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28.1.09

Massimo Cacciari: una nuova proposta per un federalismo fiscale

La Nuova Venezia, 28 gennaio 2009

Il federalismo di Cacciari. Tutte le tasse riscosse dai Comuni. Aboliti Catasto, Entrate e Demanio
Nuova proposta di riforma istituzionale

Alberto Vitucci


Venezia - Le tasse, anche quelle statali, riscosse direttamente dai Comuni e dalle Regioni. L’abolizione del Catasto e dell’Agenzia delle Entrate, del Territorio e del Demanio. Una «Banca regionale degli Investimenti». E ampia libertà agli enti locali per la gestione dell’Iva e la lotta all’evasione.
E’ una vera rivoluzione il progetto per il «Federalismo fiscale» elaborato dal Comune di Venezia. Il sindaco Massimo Cacciari, da sempre sostenitore del progetto federalista, ha istituito due mesi fa nuova la figura del consigliere delegato per il federalismo. E in questi giorni il lavoro è stato completato.
Un malloppo di un centinaio di pagine con proposte, studi e tabelle che sarà illustrato domani agli Ordini professionali e poi inviato all’Anci, l’associazione dei comuni italiani, per farlo diventare una proposta di legge da presentare al governo. Il mago del federalismo made in Venice si chiama Maurizio Baratello. Commercialista di fama, consigliere comunale del Pd ex Ds ha lavorato («Gratis», ci tiene a dire) raccogliendo dati ed elaborandoli al computer. Adesso la «consulenza» è conclusa, e il rapporto è sulla scrivania di Cacciari.
«Siamo il primo comune in Italia», dice soddisfatto. Il decalogo sarà illustrato in un grande convegno programmato per aprile. E intanto il dibattito è aperto.
Le imposte. La vera grande rivoluzione consiste nel modificare alla radice il sistema della riscossione delle imposte. Non più le tasse versate allo Stato e poi distribuite con i trasferimenti. Ma il percorso inverso: l’esazione diretta da parte dei comuni anche delle imposte statali, con poteri di accertamento e di controllo. Sarà istituita una Conferenza Stato-Regioni-Enti locali per la redistribuzione tra regioni ricche e povere.
Agenzia delle Entrate. Nella proposta Cacciari sono destinate a essere abolite le Agenzie del ministero delle Finanze a cominciare dalle Entrate. «E’ il Comune che deve riscuotere direttamente le imposte», dice Baratello, «avviando accertamenti in sede locale. I comuni sono in fibrillazione, perché l’abolizione dell’Ici (9 miliardi di euro nel 2007) si è aggiunta al taglio netto dei trasferimenti, ridotti dal 2003 del 38 per cento».
Il Demanio. Una delle parole d’ordine del sindaco Cacciari è quella che il Comune «torni padrone del suo territorio». A Venezia soprattutto, ma anche in altri comuni, ampie porzioni di territorio sono sottratte alla giurisdizione dei sindaci. E’ il caso delle aree militari, delle acque demaniali, delle aree aeroportuali e portuali. La riforma proposta prevede l’assegnazione dei Beni demaniali agli enti locali (i comuni in accordo con le regioni) con il compito della valorizzazione urbanistica, della produzione di cultura e reddito. In laguna clamorosi sono gli esempi dell’isola di Sant’Andrea e dell’Idroscalo, porticcioli ideali ancora in carico all’Esercito. Oppure dei Forti e delle caserme inutilizzate, che i comuni devono pagare per poter utilizzare.
L’Iva. «Non convincono», secondo lo studio di Cacciari, le proposte fin qui avanzate dell’assegnazione ai comuni di una percentuale delle entrate dell’Irpef. Molto meglio la tassazione decentrata. La principale fonte di finanziamento degli enti locali sarà la compartecipazione all’Iva (tassa sui consumi indifferenziata), in modo da ridurre l’evasione, molto alta in Puglia e Campania, e aumentare i controlli. Oggi il finanziamento arriva invece dall’Irap regionale, la tassa sulle aziende utilizzata in questi anni per finanziare il 37 per cento della spesa sanitaria regionale. Il gettito Iva nazionale, secondo gli studi Unioncamere, ammonta a circa 70 miliardi di euro l’anno. La Regione con il gettito più alto è l’Emilia Romagna con 7 miliardi e 300 milioni di euro (1889 per abitante), seguita dalla Lombardia con 15,4 (1753 euro per abitante) e dal Veneto con 7,7 miliardi, 1743 euro l’anno pro capite.
Il Catasto. Altra rivoluzione prevede l’abolizione del Catasto e il suo passaggio ai comuni. La Tassa del Registro (circa 3 miliardi e 197 milioni di euro) dovrebbe essere applicata sui passaggi di proprietà da destinare al comune dove si trova l’immobile.
Appalti e grandi opere. Il testo prevede anche di garantire alle regioni «capacità di autonomia legislativa», estendendo le attuali competenze fissate dai decreti Bassanini alla normativa sugli appalti. Per infrastrutture e progetti di interesse regionale è prevista l’istituzione della Bri, la Banca regionale per gli investimenti, modello «federalista» della Bei che possa fornire prestiti e finanziamenti «senza scopi di lucro». Uno strumento per far accedere ai mutui gli enti locali monitorando in tempo reale il loro stato di indebitamento.
Legge Speciale. Insieme a Roma, l’altra città «speciale» è senza dubbio Venezia, per cui lo Stato ha previsto due leggi speciali e finanziamenti per proteggere un patrimonio dell’umanità. Senza finanziamenti statali basterebbe, conclude la proposta, consentire lo sforamento del Patto di stabilità. E dunque la possibilità di aprire il mercato anche a capitali esteri.
Statuto speciale. Obiettivo finale è quello di riconoscere anche alle Regioni a Statuto ordinario lo Statuto speciale. Oggi, conclude lo studio, la Sicilia spende il 150 per cento di quello che produce, il Trentino il 118. I trasferimenti a queste regioni sono in media 4350 euro a cittadino (con punte di 11 mila per Valle d’Aosta e 8900 per Bolzano. Una sperequazione che va eliminata, mantenendo anche per le regioni più povere le garanzie dei servizi essenziali.

