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15.5.12

Elezioni Amministrative 6/7 Maggio 2012: un'analisi del voto


Federico Bettin - responsabile organizzazione Giovani Democratici del Veneto

15/05/2012 Padova

Analisi tornata amministrativa e sguardo all'Europa

Le amministrative che si sono tenute giusto lo scorso weekend avevano un sapore profondamente politico: erano la prima tornata elettorale dall'incarico al governo Monti, caratterizzato da insolite e contingenti maggioranze e minoranze. Leggerlo solo come un voto legato ai candidati territoriali è un esercizio di equilibrismo che francamente ci si può risparmiare.
Nell'analisi che seguirà si confronteranno le percentuali delle ultime elezioni regionali con quelle di questa tornata amministrativa, prendendo in considerazione solamente i 26 comuni capoluogo. Si dovrà quindi tenere conto della presenza delle liste civiche, che nelle tornate amministrative erodono consenso ai partiti che partecipano alla coalizione.


PDL  
Il partito del'ex Premier crolla dal 28.8% al 11.6%: paga sicuramente la disillusione del suo
elettorato che per un ventennio ha atteso politiche sempre decantate ma mai attuate. A questa disillusione ha sicuramente contribuito anche l'eredità del passato esecutivo Berlusconi II, che non ha saputo fronteggiare la situazione di crisi, fino all'epilogo di fine 2011. Da allora, il PDL ha provato a ritagliarsi un profilo più istituzionale, nella speranza di recuperare un consenso che già si percepiva chiaramente perduto, ma a quanto pare questa speranza si è confermata vana. Quello che era stato il suo punto indiscusso di forza, ossia un leader carismatico, che aveva personificato il partito in sé stesso, è diventato anche la sua zavorra, perchè è un peso di cui non ci può liberare: è il rischio dei partiti personali, ossia il cambio della guardia spesso è inefficace in quanto nel momento in cui si realizza il partito cessa di essere.


LEGA
Probabilmente il crollo più vistoso, in maniera particolare in quanto avviene dopo un trend di ascesa continua. Si passa infatti dal 16.5% al 2.72%: una vera Caporetto! Il dato di una delle città simbolo dell'amministrazione leghista, Verona, conferma le difficoltà della Lega: la vittoria schiacciante di Tosi avviene con la Lega che si ferma al 10.7% e l'alleata Lista Civica – Per Verona che fa man bassa raggiungendo il 37.2%. A questo si sommi che Tosi è proprio il candidato leghista che con grande fiuto politico già da tempo si è dissociato dal partito.


Dal punto di vista programmatico si consideri che quello che è stato uno storico cavallo di battaglia, quello della sicurezza, non è stato più ripresentato dato che le tematiche economiche ormai fanno da padrone della scena.
Un tema che invece tiene banco è quello della critica all'attuale classe politica e la Lega qua aveva deciso di puntare, dopo la caduta del Governo Berlusconi, cercando di dare un'immagine di forza nuovamente popolare e pragmatica, più preoccupata di stare tra la gente che nelle stanze dei bottoni romani. Questo obiettivo non è stato raggiunto, e qua molto ha contato di sicuro lo scandalo sui fondi del finanziamento pubblico, ma certo molto ha anche pesato l'altisonanza di una forza che, improvvisamente, si trovava a rapportarsi con i cittadini come se fino a qualche giorno prima al governo non ci fosse stata.
Nel Nord, unica area di riferimento, inoltre forte è la delusione per il mancato federalismo e in genere di tutto ciò che la Lega aveva promesso per il bene del Nord e che non c'è stato.
Probabilmente la Lega proverà a ricominciare da zero, dalle amministrazioni locali, cercando nel frattempo di capire le sorti del PDL, unica forza che sembra possa essere interessata ad un'alleanza, ma certo anche qua è tutto molto in salita.


UDC-TERZO POLO
La coalizione centrista guadagna rispetto a due anni fa, se infatti l'UDC resta pressochè stabile, dal 4.8% al 5.0%, si deve aggiungere circa un 3% totale dato da FLI e API (non presenti alla passata tornata elettorale di riferimento), oltre all'MPA che si attesta al 2.3%. Le recenti dichiarazioni di abbandono del progetto “Terzo Polo”, nonostante un risultato positivo, si possono spiegare solamente con una delusione per un progetto che si credeva capace di assorbire in particolare il malcontento degli elettori delusi del PDL, un bacino potenzialmente interessato dal progetto di una forza moderata che, talvolta, ha cercato di lanciare segnali anche verso chi era rimasto, affascinato prima, e deluso poi dalla visione della rivoluzione liberale berlusconiana.


