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30.11.08

Una lista territoriale alleata del PD in Veneto: per una "lega democratica" contro il Carroccio

Il Gazzettino 30 novembre 2008

«In Veneto deve nascere una Lega democratica alleata del Pd»

Il senatore Giorgio Tonini: «Al Nord possiamo tenere testa al Pdl ma per vincere ci serve un partner con il peso del Carroccio»

Roma - NOSTRA REDAZIONE

Per battere il «doppio» del centrodestra (Pdl e Lega), il Pd ha bisogno di un altro giocatore al Nord, una specie di «Lega democratica». È l'opinione del senatore Giorgio Tonini, membro della direzione nazionale del Pd e responsabile dell'area Studi e Ricerca, considerato «vicinissimo» al leader Walter Veltroni.

Da Chiamparino, a Cacciari, a Dellai in tanti invocano il «partito territoriale». Come rispondono i vertici del Pd?

«La discussione è aperta, a partire da un dato sotto gli occhi di tutti: al Nord esiste un problema di consenso per il Pd. Ne siamo ben consapevoli. Come siamo ben consapevoli del fatto che, a livello globale, si sta chiudendo una fase trentennale caratterizzata dall'egemonia del pensiero neoconservatore. Lo dimostrano la radicalità della crisi innescata da questa egemonia e la vittoria di Obama negli Stati Uniti. È quindi tempo di fare politica e di scommettere sull'innovazione, anche organizzativa».

Considerate la territorialità una risorsa o un limite?

«È una condizione indispensabile per affermare i nostri valori. Gli obiettivi programmatici acquistano forza e significato solo con il radicamento nella società e nel territorio».

Al dunque, è pensabile «una struttura autonoma da Roma» con ampia facoltà di decidere?

«Bisogna riflettere, ma forse può aiutarci l'esperienza trentina, che conosco in presa diretta. All'inizio pensavamo di costruire un partito autonomo con nome e simbolo propri che si confederasse con il partito nazionale, tant'è vero che alle primarie dell'anno scorso abbiamo votato solo per il segretario nazionale. Poi si è scelta una strada diversa: affiancare al Pd "autonomista" che abbiamo fatto nascere in Trentino un partito tipicamente territoriale come l'"Unione per il Trentino" di Dellai».

Lo ritiene uno schema valido per tutto il Nord?

«Se - e sottolineo il se - dovessimo trarre un insegnamento dal caso di Trento, il modello da seguire sarebbe quello di una partita di tennis col "doppio". Al Nord il Pd ha che fare, al di là della rete, con due avversari: il Pdl e la Lega. Con il Pdl siamo assolutamente competitivi, ma non possiamo battere da soli due tennisti. A Trento è sceso in campo il "doppio" e abbiamo vinto».

Vi aspettate un bel «dritto» dal partito di Chiamparino e Cacciari?

«Nei loro interventi vedo la giusta preoccupazione per il radicamento territoriale, ma a volte sembra di capire che tutto si risolverebbe spaccando il Pd in tre parti: Nord, Centro e Sud. Non mi pare una buona idea, soprattutto perché il Nord è una realtà plurale e si rischia di sostituire al centralismo di Roma quello di Milano. Secondo me dovremmo innanzitutto costituire un coordinamento del Nord, come luogo nel quale discutere con il partito nazionale, e poi, visto che non incombono elezioni generali, provare a sperimentare soluzioni che partano dal basso. In alcune realtà può bastare una più marcata autonomia del Pd regionale. Per esempio in Piemonte: il Pd a Torino sfiora da solo la maggioranza assoluta. Altrove, e forse è il caso del Veneto, si potrebbe seguire il modello del Trentino e vedere se è possibile trasformare l'arcipelago di liste civiche ed esperienze territoriali in un embrione di "Lega democratica". La discussione va portata avanti senza chiusure da parte di Roma, ma anche senza innamorarsi di formule solo apparentemente risolutive».

Allora perché vietare ai democratici lombardi di chiamarsi «Pd della Lombardia»?

«Se i garanti hanno detto di no, è forse perché non potevano dire di sì. Se servono modifiche statutarie che rendano possibile l'accentuazione dell'autonomia, ben vengano. Peraltro lo Statuto del Pd prevede addirittura "patti confederali" tra il partito nazionale e partiti con nomi e simboli diversi».

