La Nuova Venezia 30 gennaio 2008
Politica, Ca’ Corner al voto. Inizia il toto sindaco
Alberto Vitucci
Ancora senza volto gli sfidanti del 2010 per Ca’ Farsetti. Provincia, si attende l’esito delle urne
Venezia. Sarà un 2009 di grandi sconvolgimenti per la politica veneziana. Stagione di elezioni amministrative, congressi dei nuovi partiti che nel 2008 non esistevano (il Pdl) o si erano appena affacciati sulla scena (il Pd). In primavera si parte con il rinnovamento della Provincia, in autunno comincerà la lunga corsa del candidato sindaco per Ca’ Farsetti.
Per la prima volta dovrebbe essere scelto nel centrosinistra con il sistema delle primarie, sul modello americano. Sarà anche l’ultimo anno dell’era Cacciari, il sindaco filosofo che governa dal 2005, ma era stato prima a capo della giunta dal 1992 al 1999. A meno di clamorosi - e molto improbabili - ripensamenti dell’ultima ora di Cacciari, che ha da tempo annunciato il ritiro dalla politica attiva. E sarà anche la prima volta in cui il centrodestra, forte del vento nazionale, ci crede sul serio. Dal 1975 ad oggi ha governato soltanto due volte, quattro anni in tutto, prima con Nereo Laroni (dal 1985 al 1987), poi con Ugo Bergamo dal 1990 al 1992.
Ca’ Corner. Si comincia già nelle prossime settimane con la campagna elettorale per conquistare il governo della Provincia, che era stata inserita fra gli enti inutili da abolire. Si vota in giugno, insieme alle Europee (election day) ma per i veneziani il risultato delle elezioni per il rinnovo della giunta provinciale avrà anche un importante significato strategico. Dopo la batosta alle Politiche 2008 e l’avanzata della Lega, il centrosinistra vede per la prima volta in bilico dopo 15 anni quello che era considerato ormai un suo feudo. Per tranquillizzare gli elettori si punta sulla continuità e il buon governo dell’amministrazione guidata da Davide Zoggia. Quarantenne jesolano, già sindaco di Jesolo e vicepresidente della giunta, Zoggia è al suo secondo mandato da presidente. Conta su alcune cose «fatte», come i 60 milioni spesi per le scuole, strade e servizi. Ma soprattutto su una maggioranza che a differenza di altri - a cominciare da Ca’ Farsetti - ha sempre dato prova di coesione. Niente polemiche nell’alleanza che va da Italia dei Valori a Rifondazione, ultimo residuo funzionante dell’alleanza che fu l’Unione, più il partito di Di Pietro. Zoggia ci crede, i sondaggi fatti dal Pd a livello nazionale danno la coalizione sotto di un punto. Ma l’effetto persona, assicura il presidente uscente, può fare la differenza. Dall’altra parte le carte non sono ancora scoperte. Ma il candidato più probabile è a questo punto il coordinatore di Forza Italia - ora Pdl - Mario Dalla Tor, un passato nel partito socialista, oggi consigliere di amministrazione di Actv. Se come sembra da Roma arriverà l’ordine di andare insieme alla Lega e alle sue liste civiche, per il Pdl - prima volta negli ultimi anni - il risultato sarà a portata di mano.
Il Comune. E ai risultati di Ca’ Corner si guarda con preoccupata attenzione anche da Ca’ Farsetti. Il successo del centrodestra a livello nazionale e il recente cambio di amministrazione in molti importanti comuni della provincia - da Chioggia a Mirano - fa sentire al centrosinistra il fiato sul collo degli avversari. Con le maggiori città del territorio in mano al Pdl o alla Lega (Jesolo e San Donà) il Comune di Venezia diventa ancora di più strategico nella conta delle preferenze. E un crollo a Venezia in giugno potrebbe pregiudicare l’esito delle elezioni del 2010.
I candidati. E’ partita dunque la caccia al candidato giusto. Prima ancora di dare il via alle danze sono decine i nomi di cui si mormora. «Dovrà essere giovane e possibilmente mestrino», aveva detto qualche mese fa il sindaco Massimo Cacciari. Ecco il via al totosindaco. L’assessore Enrico Mingardi? Il vicepresidente della provincia Andrea Ferrazzi? Il direttore generale di Vesta Andrea Razzini? O qualche nome più noto, come l’assessore Laura Fincato, l’avvocato Giorgio Orsoni (magari a capo di una lista civica), il sempreverde Roberto D’Agostino, il prosindaco di Mestre Michele Mognato? Fantasie. Anche perché si faranno le primarie, e poi si dovrà vedere chi la destra metterà in campo. Si dice il ministro veneziano Renato Brunetta, attivissimo in questi primi mesi di governo ma non molto amato nei settori del pubblico impiego. Oppure l’attuale presidente del Consiglio comunale Renato Boraso, consigliere più votato alle elezioni del 2005.
