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29.6.08

Giaretta sul Dpef presentato da Tremonti

la Nuova Venezia — 29 giugno 2008

"TREMONTI FUORI TEMA"

Paolo Giaretta (*)
segretario regionale del Pd Veneto

Il Partito democratico sbaglierebbe se si facesse prendere da una sorta di ansia da prestazione nel cercare affannosamente di dimostrare le inadempienze del nuovo governo. Credo vada usato il buon senso di molti elettori (anche del Pd), che pensano: è appena stato eletto, lasciatelo lavorare.
Invece di dare dei giudizi generali (per quelli c’è ancora tempo) possiamo e dobbiamo però, noi dell’opposizione, dare un giudizio sui fatti che già si sono realizzati. Il Documento di programmazione presentato dal ministro Tremonti e i primi elementi della manovra finanziaria consentono di farci un’idea precisa di ciò che ci attende nei prossimi anni. Il Dpef è molto diverso da quello presentato nel 2001: allora una analisi sbagliata della realtà, molta presunzione, politiche dannose per il Paese che furono alla base del fallimento di quelle ricette; oggi vi è un approccio più responsabile, analisi più condivisibili. Ma dietro un (anche) piacevole stile letterario occorre riconoscere che le cifre del Dpef non nascondono la realtà, e si dimostra ancora una volta che tra il dire e il fare della politica della destra c’è sempre un mare molto grande.
Mi limito a due aspetti - fisco e federalismo - che sono stati da noi al Nord due elementi fondamentali della campagna elettorale. Ci sarà tempo per una critica più complessiva dell’impianto generale, per la mancanza di politiche di sostegno dello sviluppo.
A noi del centrosinistra il mondo imprenditoriale ha sempre contestato l’insostenibile peso fiscale. Bene. Tremonti ci dice chiaro e tondo che quell’insostenibile peso sulle spalle delle imprese resta invariato. Pressione fiscale nel 2008 43%, nel 2011 43,1%. Si vede che per gli imprenditori le tasse messe dal centrodestra sono più simpatiche di quelle messe dal centrosinistra, resta il fatto che l’Ires non diminuisce, il gettito degli studi di settore non si abbassa, il «cuneo fiscale» resta tal quale. Non meglio va per le famiglie. Aliquote invariate, inflazione programmata doppia di quella reale, e cioè una pesante tassa occulta da pagare per i lavoratori dipendenti, cui si aggiunge l’effetto «fiscal drag»: reddito nominale più elevato per effetto dell’inflazione, più tasse pagate, meno reddito reale disponibile. Il tema fisco familiare così agitato in campagna elettorale scompare dall’orizzonte del programma fiscale di Tremonti: i cattolici hanno votato, si ripasserà la prossima volta. Intanto le famiglie, le giovani coppie che vorrebbero mettere su famiglia a fare figli, si arrangino. Gli interventi sull’Ici hanno riguardato solo la fascia più elevata di reddito, quelli sugli straordinari agiscono su una platea troppo limitata.
Federalismo fiscale. Ci sarà un disegno di legge in ottobre. Bene. Se ci sarà, se sarà coraggioso, se saprà dare attuazione a quella forte innovazione costituzionale in senso federalista che il centrosinistra introdusse nella Carta costituzionale con il parere favorevole di tutte le Regioni, non mancherà il nostro consenso, in particolare dei parlamentari veneti del Pd. Il problema è che intanto, in attesa di quel domani, si prendono dal portafogli delle Regioni e dei Comuni l’enorme cifra di 8 miliardi di euro. Quale federalismo si potrà fare, se intanto si impoveriscono in modo così violento le autonomie esistenti? Non siamo contrari ai tagli della spesa pubblica improduttiva. Il problema è che se si pensa di ridurre la spesa utilizzando lo stesso sistema del taglio indifferenziato usato nel 2001-2006, è facile prevedere quello che succederà: si avrà lo stesso fallimento che ci fu allora, con un aumento della spesa pubblica corrente di otre due punti del Pil. Il ministro Tremonti, invece di licenziare la commissione per la Spesa pubblica presieduta dal professor Gilberto Muraro, farebbe molto bene a seguire le proposte avanzate dalla commissione, che consentirebbero, se ben applicate, di veder ridurre radicalmente il costo dei servizi prestati dalla pubblica amministrazione, non compromettendone la qualità. E’ un po’ più difficile, ma val la pena di tentare.
Non dirò qui delle politiche che mancano per lo sviluppo. Faccio solo un esempio: 300 milioni di euro tolti dai fondi per l’innovazione, messi dal governo Prodi per il sistema della piccola e media impresa che vuole competere, per darli alla azienda statale decotta Alitalia. Se l’avessimo fatto noi, mi par già di vedere le pagine di «Libero» e della «Padania», le proteste dei nostri piccoli imprenditori... Per il momento mi limito ai due aspetti della tassazione e della fiscalità locale. Sono dati e sono fatti. Si è detto in campagna elettorale una cosa e se ne è fatta un’altra. L’opinione pubblica può incominciare a giudicare.