25.1.09

Rosy Bindi incontra i circoli PD al Laurentianum

Il Gazzettino Domenica 25 Gennaio 2009

«Non è finito un bel niente. Anzi. La storia del Pd è solo all’inizio. Basta con questo clima di sfiducia e scoraggiamento generale. Bisogna riscoprire la nostra forza e toccare, ancora una volta, le corde del Paese. Solo così vinceremo».
Per Rosy Bindi, una dei leader nazionali del Pd, quella di ieri, è stata una giornata impegnativa a Mestre. Prima con la Fondazione Gianni Pellicani ha ripercorso l’esperienza di Aldo Moro e, poi, sotto una pioggerellina, più reale che metaforica, ha incontrato al Laurentianum i circoli locali del Pd. Dei circoli scoraggiatissimi.
«Finalmente un leader del Pd che ci viene a trovare – commenta Paolo Cuman – Nelle primarie per scegliere i candidati del Pd c’era orgoglio. Tutto questo è sparito: siamo ritornati ai vecchi metodi, con in più la perdita di serietà che personaggi come Bassolino e Iervolino danno al Pd».
«Abbiamo iniziato bene – prosegue Livio Amelio – tuttavia, man mano che andiamo avanti perdiamo la strada maestra. I giovani si stanno allontanando sempre più dal partito».
«Che fine ha fatto il referendum contro le misure del Ministro Gelmini? E che dice il Pd sulla questione lavoro?» Si chiede qualcun’altro. «In questo modo Berlusconi ha la strada spianata» sottolinea Amelio.
E alla Bindi, ora, spetta il difficile compito di ridare coraggio all’avvilito popolo delle primarie. «Bisogna mandare dei messaggi diversi. Basta con questo sconforto. Altrimenti, non ne usciamo – sottolinea Bindi – Ci si mette con pazienza. E l’impresa va avanti. Il nostro è un progetto innovativo e, anche se complicato, ancora validissimo. Chi pensa che il Pd è l’ennesimo partito di sinistra si sbaglia. Ci dobbiamo porre il problema di allargare i nostri confini».
E l’ex ministro della Famiglia si rivolge a Davide Zoggia in sala «Pensi di vincere da solo?». Per Bindi più che alle lettiane proposte di unione con l’Udc di Casini, bisogna guardare a sinistra e alla scissione all’interno di Rifondazione Comunista e al nuovo percorso di Vendola.
«Bisogna cercare gli alleati. E gli alleati non si cannibalizzano, perché ci servono – aggiunge Bindi – l’ambizione di Aldo Moro era mettere assieme i popoli. La sfida del Pd è quella di mettere assieme le diverse anime riformiste del Paese». Per Bindi, poi, «non è reale che un partito appena nato non discuta un po’, soprattutto in questioni che non si tagliano con il coltello».
E, quindi, l’ex-ministro parla a ruota libera sui grandi temi del Paese. «Sono solidale con la Cgil e al fatto che non abbia firmato l’accordo sulla riforma contrattuale – aggiunge Bindi – il Pd ha presentato a Tremonti una manovra finanziaria di 16 miliardi di euro contro la crisi economica. Ma questo Governo non ci ascolta va dritto come un treno. Non tocca a Veltroni dire cosa fare con la Englaro. Invece bisogna elaborare una legge condivisa sul testamento biologico. E sulle Università, la situazione è complicata: nemmeno possono proliferare i corsi di laurea come oggi».
Il vero “mea culpa” del Pd è per la Bindi in materia di comunicazione. «Bisogna prendere esempio da Obama – conclude Bindi - fare volantinaggi, incontri come un tempo. I ministri ombra devono girare il Paese ed incontrare la gente, per far conoscere cosa vuole fare il Pd. Ma in alcun caso buttarsi giù di morale. Mai dare messaggi allarmistici. Così potremo risalire la china».
Giulia Quaggio

21.1.09

Verso le elezioni europee: l'andamento nel Nordest

Il Gazzettino 21 gennaio 2008
Europee: la Lega raddoppia, il Pd a Nordest perde 2 seggi
Giorgio Gasco
Partiti e sondaggi

