatore comunale di Fi a Venezia, Alessandro Danesin. Prova di forza. Il ragionamento nato in casa Pdl non trova però sponda facile nella Lega, pronta a una prova di forza muscolare, fiera di alcuni sondaggi che nel Veneziano la danno oltre il 20%. «E’ un ragionamento che non può reggere», attacca velenoso Corrado Callegari, coordinatore provinciale del Carroccio: «Non mi pare proprio che alle precedenti elezioni, visto che Galan andava a palazzo Balbi, Forza Italia e An ci abbiano lasciato esprimere il candidato per Ca’ Corner». La Lega un candidato lo ha già. «E’ forte, è del movimento, e ha le capacità per vincere. In questa fase politica - aggiunge Callegari - siamo noi che abbiamo gli uomini giusti per vincere». E’ già spunta il nome della sindachessa di San Donà, la bionda Francesca Zaccariotto. Il Carroccio non ha certo paura di correre da solo, a rischio di perdere. «E’ un luogo comune - taglia corto Alberto Mazzonetto, consigliere comunale a Venezia - che insieme al Pdl vinciamo al primo turno». La Lega ha fatto i muscoli anche nel Veneziano e li mette bene in mostra. Tutti in pista. Altri nomi in ballo in area Pdl: Claudio Tessari, sindaco di Spinea, vicino a Forza Italia ma senza tessera in tasca. Ha già dato la sua disponibilità. «Sarebbe capace di conquistare voti nell’elettorato moderato - spiega un dirigente di Fi - ma paga lo scotto di essere praticamente sconosciuto nel Veneto orientale». Mario Della Tor, coordinatore provinciale di Fi. «Il mio nome? E’ stato messo in giro ad arte», dice lui. E ancora: Carlo Alberto Tesserin (consigliere regionale di Fi), Paolo Fontana (consigliere provinciale di Fi), e Bruno Bernardi, docente di economia a Ca’ Foscari.
L'interessato glissa: «Cosa farò? Resterò in Regione»

MESTRE. La candidatura alla presidenza delle Provincia? «Credo di essere più utile per il territorio veneziano continuando a lavorare in Regione». Renato Chisso glissa sulle indiscrezioni. Assessore, dica la verità: il Pdl la vuole candidare alla guida di Ca’ Corner. «Non commento le indiscrezioni. Dico solo che alla provincia in cui sono nato, ovvero Venezia, sono molto più utile se resto all’interno della Regione. E’ da qui che possono fornire il contributo più importante per il territorio lagunare. Di questo ne sono convinto. Poi ogni altra considerazione lascia il tempo che trova». Non ci vuole dire cosa farà da grande? «Ripeto, il mio posto è in Regione. Qui, come assessore alle Infrastrutture sto lavorando bene e voglio continuare a farlo. Stiamo facendo cose molto importanti per il territorio, in primis il Passante. E’ assurdo mettersi a discutere adesso delle indiscrezioni. La posizione a riguardo è molto chiara. Per la provincia in cui sono nato e in cui vivo, sono più utile se resto a palazzo Balbi». Ma allora sarà lei il dopo Galan... «Dopo Galan c’è solo Galan». (g.cod.)