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30.12.08

Ca' Corner e Ca' Farsetti: la partita è aperta

La Nuova Venezia 30 gennaio 2008
Politica, Ca’ Corner al voto. Inizia il toto sindaco
Alberto Vitucci
Ancora senza volto gli sfidanti del 2010 per Ca’ Farsetti. Provincia, si attende l’esito delle urne

Venezia. Sarà un 2009 di grandi sconvolgimenti per la politica veneziana. Stagione di elezioni amministrative, congressi dei nuovi partiti che nel 2008 non esistevano (il Pdl) o si erano appena affacciati sulla scena (il Pd). In primavera si parte con il rinnovamento della Provincia, in autunno comincerà la lunga corsa del candidato sindaco per Ca’ Farsetti.
Per la prima volta dovrebbe essere scelto nel centrosinistra con il sistema delle primarie, sul modello americano. Sarà anche l’ultimo anno dell’era Cacciari, il sindaco filosofo che governa dal 2005, ma era stato prima a capo della giunta dal 1992 al 1999. A meno di clamorosi - e molto improbabili - ripensamenti dell’ultima ora di Cacciari, che ha da tempo annunciato il ritiro dalla politica attiva. E sarà anche la prima volta in cui il centrodestra, forte del vento nazionale, ci crede sul serio. Dal 1975 ad oggi ha governato soltanto due volte, quattro anni in tutto, prima con Nereo Laroni (dal 1985 al 1987), poi con Ugo Bergamo dal 1990 al 1992.
Ca’ Corner. Si comincia già nelle prossime settimane con la campagna elettorale per conquistare il governo della Provincia, che era stata inserita fra gli enti inutili da abolire. Si vota in giugno, insieme alle Europee (election day) ma per i veneziani il risultato delle elezioni per il rinnovo della giunta provinciale avrà anche un importante significato strategico. Dopo la batosta alle Politiche 2008 e l’avanzata della Lega, il centrosinistra vede per la prima volta in bilico dopo 15 anni quello che era considerato ormai un suo feudo. Per tranquillizzare gli elettori si punta sulla continuità e il buon governo dell’amministrazione guidata da Davide Zoggia. Quarantenne jesolano, già sindaco di Jesolo e vicepresidente della giunta, Zoggia è al suo secondo mandato da presidente. Conta su alcune cose «fatte», come i 60 milioni spesi per le scuole, strade e servizi. Ma soprattutto su una maggioranza che a differenza di altri - a cominciare da Ca’ Farsetti - ha sempre dato prova di coesione. Niente polemiche nell’alleanza che va da Italia dei Valori a Rifondazione, ultimo residuo funzionante dell’alleanza che fu l’Unione, più il partito di Di Pietro. Zoggia ci crede, i sondaggi fatti dal Pd a livello nazionale danno la coalizione sotto di un punto. Ma l’effetto persona, assicura il presidente uscente, può fare la differenza. Dall’altra parte le carte non sono ancora scoperte. Ma il candidato più probabile è a questo punto il coordinatore di Forza Italia - ora Pdl - Mario Dalla Tor, un passato nel partito socialista, oggi consigliere di amministrazione di Actv. Se come sembra da Roma arriverà l’ordine di andare insieme alla Lega e alle sue liste civiche, per il Pdl - prima volta negli ultimi anni - il risultato sarà a portata di mano.
Il Comune. E ai risultati di Ca’ Corner si guarda con preoccupata attenzione anche da Ca’ Farsetti. Il successo del centrodestra a livello nazionale e il recente cambio di amministrazione in molti importanti comuni della provincia - da Chioggia a Mirano - fa sentire al centrosinistra il fiato sul collo degli avversari. Con le maggiori città del territorio in mano al Pdl o alla Lega (Jesolo e San Donà) il Comune di Venezia diventa ancora di più strategico nella conta delle preferenze. E un crollo a Venezia in giugno potrebbe pregiudicare l’esito delle elezioni del 2010.
I candidati. E’ partita dunque la caccia al candidato giusto. Prima ancora di dare il via alle danze sono decine i nomi di cui si mormora. «Dovrà essere giovane e possibilmente mestrino», aveva detto qualche mese fa il sindaco Massimo Cacciari. Ecco il via al totosindaco. L’assessore Enrico Mingardi? Il vicepresidente della provincia Andrea Ferrazzi? Il direttore generale di Vesta Andrea Razzini? O qualche nome più noto, come l’assessore Laura Fincato, l’avvocato Giorgio Orsoni (magari a capo di una lista civica), il sempreverde Roberto D’Agostino, il prosindaco di Mestre Michele Mognato? Fantasie. Anche perché si faranno le primarie, e poi si dovrà vedere chi la destra metterà in campo. Si dice il ministro veneziano Renato Brunetta, attivissimo in questi primi mesi di governo ma non molto amato nei settori del pubblico impiego. Oppure l’attuale presidente del Consiglio comunale Renato Boraso, consigliere più votato alle elezioni del 2005.
La sinistra. Una delle incognite riguarda la sinistra. Sparita dal Parlamento, ridotta a un consigliere a Ca’ Loredan per via della frattura, non ancora sanata, del 2005 (Cacciari sindaco con Margherita, Udeur e Ds «disgiunti», davanti a Casson sostenuto da gran parte dei Ds, socialisti, verdi, Rifondazione e Pdci). Cosa farà la sinistra extra Pd? Presenterà un suo candidato o tornerà in gioco?
Il centro. Cosa faranno i partiti di centro all’opposizione nazionale ma al governo in Regione come l’Udc e le forze emergenti come Italia dei Valori? Oppure gli esponenti del Pd piuttosto in sintonia negli ultimi tempi con la destra e la Regione di Galan come il presidente del Porto Paolo Costa, nominato dal governo Berlusconi contro il parere del Comune e della Provincia? Di qui a un anno può cambiare tutto e lo scenario è in grande movimento.
Grandi opere. Il Mose va avanti spedito, il Passante è stato inaugurato, il nuovo Ospedale di Mestre anche. Non restano grandi conflitti sul tappeto sulle grandi opere, ad eccezione della sublagunare, che adesso governo, Regione e Camera di commercio intendono rilanciare.
La giunta. Molto dipenderà dal giudizio finale che gli elettori daranno dell’operato della giunta guidata da Cacciari. Per questo il sindaco vuole ad ogni costo concludere o avviare i progetti strategici entro i prossimi mesi. Si parla del palacinema del Lido, con l’Ospedale al Mare trasformato in struttura turistica, del museo di Pinault a Punta della Dogana, del Quadrante di Tessera con terminal, stadio e Casinò, della risistemazione del turismo, con il governo dei flussi e la riorganizzazione del terminal. Del people mover che collega Tronchetto a piazzale Roma e della Città della Giustizia, del ponte di Calatrava ultimato e dei progetti culturali per la terraferma. Il punto debole, ammettono gli stessi assessori, riguarda l’amministrazione quotidiana. Di una città complicata, con mezzi scarsi e problemi di difficile soluzione come il traffico acqueo, l’esodo e la salvaguardia, la manutenzione dei palazzi. Una scommessa per la giunta uscente ma anche per il prossimo sindaco.

Venezia. «Fuori Rifondazione e Pdci, maggioranza allargata all’Udc e alle liste civiche, ma anche a verdi e socialisti». E’ la proposta che Massimo Cacciari aveva lanciato un mese fa nel corso di un forum alla Nuova. Un «laboratorio» politico che sterzando un po’ al centro possa far mettere radici al fragile centrosinistra veneziano. Ma andrà davvero così? Ad aver dubbi sulla nuova alchimia proposta dal filosofo sono i suoi stessi alleati. «Prima i programmi e dopo le formule - dice il verde Gianfranco Bettin - non bisogna escludere nessuno a priori». «Non andremo con il cappello in mano a chiedere di entrare in un’alleanza che non ci vuole - dice il capogruppo di Rifondazione Sebastiano Bonzio - L’uscita non è piaciuta nemmeno a Italia dei Valori. «Si continua a non considerare la nostra forza politica - scandisce il segretario provinciale Nicola Funari - in Parlamento siamo l’unica forza di opposizione insieme al Pd, in Abruzzo abbiamo preso il 15 per cento». E in Comune anche l’Idv come Rifondazione è all’opposizione della giunta Cacciari. Un lavoro lungo e faticoso quello di rimettere insieme i cocci della rottura del 2005. Anche perché dall’altra parte il centrodestra si annuncia agguerrito e in rimonta. E quasi sicuramente, a differenza di quattro anni fa, nella coalizione in campo per il dopo Cacciari ci sarà anche la Lega con le sue liste civiche.

Venezia. Addio Ds e Margherita, ma addio anche a Forza Italia e Alleanza nazionale. Il 2009 sarà l’anno di Pd e Pdl, i due nuovi partiti nati dalla «fusione» dei loro soci fondatori. Il partito Democratico di Veltroni, nato un anno fa con le primarie, è adesso atteso alle prove congressuali. Il nuovo segretario comunale Alessandro Maggioni convocherà l’assise nelle prossime settimane. Si tratterà di dar vita a organismi operativi votati dagli iscritti. Con una sorta di «conta» interna. Perché sarà forse per le sconfitte elettorali (le Politiche di aprile e l’Abruzzo) e per la questione morale che scuote il Pd al Sud. Ma le anime interne restano ben vive.
«Dobbiamo reagire», dice il segretario provinciale Gabriele Scaramuzza, «rilanciando il primato della politica, intesa come autonomia dei partiti da ogni e qualsivoglia gruppo di interessi privati e potentati».
Si riorganizza anche il Pdl, che ha in programma ai primi di marzo il suo primo congresso dove saranno formati gli organismi dirigenti e definitivamente sciolti i partiti di Forza Italia e An. Anche qui le anime e le correnti non si sono affatto dissolte. E la «base» veneziana, rappresentata da Antonio Cavaliere, ha duramente protestato contro la scelta dei delegati. «Fatta senza consultare gli iscritti, con un metodo che non ci piace» dice Cavaliere. Anche qui, una piccola rivoluzione.

