24.11.10
Il PD Veneto rilancia la sua proposta per il Nord a Vicenza
23.11.10
Roma 11 Dicembre: si mobilita anche il PD provinciale
Care Democratiche e cari Democratici,
pur consapevoli dell'impegno richiesto in queste settimane per l'organizzazione dell'iniziativa del "porta a porta", vi chiediamo di prestare particolare attenzione alla manifestazione nazionale dell'11 dicembre, anche alla luce del voto di sfiducia/fiducia al Governo che il 14 dicembre ci sarà alle Camere.
Vi invitiamo, pertanto, a mobilitarvi per garantire una presenza significativa dei democratici della provincia di Venezia alla manifestazione.
Il Partito nazionale sta, al riguardo, predisponendo dei treni speciali con accesso gratuito, gli orari e le stazioni di partenza vi saranno comunicati non appena disponibili.
Vi chiediamo, quindi, di inviarci via mail un primo elenco delle adesioni che raccoglierete tra iscritti e simpatizzanti ENTRO MARTEDI' 30 NOVEMBRE.
Vi alleghiamo il volantino della manifestazione e vi ricordiamo altresì l'Assemblea regionale di sabato 27 a Vicenza.
Cordiali saluti.
Il Segretario Provinciale
Michele Mognato
Il Responsabile Organizzativo
Claudio Bertolin
22.11.10
"Porta a Porta" provinciale: oltre 200 iniziative in tutti i Comuni
la Nuova Venezia — 22 novembre 2010
9.11.10
Rosanna Filippin: a Vicenza il 27 novembre Convention regionale
Primo appuntamento di questo percorso il 27 novembre alla Fiera di Vicenza, dove per tutta la giornata il Pd chiamerà a raccolta gli iscritti di tutta la regione, insieme agli amministratori dei centri governati dal centrosinistra, per un rinnovato patto in nome del Veneto e del cambiamento del paese. “Perché il progetto dell’alternativa – spiega la Filippin – non sarà mai credibile se non saprà parlare al Nord”.
Commentando le divisioni nel centrodestra, la Filippin ha dichiarato: “Le cifre dei sondaggi ci dicono chiaramente che la crisi del centrodestra non è sufficiente a rendere vincente la nostra alternativa. Bisogna fare di più. Ma è vero anche che la differenza tra i due maggiori poli, fattore decisivo con una legge elettorale in cui vince chi prende anche solo un voto in più, si va riducendo ed è contendibile”.
“Il ruolo del Pd – ha aggiunto la Filippin – è senza dubbio dalla parte di chi vuole cambiare lo stato attuale del paese”. E a quanti rimproverano al Pd di declinare una proposta politica di pura difesa dell’esistente, Filippin replica così: “Non difendiamo nulla di ciò che merita di essere cambiato. Il sistema fiscale, che punisce lavoratori e imprese; il Patto di stabilità, che strozza i Comuni virtuosi; un regime di scuola e università che non premia il merito di studenti e docenti; un mercato del lavoro che lascia i giovani senza reti di protezione; e una legge elettorale infame, che toglie ai cittadini il potere di scegliere”.
E commentando l’emergenza alluvione (oggi la Filippin ha accompagnato il vicesegretario nazionale Enrico Letta a Vicenza), la Filippin ha rinnovato la richiesta del Pd per stanziamenti immediati in Finanziaria a favore delle popolazioni colpite, insieme alla sospensione dei tributi per aziende e famiglie e la deroga al Patto di Stabilità per i Comuni interessati.
“Nell’emergenza – ha concluso la Filippin – e soprattutto nella reazione ad essa da parte dei cittadini, ci sono dei segnali da cogliere e delle lezioni da cui imparare. C’è il buon esempio dei cittadini. Come quelle migliaia di volontari che nelle città e nei Comuni hanno risposto con generosità alla chiamata della propria comunità. Nel nostro Veneto, c’è una forte e trasversale la voglia di fare, che scatta quando c’è in gioco c’era un bene più grande degli interessi individuali. A questa voglia di fare- ha detto la Filippin – il Pd dev’essere capace di rivolgersi, per dare anche la speranza di un progetto positivo per il paese. Se saprà fare questo – ha concluso la Filippin – riuscirà a chiamare a sé nuove energie e nuovi consensi. E allora, anche la sfida di liberare il paese dal fango politico che lo sta soffocando, sarà una sfida meno difficile”.