23.6.08

Riunione di segreteria provinciale: echi sulla stampa

Il Gazzettino 22 giugno 2008
(al.va.) «Diciamo che dovranno esserci delle addizioni, sicuramente non sottrazioni». Gabriele Scaramuzza adotta il gergo aritmetico per spiegare come si comporterà il centrosinistra alle elezioni del prossimo anno per il rinnovo dell'Amministrazione provinciale: ammesso e non concesso che le Province vengano mantenute (dell'abolizione nelle aree metropolitane il Governo comincerà a discutere solo il prossimo settembre), si ripartirà dall'attuale coalizione che amministra a Ca' Corner.
Ossia l'Unione, anche se il nome dell'Unione - troppo legato all'esperienza governativa nazionale di Romano Prodi - non sarà usato. Dunque, tutti di nuovo assieme, dal Pd a Rifondazione, dai Verdi (sempre che non confluiscano nel Pd ) all'Italia dei valori, dal Pdci ai socialisti. L'invito, semmai, è di allargare.
Di questo Scaramuzza e gli altri quindici componenti della segreteria provinciale del Pd hanno parlato ieri in una lunghissima riunione. Il coordinatore ha riferito l'esito degli incontri avuti con gli altri partiti, ha detto che il giudizio sull'amministrazione Zoggia è «unanimemente positivo», nessuno ha messo in dubbio la coalizione. Da quella, dunque, si riparte, semmai allargandola ad altre formazioni "espressione della città civile".
E anche se proprio dall'interno del Pd erano giunti inviti a convocare le primarie per scegliere il candidato presidente, nessuno - né il Pd il cui regolamento non prevede le primarie per gli "uscenti", né a quanto pare gli alleati - mette in discussione Zoggia.
L'attuale presidente di Ca' Corner è stato semmai invitato a partecipare la settimana prossima a una riunione della segreteria del Partito democratico «per condividere le riflessioni politiche e l'agenda di lavoro». Entro luglio, poi, la direzione provinciale del Pd dovrebbe dare un mandato a Zoggia, già da candidato presidente, «per svolgere un confronto politico sia dentro il partito che con le forze civile e sociali del territorio».
Il lancio ufficiale della candidatura di Zoggia e della sua coalizione è previsto per settembre.
Confermato, intanto, il rinvio a luglio dell'assemblea dei delegati comunali per l'elezione del coordinatore cittadino del Pd . Due le date ipotizzate: il 7 o l'8 luglio. Ma prima di chiamare al voto i 180 delegati veneziani e mestrini verranno fissati i termini e le modalità delle candidature: se ne riparlerà lunedì in una riunione della segreteria provinciale. Difficile, però, che già lunedì si trovi anche un accordo politico sul candidato che, da accordi, in questo caso spetta all'ex Margherita.