Antonino Stinà: alle provinciali spazio ai giovani nel PD

la Nuova Venezia — 29 dicembre 2008
Pd, è arrivato il momento di ripartire Si può fare dal basso, e da Venezia

Gentile Davide Zoggia, da qualche settimana sei ufficialmente il candidato alla presidenza della nostra Provincia per il centro sinistra. E’una bella sfida, che comporta l’assunzione di moltissime responsabilità.
Il momento non è tra i più felici. L’economia globale attraversa una profonda crisi che ormai tocca da vicino anche i cittadini e le imprese veneziane. Il nostro partito, il Pd, versa in molteplici difficoltà che sarebbe ingiusto e sbagliato negare, ingiusto e sbagliato attribuire a soggetti esterni. I nodi che stanno venendo al pettine dobbiamo scioglierli al meglio e velocemente se vogliamo, e lo vogliamo, difendere questo nuovo soggetto.
Il Pd deve darsi al più presto un’identità che ne giustifichi l’esistenza. Credo che l’identità di un soggetto politico, di un’organizzazione politica che vorremmo essere «di massa», non si costruisca, soltanto, con il pragmatismo, che rischia di sconfinare nel cinismo, della buona amministrazione. Ritengo serva uno sforzo per recuperare l’utopia necessaria all’elaborazione di un’idea di società, capace di mettere in moto le energie positive dei cittadini del nostro Paese e della nostra provincia.
Un progetto di società poi si sostanzia nelle persone che si mobiliteranno per realizzarla. Un partito che vuole essere autenticamente federale non aspetta che venga data la linea nel corso delle direzioni, o peggio dei caminetti, di Roma. Un partito federale si mobilita dal basso; coinvolge nei diversi territori i propri militanti: per elaborare le idee e per realizzarle.
Per questo motivo Davide, hai una grande chance. Approfitta, insieme ai militanti del Pd e degli altri partiti della coalizione di centro sinistra, di questa campagna elettorale per offrire le idee che da Venezia possono venire per accompagnare il nostro Paese fuori dalle sacche della crisi. Dai il contributo al rinnovo della classe dirigente del Pd di cui tutti ormai parlano ma che pochi praticano. L’accesso alle stanze dei bottoni della politica, almeno la prima volta avviene per cooptazione. Lo sapevano bene i grandi partiti popolari del secolo scorso che erano capaci di muovere le preferenze per consentire l’elezione delle persone più meritevoli.
Il meccanismo elettorale per l’amministrazione provinciale può esserti di grande aiuto. Gli elettori dovranno esprimere la preferenza solo per la forza politica che intendono sostenere. C’è la grande possibilità di assumere decisioni drastiche a priori, che vadano anche oltre gli statuti del nostro partito.
Candidiamo in ogni collegio persone giovani davvero, rigorosamente sotto i 40 anni (mi auto escludo avendoli ormai compiuti), scegliendoli tra coloro che nei territori si sono fino ad ora spesi per il bene comune, a servizio degli altri, e della comunità, a 360 gradi, non solo per alcuni segmenti di proprio interesse. Contattiamoli nelle associazioni di volontariato, nelle associazioni sportive, nelle parrocchie, nelle associazioni giovanili. Alcuni di questi già sono vicini a noi.
Nella formazione della tua giunta, oltre ad adempiere ai dettami statutari che pongono il limite dei due mandati agli assessori (valgono anche quelli svolti sotto altre bandiere, che nessuno faccia il furbo, che poi le furbate di pochi le paghiamo tutti) rispetta questo criterio: solo assessori under 40. Abbi il coraggio di osare. Gli elettori lo premieranno. Avrai con te una squadra di amministratori giovani, motivati, presenti nel territorio, che ti aiuteranno a governare al meglio la nostra provincia e che avranno la chance di diventare la nuova classe dirigente del nostro partito.
Antonino Stinà
* componente Assemblea provinciale del Pd

14.12.08

Davide Zoggia: al via la campagna elettorale -intanto, apre il blog

La Nuova Venezia, domenica 14 dicembre 2008
Effetto buongoverno
Elezioni: sfida per la Provincia
Alberto Viticci

Da ente inutile a test quasi decisivo per la politica veneziana. Con sei mesi di anticipo parte la campagna per la conquista di Ca’ Corner, sede della Provincia. Il centrosinistra governa qui da 3 lustri, prima con Luigino Busatto, poi con Davide Zoggia.
Per la prima volta la corsa del candidato del centrosinistra non è affatto scontata. Nel giugno del 2004 l’allora quarantenne Davide Zoggia, ex sindaco di Jesolo e vicepresidente della giunta uscente, la spuntò al primo turno. Un buon successo anche personale, con 237 mila voti (il 50,5 per cento) contro il 32,3 del suo avversario, il consigliere regionale di Forza Italia Carlo Alberto Tesserin. Ma allora la Lega era andata da sola, arrivando a un buon 8 per cento con Giovanni Anci. E il clima a Venezia era molto diverso.
Alle ultime Politiche di primavera l’avanzata di Berlusconi e del Pdl si è fatta sentire anche nel Veneziano, con un cambio di amministrazione in molti importanti comuni della provincia a cominciare da Chioggia e Mirano. E il patto tra Lega e Pdl stavolta sembra funzionare. Il centrodestra non ha ancora sciolto le ultime riserve, ma pare ormai scontata la candidatura di Mario Dalla Tor, segretario provinciale di Forza Italia e consigliere di amministrazione Actv. Basterà alla destra per realizzare il sogno del ribaltone?
Il presidente uscente ostenta ottimismo. I sondaggi nazionali danno i partiti della coalizione che lo sostiene sotto di circa un punto rispetto al centrodestra. L’effetto candidato e la vicinanza al territorio, dicono i sostenitori di Zoggia, può fare facilmente la differenza, insieme all’apporto delle nuove liste civiche. Presto per fare conti.
Ma Zoggia conta molto sull’effetto «buongoverno», le cose fatte dalla sua amministrazione negli ultimi anni. E nella coalizione che a differenza del resto d’Italia - e anche della città capoluogo, dove Rifondazione e Italia dei Valori sono all’opposizione - va d’amore e d’accordo. Il Pd non è ancora un partito strutturato, e sconta divisioni e incertezze. Ma sul treno di Zoggia ci sono gli alleati di sempre, dai Verdi a Rifondazione e al Pdci, lo Sdi e Italia dei Valori.
Zoggia intanto ha già messo in piedi un suo blog. Politica ma non solo, filmati su you tube con il presidente al lavoro, solidarietà, commenti sui fatti del mondo.
Su Ca’ Corner, ente che fino a qualche mese fa qualcuno voleva abolire, il centrosinistra si gioca molto più di una Provincia. E fa la prova generale per le Comunali del 2010.

