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30.6.09

Gabriele Scarmuzza: a partire dall'emorragia degli iscritti, una diagnosi delle malattie del PD

la Nuova Venezia — 30 giugno 2009

Provincia, il tesseramento si ferma a 5 mila iscritti

MESTRE. Ds e Margherita, assieme, contavano in provincia 8 mila iscritti. Oggi, il Partito Democratico conta 5 mila iscritti. I dati, forniti dal coordinatore provinciale Gabriele Scaramuzza, rendono l’idea di un partito che con la fusione, ha perso iscritti.

«Colpa - dice Scaramuzza - di una attesa eccessiva per il via al tesseramento da parte della segreteria nazionale e di norme bizantine che costringono l’iscritto ad andare al circolo a farsi fare la tessera dal segretario mentre in passato era il segretario ad andar a casa delle persone. Capisco che in alcuni territori si possa temere una sorta di mercato delle tessere, ma da noi questi problemi mica esistono. E ci voleva maggiore libertà, che ci siamo presi con il pre-tesseramento».

Dei quasi 5 mila iscritti, tra il 20 e il 30 per cento sono persone che non hanno mai avuto la tessera di Margherita o Ds. Ora qualcosa cambierà sul fronte del tesseramento. Si muoveranno gli ex della Margherita che non si sono tesserati attendendo di vedere i risultati elettorali e che guardano all’Udc di Casini. Così come il fatto che si vada in autunno al congresso, spinge ad accelerare il tesseramento perché è vicino il 21 luglio, il termine indicato per ottenere la tessera del Pd ed avere il titolo per partecipare alle fasi congressuali non da spettatori senza diritto di voto.

E in attesa dei congressi nei 72 circoli veneziani, il dibattito politico si sposta nelle feste. Confermate per ora quelle di Zelarino e Campalto.

(m.ch.)

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la Nuova Venezia — 30 giugno 2009
«E' vero, il Pd è un partito malato»

Mitia Chiarin

MESTRE. «Il Pd non è morto ma sta abbastanza male». Venerdì scorso al Candiani, al seminario della Fondazione Pellicani, il politologo Ilvo Diamanti ha condotto una impietosa analisi dello stato di salute del Partito Democratico, dopo il voto di giugno per Europee e Amministrative. Dagli errori alla questione leadership. Un coro di consensi arriva dai dirigenti locali del partito. Ecco i mali del Pd secondo il politologo Ilvo Diamanti. Un partito che non sa dare risposte chiare su questioni centrali come sicurezza, immigrazione, costi della politica, economia e lavoro. Che non convince i delusi dal Pdl. E «che deve riprendere il rapporto con la società e formare una classe dirigente che sappia selezionare i migliori».

E dopo la sconfitta alle Provinciali, temi come la solitudine dei sindaci, segnalata anche da Cacciari, trovano d’accordo i dirigenti locali del Pd che guarda alle Comunali del 2010, ai congressi e alle Primarie del 25 ottobre per la scelta del segretario nazionale.

«Scontiamo l’assenza di posizioni chiare, l’eccessiva incapacità di andare a fondo su molte questioni - dice il coordinatore provinciale del Pd Gabriele Scaramuzza - il congresso non mi interessa se è un referendum tra Bersani e Franceschini, serve invece che questo appuntamento ci faccia fare davvero chiarezza sull’idea di paese che vogliamo». Scaramuzza vuole legare ai congressi di circolo il lavoro in vista delle Comunali 2010 e la scelta del candidato sindaco. Ne parlerà venerdì alla direzione provinciale chiedendo di avviare da luglio una serie di assemblee in tutta la provincia.
Centrale la questione della leadership. Lui, all’indomani della sconfitta di Zoggia, si è detto pronto a farsi da parte. «Priorità sono il rapporto con il territorio e gli amministratori locali e la scelta dei dirigenti migliori. Vanno fatti crescere coloro che non hanno solo i titoli di studio ma doti come dedizione, spirito di servizio, capacità di mediazione e sanno sporcarsi le mani».
Il capogruppo del Pd in Consiglio comunale, Claudio Borghello concorda con Diamanti: «La sua è la disamina più veritiera», dice, su un partito che fatica a valorizzare idee e persone. «A Venezia il segretario comunale è stato scelto tra tre candidati. Scaramuzza invece è stato eletto all’unanimità così come Zoggia è stato il candidato scelto con voto unanime. Se deve farsi da parte è perché incarna l’errore di tutti e non di pochi». Puntare sui giovani? Borghello è d’accordo ma ricorda la segreteria Veltroni in cui i «giovani vennero silurati e sostituiti in toto con un governo ombra invisibile di personaggi di non primo pelo».
Ai migliori, dopo il Lingotto, pensa Marta Meo della segreteria regionale Pd. «Esiste un partito sano e al congresso bisogna confrontarsi sulla volontà o meno di rinnovamento - dice - Per il Pd è indispensabile puntare sui migliori».
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25.6.09