«Conquistare» il Nord vuol dire soprattutto parlare ai ceti moderati: serve guardare al centro, all'Udc?

«L'attenzione a possibili alleanze verso il centro è utile, ma sarebbe sbagliato credere che il gioco delle alleanze possa esonerare il Pd dall'obbligo dell'innovazione».

Andrea Bianchi

25.11.08

Gabriele Scaramuzza: il PD provinciale riduce la forbice vs il PdL

Corriere del Veneto, 25 novembre 2008


La politica Scaramuzza: dobbiamo essere più spregiudicati. Il sondaggio del Pd vede il centrodestra al 51 per cento


«Nuove alleanze, partiamo dai piccoli Comuni»


Camponogara, dialogo con la Lega. «La civica di Zoggia, un test per le regionali»


VENEZIA — «Dobbiamo essere più spregiudicati e sperimentare nuove alleanze, dall'Udc alla Lega. Partendo dal basso, dai Comuni con meno di 15 mila abitanti dove l'operazione è più facile. E poi pro -seguire, perché no, su scala regio­nale». Incoraggiato dall'ultimo sondaggio Swg commissionato dal Pd che per le Provinciali 2009 dà un sostanziale pareggio (51 al centrode­stra, 49al centrosinistra), il segretario provinciale del Pd Gabriele Scaramuzza si augura che all'interno del partito ci sia in futuro «più ela­sticità». Con la quale la vittoria del centrosinistra potrebbe essere più agevole.


Su scala provinciale, secondo il sondaggio Swg, I'Udc si assesterebbe attorno al 3,5 per cento (e non al 6 come invece riportato dal sondag­gio del politologo Paolo Feltrin commissionato dal Pdl), un'ulteriore apertura metterebbe quindi più al sicuro.


«Non è una questione di numeri — dice Scaramuzza — la sperimentazione di nuove alleanze va fatta perché in molti casi il programma credo possa essere condi­viso al di là degli schieramenti poli­tici». Una base programmatica comune, quindi, per accordi trasver­sali. Un po' quello che accade spes­so attorno a certe liste civiche e un po' quello che potrebbe succederecon la civica che accompagnerà il centrosinistra alle Provinciali del prossimo anno. «Non a caso riten­go che l'esperienza civica voluta fortemente da Davide Zoggia possa essere il primo ponte, la prima car­tina di tornasole per comprendere se i tempi sono già maturi per queste operazioni, ma io credo di sì». E a proposito di Zoggia, altri segnali incoraggianti arrivano dal sondaggio. Il suo livello di «popolarità» sarebbe infatti attorno al 70 per cento e la questione sicurezza (sulla qua­le il centrodestra ha impostato buo­na parte dell'ultima campagna elet­torale) sembrerebbe scesa al setti­mo, ottavo posto in una scala di priorità dei cittadini.


Tornando alle nuove alleanze, in alcuni Comuni al voto amministra­tivo nel 2009, Camponogara ad esempio, le prove tecniche sono concrete: «In quel caso sì, stiamo andando in quella direzione e un'intesa programmatica con la Le­ga è tutt'altro che campata in aria. Per gli altri Comuni c'è molto da la­vorare, specie su quelli con più di 15 mila abitanti nei quali la caratu­ra politica è ovviamente più marca­ta». Se la lista civica di Zoggia sarà un primo test, i risultati potrebbe­ro essere più utili per uno scenario regionale che non per il Comunale di Venezia del 2010. E' infatti evi-dente che gli equilibri della provin­cia si siano avvicinati più a quelli veneti che non a quelli lagunari.


«Comunque non credo che il Pd debba fare chissà quale rivoluzio­ne, non ci inventiamo nulla, da sempre infatti a livello locale le alle­anze sono diverse da quelle su sca­la nazionale». E a chi oppone che la Lega sia forse troppo diversa dal Pd, Scaramuzza chiosa: «Su molte questioni il divario è grande, vero, ma bisogna anche tenere presente la componente sociale che ci avvici­na. Il tutto ovviamente salvaguar­dando il nostro patrimonio di valo­ri».


Ma. Co.