22.6.08

Nasce la Direzione nazionale del PD: 7 i veneti

la Nuova Venezia — 22 giugno 2008
Sette i veneti eletti nella squadra della direzione nazionale del Pd

PADOVA. E’ di sette membri la squadra veneta eletta nella direzione nazionale del Partito Democratico. La squadra è composta dal rodigino Gabriele Frigato, dall’imprenditore Massimo Carraro (che è stato inserito nel listino delle venti personalità indicate direttamente dal leader del Pd Walter Veltroni), dalla deputata trevigiana Simonetta Rubinato, dalla parlamentare padovana Margherita Miotto, dal deputato veneziano nonché ministro alle Infrastrutture del governo ombra Andrea Martella e da altri due deputati eletti in Veneto, Federica Mogherini e Francesco Tempestini.
La nuova direzione è stata votata venerdì dall’assemblea nazionale del partito riunitasi a Roma. «Con questa assemblea mi auguro si sia conclusa la fase costituente, in cui il partito è stato molto concentrato sulle questioni interne, e che si inizi a guardare ai tanti problemi del Paese che aspettano soluzioni e proposte - ha commentato il senatore Paolo Giaretta, segretario regionale del Partito Democratico veneto -. A questo punto parte finalmente il tesseramento, che consentirà di creare anche nei territori la rete dei militanti. Per il Veneto, il prossimo appuntamento importante è a metà luglio, con l’approvazione dello Statuto da parte dell’assemblea regionale, con cui verranno completate le regole per il pieno funzionamento del partito».

21.6.08

Coordinatore PD Venezia: 6 per una poltrona

Il Gazzettino 21 giugno 2008
(al.va.) Cinque evidentemente non bastavano, così è arrivato il sesto: sei potenziali candidati per la poltrona di segretario comunale del Partito democratico veneziano. Il sesto in questione è Andrea Causin, il consigliere regionale eletto nel 2000 nella lista civica di Massimo Carraro, poi passato alla Margherita, recentemente scelto da Walter Veltroni a far parte dell'esecutivo nazionale del Pd con la delega agli enti locali, ruolo che però è venuto meno dopo la formazione del governo ombra.
Il nome di Causin era circolato anche al momento della scelta del nuovo capogruppo a Palazzo Ferro Fini, incarico poi affidato al padovano Giovanni Gallo. E adesso Causin è nel toto-segretari del Pd veneziano. A proporlo sarebbe stata l'ala degli ex ppi, visto che su Andrea Degan - uno dei cinque inizialmente in corsa assieme a Claudio Borghello, Alessandro Maggioni, Massimo Venturini e Danilo Corrà - non si riesce a trovare condivisione.
Il problema di Causin, però, è che non fa parte dei 180 delegati eletti lo scorso febbraio: ergo, per eleggerlo servirebbe una deroga al regolamento, ammesso ovviamente che su di lui le varie anime dell'ex Margherita - e naturalmente gli ex Ds - si mettano d'accordo.
La situazione, in realtà, è di stallo: Laura Fincato, soprattutto dopo la decisione del sindaco di Mira Michele Carpinetti di buttare fuori dalla giunta il vice Paolino D'Anna, non intende mollare e preme ancor di più per Borghello; Maggioni, in quanto espressione della lista Letta, resta in corsa; idem Corrà (l'unico che si è formalmente autocandidato) e idem Venturini (peraltro ricercatissimo in questi giorni di Heineken Festival con la caccia al biglietto per i concerti).
Per trovare un'intesa era stato ipotizzato il neo deputato, ex sindacalista, Pier Paolo Baretta. Adesso l'ala dei popolari sta meditando di chiudere la partita con Causin. Di certo vi è che i 180 chiamati al voto non si riuniranno, come era stato garantito, entro giugno: ormai non ci sono più i tempi tecnici per convocare l'assemblea dei delegati per la prossima settimana, facile che tutto venga rinviata alla seconda settimana di luglio.
La data dovrebbe essere decisa oggi dall'esecutivo provinciale convocato dal coordinatore Gabriele Scaramuzza, anche se buona parte della riunione rischia di essere monopolizzata dal caso Mira.