Gabriele Scaramuzza: il PD impari dalla sconfitta


Il Gazzettino Mercoledì 24 Giugno 2009

Imparare dalla sconfitta, magari cambiando modulo e puntando sui giovani più promettenti. Non si tratta delle considerazioni postsudafricane del c.t. della nazionale di calcio, ma della linea programmatica esposta da Giovanni Scaramuzza, coordinatore del Pd della provincia di Venezia.
Secondo Scaramuzza, non è tutto da buttare. La sconfitta è l'esito di una sfida, nella quale il Partito Democratico ha saputo ridimensionare una débacle numerica che in molti – dopo l'accordo tra Zaccariotto e Udc – davano per scontata.
«Al primo turno – enumera Scaramuzza – il distacco era di 30mila voti, che potevano crescere, potenzialmente, fino ai 50mila grazie ai voti dell' Udc; invece la differenza è stata di sole 10mila preferenze. Questo grazie ad un grande lavoro di recupero basato su una presenza capillare sul territorio».
A bocciare il centro sinistra sono state le zone periferiche della Provincia, in primis Veneto Orientale e Clodiense. Secondo la dirigenza del Pd, in queste zone il risultato poco confortante è stato causato dallo scarso radicamento del Partito Democratico nel territorio. In quelle stesse circoscrizioni la Lega, invece, ha sfondato.
«La colpa – analizza Scaramuzza – è anche nostra. Il nostro messaggio non è passato; dobbiamo imparare a semplificarlo, a graduarlo sul territorio, ma senza banalizzarlo, visto che c'è già chi lo fa. Non dobbiamo seguire la Lega, ma distinguerci».
Il mea culpa dei Democratici parte da una considerazione: il Pd resta – nelle percentuali – il partito che ha ricevuto il maggior numero di preferenze in Provincia, mantenendo alte le percentuali nei centri più urbanizzati. Ha pagato dazio, invece, nelle realtà urbane limitrofe; anche per incrementare i consensi in terra nemica, il Pd sembra intenzionato a modificare la propria metodologia propagandistica, tornando a “sporcarsi le mani”, ossia: incrementare i comizi pubblici e moltiplicare gli appuntamenti nei luoghi di lavoro che oggi non hanno rappresentanza politica. Prosaicamente, tornare alla politica dei gazebo, a quella politica tradizionale troppo velocemente abbandonata e che, dati alla mano, ha invece premiato la coalizione avversaria.
Una volta cambiato modulo, si potranno inserire volti nuovi. Un cambiamento graduale della classe dirigente, che parta dai giovani coordinatori di circolo, molti dei quali sono ventenni.
Il Partito Democratico aspetta ora al varco la nuova giunta guidata da Francesca Zaccariotto, per la quale – a detta di Scaramuzza – si pronosticano tempi di spasimo e di immobilismo. «Non vorrei che in Provincia si ripetesse lo stallo che si sta vivendo in Regione, con Pdl e Lega impegnate – più che a legiferare – a misurare l'uno la forza dell'altra, in vista della prossima candidatura Presidenziale. Inoltre – profetizza Scaramuzza – a causa di questa situazione, la Zaccariotto sarà costretta a creare una Giunta di controllori, più che di collaboratori». Il Pd non prepara le barricate, promettendo invece un'opposizione attiva.

Marco Dori

24.6.09

Sconfitta di Davide Zoggia: Gabriele Scaramuzza pronto a dimettersi

la Nuova Venezia — 24 giugno 2009

Scaramuzza: «Sono pronto a dimettermi»

VENEZIA. «Il mio mandato è a disposizione». Non cerca scuse per la sconfitta, il segretario provinciale del Pd Gabriele Scaramuzza. E si dice pronto a dimettersi per aprire la discussione congressuale del Pd. Ma al tempo stesso suona la carica ai suoi.

«Abbiamo fatto un gran lavoro in queste settimane, non è bastato. Dobbiamo tornare sul territorio, ripartire dalle idee e dalle proposte. Insomma, non possiamo essere soltanto il partito che amministra, anche se questo lo facciamo sicuramente bene». La resa dei conti avverrà la settimana prossima, e il segretario ha già convocato la direzione provinciale allargata ai segretari di circolo del partito. Non c’è una vera e propria fronda all’attuale maggioranza. Anche se i malumori sono tanti. E vengono prima di tutto dagli sconfitti al turno di ballottaggio.

Ancora ieri, a mente fredda, Davide Zoggia ripensava a quei voti venuti a mancare in quelli che si consideravano territori «sicuri». A Scorzè, dove la battaglia per il sindaco è stata persa per pochi voti, alla Provincia ne sono mancati invece quasi duemila. A Martellago altra debacle imprevista, a Portogruaro la vittoria per il Comune non si è riflessa nei consensi a Zoggia, che anche qui ha perso circa 400 voti. La spiegazione? Un voto più politico che amministrativo rispetto ai comuni. Ma anche la scarsa capacità dei «quadri» e dei dirigenti locali del partito di ripotare alle urne quelli che avevano votato al primo turno. Falle numerose. Dovute secondo i vecchi militanti al fatto che «il nuovo partito non è radicato nel territorio». Ma anche alla scarsa convinzione con cui molti nel Pd avrebbero lavorato per sostenere Zoggia.

C’è anche chi mormora contro gli alleati, Rifondazione in testa. «Noi abbiamo fatto la nostra parte», replica il segretario provinciale Sebastiano Bonzio, «e se a Venezia abbiamo vinto è perché ci siamo anche noi. Dopo quattro anni passatti a lodare l’Udc abbiamo visto da che parte sono andati appena hanno potuto».

Ma intanto i quadri del Pd fanno i conti. «Stiamo studiando sezione per sezione», conferma Scaramuzza, «non per polemica ma per vedere dove intervenire». Così emerge che in alcune zone come Chioggia il crollo è stato maggiore del previsto. Un disastro nel Veneto Orientale, mentre a Venezia il centrosinistra regge. E in provincia il Pd resta il primo partito.

(a.v.)

23.6.09

Non bastano a Davide Zoggia le roccaforti di Mira e Venezia: la Zaccariotto prevale grazie a Chioggia e Veneto Orientale

CORRIERE DEL VENETO 23/06/2009
I numeri dei Comuni
Fortini e roccaforti Da Annone a Mira i record della sfida

VENEZIA — Se tutte le sezioni fossero state come la settima sezione di Venezia, che comprendeva i numeri di Castello dal 273 al 656, Davide Zoggia avrebbe vinto in carroz­za: 255 voti per lui, ovvero il 72,6 per cento, contro gli appena 96 per Francesca Zaccariotto. Idem nella nona sezione, sempre Ca­stello, numeri dal 980 al 1452: 157 voti (71 per cento) a 64. Peccato che però la neopre­sidente leghista abbia risposto con percen­tuali di quel tipo in tutto il litorale e il Vene­to orientale: è lì che si è giocato il sorpasso, comune per comune, per contrastare in provincia la Venezia «rossa». Basta spulciare i dati finali per confermare un'ipotesi più che attesa: Zaccariotto ha pre­so infatti il 72,6 per cento ad Annone Vene­to, il 68,9 per cento a Gruaro, il 68,1 per cen­to ad Eraclea, il 66,3 per cento a Cinto Caomaggiore. Una sfilza di vittorie clamorose, con percentuali che significano che l'hanno votata due elettori su tre. Percentuali «bul­gare» che addirittura trasformano in «nor­male» il 63,6 per cento della sua San Dona' di Piave, la roc­caforte che Zaccariotto gover­na e continue­rà a governare come sindaco, visto che — ed è stato uno dei punti di pole­mica della cam­pagna elettora­le — ha già di­chiarato che non mollerà la fascia di primo cittadino. Ma dall'altra parte della provincia anche Chioggia, seconda città della provin­cia per numero di abitanti, guidata dalla giunta di centrodestra di Romano Tiozzo, premia in maniera netta la donna forte del­la Lega, con il 61,6 per cento dei voti. A Zoggia resta Venezia, che con il 55 per cento si conferma un fortino difficilmente espugna­bile quando toccherà votare per il sindaco l'anno prossimo, e poi le classiche zone a vo­to prevalentemente di centrosinistra: Camponogara (57,4 per cento), Mira (56 per cen­to), Mirano (54,7 per cento), anche Spinea, dove però con il 53,3 per cento dei voti il presidente uscente prende meno del neosin­daco Pd Silvano Checchin (56,6). Addirittu­ra incredibile il voto disgiunto di Scorzè, do­ve mentre Giovanni Battista Mestriner vin­ce il ballottaggio di un soffio con il 51 per cento, Zaccariotto travolge Zoggia con il 59,4 per cento. E anche a Portogruaro la le­ghista batte l'uomo Pd, mentre il Comune ritorna nelle mani di Antonio Bertoncello.