Il prossimo giugno si torna a votare per le europee e le amministrative. Gli attuali orientamenti di voto, riferiti alla competizione per i posti a Strasburgo, segnalano un calo verticale del Pd rispetto al risultato delle politiche 2008, una crescita di Italia dei Valori e un raddoppio di consensi per la Lega. Con una leggera crescita di Pdl e Udc.
Le continue liti all’interno di entrambi gli schieramenti, preoccupano i leader. Berlusconi lo ha confessato pubblicamente: «Bisticciare ci ha fatto perdere il 5-6 per cento». Dato prontamente registrato da un sondaggio di "Repubblica.it" che segna una diminuzione della fiducia degli italiani nei confronti del governo. Anche dell’opposizione soffre, e Veltroni non può certo dormire sonni tranquilli.
Ad avvalorare la tendenza negativa del Pd, c’é anche un fresco sondaggio Ipsos che attesta il Pdl al 38%, la Lega nei pressi dell’11%, Pd al 25, Di Pietro al 9, Udc al 6.
Valori confermati, con leggere variazioni, da una simulazione del politologo veneto Paolo Feltrin che ha elaborato i sondaggi nazionali pubblicati dal sito della Presidenza del Consiglio, basandosi sul risultato delle ultime elezioni politiche con una lente di ingrandimento sulla circoscrizione del Nordest (comprende le regioni Trentitno, Emilia Romagna, Veneto e Friuli).
LA LEGGE ELETTORALE - Si sono spenti i tentativi di riforma. Dunque, la legge per le europee mantiene un assetto perfettamente proporzionale, senza alcun premio di maggioranza, senza neppure soglie di sbarramento.
SEGGI - A seguito dell’allargamento della Ue, rispetto alle consultazioni del 2004 l’Italia dovrebbe perdere almeno cinque seggi, passando da 78 a 73.
«Nulla è ancora definito - commenta Feltrin - Attualmente vige il Trattato di Nizza secondo il quale all’Italia spetterebbero 72 posti. Però, se verrà ratificato il Trattato di Lisbona ed entrerà in vigore prima del voto di giugno, allora al nostro Paese spetterà un seggio in più, dunque per un totale di 73 seggi».
LA PREMESSA - Feltrin non vuole sbilanciarsi, anche perché «per ora ci si deve basare solo sulle simulazioni sulle quali poi ragionare». Manca ancora un elemento base: il numero dei partiti che si presenteranno alle elezioni. Quindi, il dato fondamentale delle intenzioni di voto sono i risultati delle politiche 2008 e quelli delle europee 2004.
IL PD - Alle politiche 2008, prima esperienza dopo la fusione Ds-Margherita, si attestò al 33,2%, con un 31,1 alle europee 2004. L’ipotesi sulle intenzioni di voto per la prossima tornata continentale, lo porterebbe al 25% con conseguente perdita di seggi, da 24 a 19.
Nonostante la scomparsa in Parlamento del blocco della sinistra radicale, il "cartello" può ancora contare di un’intenzione di consensi di poco oltre il 5% che garantirebbe 4 seggi contro i 9 delle europee 2004.