2.11.10
Verso Nord non sarà un'alternativa al PD
«Quando un partito comincia ad avere paura delle idee, a fare
la caricatura delle opinioni altrui, a evocare scenari scissionistici che non
esistono piuttosto che entrare nel merito delle proposte, vuol dire che non è in
buona salute. Facciamo un buon servizio al partito tacendo, e lasciando che
subisca questa deriva?».
1.11.10
Movimento Democratico Veneto: il programma
MANIFESTO POLITICO-PROGRAMMATICO PER IL RILANCIO DEL PD
Gli italiani nel 2008 si sono affidati ancora una volta a Berlusconi.
Ora è evidente il suo fallimento: un paese non si governa con un racconto, ma facendo le scelte necessarie, mettendo in fila le priorità, preparando le cose che servono al futuro. Con un dovere di verità di fronte al paese: nel non nascondere la verità, nell’indicare obiettivi e sacrifici necessari per il bene comune, per migliorare la vita degli italiani. Sapendo unire più che dividere il paese.
La parabola del berlusconismo, con la sua pretesa carismatica e populista, volge al declino. Lascia una eredità devastata: gli italiani sono più poveri e più diseguali, il paese più diviso e fazioso, l’etica pubblica è stata disprezzata, lo spirito competitivo delle imprese è stato depresso, le istituzioni sono state messe a dura prova da continui conflitti, la democrazia indebolita con la limitazione della libertà d’informazione.
Il PD ha la responsabilità di saper raccogliere questa eredità disastrata e di proporsi agli italiani con le idee e le parole che servono per risanare queste ferite. Per questo siamo nati: per essere pronti alla nuova difficile fase della vita democratica che si sarebbe aperta con il declinare inevitabile del leaderismo berlusconiano.
L’ iniziativa di Movimento Democratico nasce anche per questo, per contribuire ad affrontare una questione che non può essere nascosta se si vuole bene al PD: perché di fronte al fallimento dell’azione del Governo, all’allontanarsi di tanti elettori dalla sirena berlusconiana, il PD non riesce ad essere preso in considerazione come possibile alternativa? Pensiamo che il motivo principale sia uno: un partito riformista per essere credibile deve avere come cifra caratterizzante quella del cambiamento e non quella della conservazione. Conservare ciò che è buono certamente, ma innovare le risposte di fronte ai tanti problemi nuovi che restano irrisolti. Deve saper proporre un progetto per il paese che lo accompagni nei territori del futuro. Aver abbandonato questa tensione riformista ripiegando su risposte e modelli organizzativi più tradizionali ha reso meno competitivo il PD. Vogliamo contribuire a far sì che il PD possa riprendere quella spinta innovativa che aveva convinto milioni di italiani ad affidarvisi con fiducia. E’ questo il momento di farlo.
A maggior ragione bisogna farlo nel Veneto. Anche qui presto vi sarà il bilancio di un fallimento. Il primo semestre di Zaia si è consumato tra slogan privi di contenuto, inni e bandiere. Nella Lega crescono risse interne che stanno paralizzando l’azione amministrativa, che si aggiungono ai dissidi tra i partiti della maggioranza. Il malaffare si diffonde con comportamenti penalmente rilevanti o del tutto discutibili sul piano dell’imparzialità e della corretta amministrazione. La grande occasione del federalismo è stata ridotta ad uno scambio ineguale con Roma: tagli eguali per tutti (indipendentemente dai meriti) in cambio di più tasse locali.
Il Veneto si merita altro. Non si può lasciare sola una grande piattaforma produttiva ed innovativa alle prese con trasformazioni epocali. Sono evidenti le conseguenze negative sull’occupazione, sulla natalità delle imprese, per il lavoro autonomo, per la ricerca applicata, per la coesione sociale, tutte risorse che hanno fatto grande il Veneto.