A.Zo.

20.6.09

Votiamo Davide Zoggia, perché la provincia prosegua sulla strada dell'eccellenza

la Nuova di Venezia — 20 giugno 2009
Zoggia per proseguire sulla strada dell'eccellenza


Il voto è, certo, questione che riguarda in primo luogo gli elettori dei comuni e delle province in cui si vota, e nel Veneto, le province di Venezia, Belluno e Rovigo e il comune di Padova. Dopo l’esito delle europee e del primo turno delle amministrative, un’altra vittoria della destra peserebbe a lungo. E chiuderebbe molte dinamiche politiche, ancor più di quanto già non avvenga, soprattutto se la destra riuscisse a conquistare la provincia di Venezia e a riprendersi Padova.

Per questo il voto, che resta ovviamente di primaria competenza dei residenti, e che certo verte primariamente sulla questione dei governi dei territori, è anche un voto di portata generale. I voti veneziano e padovano più di altri. Chi ha a cuore il mantenimento e il rilancio di una dialettica sociale e politica più ricca dovrebbe preoccuparsi molto di un possibile en plein della destra veneta, della piena omologazione di città come Padova e di province come le tre in gioco a una linea che riassume ferreamente ogni confronto nel mero rapporto di potere tra Lega e Pdl e che trova, bossianamente, la quadra solo assecondando gli animal spirits dello sviluppo sregolato da un lato e consentendo le ronde dall’altro, solo per fare due tra gli innumerevoli possibili esempi di come Lega e Pdl si spartiscano le rispettive zone politiche e amministrative di influenza.

Avremmo, nel caso, una mappa bicolore del Veneto - il verde padano e l’azzurro berlusconiano, per dirla con Ilvo Diamanti - che sarebbe in realtà, nei fatti e nei contenuti, una mappa rigidamente monocolore. Una Padania con capitale imperiale - extraveneta - ad Arcore.
L’esito del ballottaggio veneziano, in un paese normale, sarebbe scontato. Davide Zoggia ha governato bene, lo riconoscono a volte i suoi stessi avversari più onesti. La provincia di Venezia in questi anni è tornata a scalare le classifiche dell’economia, della produzione, e dell’efficienza amministrativa: le annate del Sole 24 ore e le periodiche analisi sulla situazione sociale ed economica dei più diversi istituti sono a disposizione e chiunque lo può verificare. Ai dati dell’economia si possono aggiungere le politiche infrastrutturali e strutturali (specie nell’edilizia scolastica) e in campo ecologico: basti citare la rete ecologica che copre tutta la provincia, lo straordinario piano per il Vallone Moranzani, la svolta impressa su rifiuti ed energia a Fusina (un modello di valore europeo). Anche verso i punti di difficoltà, specialmente dal precipitare della grande crisi globale, la Provincia ha saputo agire concretamente, a cominciare da Porto Marghera (e sul tema del lavoro in genere).

E’ desolante, viceversa, sentir dire dalla candidata Zaccariotto che si adopererà per «aprire un tavolo». Il tavolo è spalancato da anni, e ciò che oggi manca è soprattutto il peso di un governo capace di trattare Marghera e la sua riconversione come grande questione nazionale. D’altra parte una (o uno) che dichiari di voler fare, contemporaneamente, il sindaco di una città come S. Donà e il presidente di una provincia grande e complessa come Venezia, al ballottaggio non dovrebbe neanche arrivarci, per palese inconsapevolezza del ruolo, o per vorace appetito di cariche.

Invece c’è, è in testa e ha anche avuto il soccorso dell’Udc. Il voto di due settimane fa è stato soprattutto frutto di vento politico generale, e quel vento ha portato Zaccariotto dov’è. Quello di domenica e lunedì sarà però un voto diverso. Si voterà per decidere se la provincia di Venezia finirà nelle mani di chi ha già annunciato che cementificherà perfino la gronda lagunare o se continuerà, con Zoggia, il profondo cambiamento che, pur in anni difficili, l’ha portata a nuovi livelli di eccellenza.

Gianfranco Bettin

18.6.09

Davide Zoggia con Dario Franceschini, da Mestre lancia il rush finale


Piazza Ferretto, Mestre, mercoledì 17 giugno 2009

Una sintesi del comizio elettorale in vista dei ballottaggi provinciali del 21 e 22 giugno (clicca sul simbolo di play per visualizzare i filmati)

L'intervento di Dario Franceschini





L'intervento di Davide Zoggia





http://www.partitodemocraticoveneto.org

15.6.09

Michele Carpinetti e i sindaci progressisti del Veneziano sono con Davide Zoggia

I SINDACI CON ZOGGIA


· ... perché conosce la nostra terra e i suoi problemi
· ... perché ha aiutato concretamente i nostri comuni
· ... perché ha ben governato nelle politiche scolastiche, del lavoro, della solidarietà
· ... perché solo con lui possiamo avere un vero federalismo fiscale, e ottenere il 20% Irpef · ... perché sarà davvero un Presidente “a tempo pieno”
· ... perché solo con lui potremo completare le opere pubbliche concordate per il nostro sviluppo sostenibile
· ... perché per le infrastrutture sovracomunali è importante avere un buon regista in Provincia, per tutelare il nostro territorio


PER TUTTO QUESTO INVITIAMO A VOTARE E FAR VOTARE PER DAVIDE ZOGGIA AL BALLOTTAGGIO PER IL PRESIDENTE DELLA PROVINCIA DOMENICA E LUNEDI’ 21 E 22 GIUGNO 2009


Michele Carpinetti - Sindaco di Mira

Daniela Contin - Sindaco di Fiesso D’Artico

Giampietro Menin - Sindaco di Camponogara

Antonio Gaspari - Sindaco di Dolo

Roberto Donolato - Sindaco di Campolongo M.