22.11.08

Fassino a Mira: un bagno di folla

La Nuova Venezia 22 novembre 2008

Bagno di folla per Piero Fassino

FIESSO. Tanta gente ieri sera a Fiesso e Mira alle inaugurazioni dei due nuovi circoli del Pd in via Chiesa e a Mira Porte in via Don Minzoni, proprio al centro della piazzetta appena rimessa a nuovo dove poco tempo fa c’era la sede della Cisl che ora si è trasferita in via delle Porte poco distante. Una inaugurazione a cui ha partecipato il ministro degli esteri del Governo ombra del Pd, Piero Fassino.

A fare gli onori di casa a Mira, per il Pd della Riviera, c’era il responsabile organizzativo dell’evento, Piergiorgio Fassini. «Sono davvero entusiasta - ha detto Fassino nell’inaugurare la sede di Mira - per l’affetto e l’impegno di tanti militanti a Mira e Fiesso. In tutta Italia abbiamo aperto ben 6000 sedi del Pd. Questo sta a significare che la voglia di dire qualcosa di diverso da quello che dice questo governo c’è. Capiamo che a otto mesi di distanza dalle elezioni non è il momento di pensare ad un cambiamento radicale, ma i segnali che la società si sta mobilitando sui temi della scuola, del lavoro e della solidarietà ci sono tutti. Per questo abbiamo realizzato lo strumento del governo ombra».

All’inaugurazione c’erano anche il consigliere regionale Lucio Tiozzo, il presidente della Provincia Davide Zoggia, la senatrice del Pd Franca Donaggio e tanti altri esponenti del Pd.

«L’incontro con Piero Fassino - ha detto Piergiorgio Fassini - per il Pd locale costituisce l’occasione per una riflessione di ampio respiro sulla situazione politica italiana e internazionale, sulla difficile crisi economica e finanziaria, sull’inadeguatezza delle risposte fin qui date dal Governo del centrodestra».

Dopo le inaugurazioni militanti e simpatizzanti del Pd sono andati a cenare in villa Franceschi a Mira Porte con Fassino. (a.ab.)

17.11.08

Rodolfo Viola e Andrea Martella: l'impatto della Finanziaria sul veneziano

la Nuova Venezia — 16 novembre 2008
Scontro politico sui tagli alla Finanziaria

Finanziaria, i tagli imposti dal governo Berlusconi con la manovra economica che ora andrà, di fatto blindata, al vaglio del Senato pesano per quasi 47 milioni di euro sulla nostra Provincia. Il conto lo hanno fatto i parlamentari del Partito Democratico, che parlano di una autentica «mannaia» su opere infrastrutturali importanti, prime tra tutte il Passante e il metrò di superficie. Opere che perdono, da sole, 15 milioni di euro per il 2009. Ma dalla Regione, l’assessore regionale Chisso replica: «Nessun problema».
Il conto l’avevano già fatto ad ottobre i parlamentari del Pd Rodolfo Viola e Andrea Martella, ministro «ombra» alle infrastrutture. E ieri lo hanno confermato. All’appello, con la manovra Finanziaria che ora va all’esame del Senato, mancano quasi 47 milioni di euro per la Provincia di Venezia.
«Il conto sale», ha spiegato ieri Martella, «con il taglio di 7,5 milioni di euro ai fondi per gli indennizzi dell’alluvione 2007. Per il Mose, il ministro Matteoli ha spiegato che i finanziamenti li garantisce un mutuo con la Banca europea degli investimenti. L’elenco va in discussione al Cipe la prossima settimana». Nel Partito Democratico c’è grande preoccupazione. «La Finanziaria arriva in Senato blindata, sarà difficilissimo cambiare le cose».
Ecco l’elenco dei tagli: 10 milioni in meno per la seconda tranche della metropolitana di superficie (Sfmr). Il governo Prodi aveva garantito 100 milioni di euro in dieci anni per un secondo stralcio che vale 140 milioni di euro. La Finanziaria 2009 taglia la prima fetta di finanziamento da 10 milioni di euro. Nel secondo stralcio era compresa anche la linea Quarto d’Altino-San Donà-Portogruaro. Poi, le opere complementari al Passante: qui si prevede un taglio di 5 milioni. Stessa cifra per i tagli ai fondi della legge Obiettivo mentre l’escavo dei canali portuali perde un 1 milione di euro. Altri 5 milioni in meno per gli interventi di riequilibrio idrogeologico della laguna mentre la Salvaguardia viene decurtata di 13 milioni di euro. Nel conto finiscono poi anche i 7 milioni e mezzo di euro per gli indennizzi dell’alluvione del settembre 2007 a Mestre. Soldi non ancora arrivati, ha tuonato nei giorni scorsi il prosindaco Mognato.
E la Regione? L’assessore regionale ai trasporti Renato Chisso getta acqua sul fuoco della polemica. «Io questi tagli al servizio metropolitano regionale non li ho visti e anche se ci fossero non mi bloccano niente. Il primo lotto del Sfmr è interamente finanziato, sul secondo utilizzeremo i fondi della Regione e poi quei dieci milioni comunque non li avremmo spesi nel 2009. Insomma, non ci cambia nulla».
Sul fronte Passante, parla il commissario Silvano Vernizzi. «Le opere complementari di prima fascia, per 106 milioni di euro, sono già finanziate da tempo: 81 milioni di euro sono nel bilancio regionali, gli altri 25 milioni sono assicurati dalle passate Finanziarie. Non capisco francamente a cosa sia riferito un taglio di 5 milioni di euro per le opere complementari. A noi non era giunta notizia di ulteriori stanziamenti».
Preoccupato si dice invece il presidente della Provincia Davide Zoggia: «A disposizione ci sono 106 milioni di euro per le opere complementari ma mancano all’appello un altro centinaio di milioni di euro per realizzare tutte le opere di fascia A e B. Opere che servono a contestualizzare il Passante nel territorio. Per questo per noi aveva una valenza strategica l’inserire queste opere nella Legge Obiettivo. Così purtroppo non è stato. Oggi i previsti tagli della Finanziaria mi preoccupano non poco e spero che al Senato la situazione venga rivista, e il governo rispetti quel che ha detto in passato», spiega il presidente. Che poi annuncia di voler convocare prima di Natale un vertice con Regione, Veneto Strade e sindaci dei Comuni interessati dal Passante per una verifica dello stato dell’arte di progetti, finanziamenti e futuri cantieri. «Sarà un confronto all’insegna, non delle polemiche, ma del confronto e della collaborazione. E per garantire i fondi alle opere complementari spero ci sia una battaglia comune dei parlamentari degli opposti schieramenti come di tutti i sindaci».
- Mitia Chiarin

