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28.3.12

PD Veneto: il punto della situazione alla vigilia delle elezioni amministrative

PD VENETO 05/03/2012 - Direzione Regionale - Relazione di Rosanna Filippin

Questa direzione regionale si ritrova in un momento delicato per la vita politica nazionale e decisivo per quella regionale.
Nelle ultime settimane il nostro partito è stato protagonista di un’iniziativa di comunicazione, portata in tutte le province del Veneto. “L’Italia è cambiata, cambiamo il Veneto”: è questo il messaggio che abbiamo portato ai cittadini della regione.
Ed è da questo messaggio che voglio ripartire oggi.
Abbiamo sottolineato un dato di fatto, cioè che in Italia niente è né sarà più politicamente come prima.
E abbiamo indicato un obiettivo: mettere in campo in Veneto un’alternativa credibile all’offerta politica del centrodestra.
Il governo Monti sta segnando un punto di svolta nella politica italiana e non solo perché ha coinciso con un passo indietro di Berlusconi dalla scena politica:
- A livello europeo l’Italia è ritornata un attore credibile, dopo anni di discredito in cui abbiamo subito passivamente le scelte altrui.
- Sul fronte dei conti pubblici sono state adottate le misure necessarie per superare l’emergenza, dopo un anno in cui il deficit di credibilità ha vanificato ogni volta gli sforzi sostenuti dagli italiani con 5 diverse manovre economiche.
- Guardiamo alla discesa dello spread : i livelli attuali - al di là della competizione con la Spagna - (310 contro i 312 di Madrid) valgono rispetto ai 575 punti di Berlusconi una manovra da 55 miliardi.
- Sul fronte delle riforme si sono aperti dei cantieri: fisco, liberalizzazioni, lavoro. Temi fondamentali su cui il centrodestra aveva congelato ogni iniziativa.
- Le nuove condizioni del quadro politico, assieme alla precedente mobilitazione del popolo referendario, hanno costretto il parlamento a riaprire la discussione sulla legge elettorale.
Dicevo prima che in Italia niente è né sarà più politicamente come prima.
Una parola sulle primarie di Palermo. L’errore più grave che il PD può fare è pensare che, finita la parentesi del governo tecnico – il quadro politico tornerà ad essere quello dell’ottobre 2011.
Certo, il governo Monti non è il governo del Pd.
Noi lo sosteniamo con forza, con lealtà e con convinzione. Ma lo sosteniamo senza rinunciare alle nostre idee. E i dati ci dicono che i nostri elettori comprendono e sostengono questa scelta. Il governo Monti ha proprio nell’elettorato del Pd il sostegno più convinto.
Il minor consenso del Governo Monti tra gli elettori di Lega e Pdl spiega il fatto che, nel Nordest, il tasso di gradimento sia più basso che in altre aree del paese, eppure è significativo il fatto che la fiducia verso questo Governo, in tempi in cui la fiducia verso i partiti è molto bassa, per non dire ai minimi storici, sia forte anche tra gli elettori della Lega e del Pdl.
I dati parlano chiaro. Secondo l’indagine di Demos pubblicata dal Gazzettino alcuni giorni fa, il 55% dei cittadini del Nordest promuove l’operato del Governo Monti. Nel settembre 2011 il Governo Berlusconi godeva dell’approvazione del 22% del campione.
Mentre il Partito Democratico ha scelto di sostenere con coerenza il Governo Monti, la Lega ha puntato sul proprio orticello di partito. La sua scelta è apprezzata solo dal 28% dei cittadini del Nordest. Ecco perché, senza rinunciare alle nostre idee, credo sia stato giusto valorizzare il sostegno che il nostro partito offre al Governo, perché è questa scelta di responsabilità e lungimiranza che ci permette di costruire un profilo di maggiore credibilità anche in questo territorio, storicamente difficile per noi.
