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26.3.13

PD veneziano verso il congresso


Nel Pd restano le divisioni Tutti vogliono il congresso

MESTRE C’è chi liquida il lungo dibattito di mercoledì sera con un «niente di che», chi si lamenta del fatto che «c’è stato un dibattito molto simile ad uno sfogatoio ma con pochissimo spazio per l’autocritica vera». La direzione provinciale del Pd veneziano di mercoledì sera, presenti circa 150 persone, e riunita all’auditorium di Favaro ha sancito una sola cosa, per il momento: occorre andare al più presto al congresso. Per le date dei congressi, la direzione nazionale si esprimerà il prossimo 4 maggio. Ma di fatto, già dalle votazioni per il presidente della Repubblica, le divisioni interne al partito di Bersani hanno anticipato lo scontro congressuale. E mercoledì sera, dopo giorni di tensioni, i parlamentari veneziani ne hanno discusso direttamente con la base e i dirigenti locali in una direzione provinciale affollata, presenti circa 150 persone, e contrassegnata da una lunga lista di interventi che hanno portato la chiusura del dibattito a dopo la mezzanotte. Un dibattito, che è solo il primo di una lunga serie. «Il Partito democratico va cambiato da dentro, senza scissioni. Adesso apriremo un confronto con tutti, con i vari circoli e con la nostra gente e ci si preparerà ad un congresso che però non deve assolutamente dimenticare i problemi reali del paese», avverte il coordinatore provinciale e deputato Michele Mognato. E continua: «Enrico Letta, chiamato a fare un governo, va sostenuto ma è evidente che serve chiarezza perché uno degli errori evidenti è stato che durante l’elezione del presidente della Repubblica c’è stato chi, dentro il Pd, ha pensato bene di eleggere il segretario del partito». «Si è discusso fino a tardi ma il confronto è stato meno complicato di quel che temevo», aggiunge il senatore Pierpaolo Baretta, «ed è emersa la consapevolezza, nelle differenze delle posizioni, della complicata fase che stiamo vivendo. Quindi restiamo tutti dentro il partito, senza stracciare vesti e tessere, ma bisogna fare chiarezza perché solo in questo modo questo partito resta unito. E i punti di discussione a mio avviso sono tre: se siamo luogo o soggetto politico; se siamo un partito riformista o antagonista e il rapporto tra democrazia diretta e rappresentativa. Da questi temi, non se ne esce senza discutere». «Nella base è evidente il disorientamente e l’arrabbiatura per come sono andate le cose e il messaggio chiaro che è uscito è solo uno: quello di andare subito al congresso», tagia corto il coordinatore comunale Claudio Borghello. 
Mitia Chiarin 