Giovanni Brunello - Sindaco di Martellago

Alessandro Quaresimin - Sindaco di Salzano

Gabriele Scaramuzza: contro le manipolazioni della Lega, il PD continua a parlare alle realtà parrocchiali

15/06/2009
Gabriele Scaramuzza, coord. PD provincia di Venezia
Una volta in più la destra veneziana che sostiene Francesca Zacariotto dimostra la sua reale natura menzognera. Ad onta delle dichiarazioni dei diversi suoi esponenti (primo fra tutti il capogruppo della Lega Alberto Mazzonetto, con un senso del ridicolo degno del migliore teatro dell’assurdo) nella mattinata di oggi nei Sagrati di alcune chiese della terraferma veneziana sono stati distribuiti quei volantini di cui la destra negava l’esistenza.
Distribuiti da appartenenti alla Lega nord e ad alcune formazioni neofasciste, e da alcuni ragazzini pagati per questa attività, i volantini sono comparsi privi del simbolo dei partiti: come dire, oltre che della faccia e della decenza, queste persone si sono spogliate finanche della loro dignità.
Ci spieghino ora i campioni della famiglia e del solidarismo cattolico dell’UdC come possano pretendere che i propri simpatizzanti diano loro retta quando annunciano di sostenere la coalizione di Francesca Zaccariotto, nei fatti un impasto della peggiore destra che eleva a valore e misura di condotta il disprezzo nei confronti dell’avversario, l’intolleranza, l’odio.
Spiace soprattutto che questa distribuzione sia stata fatta nei pressi delle realtà parrocchiali della nostra città, nelle quali con sincero spirito ecclesiale si rinnova, giorno dopo giorno, l’abitudine e la dedizione nei confronti dell’altro, e che tanta parte ha avuto e ha nel ricordare, a tutti noi, che obiettivo ultimo dell’impegno politico è la crescita delle nostre comunità civili, la loro umanizzazione, il loro essere spazio che accoglie e offre opportunità, alle famiglie, ai giovani, ai lavoratori.
A costoro continueremo a parlare in questi giorni, forti della bontà delle nostre proposte, della convinzione che nostro scopo non è disprezzare l’avversario, bensì ascoltare il cuore e la mente della nostra popolazione, per trovare le risposte alle loro domande di equità nel lavoro, di crescita e prosperità delle famiglie, di giustizia sociale.
Uff. Stampa

14.6.09

Per Davide Zoggia affidiamoci al porta a porta, senza curarci dell'UDC

Il Gazzettino Domenica 14 Giugno 2009
BLITZ DELLA SERRACCHIANI
Zoggia a Mestre punta sull’effetto Debora
«Dobbiamo convincere chi non è andato a votare»

«Che l’Udc appoggi la candidata della Lega non deve interessarci, noi dobbiamo pensare al nostro». Così ieri Debora Serracchiani, in un breve incontro con Zoggia e il suo entourage in piazza Ferretto a Mestre, in un Calice traboccante di gente. Stravolgendo la comune linea di pensiero del partito, la giovane segretaria del Pd di Udine, recentemente eletta al Parlamento europeo a suon di voti, raccogliendone in Friuli addirittura più di Berlusconi, si è dichiarata assolutamente non interessata alla scelta fatta dall’Udc rivolgendo piuttosto l’attenzione a quanti, tra i sostenitori del Pd, nella scorsa tornata elettorale si son tenuti lontani dall’urna.

«Non andare a votare significa consegnare la Provincia alla destra – ha cominciato – e noi non possiamo permetterlo perché è stata amministrata bene. Dobbiamo solo convincere la gente di questo, perché i dubbi non devono pesare su questo voto. Chi non andrà a votare stavolta sappia che non avrà scuse e non potrà lamentarsi».

Un discorso chiaro e schietto, il suo, sin dalla battuta in risposta agli elogi di Davide Zoggia dopo il risultato delle Europee: «Non sono sicura che proprio tutti siano rimasti soddisfatti dei miei risultati». Poco prima Zoggia aveva commentato una campagna elettorale nella quale «si è parlato di tante cose fuorché di problemi reali, mentre alla gente servono scuole sicure, mutui anche per i precari, tutela dell’ambiente, aiuti alle aziende e serie politiche per le donne. La presenza di Debora è fondamentale per ciò che rappresenta, per ciò che ha ottenuto e perché non è soltanto una speranza».

E la Serracchiani, interrompendo gli applausi non si è tirata indietro. «Non ci sono tanti giorni a disposizione – ha precisato – l’unica cosa da fare è armarsi di responsabilità per il futuro di questa Provincia. Vi chiedo di metterci le scarpe. Può anche darsi che ci sia qualche deluso, ma adesso è importante non lasciare campo scoperto, consapevoli che il rinnovamento del partito si fa anche sul territorio».

Nessuna preoccupazione dunque per l’accordo tra Lega e Udc a sostegno di Francesca Zaccariotto, cosa che invece aveva suscitato gli animi del Pd a livello provinciale, ma solo l’indicazione di effettuare un necessario lavoro porta a porta da qui al 20 giugno. «Mi auguro di tornare a Venezia, la prossima volta – ha chiuso Debora Serracchiani – non per lavoro ma per festeggiare con Davide Zoggia».

Daniele Duso

13.6.09

Gabriele Scaramuzza: facciamoci "Testimoni di Zoggia"

Il Gazzettino Sabato 13 Giugno 2009
SCARAMUZZA RIBATTE A DALLA TOR
«Loro sono ossessionati noi abbiamo le risposte»

(al.va.) «Loro hanno l’ossessione di battere il nemico, noi invece vogliamo risolvere i problemi di questa provincia». Gabriele Scaramuzza, coordinatore provinciale dell’Udc, ribatte a distanza al coordinatore del Pdl Mario Dalla Tor. «C’è una differenza radicale nell’approccio - dice Scaramuzza - loro hanno una preoccupazione ossessiva di scalzare il nemico, noi la convinzione di farci carico delle domande del territorio e di dare risposte credibili. Tanto che non ci siamo risparmiati non le scarpe, ma le parole per dare queste risposte».