10.12.08

Paolo Giaretta: Il Coordinamento del PD del Nord al debutto

GIARETTA: UNA SFIDA INEDITA, SI VINCE SOLO A ROMA

la Nuova Venezia — 10 dicembre 2008
La costituzione del Coordinamento del Partito Democratico del Nord non è un fatto formale che riguardi solo la vita interna del maggior partito di opposizione. E’ una scelta di innovare l’organizzazione della vita politica del paese con una strada inedita. Il Partito Democratico delle 8 regioni del Nord si organizza per offrire una rappresentanza più forte di questi territori nello schieramento riformista.
Sono territori tra loro anche diversi per struttura sociale e politica, i nord sono molti, tra grandi aree metropolitane, pedemontane, montagna e pianura produttiva, e diverse sono le organizzazioni istituzionali, tra regioni a statuto ordinario e regioni a statuto speciale. Ma è un territorio che ha qualcosa in comune: è la parte d’Italia che più direttamente ha dovuto affrontare le sfide della globalizzazione, ho subito una enorme trasformazione del proprio tessuto sociale prima che economico. E’ anche il territorio che più avverte la distanza tra la velocità delle decisioni necessarie, l’intensità dei cambiamenti e la lentezza delle risposte istituzionali. Una parte di questi territori quando è il momento delle elezioni politiche guarda ampiamente a destra. La Lega in particolare ha saputo capire ed interpretare meglio le paure di chi ha dovuto mettere in discussione tante certezze ed ha visto attorno a sé molti cambiamenti.
Si apre però una fase nuova, in cui essere imprenditori delle paure non è più sufficiente, e il proporre una orgogliosa autosufficienza di piccoli territori non consente di affrontare da vincitori le nuove sfide. E’ il momento delle alleanze più che delle orgogliose solitudini. Buone alleanze politiche a livello globale, dopo la stagione delle guerre militari, commerciali e finanziarie che ci ha ridotto come vediamo. Alleanze per la modernizzazione del paese, di tutto il paese. E’ su questo piano che intendiamo, anche con questo strumento, incalzare la maggioranza.
E’ già finita la stagione degli slogan felici. La durezza della crisi richiede azioni coraggiose che finora il Governo non ha saputo mettere in campo. Mese per mese si dimostra che le tasse invece di diminuire aumentano, che le condizioni dei pensionati, degli operai, del ceto medio peggiorano, che gli artigiani, i commercianti, le piccole imprese sono hanno i sostegni necessari a condurre quelle innovazioni e quegli investimenti che sono necessari. Si dimostra che non si possono chiamare riforme (quelle riforme così necessarie per l’ammodernamento della pubblica amministrazione) enormi tagli indifferenziati di bilancio, che trattano nello stesso modo servizi essenziali e servizi superflui, efficienza e cattiva gestione del denaro pubblico. Infatti si sono trovati 140 milioni di euro per coprire la fallimentare gestione del Comune di Catania e 500 milioni per il Comune di Roma e si tagliano i contributi alle famiglie per il miglioramento energetico delle proprie abitazioni che costano di meno e producono ricchezza per le imprese artigiane e benessere ambientale.
Questa è la sfida che riguarda in particolare il Nord. Gli elettori sono divenuti molto esigenti e nessuno ha i voti in cassaforte. Per questo scendiamo in campo con questa nuova formazione di gioco. Non il Partito del Nord. E’ un dibattito importante che si è svolto su questo punto. Si è evocata la formula tedesca della Csu/Cdu. E’ una suggestione, ma forse occorrerebbe ricordare che lì i partiti sono nati in quella formula dalle ceneri della dittatura nazista, non per spaccatura di un partito nazionale. Si è parlato della Margherita trentina di Dellai, che è però altra cosa: un partito territoriale di una piccola regione, in una comunità molto omogenea e sostenuta da una rilevante spesa pubblica. Il punto centrale è comunque un altro. Una frammentazione territoriale del sistema politico non è ciò che serve all’Italia. La sfida che facciamo è un’altra ed inedita. Realizzare sul serio un grande partito nazionale ad impianto federale, con territori autonomi nelle determinazioni delle politiche, delle alleanze e dei programmi che li riguardano. E’ ciò che è scritto nello Statuto del Partito Democratico che però va tradotto in pratica con più coraggio innovativo.
Per questo il Coordinamento del Nord: camminerà soprattutto sulle gambe dei nostri amministratori locali e regionali, che sono gli imprenditori del territorio e che meglio rappresenteranno. Per questo partiamo dalla concretezza delle sfide: risposte alla crisi economica e modifiche del patto di stabilità per gli enti locali (che fanno con le Regioni 3/4 degli investimenti pubblici) sono le prime due questioni che affronteremo il 9 gennaio a Milano.
Paolo Giaretta
senatore segretario del Pd Veneto

1.12.08

Assemblea provinciale del PD: ecco le risultanze

Il Gazzettino 30 novembre 2008

L’ASSEMBLEA PROVINCIALE DEL PARTITO DEMOCRATICO
E il Pd risponde con l'investitura di Zoggia per la Provincia

Ricandidato all’unanimità il presidente uscente, che punta a conquistare anche il Veneto orientale: «È alla nostra portata»

La macchina del Pd è già in moto, in vista delle elezioni Provinciali del 2009. L'agenda politica s'infittisce di appuntamenti, si moltiplicano gli incontri, si mobilitano i circoli del territorio. Nell'auditorium di via Hermada a Mestre è stata convocata ieri l'assemblea provinciale. Una platea gremita ha confermato all'unanimità come candidato alle prossime elezioni provinciali il presidente uscente di centrosinistra Davide Zoggia, pronto a ripresentarsi con la lista civica Progetto Provincia 2014.

Nell'occasione il presidente Zoggia ha illustrato all'assemblea un primo bilancio dei suoi cinque anni di mandato, elencando alcuni degli interventi e degli investimenti più importanti: 60 milioni di euro spesi per migliorare l'edilizia scolastica (l'80 per cento delle scuole in provincia di Venezia sono oggi a norma), 30 milioni per l'edilizia patrimoniale, 100 milioni per gli interventi sulla viabilità, rotatorie, piste ciclabili, ma soprattutto il Passante.
«Il Passante non è solo merito di Galan ha puntualizzato Zoggia , ma è frutto di un lavoro a cui la Provincia ha collaborato in modo decisivo, valutando assieme ai comuni interessati le opere complementari».
Tutti risultati importanti che hanno spinto Zoggia a ripresentarsi con l'attuale coalizione, ma con la volontà di allargarla, aprendosi verso l'area del voto moderato con l'esperienza della lista civica, e mantenendo aperto anche un dialogo con l'Udc.

«Invito tutti a crederci, perché il risultato è alla nostra portata», ha dichiarato all'assemblea Davide Zoggia, sicuro della compattezza del centrosinistra, ma anche delle tensioni interne che caratterizzano il suo avversario. «In Regione il consiglio è bloccato dalle contrapposizioni tra Pdl, Lega e Udc. E poi mi chiedo ha detto Zoggia perché il centrodestra non si sia ancora presentato con un candidato e non abbia iniziato un confronto pubblico con noi».

«Partiremo dal territorio, dalle esigenze concrete della gente - ha affermato nel suo intervento il coordinatore provinciale del Pd Gabriele Scaramuzza , dalle condizioni in cui versano molte famiglie e dalla situazione occupazionale della nostra Provincia. Ecco perché ha aggiunto Scaramuzza - pensiamo a un programma partecipato, una sorta di patto federativo. Tra dicembre e gennaio saranno organizzati una serie di eventi nelle piazze a cui parteciperanno sindacati, categorie ed associazioni che potranno presentare le loro istanze».

A partire da oggi comincia un percorso davvero intenso per il Pd . Nelle prossime settimane il partito dovrà costruire la propria rappresentanza nei 36 collegi provinciali, cercando di proporre, collegio per collegio, i candidati migliori. Verso fine gennaio l'assemblea provinciale sarà quindi convocata nuovamente per approvare le candidature.
Ma la vera difficoltà, messa in luce dall'assemblea, sarà quella di rappresentare tutti i diversi territori provinciali, anche quelli, come il Veneto orientale, dove il Pd è in condizioni di minoranza.

30.11.08

Una lista territoriale alleata del PD in Veneto: per una "lega democratica" contro il Carroccio

Il Gazzettino 30 novembre 2008

«In Veneto deve nascere una Lega democratica alleata del Pd»

Il senatore Giorgio Tonini: «Al Nord possiamo tenere testa al Pdl ma per vincere ci serve un partner con il peso del Carroccio»

Roma - NOSTRA REDAZIONE

Per battere il «doppio» del centrodestra (Pdl e Lega), il Pd ha bisogno di un altro giocatore al Nord, una specie di «Lega democratica». È l'opinione del senatore Giorgio Tonini, membro della direzione nazionale del Pd e responsabile dell'area Studi e Ricerca, considerato «vicinissimo» al leader Walter Veltroni.

Da Chiamparino, a Cacciari, a Dellai in tanti invocano il «partito territoriale». Come rispondono i vertici del Pd?

«La discussione è aperta, a partire da un dato sotto gli occhi di tutti: al Nord esiste un problema di consenso per il Pd. Ne siamo ben consapevoli. Come siamo ben consapevoli del fatto che, a livello globale, si sta chiudendo una fase trentennale caratterizzata dall'egemonia del pensiero neoconservatore. Lo dimostrano la radicalità della crisi innescata da questa egemonia e la vittoria di Obama negli Stati Uniti. È quindi tempo di fare politica e di scommettere sull'innovazione, anche organizzativa».

Considerate la territorialità una risorsa o un limite?

«È una condizione indispensabile per affermare i nostri valori. Gli obiettivi programmatici acquistano forza e significato solo con il radicamento nella società e nel territorio».

Al dunque, è pensabile «una struttura autonoma da Roma» con ampia facoltà di decidere?

«Bisogna riflettere, ma forse può aiutarci l'esperienza trentina, che conosco in presa diretta. All'inizio pensavamo di costruire un partito autonomo con nome e simbolo propri che si confederasse con il partito nazionale, tant'è vero che alle primarie dell'anno scorso abbiamo votato solo per il segretario nazionale. Poi si è scelta una strada diversa: affiancare al Pd "autonomista" che abbiamo fatto nascere in Trentino un partito tipicamente territoriale come l'"Unione per il Trentino" di Dellai».

Lo ritiene uno schema valido per tutto il Nord?

«Se - e sottolineo il se - dovessimo trarre un insegnamento dal caso di Trento, il modello da seguire sarebbe quello di una partita di tennis col "doppio". Al Nord il Pd ha che fare, al di là della rete, con due avversari: il Pdl e la Lega. Con il Pdl siamo assolutamente competitivi, ma non possiamo battere da soli due tennisti. A Trento è sceso in campo il "doppio" e abbiamo vinto».

Vi aspettate un bel «dritto» dal partito di Chiamparino e Cacciari?

«Nei loro interventi vedo la giusta preoccupazione per il radicamento territoriale, ma a volte sembra di capire che tutto si risolverebbe spaccando il Pd in tre parti: Nord, Centro e Sud. Non mi pare una buona idea, soprattutto perché il Nord è una realtà plurale e si rischia di sostituire al centralismo di Roma quello di Milano. Secondo me dovremmo innanzitutto costituire un coordinamento del Nord, come luogo nel quale discutere con il partito nazionale, e poi, visto che non incombono elezioni generali, provare a sperimentare soluzioni che partano dal basso. In alcune realtà può bastare una più marcata autonomia del Pd regionale. Per esempio in Piemonte: il Pd a Torino sfiora da solo la maggioranza assoluta. Altrove, e forse è il caso del Veneto, si potrebbe seguire il modello del Trentino e vedere se è possibile trasformare l'arcipelago di liste civiche ed esperienze territoriali in un embrione di "Lega democratica". La discussione va portata avanti senza chiusure da parte di Roma, ma anche senza innamorarsi di formule solo apparentemente risolutive».