18.6.08

PD provinciale: al varo le tessere d'iscrizione

la Nuova Venezia — 15 giugno 2008
Arrivano i primi iscritti al circolo Pellicani
In piazza Ferretto ieri il circolo di Mestre Centro del Partito Democratico ha organizzato la festa del tesseramento. Prosecco e patatine fritte sono stati offerti al gazebo dove si raccoglievano le adesioni al circolo più centrale della terraferma, che ha sede il circolo intitolato a Gianni Pellicani. Spazio che il partito cerca di preservare, nonostante l’alto prezzo dell’affitto.
In piazza Ferretto per l’occasione sono arrivati tanti volti noti della politica cittadina. Dal presidente della Provincia Davide Zoggia al prosindaco Michele Mognato, assieme al coordinatore provinciale del Partito Democratico Gabriele Scaramuzza e a Delia Murer. In due ore, dalle 17 alle 19, sono state raccolte, spiega il coordinatore Mauro Martignon, 56 adesioni a cui si devono aggiungere quelle dei componenti il coordinamento del circolo. In tutto quindi sono state firmate 66 tessere del Pd provinciale.
E’ stato uno dei momenti di maggior visibilità della campagna di tesseramento che il Pd provinciale ha deciso di lanciare in anticipo rispetto alle scelte del partito a livello nazionale. Sono state stampate 5 mila tessere, distribuite ai vari circoli del territorio. Dopo Altobello e Favaro, ieri è stata la volta di piazza Ferretto. Tra la gente che ha scelto ieri di iscriversi al Pd anche l’architetto Guido Zordan, «padre» della nuova piazza. E poi tanti giovani e donne. Il costo dell’iscrizione al partito, 20 euro, prevede che la quota maggiore resti ai circoli, mentre solo una piccola parte andrà al provinciale.
«E questo è un ennesimo segnale di novità», spiega Scaramuzza. Tra la gente che ha affollato il gazebo del Pd, c’è chi ha tirato un sospiro di sollievo. «Per fortuna che il Pd è presente in piazza, così non c’è solo la Lega», ha detto una signora. A pochi metri di distanza infatti un altro gazebo, quello dei partiti del Pdl, ha raccolto firme a sostegno del referendum contro il nuovo campo sinti in via Vallenari.
(m.ch.)

13.6.08

Il Rancore: alle radici del malessere del Nord

la Nuova Venezia — 13 giugno 2008

Pd a lezione da Bonomi per decifrare il Nord

Declinare la propria identità, nell’epoca della fine degli «ismi». Massimo Cacciari non ha dubbi a indicare al Partito Democratico la strada da percorrere in futuro, e lo ha fatto in occasione della presentazione del libro «Il Rancore» di Aldo Bonomi che si è tenuta mercoledì sera nella sala del Laurentianum di Mestre.
Un appuntamento organizzato dalla struttura regionale del Pd su iniziativa di Marta Meo, fornendo però una serie di spunti interessanti. Il volume di Bonomi sembra destinato a diventare «un libro di testo» del Pd per decifrare la questione settentrionale. «Queste elezioni hanno rappresentato una svolta», ha infatti sottolineato Cacciari, protagonista della serata assieme allo stesso Bonomi e al segretario veneto del Pd Paolo Giaretta, in un confronto moderato da Nicola Pellicani, capocronista della Nuova. «Se ne è andato quello che è stato per anni il collante del centrosinistra, l’antiberlusconismo, come dall’altra parte è finito l’anticomunismo. A questo si aggiunga che l’elezione di Alemanno a sindaco di Roma porta alla fine anche dell’antifascismo. A questo punto il Pd deve trovare la forza di declinare la sua identità, non basta definirsi democratici. Se poi pensiano solo a imitare il centrodestra, siamo spacciatti, il nostro vero obiettivo deve essere sfidare i processi di globalizzazione».
E’ toccato poi a Bonomi raccontare il suo libro, che è accompagnato da un sottotitolo che dice molto dell’approccio metodologico dell’opera, ovvero «alle radici del malessere del Nord». Bonomi ha iniziato con una battuta, inquadrando il manifesto di Giulio Tremonti una sorta di «impauriti di tutto il mondo unitevi» che riecheggia il motto marxiano contenuto ne «Il Capitale». Bonomi ha poi enucleato tre tipologie di soggetti presenti al Nord, ovvero gli spaesati, gli stressati e gli orfani del «fordismo», lanciando un invito al Partito Democratico, ovvero quello di affrontare la sfida di un sistema politico diventato sempre più «bavarese».