PD
E' il mio partito, mi si permetta di spendere anche qualche parola dovuta alle sensazioni che in questo ultimo periodo ho avuto. Qualche mese fa, all'inizio dell'esperienza montiana, sebbene credessi nella giustezza della decisione del sostegno, avrei scommesso su una forte contrazione del consenso. I motivi sono molti, forse su tutti quello che abbiamo un elettorato molto esigente, che già è molto critico quando al governo ci siamo solo noi, figurarsi quando si sarebbero dovute prendere decisioni di forte mediazione con forze politiche che chiaramente con noi poco hanno da spartire.
Detto ciò, quando vedo che la contrazione in termini percentuali è stata solamente dal 27.8% al 16.3%, ossia quello che circa è assorbito dalle civiche (le liste del centro-sx, tolti i maggiori partiti, ossia IDV, PD e SEL fanno infatti il 13.9%) e che siamo il primo partito nel Nord rimango molto sorpreso. Nel Sud invece i risultati sono più modesti, qua va fatto un particolare e serio “mea culpa”; veniamo infatti da situazioni che hanno messo a dura prova la pazienza del nostro elettorato e solo per citarne alcune ricordo l'esperienza amministrativa da poco terminata a Napoli, la discutibile scelta di sostengo alla Giunta Lombardo e le primarie perse in Puglia.
Tornando al quadro complessivo, sebbene sia cosciente che il periodo che da qua va a fine anno sarà il più pesante, dalla questione esodati alla perdita di posti di lavoro, dall'aumento dell'IVA fino al pagamento dell'IMU, ribadisco che per ora sono sostanzialmente soddisfatto dei risultati sopra riportati.
Mi è stato insegnato però anche di guardare con molta attenzione ai voti in termini assoluti (oltre che percentuali), e qui la situazione si fa più delicata, e certamente la forte astensione influisce molto. Se guardiamo i dati da questo punto di vista anche noi abbiamo perso del consenso, molto meno di altri certamente, ma non si può e non si deve far finta di nulla. Credo seriamente che siamo un partito che molto si mette in discussione, che dedica molto tempo all'elaborazione politica, caratteristiche queste che molto raramente vedo in altre realtà. Non dobbiamo aver paura di uscire con le nostre idee, tanto che questa esperienza ci ha insegnato che il nostro elettorato capisce le situazioni ed è pronto ad ascoltare. Talvolta ci preoccupiamo troppo di esser chiari e precisi nel
presentare le nostre posizioni, ottenendo come effetto contrario un alone di scarsa chiarezza che questo si che ci penalizza sul serio. Bisogna tornare a mettere la politica al centro, ma contemporaneamente anche a essere più intransigenti verso comportamenti che mortificano, spesso anche troppo, l'ottimo lavoro di molte persone.


MOVIMENTO 5 STELLE
Certamente la novità della tornata elettorale: sono passati da un comunque importante 4.8% ad un 7.0% che conferma un trend di rapida ascesa.
Sono profondamente convinto che la loro rete locale non sia così radicata (un esempio, non è uno particolare, è un trend diffuso: a Verona il PD prende il 14.8% e i primi due candidati della lista hanno 1850 e 921 preferenze, il Movimento 5 Stelle con il 9.5% ha i primi due con 225 e 201 preferenze) ma certamente si sta facendo un forte lavoro anche con candidati competenti e con voglia di spendersi, che se continuerà potrebbe portare ad una realtà capace anche di stabilizzarsi.
É un movimento che soffre di molte patologie che ho già descritto essere tipiche del PDL (leader carismatico che costruisce un partito a sua immagine e dipendenza) e rischi annessi, e che sta lanciando molti messaggi di forte populismo (dagli ambigui segnali sull'immigrazione, all'eurofobia, solo per citarne alcuni) che ormai anche la Lega stessa, fino a poco tempo fa, riproponeva con sempre maggior cautela. Sempre in analogia alla prima Lega rifiuta il confronto, volendo sottolineare contemporaneamente il distacco dai partiti tradizionali, che si realizza in un distacco dai posti e dalle consuetudini degli stessi.
Questi paragoni tuttavia ci devono indurre a non snobbare questa formazione, lo si fece appunto con i due esempi di qualche riga sopra, e poi questi sono diventati attori primari della vita politica di questo paese negli ultimi vent'anni. In particolare non dobbiamo sottovalutare il sentimento di cui si fa valvola di sfogo, l'antipolitica di cui si fanno da tramite si vince solamente con comportamenti più attenti e trasparenti.