Allora perché vietare ai democratici lombardi di chiamarsi «Pd della Lombardia»?

«Se i garanti hanno detto di no, è forse perché non potevano dire di sì. Se servono modifiche statutarie che rendano possibile l'accentuazione dell'autonomia, ben vengano. Peraltro lo Statuto del Pd prevede addirittura "patti confederali" tra il partito nazionale e partiti con nomi e simboli diversi».

«Conquistare» il Nord vuol dire soprattutto parlare ai ceti moderati: serve guardare al centro, all'Udc?

«L'attenzione a possibili alleanze verso il centro è utile, ma sarebbe sbagliato credere che il gioco delle alleanze possa esonerare il Pd dall'obbligo dell'innovazione».

Andrea Bianchi

25.11.08

Gabriele Scaramuzza: il PD provinciale riduce la forbice vs il PdL

Corriere del Veneto, 25 novembre 2008


La politica Scaramuzza: dobbiamo essere più spregiudicati. Il sondaggio del Pd vede il centrodestra al 51 per cento


«Nuove alleanze, partiamo dai piccoli Comuni»


Camponogara, dialogo con la Lega. «La civica di Zoggia, un test per le regionali»


VENEZIA — «Dobbiamo essere più spregiudicati e sperimentare nuove alleanze, dall'Udc alla Lega. Partendo dal basso, dai Comuni con meno di 15 mila abitanti dove l'operazione è più facile. E poi pro -seguire, perché no, su scala regio­nale». Incoraggiato dall'ultimo sondaggio Swg commissionato dal Pd che per le Provinciali 2009 dà un sostanziale pareggio (51 al centrode­stra, 49al centrosinistra), il segretario provinciale del Pd Gabriele Scaramuzza si augura che all'interno del partito ci sia in futuro «più ela­sticità». Con la quale la vittoria del centrosinistra potrebbe essere più agevole.


Su scala provinciale, secondo il sondaggio Swg, I'Udc si assesterebbe attorno al 3,5 per cento (e non al 6 come invece riportato dal sondag­gio del politologo Paolo Feltrin commissionato dal Pdl), un'ulteriore apertura metterebbe quindi più al sicuro.


«Non è una questione di numeri — dice Scaramuzza — la sperimentazione di nuove alleanze va fatta perché in molti casi il programma credo possa essere condi­viso al di là degli schieramenti poli­tici». Una base programmatica comune, quindi, per accordi trasver­sali. Un po' quello che accade spes­so attorno a certe liste civiche e un po' quello che potrebbe succederecon la civica che accompagnerà il centrosinistra alle Provinciali del prossimo anno. «Non a caso riten­go che l'esperienza civica voluta fortemente da Davide Zoggia possa essere il primo ponte, la prima car­tina di tornasole per comprendere se i tempi sono già maturi per queste operazioni, ma io credo di sì». E a proposito di Zoggia, altri segnali incoraggianti arrivano dal sondaggio. Il suo livello di «popolarità» sarebbe infatti attorno al 70 per cento e la questione sicurezza (sulla qua­le il centrodestra ha impostato buo­na parte dell'ultima campagna elet­torale) sembrerebbe scesa al setti­mo, ottavo posto in una scala di priorità dei cittadini.


Tornando alle nuove alleanze, in alcuni Comuni al voto amministra­tivo nel 2009, Camponogara ad esempio, le prove tecniche sono concrete: «In quel caso sì, stiamo andando in quella direzione e un'intesa programmatica con la Le­ga è tutt'altro che campata in aria. Per gli altri Comuni c'è molto da la­vorare, specie su quelli con più di 15 mila abitanti nei quali la caratu­ra politica è ovviamente più marca­ta». Se la lista civica di Zoggia sarà un primo test, i risultati potrebbe­ro essere più utili per uno scenario regionale che non per il Comunale di Venezia del 2010. E' infatti evi-dente che gli equilibri della provin­cia si siano avvicinati più a quelli veneti che non a quelli lagunari.


«Comunque non credo che il Pd debba fare chissà quale rivoluzio­ne, non ci inventiamo nulla, da sempre infatti a livello locale le alle­anze sono diverse da quelle su sca­la nazionale». E a chi oppone che la Lega sia forse troppo diversa dal Pd, Scaramuzza chiosa: «Su molte questioni il divario è grande, vero, ma bisogna anche tenere presente la componente sociale che ci avvici­na. Il tutto ovviamente salvaguar­dando il nostro patrimonio di valo­ri».


Ma. Co.

22.11.08

Fassino a Mira: un bagno di folla

La Nuova Venezia 22 novembre 2008

Bagno di folla per Piero Fassino

FIESSO. Tanta gente ieri sera a Fiesso e Mira alle inaugurazioni dei due nuovi circoli del Pd in via Chiesa e a Mira Porte in via Don Minzoni, proprio al centro della piazzetta appena rimessa a nuovo dove poco tempo fa c’era la sede della Cisl che ora si è trasferita in via delle Porte poco distante. Una inaugurazione a cui ha partecipato il ministro degli esteri del Governo ombra del Pd, Piero Fassino.

A fare gli onori di casa a Mira, per il Pd della Riviera, c’era il responsabile organizzativo dell’evento, Piergiorgio Fassini. «Sono davvero entusiasta - ha detto Fassino nell’inaugurare la sede di Mira - per l’affetto e l’impegno di tanti militanti a Mira e Fiesso. In tutta Italia abbiamo aperto ben 6000 sedi del Pd. Questo sta a significare che la voglia di dire qualcosa di diverso da quello che dice questo governo c’è. Capiamo che a otto mesi di distanza dalle elezioni non è il momento di pensare ad un cambiamento radicale, ma i segnali che la società si sta mobilitando sui temi della scuola, del lavoro e della solidarietà ci sono tutti. Per questo abbiamo realizzato lo strumento del governo ombra».

All’inaugurazione c’erano anche il consigliere regionale Lucio Tiozzo, il presidente della Provincia Davide Zoggia, la senatrice del Pd Franca Donaggio e tanti altri esponenti del Pd.

«L’incontro con Piero Fassino - ha detto Piergiorgio Fassini - per il Pd locale costituisce l’occasione per una riflessione di ampio respiro sulla situazione politica italiana e internazionale, sulla difficile crisi economica e finanziaria, sull’inadeguatezza delle risposte fin qui date dal Governo del centrodestra».

Dopo le inaugurazioni militanti e simpatizzanti del Pd sono andati a cenare in villa Franceschi a Mira Porte con Fassino. (a.ab.)

17.11.08

Rodolfo Viola e Andrea Martella: l'impatto della Finanziaria sul veneziano

la Nuova Venezia — 16 novembre 2008
Scontro politico sui tagli alla Finanziaria

Finanziaria, i tagli imposti dal governo Berlusconi con la manovra economica che ora andrà, di fatto blindata, al vaglio del Senato pesano per quasi 47 milioni di euro sulla nostra Provincia. Il conto lo hanno fatto i parlamentari del Partito Democratico, che parlano di una autentica «mannaia» su opere infrastrutturali importanti, prime tra tutte il Passante e il metrò di superficie. Opere che perdono, da sole, 15 milioni di euro per il 2009. Ma dalla Regione, l’assessore regionale Chisso replica: «Nessun problema».
Il conto l’avevano già fatto ad ottobre i parlamentari del Pd Rodolfo Viola e Andrea Martella, ministro «ombra» alle infrastrutture. E ieri lo hanno confermato. All’appello, con la manovra Finanziaria che ora va all’esame del Senato, mancano quasi 47 milioni di euro per la Provincia di Venezia.
«Il conto sale», ha spiegato ieri Martella, «con il taglio di 7,5 milioni di euro ai fondi per gli indennizzi dell’alluvione 2007. Per il Mose, il ministro Matteoli ha spiegato che i finanziamenti li garantisce un mutuo con la Banca europea degli investimenti. L’elenco va in discussione al Cipe la prossima settimana». Nel Partito Democratico c’è grande preoccupazione. «La Finanziaria arriva in Senato blindata, sarà difficilissimo cambiare le cose».
Ecco l’elenco dei tagli: 10 milioni in meno per la seconda tranche della metropolitana di superficie (Sfmr). Il governo Prodi aveva garantito 100 milioni di euro in dieci anni per un secondo stralcio che vale 140 milioni di euro. La Finanziaria 2009 taglia la prima fetta di finanziamento da 10 milioni di euro. Nel secondo stralcio era compresa anche la linea Quarto d’Altino-San Donà-Portogruaro. Poi, le opere complementari al Passante: qui si prevede un taglio di 5 milioni. Stessa cifra per i tagli ai fondi della legge Obiettivo mentre l’escavo dei canali portuali perde un 1 milione di euro. Altri 5 milioni in meno per gli interventi di riequilibrio idrogeologico della laguna mentre la Salvaguardia viene decurtata di 13 milioni di euro. Nel conto finiscono poi anche i 7 milioni e mezzo di euro per gli indennizzi dell’alluvione del settembre 2007 a Mestre. Soldi non ancora arrivati, ha tuonato nei giorni scorsi il prosindaco Mognato.
E la Regione? L’assessore regionale ai trasporti Renato Chisso getta acqua sul fuoco della polemica. «Io questi tagli al servizio metropolitano regionale non li ho visti e anche se ci fossero non mi bloccano niente. Il primo lotto del Sfmr è interamente finanziato, sul secondo utilizzeremo i fondi della Regione e poi quei dieci milioni comunque non li avremmo spesi nel 2009. Insomma, non ci cambia nulla».
Sul fronte Passante, parla il commissario Silvano Vernizzi. «Le opere complementari di prima fascia, per 106 milioni di euro, sono già finanziate da tempo: 81 milioni di euro sono nel bilancio regionali, gli altri 25 milioni sono assicurati dalle passate Finanziarie. Non capisco francamente a cosa sia riferito un taglio di 5 milioni di euro per le opere complementari. A noi non era giunta notizia di ulteriori stanziamenti».
Preoccupato si dice invece il presidente della Provincia Davide Zoggia: «A disposizione ci sono 106 milioni di euro per le opere complementari ma mancano all’appello un altro centinaio di milioni di euro per realizzare tutte le opere di fascia A e B. Opere che servono a contestualizzare il Passante nel territorio. Per questo per noi aveva una valenza strategica l’inserire queste opere nella Legge Obiettivo. Così purtroppo non è stato. Oggi i previsti tagli della Finanziaria mi preoccupano non poco e spero che al Senato la situazione venga rivista, e il governo rispetti quel che ha detto in passato», spiega il presidente. Che poi annuncia di voler convocare prima di Natale un vertice con Regione, Veneto Strade e sindaci dei Comuni interessati dal Passante per una verifica dello stato dell’arte di progetti, finanziamenti e futuri cantieri. «Sarà un confronto all’insegna, non delle polemiche, ma del confronto e della collaborazione. E per garantire i fondi alle opere complementari spero ci sia una battaglia comune dei parlamentari degli opposti schieramenti come di tutti i sindaci».
- Mitia Chiarin