La parte del leone la farebbe Di Pietro, che passerebbe dal 2,1% di cinque anni fa al 9,5% (sempre come intenzione di voto), dopo aver incassato il 4,4% alle politiche. Un patrimonio che garantitebbe all’ex pm di Mani Pulite un potenziale di 7 eurodeputati (nel 2004 ne portò a casa 2). In totale, nelle intenzioni di voto, l’area di centrosinistra (dunque compresi, se si presenteranno, Partito Socialista, Udeur, Svp) potrebbe raggiungere il 42,6% a livello nazionale.
IL PDL - È in tenuta rispetto alle politiche; in crescita a confronto delle precedenti europee. Le ipotesi sulle intenzioni di voto attestano l’accoppiata Fi-An al 38,2% nazionale (nel 2004 Fi al 20,9 e An all’11,5%) contro il 37,4% delle scorse politiche. In termini di seggi, la coalizione guadagnerebbe un seggio rispetto ai 27 calcolati in base al risultato delle politiche del maggio scorso, ma ben tre scranni in più della somma di Fi-An (16 e 9) nel 2004 avvicinandosi ai 31 posti delle europee 1999.
L’UDC - Il partito di Casini non pare essere penalizzato dai distinguo nei confronti di Berlusconi. Le ipotesi sulle intenzioni degli elettori per il prossimo giugno, consegnano ai centristi il 6%, rispetto al 5,6 del 2008, al 5,9% del 2004 e al 2,6 delle europee 1999. Quanto a eurodeputati, l’Udc è accreditato di 5 seggi, stesso valore delle ultime europee.
LA LEGA - Bossi può essere soddisfatto. Il Carroccio è dato in forte crescita. Dopo l’exploit alle politiche (in Veneto ha raddoppiato i consensi, conquistando il 28%) il movimento compare in alcuni sondaggi in Toscana dove, dato storico, potrebbe ottenere un seggio. In generale la Lega raddoppierebbe i seggi, da 4 del 2004 e da 6 nel 2008, a 8 come ipotesi di intenzioni di voto. Quanto ai consensi, il Carroccio è accreditato di un 10,9% contro il 5% delle europee 2004, e l’8,3 delle politiche 2008.
IL NORDEST - Le simulazioni di Paolo Feltrin non si discostano dal trend nazionale. Non potendo elaborare percentuali di voti per la mancanza di sondaggi specifici, le intenzioni sulle ipotesi di voti si limitano ai seggi prendendo come base i risultati delle elezioni politiche del 2008. Il Pd si attesterebbe su 4 seggi, contro i 6 del 2004 (allora si presentarono insieme Ulivo e Radicali). Di Pietro otterrebbe un seggio (cinque anni fa non era presente). La Svp è accreditata di un eurodeputato. In totale al centrosinistra del Nordest andrebbero 6 seggi.
Dall’altro fronte, il Pdl potrebbe portare a casa 4 seggi. La Lega passerebbe 2, raddoppiando la sua presenza a Strasburgo rispetto al 2004. Ma poiché il Carroccio è segnalato in costante crescita, non è escluso che possa raggiungere quota 3, rosicchiando uno scranno proprio al Pdl nel caso il "patrimonio" italiano di eurodeputati fosse di 73 come previsto dal Trattato di Lisbona. Il che porterebbe ad un clamoroso pareggio. Infine, l’Udc che confermerebbe un eurodeputato nordestino.
Al di là delle elaborazioni, restano le difficoltà dei partiti contenitore (Pdl e Pd) costantemente martellati da alleati che non perdono occasione per legittimare la propria specificità: la Lega per il Pdl, Di Pietro per il Pd. Sembrano essere loro gli aghi della bilancia.