Il coordinatore del Partito democratico indica le priorità da affrontare: «Lavoro, economia, famiglia, sicurezza, istruzione. Abbiamo letto nei giornali dell’impegno che si è assunto il patriarca di fronte alle rappresentanze dei lavoratori di Porto Marghera: in un momento in cui i diversi corpi sociali, le categorie, la chiesa, cercano di farsi carico del problema dei lavoratori noi siamo al fianco di questi attori». Quanto ai numeri, per Scaramuzza il Pdl e la Lega hanno poco da cantare vittoria: «Il Pd è sempre il primo partito a livello provinciale. Ed è anche questa constatazione a motivarci e a convincerci per il ballottaggio. L’altro giorno ho riunito i coordinatori di circolo e e candidati nei 36 collegi, dovevamo essere poco più di un centinaio, invece, spontaneamente sono arrivati tanti militanti: alla fine eravamo in 300. Tutti con una convinzione: noi vinceremo il ballottaggio. Vinceremo perché abbiamo un programma all’altezza, l’ambizione di avere idee e risposte ai bisogni del territorio». In quell’assemblea si è parlato anche di possibili allargamenti della coalizione e di un eventuale apparentamento con l’Udc: «Il Pd è favorevole, da parte nostra abbiamo dato il via libera a Davide Zoggia. Ma abbiamo anche puntualizzato: indipendentemente dall’apparentamento con l’Udc, noi ci attrezziamo a vincere. A prescindere».

Di qui al 21 giugno i militanti del Pd vestiranno i panni dei "testimoni di Zoggia": basta comizi, si farà il porta a porta. «Sappiamo che serve uno sforzo straordinario per riportare tutti al voto, vogliamo irrobustirci nell’area centrale e lavorare più di fino nel Veneto orientale e nel litorale - dice Scaramuzza - Lo faremo moltiplicando gli incontri con le categorie, i presidi nelle piazze, il porta a porta: i nostri militanti andranno fisicamente a bussare alle porte dei cittadini».

11.6.09

Provinciali, 1° turno: Davide Zoggia sfonda il 50% a Mira e Venezia

(clicca sull'immagine per ingrandirla)
la Nuova Venezia — 11 giugno 2009
Zaccariotto in 37 Comuni, Zoggia in 7
Mitia Chiarin

MESTRE. Trentasette a sette. L’esito delle elezioni provinciali disegna la nuova mappa politica del Veneziano. 37 le amministrazioni in cui ha prevalso la coalizione guidata da Pdl e Lega Nord che sostiene Francesca Zaccariotto. Sette invece i Comuni per Davide Zoggia, il candidato del centrosinistra e a tirare la volata è in particolare il capoluogo Venezia con oltre 68 mila voti. Ed è testa a testa in Riviera. Alcune amministrazioni, tra Miranese e Riviera del Brenta confermano i dati delle Politiche del 2008 e premiano la coalizione di centrosinistra e in particolare il Pd. Davide Zoggia, con il voto di sabato e domenica, vince la sfida con Francesca Zaccariotto a Spinea, Mira, Mirano ma vince soprattutto grazie al 50,46 per cento di consensi raggranellati nel Comune capoluogo: Venezia con i suoi oltre 140 mila elettori che sono oltre un terzo dei votanti (481 mila a livello provinciale) assicura più di 68 mila voti al candidato presidente che corre per il secondo mandato con l’appoggio dell’intero centrosinistra. Zoggia vince la sfida anche a Concordia Sagittaria, dove ottiene il 46,83 per cento dei consensi, e nella vecchia roccaforte «rossa» di Camponogara dove arriva al 45,17 per cento. Perde invece in un altro storico comune «rosso», Campolongo Maggiore dove Pdl e Lega per la Zaccariotto raccolgono più del 50 per cento dei consensi. Camponogara, dicevamo, premia Zoggia ma qui la vittoria è arrivata grazie ad una manciata di voti, 94 per l’esattezza che sono bastati comunque a far la differenza. Stessa situazione a Campagna Lupia: 52 voti in più per Zoggia che vince con il 45,71 per cento di consensi. Gli altri 37 Comuni della Provincia, con il Veneto Orientale in testa, hanno invece premiato la Zaccariotto.
Nelle Politiche del 2008 erano quaranta i partiti in cui il partito di Berlusconi aveva avuto la meglio godendo dei risultati della Lega Nord in Veneto Orientale e all’avanzata del Pdl nell’area di Chioggia. Un anno fa il partito di Bossi aveva ottenuto il 15 per cento a Spinea, al Senato; il 22 per cento a Noale, il 23 per cento a Scorzè. Nel raffronto con queste ultime elezioni, nella città dei Tempesta ad esempio il Carroccio avanza di oltre 2 punti. Il Pd che a Spinea nelle Politiche 2008 era andato oltre il 39 per cento si deve accontentare stavolta del 30 per cento, con quatto punti percentuali in meno. A Mira dove il partito di Franceschini un anno fa era oltre il 40 per cento la preferenza ora è scesa al 32,5 per cento. Zoggia si ritrova sconfitto nel suo Veneto Orientale, che sceglie in massa la contendente sindaco di San Donà. La città della Zaccariotto la premia con quasi il 59 per cento di preferenze e Jesolo, il paese che ha dato i natali a Zoggia, arriva a premiare la bionda concorrente con il 59,79 per cento. Anche un’altra città della Riviera, Dolo, premia la Zaccariotto ma anche qui torna il testa a testa tra candidati: qui la candidata di Pdl e Lega Nord vince per 124 voti. Le città in cui la Zaccariotto ottiene il numero più alto di consensi sono Annone Veneto con il 66, 38 per cento (che equivalgono però a 1471 voti), Gruaro (66,18) e Eraclea con il 65,38 per cento. Oltre il 50 per cento in un centro decisamente più abitato come Chioggia, che significa poco più di 14.500 preferenze.
Per Zoggia invece la percentuale più importante è quella di Venezia con il 50,46 per cento che significano oltre 68 mila preferenze e Mira con il 50,14% (altre 10.500 preferenze al candidato).

10.6.09

Davide Zoggia: un appello contro l'astensionismo per il ballottaggio del 21 e 22

Corriere del Veneto 10 giugno 2009

POLITICA

Provinciali, Pdl e Lega divisi sull'alleanza con l'Udc

Il Carroccio: «Apparentamento inopportuno». Zaccariotto e Zoggia, appello contro l'astensionismo

VENEZIA — AAA. A come apparentamento. A come astensione. A come Arcore, nel senso di patto tra Bossi e Berlusconi. Due giorni dopo il voto provinciale, sul ballottaggio tra Zoggia e Zaccariotto domina il fattore A. E se la cena tra il premier e il leader del Carroccio sembra aver facilitato le cose nel centrodestra, entrambi gli schieramenti si trovano sin d’ora a fare i conti con le alleanze future (più Zoggia) e con l’imperativo categorico di portare nuovamente tutti gli elettori al voto (più Zaccariotto). In mezzo gli elettori, che il 20 e il 21 si troveranno di fronte ad una consultazione esclusivamente amministrativa, in mezzo l’Unione di Centro di Ugo Bergamo che ieri è volato a Roma sia per questioni relative al Csm sia per incontrare Pierferdinando Casini e formulare assieme una strategia, in mezzo i trentamila voti che separano i due candidati. Pochi, tanti, chissà.