13.11.08

Davide Zoggia: per la provincia lo sfidante è Dalla Tor

la Nuova Venezia — 12 novembre 2008
Provincia, Dalla Tor il rivale di Zoggia

Sarà Mario Dalla Tor, segretario provinciale di Forza Italia, il candidato che il Pdl opporrà al presidente uscente di centrosinistra Davide Zoggia alle prossime elezioni provinciali di primavera. L’ufficialità arriverà in febbraio, ma il vertice del partito di Berlusconi, che riunisce lunedì la sua segreteria, sembra ormai orientato su questa strada. Che potrebbe anche risultare vincente se il Pdl riuscirà, a differenza delle ultime volte, a tenere insieme anche Lega, Udc e liste civiche.
«E’ presto, è presto, non abbiamo deciso», si schermisce Dalla Tor, «e poi bisognerà vedere l’equilibrio con le altre province, cosa deciderà Roma». Intanto si sa che perde quota l’ipotesi di candidare Renato Chisso, assessore regionale alle Infrastrutture il cui nome era circolato qualche mese fa. Chisso parrebbe più orientato a una riconferma in Regione. Magari nello stesso posto, se dovesse ricandidarsi per la quarta volta Giancarlo Galan. O in quella di vice, se la geopolitica del Nord obbligherà il Pdl a «cedere» il posto a un leghista, forse il sindaco di Verona Flavio Tosi.
Nel frattempo Chisso sponsorizza il suo vecchio compagno del Psi di De Michelis Mario Dalla Tor. Esperto di tessere e politica, carattere schivo, Dalla Tor è oggi consigliere di amministrazione di Actv. Potrebbe guidare una coalizione di centrodestra per la prima volta molto ampia, dal Pdl alla Lega (se il Carroccio non metterà in campo l’ipotesi Zaccariotto) e all’Udc. Ma anche liste che fanno capo a consiglieri fuoriusciti dal Pd, come Paolino D’Anna e Bruno Moretto.
Sull’onda nazionale dell’avanzata della destra e contando sul «ribaltone» in tanti comuni della provincia, il centrodestra stavolta ci sta facendo un pensierino. Ma dovrà vedersela con un candidato uscente, il presidente Davide Zoggia, che ha fatto del «buon governo» la sua parola d’ordine degli ultimi mesi. Il centrosinistra rissoso ha trovato un largo equilibrio. Appoggiano Zoggia tutti i partiti del centrosinistra (il Pd ma anche Rifondazione, i Verdi, Pdci, Sdi) e anche Italia dei Valori di Antonio Di Pietro.
«Il nostro è un appoggio convinto», dice Nicola Funari, assessore alla Cultura della Provincia e portavoce di Italia dei Valori, «fondato su un programma che ci convince».
Saranno anche enti inutili che qualcuno vuole abolire, ma intanto le province rappresentano un banco di prova importante, il primo insieme alle Europee in vista del rinnovo del Comune previsto per il 2010. Dai risultati delle elezioni provinciali 2009 dipenderà con ogni probabilità anche l’esito delle elezioni per Ca’ Farsetti e dunque il dopo-Cacciari.
Nel giugno del 2004 i candidati in campo erano stati ben 11. Zoggia aveva vinto di un soffio al primo turno, senza bisogno di ballottaggio, con il 50,5 per cento dei consensi (237 mila voti) contro il 32,2 (151 mila voti) del candidato di Forza Italia Carlo Alberto Tesserin e l’8,2 per cento del candidato leghista Giovanni Anci. Ma quest’anno, per la prima volta, la Lega potrebbe non andare da sola.
- Alberto Vitucci