Il ruolo del PD
Al Veneto dobbiamo dire alcune parole chiare. La nostra regione si salva se si salva l’Italia, all’interno di un’Europa che risolve la propria crisi e trova strumenti per il proprio rilancio. La chiusura nel fortino locale che la Lega propone per pura propaganda non solo non è una soluzione, ma sarebbe una scelta dannosa.
Dopo anni di velenosa retorica anti-europea, oggi ci rendiamo conto di quanta Europa abbia bisogno la nostra economia locale:
- Ci serve una maggiore integrazione con il resto d’Europa, perché la sfida non è più con il nostro vicino Est, ma con colossi economici, demografici e politici che incidono sugli equilibri mondiali. India, Cina, Brasile.
- Il Nordest e il Veneto, se vogliono trovare un modello di sviluppo sostenibile e durevole, devono essere più integrati al loro interno e con il resto d’Europa.
Serve una politica di integrazione e aggregazione delle nostre risorse:
- Il sistema delle infrastrutture e della logistica.
- Una scelta di sistema a favore dello sviluppo innovativo e sostenibile
- Il sistema delle multiutility, che altrimenti rischia di diventare preda.
- La rete delle università..
Serve una leadership politica capace di visione.
La Lega sogna per ragioni di partito un Veneto all’opposizione dell’unico serio tentativo di riforma nato in Italia negli ultimi dieci anni.
I dati ci dicono che i Veneti non sono all’opposizione del Governo Monti.
Perché ne apprezzano la competenza, la serietà, il decisionismo.
Anche se non condividono del tutto le sue politiche.
Ecco perché noi dobbiamo perseverare nello sforzo che abbiamo fatto sin qui.
Anche per cogliere opportunità politiche che sul terreno regionale si stanno evidenziando sempre di più.
Il primo dato è che le divisioni nel centrodestra stanno diventando qualcosa di più della fisiologica competizione interna ad un’alleanza.
Il quadro nazionale alla fine sta diventando determinante:
- Lo è stato per la rottura degli accordi sulle amministrative (da Verona in giù)
- Lo è per l’intensificarsi delle spaccature in Consiglio regionale
La scadenza elettorale delle politiche è destinata ad accentuare queste tensioni, che resteranno sempre meno latenti, anche se il patto di potere che lega Pdl e Lega in Regione è ovviamente un fattore potente di coesione.
L’inconcludenza di Zaia, però, ci offre l’opportunità di indicare agli elettori e alle classi dirigenti del Veneto un’alternativa, una visione diversa per il futuro di questo territorio.
- Noi siamo per un Veneto alleato delle riforme introdotte dal governo Monti, non in guerra con l’esecutivo.
- Siamo per un Veneto che lavora di più per restare collegato all’Europa, dotandosi di una visione della mobilità che non si limiti solo alle nuove reti stradali.
- Qualche battuta sulla TAV : se stiamo in Europa dobbiamo starci sul serio. Da sempre sosteniamo che la sfida del futuro è lo spostamento del traffico ( di persone e cose) dalla gomma al ferro. Sosteniamo il potenziamento della ferrovia e della SFMR. E allora ?
- Siamo per un Veneto che riflette a fondo sul destino, sui costi e sull’efficacia delle proprie società partecipate.
Le opportunità di incalzare il Governo regionale chiamano tutto il nostro partito ad una seria responsabilizzazione.
1) In primo luogo penso al tema della nostra credibilità sul fronte della questione morale.
Penso ad alcune vicende che hanno toccato o sfiorato il partito. Vicende nazionali, come il caso Lusi, ma anche vicende locali.
Il primo passo è un’ancora maggiore trasparenza sul fronte dei bilanci del partito, a tutti i livelli.
Questo significa, cogliendo lo spunto da analoga decisione della Direzione di Venezia dare il via all’anagrafe patrimoniale di eletti e nominati.
Il secondo passo è procedere ad una verifica ufficiale e sistematica, per individuare tutti i casi di cumulo tra incarichi politici e non, per evitare sul nascere ogni possibile distorsione nel rapporto tra il ruolo politico nel partito e il ruolo che esponenti del Pd possono essere chiamati a svolgere in enti, consigli di amministrazione, fondazioni, eccetera.