13.11.08

Davide Zoggia: per la provincia lo sfidante è Dalla Tor

la Nuova Venezia — 12 novembre 2008
Provincia, Dalla Tor il rivale di Zoggia

Sarà Mario Dalla Tor, segretario provinciale di Forza Italia, il candidato che il Pdl opporrà al presidente uscente di centrosinistra Davide Zoggia alle prossime elezioni provinciali di primavera. L’ufficialità arriverà in febbraio, ma il vertice del partito di Berlusconi, che riunisce lunedì la sua segreteria, sembra ormai orientato su questa strada. Che potrebbe anche risultare vincente se il Pdl riuscirà, a differenza delle ultime volte, a tenere insieme anche Lega, Udc e liste civiche.
«E’ presto, è presto, non abbiamo deciso», si schermisce Dalla Tor, «e poi bisognerà vedere l’equilibrio con le altre province, cosa deciderà Roma». Intanto si sa che perde quota l’ipotesi di candidare Renato Chisso, assessore regionale alle Infrastrutture il cui nome era circolato qualche mese fa. Chisso parrebbe più orientato a una riconferma in Regione. Magari nello stesso posto, se dovesse ricandidarsi per la quarta volta Giancarlo Galan. O in quella di vice, se la geopolitica del Nord obbligherà il Pdl a «cedere» il posto a un leghista, forse il sindaco di Verona Flavio Tosi.
Nel frattempo Chisso sponsorizza il suo vecchio compagno del Psi di De Michelis Mario Dalla Tor. Esperto di tessere e politica, carattere schivo, Dalla Tor è oggi consigliere di amministrazione di Actv. Potrebbe guidare una coalizione di centrodestra per la prima volta molto ampia, dal Pdl alla Lega (se il Carroccio non metterà in campo l’ipotesi Zaccariotto) e all’Udc. Ma anche liste che fanno capo a consiglieri fuoriusciti dal Pd, come Paolino D’Anna e Bruno Moretto.
Sull’onda nazionale dell’avanzata della destra e contando sul «ribaltone» in tanti comuni della provincia, il centrodestra stavolta ci sta facendo un pensierino. Ma dovrà vedersela con un candidato uscente, il presidente Davide Zoggia, che ha fatto del «buon governo» la sua parola d’ordine degli ultimi mesi. Il centrosinistra rissoso ha trovato un largo equilibrio. Appoggiano Zoggia tutti i partiti del centrosinistra (il Pd ma anche Rifondazione, i Verdi, Pdci, Sdi) e anche Italia dei Valori di Antonio Di Pietro.
«Il nostro è un appoggio convinto», dice Nicola Funari, assessore alla Cultura della Provincia e portavoce di Italia dei Valori, «fondato su un programma che ci convince».
Saranno anche enti inutili che qualcuno vuole abolire, ma intanto le province rappresentano un banco di prova importante, il primo insieme alle Europee in vista del rinnovo del Comune previsto per il 2010. Dai risultati delle elezioni provinciali 2009 dipenderà con ogni probabilità anche l’esito delle elezioni per Ca’ Farsetti e dunque il dopo-Cacciari.
Nel giugno del 2004 i candidati in campo erano stati ben 11. Zoggia aveva vinto di un soffio al primo turno, senza bisogno di ballottaggio, con il 50,5 per cento dei consensi (237 mila voti) contro il 32,2 (151 mila voti) del candidato di Forza Italia Carlo Alberto Tesserin e l’8,2 per cento del candidato leghista Giovanni Anci. Ma quest’anno, per la prima volta, la Lega potrebbe non andare da sola.
- Alberto Vitucci

9.11.08

Paolo Giaretta: novità dall'assemblea regionale dell'8 novembre

la Nuova Venezia — 9 novembre 2008

Il Pd va all'attacco della Lega

PADOVA. L’aria è da sabato pomeriggio: partitella amichevole, con i goleador a riposo. Non c’è Cacciari , non c’è Variati , non c’è Zanonato, tre figure di riferimento del Pd non solo veneto. Tre vincenti. E non si dirà che il Pd vince a man bassa dappertutto. In compenso doveva chiudere i lavori Dario Franceschini , che invece non s’è visto. Ma ci sono parlamentari, consiglieri regionali, sindaci, assessori. In tutto 196 persone, addirittura 8 sopra il numero legale. Dunque si deve parlare di operazione riuscita: l’assemblea costituente del Pd veneto vota il nuovo statuto, Paolo Giaretta supera lo scoraggiamento (se invece era una fronda, non ha quagliato) e resta segretario, confermando che d’ora in avanti questo sarà il suo primo lavoro. Attacca Galan. Getta un ponte verso l’Udc. Addirittura - udite udite - lancia uno slogan da togliere il sonno alla Lega: «Riprendiamoci il Leone di San Marco». 
Ma chi osa ridere pensi che la Serenissima era multietnica, multiculturale e multireligiosa. Altro che Blocco Padano. Non a caso c’era in circolazione un Moro di Venezia (o forse era «abbronzato»?) molto prima di Barak Obama .  Certo che ci vuole del masochismo per organizzare un’assemblea a Padova est, in contemporanea con una partita internazionale di rugby a Padova ovest. La città è paralizzata da gente che va nella direzione opposta. Ma anche Berlusconi ha sbagliato capitale ed è andato a Mosca quando la notizia era a Washington. 
Dunque. Uno che forse ha sbagliato uscita dell’autostrada è Federico Saccardin , presidente della provincia di Rovigo: «Devo essere l’unico appassionato di rugby qua dentro». Ecco Walter Vanni : «Ho detto a Galan che gli conviene candidarsi a sindaco di Venezia». E lui? «Si è messo a ridere. Ma nei panni del centrosinistra non riderei tanto: quando la Dc perse Venezia nel 1975, i dorotei scomparvero dalla scena nazionale. Vale anche l’inverso: chi prende Venezia diventa leader nazionale». Arcangelo Boldrin, già presidente di Veneto Sviluppo: «Le multiutilities sono una grossa occasione ma la stiamo perdendo, come è accaduto con le banche». Maurizio Fistarol : «Siamo un partito che ha perso le elezioni, non è semplice ripartire. Oggi è la tappa di un percorso. Ci manca il rapporto con la società veneta. Abbiamo fatto il Pd per questo: certo che se non serve allo scopo...» Massimo Calearo, reduce dal convegno sul federalismo di Asolo dove è stato folgorato da Massimo D’Alema : «E’ un uomo con le idee molto chiare, illuminato e determinato. Con Fini ha dimostrato una visione moderna e trasversale». E il Pd? «Siamo in difficoltà ma abbiamo sempre l’uomo bianco che lavora per noi». Non dica che l’uomo bianco è... «E’ Berlusconi , sì. Ricordate che aveva promesso aiuti alle imprese? Andate a vedere a chi li sta dando: ad Alitalia, alle banche, ai comuni di Catania, di Roma».   Mariarosa Barazza, giovane avvocato, sindaco di Cappella Maggiore, comune trevigiano di 4.600 abitanti strappato alla Lega. Una vincente nel suo piccolo: «Bisogna uscire dal torpore. Il nostro elettorato non ha riferimenti né nazionali, né regionali. Ma la situazione nazionale non può diventare una scusa». Franco Frigo: «Siamo un partito in costruzione, che non ha ancora trovato un assestamento a livello di leadership. E ruoli e assegnazioni, in vista delle amministrative». Tiziano Treu: «Dopo il 25 ottobre il tono si sta alzando. Adesso il ministro dell’economia dovrà per forza cambiare linea, intervenendo a favore dei salari e delle imprese, come chiediamo noi». Ivo Rossi, con le stampelle per un infortunio, ma pronto a lanciarle contro il nemico come Enrico Toti: « Galan è in difficoltà con la sua maggioranza. Ed è in palese declino. Sta a noi approfittarne. Dobbiamo crederci».  Questo lo spaccato della sala, al centro Papa Luciani, quando Paolo Giaretta legge la relazione. «E’ inutile che Galan - fulminiamo un passaggio - si dissoci dal governo sugli aiuti alla Sicilia. Lui non è un coltivatore di rose che a tempo perso fa il commentatore politico, ma il capo di una maggioranza che a quel governo fa riferimento. Una maggioranza che nel Veneto ha perso l’appuntamento delle multiutilities, del polo fieristico, della ricerca e ciò nonostante ci impartisce lezioni. E’ ora di finirla».  Il tiro a Galan continua nel dibattito, per bocca di Gianni Gallo. Di politecnico veneto parla Alessandro Naccarato . Si arriva al voto senza scossoni, che invece potrebbero esserci quando il Pd sceglierà i candidati delle amministrative con le primarie. Appuntamento a gennaio. 
Renzo Mazzaro