La sinistra. Una delle incognite riguarda la sinistra. Sparita dal Parlamento, ridotta a un consigliere a Ca’ Loredan per via della frattura, non ancora sanata, del 2005 (Cacciari sindaco con Margherita, Udeur e Ds «disgiunti», davanti a Casson sostenuto da gran parte dei Ds, socialisti, verdi, Rifondazione e Pdci). Cosa farà la sinistra extra Pd? Presenterà un suo candidato o tornerà in gioco?
Il centro. Cosa faranno i partiti di centro all’opposizione nazionale ma al governo in Regione come l’Udc e le forze emergenti come Italia dei Valori? Oppure gli esponenti del Pd piuttosto in sintonia negli ultimi tempi con la destra e la Regione di Galan come il presidente del Porto Paolo Costa, nominato dal governo Berlusconi contro il parere del Comune e della Provincia? Di qui a un anno può cambiare tutto e lo scenario è in grande movimento.
Grandi opere. Il Mose va avanti spedito, il Passante è stato inaugurato, il nuovo Ospedale di Mestre anche. Non restano grandi conflitti sul tappeto sulle grandi opere, ad eccezione della sublagunare, che adesso governo, Regione e Camera di commercio intendono rilanciare.
La giunta. Molto dipenderà dal giudizio finale che gli elettori daranno dell’operato della giunta guidata da Cacciari. Per questo il sindaco vuole ad ogni costo concludere o avviare i progetti strategici entro i prossimi mesi. Si parla del palacinema del Lido, con l’Ospedale al Mare trasformato in struttura turistica, del museo di Pinault a Punta della Dogana, del Quadrante di Tessera con terminal, stadio e Casinò, della risistemazione del turismo, con il governo dei flussi e la riorganizzazione del terminal. Del people mover che collega Tronchetto a piazzale Roma e della Città della Giustizia, del ponte di Calatrava ultimato e dei progetti culturali per la terraferma. Il punto debole, ammettono gli stessi assessori, riguarda l’amministrazione quotidiana. Di una città complicata, con mezzi scarsi e problemi di difficile soluzione come il traffico acqueo, l’esodo e la salvaguardia, la manutenzione dei palazzi. Una scommessa per la giunta uscente ma anche per il prossimo sindaco.
Venezia. «Fuori Rifondazione e Pdci, maggioranza allargata all’Udc e alle liste civiche, ma anche a verdi e socialisti». E’ la proposta che Massimo Cacciari aveva lanciato un mese fa nel corso di un forum alla Nuova. Un «laboratorio» politico che sterzando un po’ al centro possa far mettere radici al fragile centrosinistra veneziano. Ma andrà davvero così? Ad aver dubbi sulla nuova alchimia proposta dal filosofo sono i suoi stessi alleati. «Prima i programmi e dopo le formule - dice il verde Gianfranco Bettin - non bisogna escludere nessuno a priori». «Non andremo con il cappello in mano a chiedere di entrare in un’alleanza che non ci vuole - dice il capogruppo di Rifondazione Sebastiano Bonzio - L’uscita non è piaciuta nemmeno a Italia dei Valori. «Si continua a non considerare la nostra forza politica - scandisce il segretario provinciale Nicola Funari - in Parlamento siamo l’unica forza di opposizione insieme al Pd, in Abruzzo abbiamo preso il 15 per cento». E in Comune anche l’Idv come Rifondazione è all’opposizione della giunta Cacciari. Un lavoro lungo e faticoso quello di rimettere insieme i cocci della rottura del 2005. Anche perché dall’altra parte il centrodestra si annuncia agguerrito e in rimonta. E quasi sicuramente, a differenza di quattro anni fa, nella coalizione in campo per il dopo Cacciari ci sarà anche la Lega con le sue liste civiche.
Venezia. Addio Ds e Margherita, ma addio anche a Forza Italia e Alleanza nazionale. Il 2009 sarà l’anno di Pd e Pdl, i due nuovi partiti nati dalla «fusione» dei loro soci fondatori. Il partito Democratico di Veltroni, nato un anno fa con le primarie, è adesso atteso alle prove congressuali. Il nuovo segretario comunale Alessandro Maggioni convocherà l’assise nelle prossime settimane. Si tratterà di dar vita a organismi operativi votati dagli iscritti. Con una sorta di «conta» interna. Perché sarà forse per le sconfitte elettorali (le Politiche di aprile e l’Abruzzo) e per la questione morale che scuote il Pd al Sud. Ma le anime interne restano ben vive.
«Dobbiamo reagire», dice il segretario provinciale Gabriele Scaramuzza, «rilanciando il primato della politica, intesa come autonomia dei partiti da ogni e qualsivoglia gruppo di interessi privati e potentati».
Si riorganizza anche il Pdl, che ha in programma ai primi di marzo il suo primo congresso dove saranno formati gli organismi dirigenti e definitivamente sciolti i partiti di Forza Italia e An. Anche qui le anime e le correnti non si sono affatto dissolte. E la «base» veneziana, rappresentata da Antonio Cavaliere, ha duramente protestato contro la scelta dei delegati. «Fatta senza consultare gli iscritti, con un metodo che non ci piace» dice Cavaliere. Anche qui, una piccola rivoluzione.