Ci separa un anno dalle prossime elezioni politiche. E dobbiamo mostrare ai nostri elettori che il Partito Democratico non ha scheletri nell’armadio. A nessun livello.
2) In secondo luogo penso ai territori locali. E ai comuni dove siamo impegnati in vista delle prossime amministrative.
Per la prima volta da anni, in Veneto, i candidati del centrodestra non potranno più contare sul traino di una coalizione politica compatta alle loro spalle.
Nelle prossime sfide, si giocherà una sfida tripolare per giunta con il beneficio del doppio turno, in tutti i centri dove questo è previsto.
Sarà esaltata la capacità dei candidati.
Ecco perché era decisivo, più del solito, avviare nei tempi e nelle forme giusti i processi di costruzione della coalizione e di selezione dei candidati sindaci.
Ci sono realtà locali in cui questo processo è stato ben gestito, ce ne sono altre in cui ci è sfuggito di mano fino a produrre situazioni di doppia candidatura nel campo del centrosinistra.
Dobbiamo imparare ad usare senza farci male gli strumenti che abbiamo e che ci distinguono da tutti gli altri partiti.
E penso ovviamente alle primarie.
Su cui io credo occorra una riflessione. Quando uno strumento che è stato la nostra principale arma di distinzione dal modello berlusconiano di leaderismo diventa un’arma nei regolamenti di conti interni o di coalizione, bisogna riflettere se il problema sia nello strumento o nei rapporti politici che siamo in grado di costruire.
3) Il terzo aspetto riguarda il livello regionale della nostra battaglia politica.
Il Veneto è uno dei due principali teatri di scontro con la Lega e lo è per la visibilità e per il presenzialismo di Zaia.
Per il ruolo che ha oggi la Lega nello scenario nazionale, la nostra battaglia regionale ha una rilevanza non solo Veneta.
Abbiamo quindi una doppia responsabilità. E però anche su questo fronte dobbiamo riflettere.
Siamo alla vigilia della discussione sul bilancio regionale.
Un anno fa, a quest’epoca, sui “tagli di bassa lega” decisi da Zaia il Partito Democratico aveva promosso una manifestazione regionale e iniziative nei territori. Ricordo il comizio in piazza a Padova, manifesti e volantini, iniziative sotto il comune cappello.
Nel corso di quest’anno è stato invece molto difficile coordinare le azioni.
Malgrado ricorrenti occasioni di confronto sulle strategie da adottare e le azioni da intraprendere, l’impressione è stata che il coordinamento dell’iniziativa politica e di comunicazione sia visto quasi con diffidenza e questo è un dato politico non accettabile.
Dobbiamo superare le diffidenze, se ci sono, una volta per tutte.
Arrivare ad una comunicazione congiunta come quella realizzata nel mese di febbraio è stato faticosissimo.
Invece la situazione politica che viviamo richiede azioni incisive e tempi rapidi di movimento.
Il nostro avversario è la Lega, il Gruppo consiliare è nella trincea più avanzata dello scontro. Indichi un obiettivo, i temi su cui condurre la mobilitazione. E il Partito si metterà a disposizione, in tutti i territori, per organizzare e promuovere le iniziative necessarie.
Ma non perdiamo altro tempo.
Il Veneto non è la periferia della battaglia politica del Pd.
È e deve essere una sua linea avanzata. E non è un caso che Bersani abbia scelto il Veneto e Vicenza per parlare di impresa e credito. L’appuntamento è per il 2 aprile, nell’ambito delle iniziative del progetto Destinazione Italia.
Il Veneto è uno dei territori decisivi per rimettere in moto l’economia del paese. Ma è anche uno dei terreni in cui si gioca la sfida per battere il centrodestra nel 2013.
Abbiamo grandi opportunità da cogliere. Trasformarle in passi avanti per il nostro progetto dipende da noi.