4.11.08

PD veneziano: obiettivo provinciali '09 e comunali '10

Il Gazzettino, 4 novembre 2008
Gruppi di lavoro e un social network per costruire il programma del Pd

C'è chi l'ha chiamata "riunione al caminetto", anche se non c'era il fuoco e nemmeno un pezzo di legna da ardere. In compenso erano in tanti, l'altro pomeriggio nella sede del Pd a Mestre, a fare il punto sulla campagna elettorale per le Provinciali: una riunione tra "maggiorenti" di tutte le anime del partito durante la quale non sono mancate proposte isolate (Valter Vanni ha chiesto di non ricandidare Zoggia ma nessuno l'ha appoggiato) così come è stata scartata l'ipotesi avanzata da Marcello Basso di fare due liste del Pd, una cittadina e una diversa per le aree "periferiche", Chioggia e Veneto orientale, per equilibrare la rappresentatività dei collegi.
Il dato certo è che Davide Zoggia, ricandidato presidente alla guida della coalizione che attualmente governa a Ca' Corner, sta lavorando sulla lista civica e che entro il mese conta di tenere una sorta di "convention".

Di tutt'altro tenore la riunione tenutasi ieri mattina a Ca' Farsetti con il sindaco Massimo Cacciari, il Pd (i due segretari Gabriele Scaramuzza e Alessandro Maggioni, il vicesindaco Michele Vianello, il prosindaco Michele Mognato) e i Verdi (Gianfranco Bettin e Beppe Caccia), incontro richiesto da questi ultimi dopo le dichiarazioni dello stesso Vianello sulla "fine dell'èra Cacciari": pare che il richiesto "chiarimento" non abbia sortito grandi risultati, se non la comune volontà di proseguire l'attività amministrativa senza dare segnali negativi all'esterno, tanto più che alle Comunali manca più di un anno.

E, finito l'incontro con Cacciari, Maggioni è rimasto a Ca' Farsetti per presentare in una conferenza stampa il nuovo esecutivo comunale del Pd (15 componenti, praticamente tutti presenti) con relativi incarichi nei vari gruppi di lavoro. Gruppi - ha sottolineato il segretario comunale - che «costruiranno il progetto di città per il 2010», ma anche, come ha aggiunto Massimo Venturini «il programma per le amministrative».

Un lavoro che sarà fatto nella sede del partito (anche se tra i coordinatori dei gruppi ieri c'è stato chi ha chiesto lumi sulle convocazioni) e che sarà aperto a tutti attraverso un social-network.

2.11.08

Andrea Martella: il PD non intende abolire le province

la Nuova Venezia — 2 novembre 2008
«Il Pd non abolirà le Province»
MESTRE. «Altro che boicottaggio. Il Pd sta lavorando da mesi per vincerle, le elezioni provinciali». Andrea Martella, ministro-ombra per le infrastrutture, questa volta è d’accordo con il sindaco di Venezia Massimo Cacciari.
L’uscita di Massimo Calearo al convegno sul federalismo di Vicenza («Non presentate liste e candidati alle prossime provinciali») non gli è affatto piaciuta.

Le province sono enti inutili, fonte di sprechi, vanno abolite. E’ il pensiero di Calearo o del Pd?
«Quando si trova vicino a Riello forse Calearo non riesce a trattenersi. Mi è parso un gioco a chi la sparava più grossa».
Dunque è solo un pensiero di Calearo?
«Mi sembrano parole in libertà, provocazioni inutili, soprattutto alla vigilia di un turno amministrativo per noi molto importante in diverse città».
Forse quello di Calearo era un tentativo, magari un po’ sbrigativo, di dare la sveglia al Partito Democratico proprio in Veneto.
«Trasformiamo in positivo anche le provocazioni se hanno l’obiettivo di fare un Pd più forte, in grado di offrire una proposta politica capace di attrarre il consenso anche in territori finora non vicini al centrosinistra».
Come?
«Sul federalismo, quello vero, la diminuzione della pressione fiscale, le infrastrutture, la sicurezza noi riteniamo di avere delle proposte più serie e concrete del centrodestra che, per molti aspetti, finora non sono andate oltre gli slogan e l’apparenza».
Non esiste allora nessuna proposta del Pd che punta all’abolizione delle Province.
«Non esiste nessun programma in tal senso. Ricordo che l’abolizione delle Province, al contrario, era prevista nel programma del Popolo delle Libertà. Nel Decreto legge Calderoli, però, sono ancora tutte lì: vaglielo a dire alla Lega di abolire le Province. Così come restano le comunità montane e sono confermate intatte le prerogative delle Regioni a statuto speciale, che parteciperanno solo se vorranno al finanziamento del fondo perequativo».
Sta dicendo che quello del centrodestra è un finto federalismo?
«Resta una bandiera, un miraggio. Si vede in lontananza, ma non c’è. Al momento non esiste uno straccio di cifra, non sono indicate le risorse necessarie. In pratica è una cosa che resta sulla carta. E poi si prospettano tempi lunghissimi: due anni per i decreti attuativi, poi le Regioni avranno 5 anni per passare dalla spesa storica ai costi standard e altri 5 per quelle che non ce la fanno».
La vostra proposta, invece, cosa prevede?
«Quello del centrodestra è un federalismo che non ci piace perchè la riteniamo una proposta insufficiente. Serve un Senato federale composto dai rappresentanti regionali, bisogna ridurre il numero dei parlamentari. Stiamo lavorando a un documento che diventerà un disegno di legge e che presenteremo a gennaio a Venezia».
Tornando alle Province: è pur vero che per molti cittadini le competenze di questi enti risultano, diciamo così, non meglio identificate. Sono proprio indispensabili anche dove sono previste le città metropolitane?
«Nel programma del Pd c’è il no a nuove province, ci sono accorpamenti e razionalizzazioni e c’è l’avvio di un processo di superamento delle Province là dove esistono le città metropolitane».
Per quanto ci riguarda parliamo di Venezia.
«Sì, anche Venezia sarà un’area metropolitana. Ma questo processo non interferisce con le prossime elezioni provinciali. E’ una cosa che non succederà domani. A Venezia noi siamo forza di governo e puntiamo a confermarci. Per questo sosteniamo ancora Davide Zoggia, per proseguire il lavoro iniziato».
Massimo Scattolin

29.10.08

Elezioni Provinciali, gli scenari: civiche e lista dei sindaci

Il Gazzettino 29 ottobre 2008

 

Venezia - Civici e sindaci. Pur con modalità diverse, i due opposti schieramenti che la prossima primavera si sfideranno a Ca' Corner stanno mirando allo stesso obiettivo: catturare il voto dei moderati. Per farlo si punta sui sindaci (e in genere sugli amministratori locali), ma soprattutto su persone estranee ai partiti che, vuoi perché esponenti delle professioni o in prima linea sul fronte dell'associazionismo, possono far presa sull'elettorato di centro. Una "campagna acquisti" non facile, visto che sia destra che sinistra si stanno di fatto facendo concorrenza. A sei mesi dalle elezioni (si parla del 7 giugno con eventuale ballottaggio il 21) la situazione è la seguente.

 

Il centrosinistra parte in vantaggio nel senso che ha già il candidato presidente: Davide Zoggia si ripresenterà con la coalizione che governa a Ca' Corner e ha avuto il mandato di allargarla. È Zoggia che si sta occupando di mettere in piedi una lista di "civici veri" - nome probabile "Progetto Provincia 2014" - e dunque ha bisogno di 36 candidati per ciascun collegio. Per alcune zone l'affiliazione con le civiche locali è facile: a Venezia centro storico sarà un candidato della Lista Salvadori, a Martellago un esponente della Lista Brunello. Per fine novembre dovrebbe esserci la presentazione. Saranno invece i singoli partiti a schierare in alcuni collegi amministratori locali. Nel caso del Pd non si escludono le primarie, anche se il ricorso alle urne interne del partito col tempo ha perso appeal e proseliti. I Verdi correranno da soli, rimetteranno in pista gli uscenti Da Villa, Favaro, Farina, rinviando alle Comunali del 2010 un «percorso comune» con il Pd. Rifondazione correrà col proprio simbolo: l'appello di Alessandro Sabiucciu e Rita Zanutel (assessori a Ca' Corner) e di Roberto Del Bello (consigliere provinciale) - tutti e tre dell'ala minoritaria di Nichi Vendola - di presentare una "lista unica e unitaria" che metta assieme Rifondazione, Pdci, Verdi e Sinistra democratica, è caduto nel vuoto. «La risposta è venuta dal congresso dello scorso luglio: Rifondazione si presenterà col proprio simbolo», dice il segretario provinciale Sebastiano Bonzio. E sarà candidata gente legata al territorio. Significa, per esempio, che se Rita Zanutel vorrà correre, dovrà farlo nel suo collegio, a San Stino di Livenza, e non a Castello come nel 2004. Rifondazione, però, è corteggiata dai Comunisti Italiani: «Se presentiamo una lista unica alle Europee, non ha senso presentarci divisi alle Amministrative», dice il segretario regionale del Pdci Nicola Atalmi. In alcuni collegi potrebbe presentarsi la Sinistra democratica di Andrea Dapporto, con candidati noti in alcune zone della provincia (ad esempio Nadio Grillo a Cavarzere). Ci sarà la lista del Psi così come quella dell'Italia dei valori (e i rispettivi uscenti, Lunardelli e Funari, dovrebbero essere nuovamente della partita). Totale per Zoggia: 7 o 8 liste.