9.11.08

Paolo Giaretta: novità dall'assemblea regionale dell'8 novembre

la Nuova Venezia — 9 novembre 2008

Il Pd va all'attacco della Lega

PADOVA. L’aria è da sabato pomeriggio: partitella amichevole, con i goleador a riposo. Non c’è Cacciari , non c’è Variati , non c’è Zanonato, tre figure di riferimento del Pd non solo veneto. Tre vincenti. E non si dirà che il Pd vince a man bassa dappertutto. In compenso doveva chiudere i lavori Dario Franceschini , che invece non s’è visto. Ma ci sono parlamentari, consiglieri regionali, sindaci, assessori. In tutto 196 persone, addirittura 8 sopra il numero legale. Dunque si deve parlare di operazione riuscita: l’assemblea costituente del Pd veneto vota il nuovo statuto, Paolo Giaretta supera lo scoraggiamento (se invece era una fronda, non ha quagliato) e resta segretario, confermando che d’ora in avanti questo sarà il suo primo lavoro. Attacca Galan. Getta un ponte verso l’Udc. Addirittura - udite udite - lancia uno slogan da togliere il sonno alla Lega: «Riprendiamoci il Leone di San Marco». 
Ma chi osa ridere pensi che la Serenissima era multietnica, multiculturale e multireligiosa. Altro che Blocco Padano. Non a caso c’era in circolazione un Moro di Venezia (o forse era «abbronzato»?) molto prima di Barak Obama .  Certo che ci vuole del masochismo per organizzare un’assemblea a Padova est, in contemporanea con una partita internazionale di rugby a Padova ovest. La città è paralizzata da gente che va nella direzione opposta. Ma anche Berlusconi ha sbagliato capitale ed è andato a Mosca quando la notizia era a Washington. 
Dunque. Uno che forse ha sbagliato uscita dell’autostrada è Federico Saccardin , presidente della provincia di Rovigo: «Devo essere l’unico appassionato di rugby qua dentro». Ecco Walter Vanni : «Ho detto a Galan che gli conviene candidarsi a sindaco di Venezia». E lui? «Si è messo a ridere. Ma nei panni del centrosinistra non riderei tanto: quando la Dc perse Venezia nel 1975, i dorotei scomparvero dalla scena nazionale. Vale anche l’inverso: chi prende Venezia diventa leader nazionale». Arcangelo Boldrin, già presidente di Veneto Sviluppo: «Le multiutilities sono una grossa occasione ma la stiamo perdendo, come è accaduto con le banche». Maurizio Fistarol : «Siamo un partito che ha perso le elezioni, non è semplice ripartire. Oggi è la tappa di un percorso. Ci manca il rapporto con la società veneta. Abbiamo fatto il Pd per questo: certo che se non serve allo scopo...» Massimo Calearo, reduce dal convegno sul federalismo di Asolo dove è stato folgorato da Massimo D’Alema : «E’ un uomo con le idee molto chiare, illuminato e determinato. Con Fini ha dimostrato una visione moderna e trasversale». E il Pd? «Siamo in difficoltà ma abbiamo sempre l’uomo bianco che lavora per noi». Non dica che l’uomo bianco è... «E’ Berlusconi , sì. Ricordate che aveva promesso aiuti alle imprese? Andate a vedere a chi li sta dando: ad Alitalia, alle banche, ai comuni di Catania, di Roma».   Mariarosa Barazza, giovane avvocato, sindaco di Cappella Maggiore, comune trevigiano di 4.600 abitanti strappato alla Lega. Una vincente nel suo piccolo: «Bisogna uscire dal torpore. Il nostro elettorato non ha riferimenti né nazionali, né regionali. Ma la situazione nazionale non può diventare una scusa». Franco Frigo: «Siamo un partito in costruzione, che non ha ancora trovato un assestamento a livello di leadership. E ruoli e assegnazioni, in vista delle amministrative». Tiziano Treu: «Dopo il 25 ottobre il tono si sta alzando. Adesso il ministro dell’economia dovrà per forza cambiare linea, intervenendo a favore dei salari e delle imprese, come chiediamo noi». Ivo Rossi, con le stampelle per un infortunio, ma pronto a lanciarle contro il nemico come Enrico Toti: « Galan è in difficoltà con la sua maggioranza. Ed è in palese declino. Sta a noi approfittarne. Dobbiamo crederci».  Questo lo spaccato della sala, al centro Papa Luciani, quando Paolo Giaretta legge la relazione. «E’ inutile che Galan - fulminiamo un passaggio - si dissoci dal governo sugli aiuti alla Sicilia. Lui non è un coltivatore di rose che a tempo perso fa il commentatore politico, ma il capo di una maggioranza che a quel governo fa riferimento. Una maggioranza che nel Veneto ha perso l’appuntamento delle multiutilities, del polo fieristico, della ricerca e ciò nonostante ci impartisce lezioni. E’ ora di finirla».  Il tiro a Galan continua nel dibattito, per bocca di Gianni Gallo. Di politecnico veneto parla Alessandro Naccarato . Si arriva al voto senza scossoni, che invece potrebbero esserci quando il Pd sceglierà i candidati delle amministrative con le primarie. Appuntamento a gennaio. 
Renzo Mazzaro