Dialogo diviso I 24 mila voti dell’Udc al ballottaggio fanno comodo, figuriamoci. Soprattutto alla coalizione di centrosinistra, impegnata a scalare la montagna dei 30 mila, anche a Pdl e Lega il cui elettorato tradizionalmente la seconda volta non va molto volentieri alle urne. I due schieramenti sono convinti dell’utilità di un dialogo con Bergamo, eppure in entrambi i casi c’è chi accelera e chi frena. Da una parte c’è Davide Zoggia che dice: «Tra noi e l’Udc c’è sempre stato un rapporto, il nostro percorso è lineare. Semmai è il centrodestra che fino a ieri li mandava a quel paese e ora cambia idea». Ma troviamo anche parti della coalizione, come Sebastiano Bonzio, segretario provinciale di Rifondazione, che raccomanda calma: «Quella dell’apparentamento con l’Udc — dice — è per noi una soluzione complicata. La politica non è un laboratorio ma un luogo in cui contano le idee e la capacità di amministrare». Più o meno lo stesso copione dall’altra parte dello schieramento. Con la candidata del centrodestra Francesca Zaccariotto che dice: «Apparentamento con l’Udc? Non ha grande importanza, l’elettorato di Bergamo difficilmente andrà assieme a Rifondazione, stare con noi mi sembra per loro una scelta naturale, forse non servono forzature». «Sì, sì — rincara il consigliere regionale leghista Daniele Stival — l’apparentamento è inopportuno, basta riportare i nostri a votare». Di un’altra opinione è invece Mario Dalla Tor, e con lui gran parte del Popolo della Libertà: «Abbiamo già parlato con Bergamo, deciderà lui se apparentarsi con noi o meno, personalmente però so che cosa mi ha risposto».

Sempre in tema di apparentamento c’è poi la questione sondaggi. Cose vecchie, chiaro. Che però contibuiscono a frammentare ancor di più le già poche certezze dei due schieramenti. In casa Pdl infatti sono più che certi: solo il venti per cento dell’elettorato dell’Udc seguirebbe la coalizione di Zoggia, mentre l’80 sposerebbe il matrimonio Pdl-Lega con l’Unione di Centro.

Tutti alle urne Al di là dei 24 mila voti dell’Udc che vedremo nei prossimi giorni se avranno o meno una casa, l’altra questione al centro del ballottaggio è quella dell’astensionismo che nel centrodestra sembra un po’ ridimensionata dal patto di mututo soccorso tra Bossi e Berlusconi. Il secondo turno in genere non raccoglie folle oceaniche e stavolta non dovrebbe certo essere la consultazione referendaria ad alzare la media. «Le prove di forza locali non hanno più nessun senso — attacca Daniele Stival — il 20 e 21 si va tutti a votare punto e basta». La frase in codice è rivolta in primo luogo al Pdl che potrebbe avere la tentazione di non motivare a sufficienza i suoi per sostenere Francesca Zaccariotto alla conquista di Ca’ Corner. «Balle» taglia corto l’azzurro Mario dalla Tor, «siamo già pancia a terra per sostenere il candidato di centrodestra». «Ci fosse stato l’amico Salvagno con la Zaccariotto al primo turno — replica Nereo Laroni — non sarebbe stato necessario il ballottaggio. Grave errore commesso dagli apprendisti registi del Pdl». Il segretario provinciale del Pd Gabriele Scaramuzza invece ci mette la maggior grinta possibile: «Tutti alle urne con orgoglio, ambizione e rabbia».

Già, perché il rischio astensionismo non sembra essere solo una questione di centrodestra. «Faranno fatica anche loro a riportarli tutti al voto — dice Alessandro Danesin, vice coordinatore del Pdl di Venezia Grande Città — sono finiti i tempi del Pci».

Due settimane di sfide Passati solo due giorni dal voto, i due candidati hanno già ricominciato una campagna che — soprattutto per Zoggia — sembra non finire mai. «Tornerò sul camper, incontrerò i cittadini — dice il presidente uscente — e spero anche Francesca Zaccariotto per poter parlare di programmi, cosa che non ha mai voluto fare. Ora si fa sul serio, e il voto è amministrativo, non più politico. La discussione si fa su cose concrete». Secca la candidata del centrodestra: «Sono tranquilla, 30 mila voti di differenza sono tanti e ce la possiamo fare senza troppi problemi». Rimpianti di non avercela fatta al primo turno? «Un po’ se penso alle 12 mila schede annullate. A pensar male si fa peccato ma...».

Massimiliano Cortivo
10 giugno 2009

9.6.09

Davide Zoggia al ballottaggio: continua la sfida

la Nuova Venezia — 9 giugno 2009
«Io favorito perché ora si parlerà di programmi»