Maurizio Toso

10.6.08

E' Massimo Calearo il cordinatore dei 23 parlamentari veneti

la Nuova Venezia — 10 giugno 2008
"Calearo coordina i parlamentari Pd"

PADOVA. Massimo Calearo è il coordinatore permanente dei parlamentari veneti del Pd. Obiettivo della nomina, avvenuta con un’elezione plebiscitaria a Roma, è dare efficacia e forza all’opposizione dei 23 parlamentari veneti.
Una scelta di apertura e cambiamento - come spiega Giaretta: «Abbiamo scelto un uomo di economia, che veniva eletto per la prima volta in parlamento come segnale di apertura alla società civile, nella speranza che apra gli occhi a noi vecchi sulle novità della politica».
«Siamo un partito nuovo di nome e di fatto - sostiene l’imprenditore vicentino - che ha deciso di lasciare davvero spazio alle risorse provenienti dalla società civile. Ci incontreremo una volta al mese, in una provincia sempre diversa, per stare a stretto contatto con il territorio, ascoltare gli amministratori e i cittadini».
Una segreteria a Roma coordinerà i lavori dei parlamentari veneti: «Aspettate e vedrete» sfida Calearo. Primo appuntamento lunedì 30 giugno, a Vicenza, ultimo capoluogo espugnato dal Pd in Veneto. «Principale obiettivo è rappresentare il territorio - ha spiegato il senatore Paolo Giaretta, segretario regionale - perché rappresentando gli interessi del Veneto facciamo un servizio a tutto il Paese. La nostra, come abbiamo già mostrato in questi primi mesi, non sarà un’opposizione pregiudiziale, ma innovativa. Vorremmo dire più “sì” che “no”, ma i “no”, quando servirà, ci saranno, pur sempre accompagnati da motivazioni e da proposte alternative».
Tre i temi su cui si concentrerà il lavoro di opposizione: la lotta alla “burocrazia inutile”, con l’avvio di un osservatorio regionale sulla «pressione burocratica», a partire dallo snellimento dei tempi d’attesa per l’approvazione degli strumenti urbanistici; la lotta alla cattiva spesa pubblica e la promozione di leggi che premino il merito e l’equità sociale.
Sebbene «sia ancora presto per dare un giudizio sull’operato del governo» Giaretta, pur applaudendo la nomina di tre ministri veneti, non si sottrae ad una valutazione sui primi provvedimenti dell’esecutivo: «Vediamo avallate scelte che impoveriscono il territorio, andando in senso contrario alla realizzazione del federalismo fiscale, come l’abolizione dell’Ici non accompagnata da una compensazione certa, che sta creando problemi gravissimi ai Comuni veneti - spiega - quel provvedimento taglia 400 milioni di euro di risorse ai Comuni per le politiche sociali e dei trasporti. Sarebbe stato meglio rendere l’Ici deducibile, perché così si otteneva un vantaggio per i cittadini senza intaccare quel po’ di federalismo fiscale che c’è».
E se il governo ombra solleciterà il federalismo con una propria proposta, il Pd a livello locale intende sostenere la rivolta dei sindaci: «Il sistema di trasferimento ai comuni non è più accettabile perché non c’è attinenza con il territorio - prosegue il segretario del Pd - la strada di una maggiore autonomia tracciata dai sindaci è dunque quella giusta, anche se il 20% di Irpef non è sostenibile per i conti pubblici».
Prioritario anche il tema della sicurezza. «Siamo d’accordo su norme che servano ad assicurare la sicurezza ai cittadini, anche perché per nove dodicesimi il decreto Maroni riprende i contenuti del decreto Prodi - conclude il leader del Pd veneto - Ma ci auguriamo che non prevalga la propaganda, mi riferisco al reato di immigrazione clandestina, su cui non sappiamo ancora cosa deciderà il governo. Di certo non si può pensare di ottenere risultati intasando carceri e tribunali. Voglio ricordare però che sicurezza non è solo combattere la microcriminalità, ma anche debellare la grande malavita economica. Impedire le intercettazioni significa lasciarle campo libero, e dunque non fare nessun servizio alla sicurezza dei cittadini».
Infine, quanto al candidato del Pd per la Regione Giaretta commenta: «Se ne parlerà l’anno prossimo, con le primarie».
(s.zan.)