LE ALTRE FORZE E IL QUADRO POLITICO ATTUALE
Dal punto di vista globale i dati danno una netta vittoria alle forze di centro-sx, ma sono risultati amministrativi, a livello parlamentare in numeri non cambiano, sebbene queste forze ora godano di una maggiore autorevolezza.
Un altro dato importante è che i partiti tradizionali che si sono opposti al Governo Monti, sia l'IDV che quelli extra-parlamentari, non hanno avuto il ritorno elettorale che si aspettavano, anzi i voti di dissenso, quando ci sono stati, sono andati a rimpinguare le fila del Movimento 5 Stelle o quelle dell'astensionismo. Risulta quindi evidente, e questo deve destare preoccupazione, che i partiti tradizionali non sono più in grado di intercettare il dissenso.
Questa protesta che sta montando, unita al fatto che la forza di maggior peso parlamentare nella maggioranza ha subito un tracollo di consensi, certamente influenzeranno la futura attività parlamentare. Difficilmente questo andrà ad influire, almeno nell'immediato, nella durata del governo: il PDL si trova in un forte stato di disorientamento, andare a votare adesso, con il partito in questo stato, significherebbe il certificato di morte anche a livello nazionale; eventuali manovre di modifica del partito richiedono un po' di tempo. Di certo si potrebbero sempre più andare a modificare i rapporti tra le forze politiche e le priorità nelle azioni.
Partendo dalle priorità, per tentare di arginare il fenomeno “Grillo”, si darà sempre più spazio alle riforme che dovrebbero arginare l'antipolitica (ed in questo contesto si inserisce anche l'approvazione in Commissione del taglio del 50% della rata di luglio dei finanziamenti ai partiti proposta inizialmente dal PD). É probabile che queste misure posticipino una serie di questioni che altrimenti avrebbero avuto la priorità, su di tutte la riforma del mercato del lavoro.
In particolare su quest ultimo tema, nonostante in Commissione al Senato il clima fino ad ora sia stato collaborativo, probabilmente il PDL aumenterà la sua opera di presa di distanze attraverso i suoi maggiori dirigenti nei mezzi stampa, e difficilmente questo potrà non avere effetti negativi sulle tempistiche e sulla qualità della discussione.
Il progetto di riforma costituzionale invece temo sia ora su un binario morto, è infatti richiesta una prima votazione entro maggio, ma vista la delicatezza del tema e il nuovo ordine di priorità, è difficile che il clima sia adatto ad una discussione tanto delicata quanto interessata ad avere ampie convergenze.Più margine c'è invece sulla questione della riforma elettorale, anche perchè si è già arrivati ad uno stadio maturo del confronto, unica vera e forte difficoltà può essere quella che molti partiti stiano ripensando al loro futuro, e questo potrebbe indurli a temporeggiare per capire quale sistema elettorale si adatta meglio ad eventuali nuove esigenze.


UNO SGUARDO ALL'EUROPA
Che la situazione greca fosse particolarmente difficile era già noto e altrettanto annunciato era il crollo dei due partiti dell'uscente maggioranza. Il quadro particolarmente frammentato, condito dall'ascesa di formazioni che di democratico hanno poco, probabilmente porterà e elezioni immediate, e bisogna esser seriamente preoccupati da un'eventuale conferma o addirittura aumento del consenso verso queste forze fortemente reazionarie.
Tuttavia c'è un dato politico più ampio, ovunque nascono forze di profondo dissenso e trainate da un forte e pericoloso populismo, in Francia si chiama Front National, in Grecia in particolare Alba Dorata.
Il risultato è un'Europa che appare stanca e ormai rassegnata, che invece che investire in una maggiore unità e unione d'intenti agisce in maniera totalmente scoordinata e irrazionale, comportamenti questi che aumentano solo la possibilità che stato dopo stato si salti come birilli.
É proprio da qui, dal livello europeo, che i partiti devono cominciare le nuove politiche, è da questa dimensione, fino ad ora spesso snobbata o comunque poco esplorata che possono partire quelle misure che possono finalmente ridare slancio al (speriamo non troppo) Vecchio Continente.