VENEZIA. «Tra quindici giorni la partita sarà completamente diversa. Non ci sarà più il traino della politica. Parleremo di programmi e di amministrazione. Io sono disponibile fin da subito a un confronto pubblico con la mia avversaria». Superata la delusione del primo pomeriggio, quando a un certo punto sembrava addirittura che la Zaccariotto potesse farcela al primo turno, il presidente uscente Davide Zoggia incassa il risultato e passa al contrattacco.
Nella sede del suo comitato elettorale, nell’ex sede del Pci in piazza Ferretto, Zoggia si fa vedere soltanto a tarda sera. Per tutto il pomeriggio si è tenuto in collegamento con i suoi fedelissimi, Matteo Bellomo e Giuseppe Chaia, incollati al computer per seguire i dati che arrivavano molto lentamente dalla Prefettura. Per un paio d’ore la Zaccariotto è avanti di quasi 20 punti. Nello stato maggiore del Pd circola il panico. Una sconfitta al primo turno potrebbe essere diastrosa. Lentamente Zoggia risale. Man mano che arrivano i risultati dal comune di Venezia la forbice si restringe. Poi arriva la «botta» da Chioggia, Mira e la Riviera riequilibrano. Un’altalena da cardiopalmo. Alla fine il risultato si assesta. Zaccariotto avanti di sette punti, 30 mila voti più di Zoggia.
Ma la partita non è persa, gli dicono i suoi collaboratori. «Davide può farcela», lo conforta Massimo Cacciari. E il distacco può essere recuperato.
Zoggia, allora Lei si sente ancora in gioco.
«Altroché. Al ballottaggio la partita sarà completamente diversa, ne sono sicuro».
Ci sono 30 mila voti di differenza tra Lei e la sia avversaria. Se lo aspettava?
«Beh, vedendo i dati delle Europee di domenica sera poteva andare anche peggio. Ripeto, il voto per le provinciali ha risentito del fattore politico nazionale. Ma oggi è andata un po’ meglio».
In che senso?
«Parlo di numeri. C’è una piccola avanzata del centrosinistra rispetto alle Europee e invece c’è una flessione della destra, che ieri aveva il 50,1 per cento».
Come pensate di recuperare lo svantaggio?
«Parlando di programmi e non di politica, affrontando i problemi e le cose che interessano alla gente. Facendo capire che è necessario tornare a votare il 21».
Sono importanti anche le alleanze con gli altri candidati, a partire dall’Udc.
«Certamente. Siamo disponibili a confrontarci sulle questioni programmatiche con Ugo Bergamo e l’Udc, e con Vittorio Salvagno dei socialisti autonomisti. Ma ci incontreremo anche con Michele Boato. Ripeto, non per alleanze tattiche ma per parlare di programmi, di cose da fare insieme. Sono sicuro che troveremo un’intesa. Non mi pare che l’Udc abbia condiviso la politica della Lega».
Dunque il 21 giugno è possibile cambiare marcia.
«Ne sono sicuro. La partita sarà completamente diversa, ci sono in campo i candidati più che le forze politiche e i loro leader nazionali. Insomma, le nostre facce: bisogna parlare di cose concrete lasciando perdere gli slogan. Lo ripeto, sono pronto a confrontarmi da subito con la Zaccariotto sulle questioni programmatiche. Poi gli elettori decideranno».
Dalle urne è arrivata qualche sorpresa?
«Beh, dalle spiagge il dato è omogeneo, non molto buono. Anche a Chioggia abbiamo perso malamente. Credo che sia un voto che ha risentito molto della politica più che di ragioni amministrative. Stiamo valutando le contromisure da prendere. Ma abbiamo avuto anche buoni risultati. A Venezia il Pd resta il primo partito, Italia dei Valori sfiora il 10 per cento. Sono certo che il 21 giugno si giocherà una partita nuova».
Insomma non è andata malissimo.
«Direi di no. Soprattutto se guardiamo al disastro che c’è in giro per l’Italia».

Alberto Vitucci

5.6.09

Noi votiamo Davide Zoggia

la Nuova Venezia — 3 giugno 2009

«Io voto Zoggia», appello con 240 firme

Un appello con 240 firme della società civile veneziana per sostenere la rielezione a presidente della Provincia di Davide Zoggia, appoggiato da tutto il centrosinistra veneziano. A centrodestra invece ieri, brividi ieri pomeriggio per il tuffo tra gli squali della candidata di Pdl e Lega Nord, Francesca Zaccariotto. E’ andato tutto per il meglio.

In 240 pro Zoggia. Sono 240 i firmatari dell’appello al voto pro Zoggia. Molti i volti noti: Gino Strada, fondatore di Emergency; l’ex senatore Marino Cortese; il presidente della Lega Cooperative Fiorenzo Davanzo; il segretario della Cgil Sergio Chiloiro; l’imprenditore Roberto Magliocco; l’artista Luigi Gardenal e ancora il presidente di Actv Marcello Panettoni. E poi esponenti di associazioni sportive e di volontariato, docenti universitari, musicisti e professionisti. Una firma ciascuno, sotto lo slogan «Io scelgo il futuro», per sostenere il candidato del centrosinistra veneziano che ha come slogan «metto la faccia per il tuo futuro».

«Nel 2005 il nostro territorio è tornato ad essere il primo in ambito regionale per reddito procapite; la pagella ecologica di Legambiente ha indicato la nostra Provincia - si legge nel testo dell’appello - come una delle più attente a livello nazionale: tutti gli indicatori socioeconomici hanno segnato questa crescita e ne hanno attribuito il merito anche al ruolo di regia amministrativa esercitato dalla Provincia di Venezia. In questi anni la Provincia di Davide Zoggia ha saputo sostenere con determinazione la sfide della modernità portando tutte le componenti del nostro sistema territoriale ad essere protagoniste della crescita e dello sviluppo».

E in questo momento difficile, di crisi economica internazionale e di difficoltà sul fronte occupazione con la crisi della chimica a Porto Marghera e i contraccolpi per le famiglie, dicono i firmatari, «c’è ancora più bisogno di chi ha saputo governare le mutazioni e trasformare le differenze che sono presenti nel nostro territorio in una ricchezza e non in un limite o lacerazione sociale».

Il tuffo della Zaccariotto. «Meglio i pescecani veri di quelli che incontri in politica». Il candidato alla presidenza della Provincia di Venezia, Francesca Zaccariotto, ieri alle 16.05 si è immersa a Jesolo nella vasca dei voracissimi squali dello Zambesi allo Shark Expo di piazza Brescia. «Mamma, andiamo a casa», le ha detto il figlioletto Giulio, di 5 anni presente con il papà Giorgio Bonet. Ma lei era decisa. Ha indossato la muta e assieme all’esperto di squali Riccardo Sturla Avogadri che l’ha accompagnata nella vasca, si è tuffata pur non sapendo nuotare. Per la prima volta con maschera ed erogatore in bocca, ha dovuto prepararsi qualche minuto con Sturla e imparare a respirare con le bombole di ossigeno. Davanti alla vasca, terreo in volto, l’assessore jesolano Daniele Bison, suo amico, e esperto in rianimazione. E’ andato tutto bene e alla fine l’immersione è diventata una festa tra i curiosi e turisti che avevano acquistato il biglietto. Il ricavato degli incassi andrà infatti ai terremotati in Abruzzo. «Non avevo paura - ha scherzato la Zaccariotto- questi squali sono mangiatori di uomini, e io sono una donna. Dovrà aver paura qualche altro candidato». E infatti Davide Zoggia si tufferà nella stessa vasca domenica, quando andrà a votare nella sua Jesolo.