13.1.09

Davide Zoggia consolida la popolarità tra i veneziani

Zoggia fa il gran balzo: più 10
la Nuova Venezia — 13 gennaio 2009

«Mah, si vede che in questo momento di difficoltà per la politica parlare di problemi concreti e stare vicino alla gente paga». Sprizza soddisfazione da tutti i pori il presidente della Provincia Davide Zoggia.
Nella classifica del Sole 24 Ore, quotidiano della Confindustria, il capo della giunta di Ca’ Corner si è guadagnato una foto e un titolo che in termini di prestigio, a cinque mesi dal voto per la Provincia, valgono oro. «Mi sembra un risultato importante», sorride. Ed eccola la graduatoria. Aleatoria, di sicuro, forse anche un po’ discutibile. Ma esserci, si sa, è meglio che non esserci. Soprattutto se la posizione è buona.
Così Davide Zoggia fa un bel balzo e guadagna rispetto allo stesso periodo del 2007 quasi 11 punti in percentuale nell’indice di popolarità tra i suoi elettori. 54 per cento dei consensi fra gli 800 cittadini consultati dall’Istituto Ipr marketing nel periodo settembre-dicembre 2008. Fra i 101 presidenti delle province italiane, Zoggia si piazza al 56esimo posto. Ma l’aumento in percentuale è significativo.
E il «gradimento» è oggi superiore di 3 punti e mezzo anche al 50,5 per cento ottenuto nel 2004, il giorno dell’elezione contro l’avversario del Pdl Carlo Alberto Tesserin. Come mai? Zoggia prova a spiegare. «Forse la gente ha capito che la Provincia non è certo un ente inutile. Noi abbiamo provato a dare risposte ai oroblemi della gente. Le scuole, l’essere vicino ai lavoratori in questi momenti di crisi delle aziende. E poi l’ambiente, le infrastrutture. Insomma, concretezza».
Una boccata di ossigeno per Zoggia, che tra qualche mese dovrà affrontare una sfida piuttosto difficile per il rinnovo dell’amministrazione di Ca’ Corner. «Se sono preoccupato di questo risultato? Ma neanche per sogno», se la ride Mario Dalla Tor, consigliere provinciale e candidato del Pdl a sfidare il presidente uscente, «ho qui in tasca l’ultimo sondaggio che ci dà come coalizione al 54 per cento. Potrebbe anche essere il 56 se comprendiamo le liste minori come la Fiamma Tricolore con cui vedo però difficile un’alleanza».
Anche sul metodo usato Dalla Tor ha qualcosa da dire. «Non sono mica intenzioni di voto, la campagna elettorale è un’altra cosa. E’ solo la popolarità del presidente uscente fra i suoi elettori. Ma non mi preoccupo. E poi, visto che Zoggia è così forte, perché ci porta qui Veltroni? Per farsi dare lezioni sui testi di Bassolino e della Jervolino?».
Forse proprio per la vicenda della «questione morale» il governatore Bassolino e la sindaco di Napoli, Rosa Russo Jervolino, sono agli ultimi posti nella classifica. Tra i sindaci il primo posto va a pari merito ai sindaci di Torino (Sergio Chiamparino, Pd ex Ds), Verona (Lega), Giuseppe Scopelliti (Pdl), Reggio Calabria.
Il sindaco Massimo Cacciari mantiene la posizione, piazzandosi intorno al 62esimo posto con il 53 per cento. Perde cinque punti rispetto al 2007, ne guadagna quasi tre rispetto ai giorni della sua elezione del 2005, quando superò per poche centinaia di voti l’avversario del centrosinistra - oggi senatore Pd - Felice Casson.
Tra i governatori saldamente in testa è il nuovo presidente della Sicilia, Raffaele Lombardo, seguito da Roberto Formigoni (Lombardia, Pdl) e Giancalo Galan (Veneto, Pdl).
Per i presidenti di Provincia i primi posti sono ipotecati da amministratori siciliani e calabresi. Catania, Messina, Palermo, e poi Cosenza e ancora, Siracusa e Agrigento i primi sei posti. Quanto a Venezia, secondo il giornale economico «ottimo è il risultato del presidente Davide Zoggia che dopo i numeri deludenti registrati guadagna ora il 10 per cento».
(a.v.)