4.11.08

PD veneziano: obiettivo provinciali '09 e comunali '10

Il Gazzettino, 4 novembre 2008
Gruppi di lavoro e un social network per costruire il programma del Pd

C'è chi l'ha chiamata "riunione al caminetto", anche se non c'era il fuoco e nemmeno un pezzo di legna da ardere. In compenso erano in tanti, l'altro pomeriggio nella sede del Pd a Mestre, a fare il punto sulla campagna elettorale per le Provinciali: una riunione tra "maggiorenti" di tutte le anime del partito durante la quale non sono mancate proposte isolate (Valter Vanni ha chiesto di non ricandidare Zoggia ma nessuno l'ha appoggiato) così come è stata scartata l'ipotesi avanzata da Marcello Basso di fare due liste del Pd, una cittadina e una diversa per le aree "periferiche", Chioggia e Veneto orientale, per equilibrare la rappresentatività dei collegi.
Il dato certo è che Davide Zoggia, ricandidato presidente alla guida della coalizione che attualmente governa a Ca' Corner, sta lavorando sulla lista civica e che entro il mese conta di tenere una sorta di "convention".

Di tutt'altro tenore la riunione tenutasi ieri mattina a Ca' Farsetti con il sindaco Massimo Cacciari, il Pd (i due segretari Gabriele Scaramuzza e Alessandro Maggioni, il vicesindaco Michele Vianello, il prosindaco Michele Mognato) e i Verdi (Gianfranco Bettin e Beppe Caccia), incontro richiesto da questi ultimi dopo le dichiarazioni dello stesso Vianello sulla "fine dell'èra Cacciari": pare che il richiesto "chiarimento" non abbia sortito grandi risultati, se non la comune volontà di proseguire l'attività amministrativa senza dare segnali negativi all'esterno, tanto più che alle Comunali manca più di un anno.

