Il federalismo di Cacciari. Tutte le tasse riscosse dai Comuni. Aboliti Catasto, Entrate e Demanio
Nuova proposta di riforma istituzionale
Alberto Vitucci
Venezia - Le tasse, anche quelle statali, riscosse direttamente dai Comuni e dalle Regioni. L’abolizione del Catasto e dell’Agenzia delle Entrate, del Territorio e del Demanio. Una «Banca regionale degli Investimenti». E ampia libertà agli enti locali per la gestione dell’Iva e la lotta all’evasione.
E’ una vera rivoluzione il progetto per il «Federalismo fiscale» elaborato dal Comune di Venezia. Il sindaco Massimo Cacciari, da sempre sostenitore del progetto federalista, ha istituito due mesi fa nuova la figura del consigliere delegato per il federalismo. E in questi giorni il lavoro è stato completato.
Un malloppo di un centinaio di pagine con proposte, studi e tabelle che sarà illustrato domani agli Ordini professionali e poi inviato all’Anci, l’associazione dei comuni italiani, per farlo diventare una proposta di legge da presentare al governo. Il mago del federalismo made in Venice si chiama Maurizio Baratello. Commercialista di fama, consigliere comunale del Pd ex Ds ha lavorato («Gratis», ci tiene a dire) raccogliendo dati ed elaborandoli al computer. Adesso la «consulenza» è conclusa, e il rapporto è sulla scrivania di Cacciari.
«Siamo il primo comune in Italia», dice soddisfatto. Il decalogo sarà illustrato in un grande convegno programmato per aprile. E intanto il dibattito è aperto.
Le imposte. La vera grande rivoluzione consiste nel modificare alla radice il sistema della riscossione delle imposte. Non più le tasse versate allo Stato e poi distribuite con i trasferimenti. Ma il percorso inverso: l’esazione diretta da parte dei comuni anche delle imposte statali, con poteri di accertamento e di controllo. Sarà istituita una Conferenza Stato-Regioni-Enti locali per la redistribuzione tra regioni ricche e povere.
Agenzia delle Entrate. Nella proposta Cacciari sono destinate a essere abolite le Agenzie del ministero delle Finanze a cominciare dalle Entrate. «E’ il Comune che deve riscuotere direttamente le imposte», dice Baratello, «avviando accertamenti in sede locale. I comuni sono in fibrillazione, perché l’abolizione dell’Ici (9 miliardi di euro nel 2007) si è aggiunta al taglio netto dei trasferimenti, ridotti dal 2003 del 38 per cento».
Il Demanio. Una delle parole d’ordine del sindaco Cacciari è quella che il Comune «torni padrone del suo territorio». A Venezia soprattutto, ma anche in altri comuni, ampie porzioni di territorio sono sottratte alla giurisdizione dei sindaci. E’ il caso delle aree militari, delle acque demaniali, delle aree aeroportuali e portuali. La riforma proposta prevede l’assegnazione dei Beni demaniali agli enti locali (i comuni in accordo con le regioni) con il compito della valorizzazione urbanistica, della produzione di cultura e reddito. In laguna clamorosi sono gli esempi dell’isola di Sant’Andrea e dell’Idroscalo, porticcioli ideali ancora in carico all’Esercito. Oppure dei Forti e delle caserme inutilizzate, che i comuni devono pagare per poter utilizzare.
L’Iva. «Non convincono», secondo lo studio di Cacciari, le proposte fin qui avanzate dell’assegnazione ai comuni di una percentuale delle entrate dell’Irpef. Molto meglio la tassazione decentrata. La principale fonte di finanziamento degli enti locali sarà la compartecipazione all’Iva (tassa sui consumi indifferenziata), in modo da ridurre l’evasione, molto alta in Puglia e Campania, e aumentare i controlli. Oggi il finanziamento arriva invece dall’Irap regionale, la tassa sulle aziende utilizzata in questi anni per finanziare il 37 per cento della spesa sanitaria regionale. Il gettito Iva nazionale, secondo gli studi Unioncamere, ammonta a circa 70 miliardi di euro l’anno. La Regione con il gettito più alto è l’Emilia Romagna con 7 miliardi e 300 milioni di euro (1889 per abitante), seguita dalla Lombardia con 15,4 (1753 euro per abitante) e dal Veneto con 7,7 miliardi, 1743 euro l’anno pro capite.
Il Catasto. Altra rivoluzione prevede l’abolizione del Catasto e il suo passaggio ai comuni. La Tassa del Registro (circa 3 miliardi e 197 milioni di euro) dovrebbe essere applicata sui passaggi di proprietà da destinare al comune dove si trova l’immobile.
Appalti e grandi opere. Il testo prevede anche di garantire alle regioni «capacità di autonomia legislativa», estendendo le attuali competenze fissate dai decreti Bassanini alla normativa sugli appalti. Per infrastrutture e progetti di interesse regionale è prevista l’istituzione della Bri, la Banca regionale per gli investimenti, modello «federalista» della Bei che possa fornire prestiti e finanziamenti «senza scopi di lucro». Uno strumento per far accedere ai mutui gli enti locali monitorando in tempo reale il loro stato di indebitamento.
Legge Speciale. Insieme a Roma, l’altra città «speciale» è senza dubbio Venezia, per cui lo Stato ha previsto due leggi speciali e finanziamenti per proteggere un patrimonio dell’umanità. Senza finanziamenti statali basterebbe, conclude la proposta, consentire lo sforamento del Patto di stabilità. E dunque la possibilità di aprire il mercato anche a capitali esteri.
Statuto speciale. Obiettivo finale è quello di riconoscere anche alle Regioni a Statuto ordinario lo Statuto speciale. Oggi, conclude lo studio, la Sicilia spende il 150 per cento di quello che produce, il Trentino il 118. I trasferimenti a queste regioni sono in media 4350 euro a cittadino (con punte di 11 mila per Valle d’Aosta e 8900 per Bolzano. Una sperequazione che va eliminata, mantenendo anche per le regioni più povere le garanzie dei servizi essenziali.