(ha collaborato Giovanni Cagnassi)

4.6.09

Elezioni Europee: la situazione nel nostro collegio

L’Unità 3 giugno 2009

Passaggio a Nord-Est a rischio per la pattuglia democratica
Collegio non semplice per Luigi Berlinguer, Salvatore Caronna e la novità Serracchiani
Campagna elettorale in un territorio che tiene dentro la «rossa» Emilia e il Veneto leghista



«Le difficoltà del Pd sono oggettive - ammette Caronna - ma il governo ha detassato gli straordinari in un momento in cui cala la produzione...». E Berlinguer fa visita agli studenti «cancellati» dalla Gelmini.

GIGI MARCUCCI
gmarcucci@unita.it

Appuntamento alle 11, all’Istituto Paolo Sarpi di SanVito al Tagliamento, dove si formano periti aziendali corrispondenti in lingue estere. Una figura professionale che rischia di scomparire, inghiottita dal nuovo regolamento che il ministro Gelmini ha presentato al Consiglio dei ministri. Luigi Berlinguer, ex rettore dell’Università di Siena, già ministro dell’Università con Carlo Azeglio Ciampi, nel ‘93, poi titolare della Pubblica Istruzione con Romano Prodi, oggi candidato al Parlamento europeo, la campagna elettorale la fa anche così. Percorre in un lungo e in largo un collegio che si estende da Rimini a Bolzano e da Trieste a Piacenza . «Alla ricerca di contenuti», spiega.

La circoscrizione dell’Italia nordorientale affianca la rossa Emilia- Romagna al Veneto in gran parte leghista, al Trentino Alto Adige e al Friuli Venezia Giulia. È una campagna elettorale in salita per il Pd, spiega Berlinguer, che cominciò a fare politica nel ‘52, come segretario della federazione giovanile del Pci sassarese. «Qui più che fare propaganda, devi concentrarti sui problemi». E così, alle 11, Berlinguer incontra una delegazione di insegnanti del Paolo Sarpi guidata dal preside Gianfranco Corradini e alla figura del candidato si sovrappone quella di presidente del Comitato interministeriale per la cultura scientifica e tecnologica.

OBIETTIVO EUROPEO Berlinguer concorda con Claudio Magris, secondo cui l’Europa sta agli europei come il tempo stava a Sant’Agostino: se non gli chiedevano cos’era, credeva di saperlo; se glielo chiedevano, non lo sapeva più. Una difficoltà che si fa sentire in Friuli Venezia Giulia, una regione che peraltro ha mandato pochissimi parlamentari a Strasburgo. Il vecchio Pci ne espresse solo uno, Giorgio Rossetti, eletto nell’84. Girando la terra del San Daniele, dice Berlinguer, percepisci le ragioni di quella lontananza. «Il controllo sui prodotti alimentari è sacrosanto, ma se i controlli diventano sette per ogni prodotto diventano troppi. Certo, la soluzione non viene dalla destra, che da queste parti è riuscita a far dimenticare la Serenissima e Marco Polo».

Salvatore Caronna è un’altra faccia del Pd nella stessa circoscrizione. Segretario regionale del partito in Emilia-Romagna, è stato uno degli artefici del successo di Sergio Cofferati a Bologna, alle Comunali del 2004. Considera eccessivo il trionfalismo della destra nel Nordest. «Certo, le difficoltà del Pd sono oggettive, ma il governo ha detassato gli straordinari in un momento in cui cala la produzione. C’è una distanza siderale tra ciò che queste realtà possono produrre e quello che la destra pensa e fa». Certo, non rassicura una centrosinistra che è riuscito a dividersi anche in città come Reggio Emilia, dove il Pdl oggi può permettersi di sognare il ballottaggio. «Ora l’importante è capire cosa è in gioco: costruire un’alternativa vera a questa destra», dice Caronna.

GIOVANI PROMESSE Debora Serracchiani il 21 marzo scorso, all’assemblea dei circoli Pd, rimproverò al partito di non riuscire a parlare con una voce sola. In questi due mesi la sua vita è cambiata. È terza nella lista per le europee,dopo Berlinguer e Caronna. Uno dei suoi slogan è scritto nei pieghevoli: «Semplicemente europea». L’altro lo ripete a voce: «Il Pd è una squadra». Quindi si va dove è necessario andare. Lunedì scorso è partita alle cinque da Udine, dove vive, alle 11 era a Piacenza per un caffè con sostenitori e giovani del Pd. Alle 14 era a Tortona, in provincia di Alessandria: fuori dal suo collegio, ma l’avevano chiamata, spiega il parlamentare Ettore Rosato, e la vita di un partito democratico non può esaurirsi nella ricerca di voti. Alle 17,30 era al banchetto del Pd a Trento, vicino a piazza Pasi, dove si svolge il Festival dell’Economia, pronta a partire per Avio e un altro incontro. Dice una signora: «L’ho vista a Ballarò, tenere testa a quelle fanatiche della destra. A me piace tanto ». Debora ha solo 39 anni e ne dimostra molti di meno. Ma non è una new entry della politica. Semplicemente fa politica in modo diverso. Basta guardare il suo sito, «Casaserracchiani », per capire che è diventata un punto di riferimento per la voglia di cambiamento. Nel 2003 è stata eletta consigliere di circoscrizione, nel 2006 consigliere provinciale. E ha continuato a fare l’avvocato: prima in uno studio associato, poi aprendone uno suo. Sembra incarnare il nuovo partito fatto di sezioni (pardon, circoli) ma anche di reti di contatti che si sviluppano on line. Una costruzione che per ora è rimasta a metà.

I Candidati
Sono tredici i nomi della lista del Pd

1) Luigi Berlinguer, capolista, già ministro dell’Istruzione
2) Salvatore Caronna, consigliere regionale e segretario del Pd Emilia Romagna
3) Debora Serracchiani, vice capogruppo al Consiglio Provinciale di Udine
4) Gabriele Frigato, coordinatore provinciale del Pd a Rovigo
5) Vittorio Prodi, europarlamentare uscente, fratello dell’ex premier Romano
6) Laura Puppato, sindaco di Montebelluna (TV)
7) Luciano Vecchi già parlamentare europeo-componente della presidenza del Partito Socialista Europeo
8) Saba Aluisio, lavoratrice della funzione pubblica a Venezia
9) Franco Frigo, segretario del Consiglio regionale del Veneto
10) Simona Caselli, direttore commerciale e sviluppo del Consorzio cooperativo finanziario per lo sviluppo
11) Silvio Gandini, sindaco di Legnago (VR)
12) Natalia Maramotti, avvocato e consulente sulle tematiche del lavoro e delle pari opportunità 13) Michele Nicoletti professore ordinario di filosofia politica-ricercatore in filosofia all’Università di Trento.