10.1.09

Coordinamento PD delle regioni del Nord

la Nuova Venezia — 10 gennaio 2009
Il Pd veneto vuole trattenere il 6 per cento di tutte le tasse

4.1.09

A partire dalla campagna di Davide Zoggia, le novità 2009 per il PD

la Nuova Venezia — 3 gennaio 2009
Assalto Pd alle Province
Veltroni a Mestre per ricandidare Zoggia

PADOVA. Parte dalla ricandidatura ufficiale di Davide Zoggia alla guida della Provincia di Venezia la campagna elettorale del Pd. L’evento, in programma il 16 gennaio a Mestre, sarà bagnato dalla benedizione del leader Walter Veltroni che in giornata farà anche un salto a Vicenza dove inaugurerà una nuova sede locale del partito. Un passaggio beneaugurante nella città che l’anno scorso, con l’elezione di Achille Variati, ha regalato al Pd una delle rare soddisfazioni del 2008. Confermato dal partito anche l’altro presidente uscente, il bellunese Sergio Reolon, mentre a Padova, dove il Pd ieri ha rilanciato la soluzione delle primarie, prende piede la candidatura dell’assessore comunale alla Mobilità, Ivo Rossi, in tandem con il sindaco Flavio Zanonato di nuovo in corsa per palazzo Moroni. A Rovigo, anche il candidato alla successione di Federico Saccardin, che si avvia a concludere il secondo mandato, sarà affidato alle consultazioni popolari (indicativamente l’8 febbraio per tutti). Più complessa la situazione nel Veronese, storica roccaforte del centrodestra, dove più che un candidato servirà un kamikaze.