 

Il centrodestra, già in campagna elettorale con gazebo e questionari, è senza il candidato presidente, anche se Mario Dalla Tor, coordinatore di Forza Italia, si sta muovendo come il vero sfidante di Zoggia. La partita è aperta perché non è risolto il nodo delle alleanze, a partire dalla Lega, che potrebbe schierare la sandonatese Francesca Zaccariotto o il chioggiotto Sandro Boscolo Todaro. Lo scacchiere veneto, tuttavia, lascia intendere che se il Carroccio avrà (con Maurizio Conte, consigliere regionale) la presidenza della Provincia di Padova dove l'azzurro Vittorio Casarin è al secondo mandato, allora Venezia resterà in carico al Popolo della libertà, nel caso specifico a Forza Italia. Dalla Tor, con il sostegno dell'uomo forte di Forza Italia a Venezia Renato Chisso, è in pole position e ha scalzato da tempo il sindaco uscente di Spinea Claudio Tessari, ma tra gli azzurri qualche mal di pancia c'è: l'obiezione è che chi in passato ha corso sapendo di perdere e dunque si è sacrificato per la causa (Tesserin a Ca' Corner nel 2004, Campa a Ca' Farsetti nel 2005) adesso che il vento è favorevole perché non potrebbe tornare in scena? Con il Pdl (Fi e An) e (si presume) la Lega, ci sarà anche una "lista dei sindaci" (o di assessori) e una lista di moderati: l'incarico di mettere su una lista di delusi della sinistra è stato affidato all'ex pd Paolino D'Anna, ma pare che il compito si stia rivelando più difficoltoso del previsto. Quanto all'Udc, la trattativa con il Pdl è a 360 gradi: Ca' Corner e i 16 Comuni chiamati al voto.

Alda Vanzan

28.10.08

Andrea Martella: le ragioni di Cacciari, risorsa per il PD

la Nuova Venezia — 28 ottobre 2008

«Con Cacciari faremo un Pd più forte»

 «Con Massimo Cacciari abbiamo avuto una visione diversa sulla manifestazione di sabato, che è stata un successo. Ma adesso smorziamo i toni e le polemiche. Cacciari è un riferimento assoluto per il Partito democratico, nazionale e veneto e con lui dobbiamo lavorare per rendere sempre più forte il partito e il centrosinistra a Venezia e nel Veneto anche in vista delle prossime elezioni provinciali».

 Stop alle polemiche scaturite dalle dichiarazioni del sindaco sull’inutilità della manifestazione del 25 ottobre, chiarisce subito l’uomo forte di Walter Veltroni in Veneto, il parlamentare e ministro ombra delle Infrastrutture Andrea Martella. Ieri mattina il sindaco di Venezia ai giornalisti ha ribadito le sue posizioni.  

«Il Pd deve mettere mano alla sua organizzazione territoriale con una struttura federale e occuparsi di federalismo fiscale - ha ribadito ieri a Mestre il sindaco Massimo Cacciari - Se posso continuerò a contribuire al futuro del partito ma posso occuparmi tranquillamente anche solo della mia attività di professore».  

Ma nel pomeriggio arriva un chiaro stop alle polemiche esplose nel Partito Democratico dopo le critiche mosse dal sindaco alla manifestazione di Roma di sabato scorso e al modello d’opposizione portata avanti dal segretario Walter Veltroni. «Basta polemiche» dice il ministro ombra Andrea Martella, l’uomo di Veltroni in Veneto.   

Con Massimo Cacciari c’è ancora gelo?  

 «Guardiamo avanti, abbiamo avuto posizioni diverse sulla manifestazione di Roma, ma abbiamo lo stesso obiettivo: costruire un partito democratico forte in Veneto e nel Paese in vista dei prossimi appuntamenti elettorali. A Venezia lavoreremo per sostenere la rielezione di Davide Zoggia alla presidenza della Provincia. E sempre con Cacciari ci impegneremo per vincere anche le elezioni amministrative del 2010 e continuare a governare la città».   

Veltroni esce rafforzato dal Circo Massimo?   

«E’ stato un grande evento politico e democratico. Il Pd da oggi è più forte e Veltroni vede rilanciata la sua leadership. Ora dobbiamo velocemente valorizzare e dare risposte alla carica di entusiasmo e partecipazione che abbiamo visto al Circo Massimo».   

Come intende muoversi ora il Partito Democratico.   

«Dobbiamo lavorare anzitutto ad un progetto riformista che sia chiaro e netto e dia risposte alle proposte lanciate da Veltroni. Stop poi alle correnti e alle divisioni interne. Dobbiamo ridare coraggio e fiducia ai nostri elettori e saper parlare agli italiani. Stiamo lavorando ad una conferenza programmatica nazionale che parli a tutti gli elettori che ancora non guardano a noi. Servono risposte più serie e convincenti di quelle del centrodestra, per dare risposte alle famiglie, alle piccole e medie aziende, ai lavoratori. Bisogna riformare lo Stato a partire dal federalismo fiscale e investire sull’educazione, la formazione, scuola e università. Tutt’altra cosa della politica di tagli e false riforme attuate dal governo Berlusconi che ora sta scendendo nei sondaggi ed ha avuto una reazione nervosa dopo la nostra manifestazione».   

Torniamo a Cacciari. Il sindaco ha posto con forza due questioni: il partito federato e il federalismo fiscale. Su questo siete d’accordo?  

 «Cacciari sul partito federato ha ragione: siamo in ritardo ma serve avere un partito federale per avere autonomia di proposta, programmi ed alleanze e poter costruire una leadership in vista anche delle prossime elezioni regionali. Il ciclo Galan è finito, esistono evidenti divisioni tra il Popolo della Libertà e la Lega».   

Veniamo al federalismo fiscale.   

«E’ evidente che il Paese ha bisogno di federalismo fiscale. Noi abbiamo presentato un emendamento alla prossima Finanziaria che introduce la possibilità che il 20% dell’Irpef torni ai Comuni come chiede il movimento dei sindaci. E su questo tema sfidiamo il centrodestra, perchè andiamo oltre il disegno di legge Calderoli che non va bene, e appare solo una bandiera per accontentare la Lega e non ci sono cifre e risorse. Su questo tema serve una decisione che in Parlamento sia condivisa, noi siamo pronti a discuterne».   

In primavera ci saranno le elezioni provinciali. Il Pd organizzerà le primarie? Quale sarà il quadro delle alleanze?   

«La ricandidatura di Zoggia è già stata decisa. Ci potranno invece essere le primarie per la scelta dei candidati nei vari collegi. Zoggia è sostenuto dal Pd e da una ampia coalizione di centrosinistra a cui si affiancherà, come alleata, anche una lista civica che sarà espressione dei territori, della società e delle varie liste civiche che esistono nei vari Comuni. La lista civica ovviamente sarà alleata alla coalizione di centrosinistra in vista delle prossime provinciali».   

Veniamo alle Europee.   

«Siamo contrari alla proposta del centrodestra che punta su liste bloccate e l’abolizione delle preferenze. Faremo una battaglia in Parlamento e nel Paese per garantire libertà di scelta agli elettori».

26.10.08

Salva l'Italia, Roma 25 Ottobre: il day after

Il sindaco gela tutti: «Lascerò ai demagoghi» Mognato e gli altri: «Massimo, non ti capiamo»