La Lega non ce la fa perché è sbagliato il modello proposto: l’idea di un localismo impaurito, autosufficiente ed assediato che si chiude in modo difensivo all’Italia ed al resto del mondo. Ma i Veneti sono stati grandi perché non hanno mai avuto paura: di avere gli occhi aperti sul mondo, di imparare a fare cose nuove, di costruire relazioni.
Il PD è chiamato ad interpretare e rappresentare questa idea del Veneto. Un Veneto che non ha paura di sfide nuove, e le vuole affrontare costruendo il futuro sui tre pilastri che lo hanno trasformato da regione depressa a locomotiva d’Europa: il lavoro buono, il territorio come risorsa, la coesione sociale per rendere più facile il vivere.
La qualità del lavoro, di tutto il lavoro, dei lavori che hanno nomi diversi ma insieme sono risorsa decisiva: operai, tecnici, imprenditori, lavoratori autonomi, professionisti, manager sono nello stesso modo il capitale umano su cui costruire il Veneto del futuro.
Insieme a chi fa ricerca, trasmette sapere, fa funzionare la macchina pubblica. Non è tempo di contrapposizioni: è tempo di di un impegno comune per creare ricchezza, dividendone in modo equo i frutti.
Qualità del lavoro significa oggi investire sulle giovani generazioni, sulla qualità dell’istruzione e della ricerca, sull’istruzione tecnica di qualità, sull’istruzione permanente.
Dotarsi di un sistema di flexicurity regionale, capace di offrire insieme alla flessibilità più sicurezza quando manca il lavoro.
Aiutare di più i giovani ad essere imprenditori di sé stessi, aiutare le imprese che sostengono costi di ricerca e innovazione. Vuol dire aiutare gli atenei veneti nel progetto di integrazione, far raggiungere massa critica ai Parchi Scientifici esistenti.
Il territorio che va ricucito e ricomposto, attorno alle grandi reti tecnologiche e di gestione. L'energia e le potenzialità della piattaforma veneta delle rinnovabili, i rifiuti ed il ciclo di riuso, la logistica, la banda larga, il sistema del trasporto in cui centinaia di migliaia di cittadini veneti soffrono quotidianamente e con cui le imprese perdono la competitività recuperata all’interno dello stabilimento. Ritardi non più accettabili. Prima il Veneto, ma per essere primi bisogna risolvere questi nodi. Un territorio che sappia guardare ai suoi beni ambientali e monumentali come un grande lascito cui dedicare la necessaria protezione e manutenzione, ma anche come una grande risorsa economica e culturale per il futuro, che nessun concorrente potrà "copiare".
Infine le nuove condizioni della convivenza sociale, con la ridefinizione di un welfare a carattere comunitario, la costruzione di nuovi luoghi di partecipazione e inclusione dei cittadini. I poveri esistono anche nel ricco Veneto, le emarginazioni e le solitudini possono essere combattute con quello spirito solidale, che vive delle azioni delle istituzioni e dei cittadini liberamente associati, che in termine tecnico si chiama "capitale sociale", che fa parte delle radici profonde della comunità veneta.
Possiamo rappresentare un Veneto che vuole vincere la sfida della modernità contrapposto ad un Veneto conservatore, che vive di mille paure e finisce per subire inevitabilmente le cose più grandi di sé.
Questa è la sfida per il PD. Un PD che non abbia paura del confronto.
Se fatto sulle cose grandi e serie che riguardano il benessere dei cittadini ed il loro futuro il confronto non spaventa gli elettori.
Noi siamo il Partito Democratico: un partito che si è chiamato così perché pensa che i processi democratici e partecipativi sono una risorsa migliore di quella offerta da solitarie leadership o da sorpassati modelli centralistici.
Il PD potrà adempiere alla propria missione se sarà capace di uscire dal troppo ridotto insediamento in cui è oggi rinchiuso: quello territoriale che ci vede troppo deboli al Nord, quello sociale, perché non può bastare una base di riferimento concentrata in lavoratori pubblici e pensionati.
Noi pensiamo che questa capacità espansiva del PD possa essere coltivata con successo. Che sia la premessa necessaria per essere punto di riferimento di alleanze politiche e sociali necessarie a proporsi per il governo del paese. Occorre però chiedere ed offrire più coraggio.