Ma il 2009 non sarà solo l’anno delle elezioni, all’orizzonte, anche le sfide interne, come i congressi, regionale e nazionale, che in autunno tracceranno i nuovi assetti del partito. Tra gli appuntamenti cardine dell’elaborazione programmatica sabato prossimo a Milano la prima riunione del coordinamento del Nord: «L’incontro sarà incentrato sulla crisi economica e sul rilancio di iniziative come l’Irpef ai Comuni - sostiene il segretario regionale Paolo Giaretta - del resto, le condizioni economiche degli enti locali, nelle cui casse transitano due terzi degli investimenti pubblici, rappresentano una delle grandi emergenze del Paese. Non voglio polemizzare con Calderoli che si è rivelato un interlocutore attento, ma quello del federalismo è un percorso lungo, quindi non c’è motivo per non cominciare lasciando il 20% dell’Irpef ai Comuni».
Parallelamente, prosegue la battaglia per “alleggerire” il patto di stabilità: «Chiediamo di togliere gli investimenti dal patto - spiega Giaretta - solo in questo modo i Comuni potranno tornare a investire risorse che hanno ma che non possono toccare. Un esempio su tutti: basterebbero 30 milioni di euro, un quinto del regalo fatto a Catania, per consentire di avviare il progetto di messa in sicurezza delle scuole».
Sempre in vista del congresso, il Veneto ospiterà due conferenze programmatiche nazionali: quella sui temi di giustizia e sicurezza, coordinata dai parlamentari Alessandro Naccarato e Felice Casson, si articolerà in due momenti, il 30 e 31 gennaio a Venezia e Padova; quella sul welfare, coordinata dal senatore Tiziano Treu, si terrà il 6 febbraio.
Sempre sul fronte nazionale, il primo marzo a Padova, in programma il forum programmatico delle regioni del Nord. Le iniziative nazionali saranno intervallate da alcuni momenti di rilevanza regionale: il 14 febbraio si terrà infatti la prima conferenza dei circoli veneti del Pd mentre, dopo le amministrative, le province proporranno sette eventi di confronto tematico aperti alla cittadinanza.
- Simonetta Zanetti

3.1.09

Paolo Giaretta: PD Veneto gli appuntamenti del 2009

Il Gazzettino Sabato 3 Gennaio 2009

Padova - Ha portato a termine la propria fase costituente, approvando lo Statuto regionale e il Manifesto dei valori. Oltre al radicamento territoriale, nell’anno appena concluso il Partito democratico veneto ha puntato sulla formazione dei quadri dirigenti istituendo la Scuola di politica.
Le elezioni politiche di primavera hanno confermato, ha evidenziato ieri il segretario regionale Paolo Giaretta, «che nella nostra regione lo schieramento di centrosinistra è ancora minoritario, ma le concomitanti amministrative hanno determinato risultati importanti, come la vittoria di Achille Variati a Vicenza, che ha portato a quattro su sette i capoluoghi di provincia governati dal centrosinistra. Nel 2008 è iniziato il tesseramento che sta dando esiti soddisfacenti e che continuerà con entusiasmo; la costituzione dei quadri del movimento giovanile, con le primarie di novembre, ha chiuso un anno dedicato alla strutturazione del partito e al suo radicamento».
Il 2009 sarà altrettanto impegnativo per molteplici sfide: quelle esterne, leggi le elezioni amministrative ed europee in primavera, e quelle interne, ovvero i congressi regionale e nazionale in autunno, che tracceranno i nuovi assetti del partito. Le amministrative saranno precedute da elezioni primarie per la selezione dei candidati, che si terranno, in larga maggioranza, domenica 8 febbraio.
In preparazione dei congressi di ottobre si aprirà una fase di elaborazione programmatica che vedrà il Veneto al centro del dibattito politico. Qui sono previste due conferenze programmatiche nazionali: quella sui temi della giustizia e sicurezza coordinata dai parlamentari Alessandro Naccarato e Felice Casson, che si articolerà in due momenti (il 30 gennaio a Venezia e il 31 gennaio a Padova) e quella sul welfare coordinata dal senatore Tiziano Treu il 6 febbraio.
Altro appuntamento importante sarà il forum delle regioni del Nord, che avrà luogo a Padova il 1° marzo.

Nel 2009 dunque il Veneto, che sarà teatro di molti eventi significativi di carattere nazionale, si troverà ad accogliere i grandi protagonisti della vita politica, e non solo, del Paese. A inaugurare questo ciclo sarà Walter Veltroni, atteso il 16 gennaio a Mestre per il lancio della candidatura di Davide Zoggia alla presidenza della Provincia di Venezia.

Con il nuovo anno, il partito veneto intensificherà inoltre la sua comunicazione: assieme al gruppo consigliare verrà pubblicata e distribuita già da questo mese la newsletter "Idee democratiche", mentre ha visto la luce in questi giorni il primo quaderno della collana "Il pensiero democratico", curata da due giovani studiosi, Paolo Giacon e Michele Fiorillo.

F.Capp.