18.3.13

Anche a Venezia il PD tenta il dialogo col M5s


Prove di dialogo tra Pd e Cinque Stelle

Nessun parlamentare o rappresentante del Movimento Cinque Stelle si è presentato, ma il sasso, almeno, è stato gettato. Ieri mattina attorno alle 10, iscritti e simpatizzanti, si sono presentati al “Palco” in piazzetta Toniolo, chiamati a raccolta dalla sede provinciale del Pd, per presentare i cosiddetti “Otto punti per un Governo di cambiamento”. Un modo per lanciare un ponte tra Pd e Movimento Cinque Stelle, parlamentari di una e dell’altra sponda. Presenti all’appello Michele Mognato, segretario provinciale del partito di Bersani, alla sua “prima volta” tra i banchi romani, il capogruppo in Comune Claudio Borghello, ma anche il vicesindaco, Sandro Simionato diversi esponenti, giovani e meno, del partito. Al primo posto del programma di governo, la “necessità di conciliare la disciplina di bilancio con investimenti produttivi”, di seguito le “misure urgenti sul fronte sociale e del lavoro”, la “riforma della politica e della vita pubblica”, “la lotta alla corruzione e il falso in bilancio”. Inevitabilmente però, si è finiti col parlare del Movimento Cinque Stelle, del significato del voto, dell’eliminazione del finanziamento pubblico ai partiti, tema tanto caro a Grillo. C’è chi ha chiesto più chiarezza sulla legge elettorale e persino la rinuncia ai rimborsi della tornata. I grillini hanno fatto sapere a Borghello, che la loro mancata presenza è stata dovuta al fatto che i loro parlamentari erano ancora impegnati a Roma. Insomma, non un rifiuto di dialogo, ma un’impossibilità dettata dalla contingenza. Presidenti Camera e Senato? «Sono entusiasta», ha commentato il vicesindaco Simionato, «due straordinarie persone che alzano il livello della discussione di questi giorni, mi piacciono entrambi». Accordo con i grillini? «Un passo alla volta, come dice Bersani, è giusto che si colgano, in ogni caso, i fermenti della società». «Il voto ci è servito», ha detto Mognato tirando le fila dell’incontro, «è stata una lezione, adesso bisogna costruire una proposta vera di cambiamento». In merito ai finanziamenti ai partiti, Mognato si è detto favorevole ai contributi volontari. E sul voto di Camera e Senato: «Si tratta di una scelta molto bella, sono due persone che hanno dimostrato nella loro esperienza di poter assumere il ruolo che gli è stato affidato, ed hanno da subito posto la questione del futuro del Paese, dimostrazione che l’Italia Bene Comune vuole davvero cambiare e gli otto punti vanno in questa direzione». Accordo con i grillini? «Abbiamo lanciato una piattaforma e siamo qua per confrontarci su occupazione, sanità, scuola, diritti civili». «Noi abbiamo chiuso la campagna al Toniolo» spiega Borghello, «i grillini al Palco, quello che volevamo fare venendo qui era gettare un ponte, che è difficile nel quotidiano proprio perché manca una rappresentanza formale Ci hanno risposto, è già qualcosa». (m.a.)

9.3.13

PD Venezia verso gli Stati Generali


Stati generali del Pd per decidere la rotta

Stati generali del Pd per aprire una riflessione sulla rotta che dovrà prendere il partito. A proporli, giovedì sera nella riunione del direttivo provinciale, è stato il segretario Michele Mognato. L’incontro è stata la prima occasione per il principale partito della città di aprire la riflessione sull’esito del voto, e di ragionare sulle prossime elezioni amministrative (a San Donà e Martellago, dove si vota con il doppio turno; e a San Stino di Livenza e Pianiga) con il rischio che, per dirla con le parole di Mognato «il voto politico vizi il voto amministrativo». Che poi vuol dire cercare di parare l’ondata d’urto del Movimento 5 Stelle, che alle politiche è riuscito a imporsi come primo partito in mezza provincia e mezza città. 

«Gli Stati generali di dopo Pasqua» dice Mognato «saranno due giorni con tutti gli eletti per aprire una riflessione profonda per parlare di che partito vogliamo essere e di che progetto abbiamo per il nostro territorio. Sarà l’occasione, in attesa del congresso, per parlare anche con più libertà, per riflessioni che non siano viziate da appartenenze. Intanto in questi giorni dobbiamo uscire dai circoli e aprirci al territorio, organizzare assemblee come abbiamo già fatto a Marghera». 

E proprio in vista del congresso provinciale - previsto in autunno ma la cui convocazione è strettamente collegata a quanto accadrà a Roma - resta incerto il futuro di Mognato, che potrebbe dimettersi subito, o portare il partito al congresso. 

Tra gli interventi più critici quello di Rodolfo Viola: «Per noi è stata una sconfitta perché in Veneto non siamo riusciti a intercettare il disagio che si è espresso per Grillo. C’è una voglia di politica che dobbiamo capire, e che ci doveva portare, ad esempio, a fare le primarie aperte». E in vista delle amministrative la questione è «complicatissima. Cosa succederà se ci troveremo, per esempio, al ballottaggio con Grillo?». 

In molti temono l’effetto Mira. Per Marco Stradiotto, il cui intervento è previsto nel prossimo direttivo «avevamo il leader, ma è mancata la squadra. Il Pd è troppo agganciato alle regole e non fa più politica, dobbiamo fare tutti un esame di coscienza». (f.fur.)