8.6.08

Villaggio Sinti a Venezia: l'esecutivo provinciale del PD prende posizione

Il Gazzettino 8 giugno 2008
IL DOCUMENTO
L'esecutivo provinciale del Pd unanime: «Una scelta di civiltà, intelligente e lungimirante, per una città solidale»

«Per una città solidale, libera, accogliente e sicura». Questa la sintesi del documento approvato all'unanimità dall'esecutivo provinciale del Partito Democratico di Venezia a sostegno della costruzione del villaggio Sinti.
«La città di Venezia ha scelto, tramite gli organi rappresentativi delle volontà popolari, - si legge - di costruire il nuovo villaggio sinti di via Vallenari, destinato a ospitare le famiglie oggi insediate nel terreno distante poche centinaia di metri e assolutamente inadeguato. Si è trattato di una scelta di civiltà, intelligente e lungimirante, giacché fatta nei confronti di una comunità di cittadini italiani, da molti decenni residenti nella città, i cui capifamiglia sono lavoratori regolari, le cui figlie e figli frequentano ogni giorno le scuole del territorio, che ha scelto di mantenere gli stili e le pratiche di vita della sua millenaria cultura di appartenenza. Si è trattato di una scelta che consentirà a coloro che abiteranno nel nuovo campo di fruire dei servizi essenziali, come luce, acqua, gas pagandone il corrispettivo insieme a un canone di locazione, come ogni buon cittadino è chiamato a fare. Abbiamo assistito in questi giorni alla più radicale e incomprensibile strumentalizzazione a soli fini partitici, fatta da persone che nulla hanno a che fare con la nostra Città, e che si sono rifiutate, il 2 giugno, di rendere omaggio alla Repubblica e alle Istituzioni democratiche che la incarnano. Abbiamo guardato con stupore allo squallido balletto di questi giorni, con alcune forze politiche tese a contendersi la primogenitura della protesta allo scopo di guadagnare qualche riga o qualche minuto in più sugli organi di comunicazione. Soprattutto, siamo sgomenti di fronte alla generalizzata criminalizzazione nei confronti di una comunità. È esistito un tempo buio, nella storia europea, in cui interi popoli e culture sono stati oggetto di discriminazione solo perché diversi. Questa Nazione, questa Città hanno scelto di lasciarsi alle spalle quel tempo affidandosi alla Costituzione della Repubblica, che all'art. 3 stabilisce che "tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzioni di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali". Sosteniamo con forza e convinzione le scelte e le prese di posizione che in questi giorni il Sindaco di Venezia, la Giunta, le forze sociali e associative hanno assunto, con intelligenza e responsabilità. Deploriamo l'atteggiamento di quanti, a partire dal Presidente del Consiglio Comunale, non hanno saputo essere all'altezza del loro ruolo istituzionale preferendo l'esercizio della mera appartenenza di parte».

Al via le feste del tesseramento provinciale

la Nuova Venezia — 08 giugno 2008
Altobello, il Pd fa festa con gli iscritti Stampate le prime cinquemila tessere