E, finito l'incontro con Cacciari, Maggioni è rimasto a Ca' Farsetti per presentare in una conferenza stampa il nuovo esecutivo comunale del Pd (15 componenti, praticamente tutti presenti) con relativi incarichi nei vari gruppi di lavoro. Gruppi - ha sottolineato il segretario comunale - che «costruiranno il progetto di città per il 2010», ma anche, come ha aggiunto Massimo Venturini «il programma per le amministrative».

Un lavoro che sarà fatto nella sede del partito (anche se tra i coordinatori dei gruppi ieri c'è stato chi ha chiesto lumi sulle convocazioni) e che sarà aperto a tutti attraverso un social-network.

2.11.08

Andrea Martella: il PD non intende abolire le province

la Nuova Venezia — 2 novembre 2008
«Il Pd non abolirà le Province»
MESTRE. «Altro che boicottaggio. Il Pd sta lavorando da mesi per vincerle, le elezioni provinciali». Andrea Martella, ministro-ombra per le infrastrutture, questa volta è d’accordo con il sindaco di Venezia Massimo Cacciari.
L’uscita di Massimo Calearo al convegno sul federalismo di Vicenza («Non presentate liste e candidati alle prossime provinciali») non gli è affatto piaciuta.

Le province sono enti inutili, fonte di sprechi, vanno abolite. E’ il pensiero di Calearo o del Pd?
«Quando si trova vicino a Riello forse Calearo non riesce a trattenersi. Mi è parso un gioco a chi la sparava più grossa».
Dunque è solo un pensiero di Calearo?
«Mi sembrano parole in libertà, provocazioni inutili, soprattutto alla vigilia di un turno amministrativo per noi molto importante in diverse città».
Forse quello di Calearo era un tentativo, magari un po’ sbrigativo, di dare la sveglia al Partito Democratico proprio in Veneto.
«Trasformiamo in positivo anche le provocazioni se hanno l’obiettivo di fare un Pd più forte, in grado di offrire una proposta politica capace di attrarre il consenso anche in territori finora non vicini al centrosinistra».
Come?
«Sul federalismo, quello vero, la diminuzione della pressione fiscale, le infrastrutture, la sicurezza noi riteniamo di avere delle proposte più serie e concrete del centrodestra che, per molti aspetti, finora non sono andate oltre gli slogan e l’apparenza».
Non esiste allora nessuna proposta del Pd che punta all’abolizione delle Province.
«Non esiste nessun programma in tal senso. Ricordo che l’abolizione delle Province, al contrario, era prevista nel programma del Popolo delle Libertà. Nel Decreto legge Calderoli, però, sono ancora tutte lì: vaglielo a dire alla Lega di abolire le Province. Così come restano le comunità montane e sono confermate intatte le prerogative delle Regioni a statuto speciale, che parteciperanno solo se vorranno al finanziamento del fondo perequativo».
Sta dicendo che quello del centrodestra è un finto federalismo?
«Resta una bandiera, un miraggio. Si vede in lontananza, ma non c’è. Al momento non esiste uno straccio di cifra, non sono indicate le risorse necessarie. In pratica è una cosa che resta sulla carta. E poi si prospettano tempi lunghissimi: due anni per i decreti attuativi, poi le Regioni avranno 5 anni per passare dalla spesa storica ai costi standard e altri 5 per quelle che non ce la fanno».
La vostra proposta, invece, cosa prevede?
«Quello del centrodestra è un federalismo che non ci piace perchè la riteniamo una proposta insufficiente. Serve un Senato federale composto dai rappresentanti regionali, bisogna ridurre il numero dei parlamentari. Stiamo lavorando a un documento che diventerà un disegno di legge e che presenteremo a gennaio a Venezia».
Tornando alle Province: è pur vero che per molti cittadini le competenze di questi enti risultano, diciamo così, non meglio identificate. Sono proprio indispensabili anche dove sono previste le città metropolitane?
«Nel programma del Pd c’è il no a nuove province, ci sono accorpamenti e razionalizzazioni e c’è l’avvio di un processo di superamento delle Province là dove esistono le città metropolitane».
Per quanto ci riguarda parliamo di Venezia.
«Sì, anche Venezia sarà un’area metropolitana. Ma questo processo non interferisce con le prossime elezioni provinciali. E’ una cosa che non succederà domani. A Venezia noi siamo forza di governo e puntiamo a confermarci. Per questo sosteniamo ancora Davide Zoggia, per proseguire il lavoro iniziato».
Massimo Scattolin