ROMA. «Che venga qui, Massimo, che guardi le facce di questi ragazzi e ragazze, di questi due milioni e mezzo di uomini e donne, qui, al Circo Massimo: sono demagoghi questi? Sono persone con troppi bisogni inascoltati e il compito del Pd è prendere contatto con loro».  Il deputato Rodolfo Viola ha gli occhi gonfi di chi si è svegliato all’alba per prendere con i militanti il pullman delle 5 da Ceggia e arrivare a Roma verso mezzogliorno. Per settimane ha lavorato alla trasferta dei «veneziani»: la voce è pacata, ma l’ultima uscita di Cacciari arriva inattesa nel giorno della festa.  Fanno fatica agli amministratori veneziani far finta di nulla, con nelle orecchie le ultime parole del sindaco davanti alle telecamere de La7: «Cerco di portare a termine il mio mandato e lasciare la scena ai demagoghi, coloro che hanno la vocazione a guidare il popolo: ai Veltroni e ai Berlusconi, a destra e sinistra». E, ancora, «della manifestazione non me ne frega niente. Non mi preoccupa - aggiunge - la manifestazione, ma che il governo ombra non abbia prodotto assolutamente nulla: vorrei sapere i progetti del Pd su scuola, crisi finanziaria e Alitalia. A una manifestazione avrei preferito proposte concrete sul federalismo fiscale, non lasciando lo spazio allo spot di Lega Nord e Berlusconi, e su questo disastro della scuola».  «Il dissenso è anche protesta: le persone si esprimono anche così, da sempre, è giusto, Massimo ne prenda atto», commenta il prosindaco Michele Mognato, scrollando la testa, «questa manifestazione serve a dimostrare a tutti, noi per primi, che abbiamo rialzato la testa, nonostante la delusione elettorale, senza paura e, certo, con proposte». «Certo, ripartire dalle proposte è quello che facciamo, iniziando dalla lotta per reintrodurre le preferenze alle prossime elezioni europee, contro i listini bloccati che vuole Berlusconi», commenta l’onorevole Delia Murer. Veltroni, a livello nazionale, ha deciso la via del silenzio: a Cacciari neppure l’onore di una replica. Silenzio. D’Alema non si sbilancia: «Giudizi ingenerosi». Ma a Venezia con Cacciari molti dei manifestanti lavorano gomito a gomito tutti i giorni: possibile tacere? «Questa manifestazione ha avuto un successo enorme», chiosa il deputato Andrea Martella, «non è demagogia, ma persone vere che si preoccupano per il futuro del paese e che renderanno più forte il Pd, riformandolo. Il vero demagogo è Berlusconi, Massimo non può non ricordarlo». L’ex presidente della Provincia Luigino Busatto ha deciso di venire a Roma dopo aver letto le prime dichiarazioni di Cacciari, dei giorni scorsi: «Il Pd rinasce da questa gente, dalle proposte per loro, per salvare l’Italia». «E’ una giornata troppo bella per farmela rovinare: il popolo ha voce, sarebbe bello che Massimo fosse qui, se ne renderebbe conto», commenta il rpesidente della Provincia, Davide Zoggia, «Non capisco queste uscite, non diamo la senzazione di voler rompere il giocattolo». (r.d.r.)
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La carica dei 500 veneziani «In piazza per sentirci vivi»

  ROMA. Non si canta “Bella ciao” o “Bandiera Rossa” sul treno che nottetempo porta a Roma cinquecento pd veneziani, né a bordo dei cinque pullman partiti all’alba. Ma c’è clima di festa e una gran voglia di arrivare nella Capitale per contarsi e non sentirsi schiacciati in quel misero 27% che gli ultimi sondaggi sbandierati da Berlusconi riservano beffardi all’opposizione. Voglia di dire «Siamo qui, tanti, vivi».  Sono arrivati dal Veneto in oltre quattromila, cinquecento da Venezia: aspettavano questa manifestazione da mesi, come un cardiotonico, un antistress per non cominciare a credere davvero di essere pochi sopravvissuti. Se ne sono ripartiti dalla Capitale stravolti di sonno, ma galvanizzati. E arrabbiati col sindaco Cacciari che cerca di mandar loro di traverso la festa bollando tutti come «demagoghi».  Il volto dei pd veneziani al Circo Massimo non è solo quello dei politici conosciuti, dei militanti di vertice, ma soprattutto quello di centinaia di iscritti o simpatizzanti che hanno deciso che la misura è colma. Hanno anche parole e volti che non t’aspetteresti di trovare in un corteo politico, appena scesi da un treno che si è messo in moto a mezzanotte se non da un pullman partito alle 5 di mattina da Ceggia. «La famiglia? I figli ormai sono grandi. Noi siamo qui per dire che ci siamo e ci saremo, non ci cancelleranno», scandisce con energia Maria Teresa Ruggiero, una distinta signora bionda in tailleur di seta verde, bandiera del Pd al vento, «veniamo da una regione leghista, che fomenta la paura, dando il peggio del peggio di un popolo: basta, siamo qui anche per dare un futuro ai nostri figli, costretti a scappare all’estero per studiare e lavorare». «Sono venuto a Roma perché questo è un governo stuco e pitura», commenta Lucio Scarpa, giovane produttore cinematografico, «che dà un’imbiancata alla casa invece che restaurarla, ritocca l’aspetto e la rende vivibile per un po’, ma non risolve i problemi: la cosa più grave è che per varare queste operazioni di facciata, sbandierate dalle tivù del regno, afferma sia giusto rinunciare alle buone pratiche della democrazia».  Dalle sezioni ad Internet, dalla piazza reale a quella virtuale - ma non meno vivace - con i suoi compagni dell’era della politica 2.0, Scarpa ha fondato il primo circolo Pd completamente online, il Barak Obama, che ha aperto un tradizionalissimo banchetto al Circo Massimo, mentre sfilano i pidini tra le note di Max Pezzali in attesa del discorso del capo che deve rianimare una truppa arrivata stanca, ma che ha presto ritrovato energia e sicurezza, che ha voglia di opposizione e programmi. Per provare l’ebbrezza di riscoprirsi in tanti, hanno viaggiato nottetempo attraverso l’Italia, pronti a chiudere gli occhi sono un paio d’ore per poi agguantare saldo tra le mani lo striscione fotografatissimo del coordinamento provinciale di Venezia: una foto a grandangolo del canale della Giudecca, con sfilata delle Zattere. Lo tengono in mano i più giovani. Anzi, giovanissimi della Federazione di Venezia. Sono loro a scandire gli slogan che animano il grande corteo che sfila allegro dalla Piramide verso il Circo Massimo, facendo saltellare tutti - dal vicesindaco Mognato alla parlamentare Murer, dal presidente della Provincia Scaboro all’onorevole Viola - al grido di «chi non salta Berlusconi è». Più duro il «Non vogliamo morire precari».  «Sono studente, programmatore informatico e lavoro in pizzeria», scandisce Alberto Segatto, «eppure non ho prospettive. Eppoi in quest’Italia nessuno parla più di solidarietà: siamo qui contro questo berlusconismo vuoto». «Se siamo qui invece che a casa nostra a riposare è perché le cose vanno male, malissimo», dice Marco Mascherin, pendolare tra Concordia e Murano, dove lavora come operaio vetraio.  «La cosa più grave è che dissentire viene ritenuto un reato», incalza Margherita Grigolato, sindacalista della Cgil di Venezia, «ma la situazione è drammatica: lavoro con i pensionati, con 750 euro non arriva nessuno a fine mese, ma per i ragazzi di oggi è ancora peggio e per le ragazze lo è di più: in un sistema precarizzato sono le donne, alla fine, ad avere la peggio. Ce la dimentichiamo l’emancipazione nostra: qui si vuole far tornare le donne a casa, così non si devono fare gli asili né dare assistenza sociale agli anziani».  «Temevo fossimo pochi, invece è bellissimo», commenta Emanuela, «certo, avrei voluto che fossero qui tutte le anime del centro sinistra, per sentire davvero la forza dell’opposizione, fare gruppo: perciò devo dire che il Circo Massimo così pieno dà grande forza». Dai giovani a un “vecchio” che non pensava di venire a Roma, sino a quando non ha letto le critiche di Cacciari. «Cacciari non mi è piaciuto: siamo qui per dare un segnale forte», commenta Luigino Busatto, ex presidente della Provincia, «non contro, ma pensando a dare una risposta ai bisogni dei giovani di oggi, perché questo governo non vuole cambiamenti. Torniamo da Roma più forti». - dall'inviata Roberta De Rossi
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Diciottenni neofiti e figli d'arte «Quest'Italia non ci dà futuro»

  ROMA. Giacomo e Ugo, neodiciottenni, bandiera del Pd e striscione ben saldi in mano. Sono solo due dei molti giovani, ragazzi e ragazze, in prima fila tra i manifestanti veneziani, entusiasti e determinati. Si notano. Alle manifestazioni sulla scuola che pure hanno mobilitato migliaia di ragazzi in tutt’Italia ti aspetti di trovarli, qui meno.  Entrambi all’ultimo anno di liceo, la giustificazione se la firmeranno da soli domani. «Sì, è vero, ho fatto manca per venire a Roma, ma i miei genitori sono assolutamente d’accordo», ride Giacomo Gambaro, 18 anni, ultimo anno di liceo classico a Mirano. L’anno scorso, 17enne, si è candidato alle primarie del Pd.  Ma cosa può offrire un partito «classico» a due ragazzi? «Da qualche parte bisogna pur cominciare, perché con questo governo non c’è prospettiva alcuna per noi giovani. Il Pd è un modo per darsi concretamente da fare», dice Ugo Zorzetto. Un cognome importante, il suo, nel mondo della politica veneziana: è figlio di Gaetano, indimenticato primo prosindaco e padre del «Bosco di Mestre»: «Sì, è vero, sono cresciuto a pane e politica», sorride schivo.  «Quello che mi attrae è il fatto che si tratti di un partito nuovo: magari, non del tutto, ma molto», prosegue Giacomo, «questo significa che noi giovani lo sentiamo anche “nostro”, che la nostra piccola parte, per iniziare, possiamo farla». «Questo è un processo che può appassionare noi giovani», prosegue Giacomo Gambaro, «perché sentiamo di poter contare, di poter dare il nostro contributo ed essere soggetti protagonisti. D’altra parte la situazione è davvero grave, sentiamo che il nostro futuro è a rischio: basti pensare a quanto accade con i tagli nelle scuole e nelle università».  Sono molti i giovani veneziani calati a Roma e sono loro a dare - con slogan e sfottò - il ritmo alla manifestazione. Al grido di “Chi non salta Berlusconi è”, fanno saltare i “vecchi”, dal presidente Zoggia al vicesindaco Mognato, dall’assessore provinciale Scaboro agli onorevoli Viola e Murer.  «Siamo in piena campagna per le iscrizioni», commenta Gabriele Scaramuzza, coordinatore provinciale del Pd veneziano, «e solo alcuni circoli sono partiti: però, è vero, stiamo registrando molte iscrizioni da parte di giovani. E’ segnale importante”. (r.d.r.) - dall'inviata