Tessere provinciali in attesa di quelle nazionali. Ieri per la prima volta gli iscritti ad un circolo del Pd hanno avuto tra le mani la tessera del loro nuovo partito. La novità è stata testata in piazzale Madonna Pellegrina alla festa del tesseramento del circolo Piave-Altobello.
«Rispetto alla direzione nazionale del partito che avvierà il tesseramento da settembre, a Venezia abbiamo deciso di anticipare la campagna del tesseramento», spiega il coordinatore provinciale del Pd Gabriele Scaramuzza. Sono state così stampate le prime 5 mila tessere e ieri è iniziata la distribuzione. Saranno sostituite una volta che arriveranno quelle nazionali, da settembre.
In piazzale Madonna Pellegrina, oltre a Scaramuzza, c’era il prosindaco di Mestre, Michele Mognato e il coordinatore del circolo, il consigliere comunale ed architetto Carlo Pagan. E’ la prima delle tante feste del tesseramento che nel giro di 40 giorni saranno organizzate nei 74 circoli della Provincia. «Il nostro è un circolo aperto - spiega Pagan - abbiamo invitato tutti alla nostra festa, che è la prima del territorio, e visto che operiamo in una zona importante della città, che va dalla stazione al centro di Mestre, intendiamo occuparci anche di problemi concreti e vogliamo diventare un punto di riferimento per i cittadini».
Le feste proseguono. Oggi appuntamento a Carpenedo-Bissuola; sabato 14 tocca a Mestre Centro e domenica 15 a Favaro Veneto.
(m.ch.)

4.6.08

Giovanni Gallo nuovo capogruppo del PD in Regione Veneto

la Nuova Venezia — 04 giugno 2008
"Gallo eletto capogruppo del Pd"

VENEZIA. Tra i due litiganti il terzo gode. Adesso è ufficiale. Così, nella contesa che ha rischiato di far appassire quel che resta della Margherita, alla fine l’ha spuntata l’ex diessino Giovanni Gallo. Padovano, 53 anni, al secondo mandato in consiglio regionale Gallo succede ad Achille Variati, eletto sindaco di Vicenza lo scorso aprile.
Gallo di fatto se ne esce indenne e rafforzato da una buriana che ha visto contrapposte le diverse anime della Margherita. Zitto zitto, con il basso profilo che lo contraddistingue, Gallo ha quindi avuto la meglio sul padovano di lunga esperienza (presidente della Regione un quindicennio fa) Franco Frigo ed il mestrino Andrea Causin, fioroniano chiamato direttamente da Veltroni nella costituente del Pd.
Ad un passo dallo strappo, nell’incapacità di scegliere tra l’uno e l’altro il Partito Democratico ha quindi ricucito puntando su Gallo eletto con voto plebiscitario: «Credo che sia una scelta dettata dalla volontà di garantire una certa continuità al lavoro svolto fino ad ora - sostiene il neo capogruppo che prima era vice di Variati - ora si tratta di riprendere l’attività forti di un lavoro di squadra in cui ciascuno sarà chiamato ad esprimere le sue potenzialità all’interno di un impegno complessivo».
Ancora da definire invece il vicecapogruppo che verrà verosimilmente pescato tra gli ex Dl. Intanto questa mattina il Pd si incontrerà per mettere a punto la strategia di partito in vista della seduta di consiglio in programma per il pomeriggio. «Quanto al vice ci ritroveremo per discuterne come già successo per l’elezione del capogruppo, ma senza particolare fretta» garantisce Gallo.
Intanto, oggi prende ufficialmente servizio in consiglio regionale il vicentino Claudio Rizzato, al posto di Variati. L’avvicendamento tra i due consiglieri è il primo punto all’ordine del giorno della seduta di consiglio. Rizzato, 53 anni, dirigente della Regione, è stato responsabile regionale del Welfare per i Ds. Già eletto consigliere nel 2000, era rimasto fuori per un soffio nel 2005.
L’aula proseguirà poi i lavori con l’esame del collegato alla legge finanziaria, in discussione già dal 22 aprile scorso: il provvedimento stabilisce alcune modifiche alla legge urbanistica regionale e nuove norme in materia di edilizia residenziale, mobilità e infrastrutture. Ma il calendario del consiglio è fitto e prevede un centinaio di provvedimenti tra i quali la proposta di legge popolare per potenziare l’informazione sulle possibili alternative all’aborto e la modifica dei confini dell’Ulss 16 di Padova con il distacco del comune di Legnaro dall’Ulss 14 di Chioggia-Piove di Sacco.
(s.zan.)