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23.7.10

Consorzi di Bonifica: il Veneziano necessita di più fondi

la Nuova di Venezia — 23 luglio 2010
Proposta di legge popolare per i consorzi di bonifica

La Cia - Confederazione italiana agricoltori - lancia una proposta di legge regionale di iniziativa popolare, per dare più finanze ai consorzi di bonifica in prima linea nella lotta per la sicurezza idraulica. Ieri mattina, in piazzetta Coin è partita la raccolta firme, obiettivo: raccogliere quattro volte il numero di firme necessarie (5.000) toccando quota 20.000.
All’apertura delle sottoscrizioni, erano presenti Mario Quaresin presidente provinciale della Cia di Venezia con i suoi colleghi Claudio D’Ascanio (Treviso) e Denis Susanna (Treviso) e il presidente regionale dell’organizzazione Daniele Toniolo.
C’erano, inoltre, a testimoniare il loro supporto Gabriele Scaramuzza e Giuseppe Scaboro del Partito democratico.
«Puntiamo ad una nuova legge regionale - ha spiegato Quaresimin - perché la normativa, approvata lo scorso maggio, si è rivelata pesantemente inefficace ad affrontare i gravi problemi dell’emergenza idraulica nel Veneziano ma anche nel resto della regione. Prima di tutto è necessario mettere a disposizione dei consorzi di bonifica le finanze necessarie per realizzare le opere per la salvaguardia idraulica. Ci vogliono almeno 200 milioni di euro per mettere in sicurezza il territorio della provincia veneziana, mentre i nostri tre consorzi complessivamente di contributi raccolgono all’anno al massimo 34-35 milioni di euro (15 milioni il consorzio Acque risorgive, 9 quello del Veneto orientale e 10 quello del Bacchiglione).
(mi.bu.)

5.7.10

Rosanna Filippin: il punto sul PD Veneto

la Nuova di Venezia — 5 luglio
Filippin, una scossa al Pd «Fuori chi non ci crede Zaia? Per ora solo parole»


VENEZIA. Meno partito e più politica. Da condividere con i cittadini. Il segretario regionale del Pd Rosanna Filippin dà la scossa ai democratici. Perché già è difficile guidare un partito all’angolo, figuriamoci se si ha il dubbio che a spingercelo sia parte della propria classe dirigente. L’appuntamento è alle feste estive del Pd, lunga estate di confronto che sfocerà nei congressi d’autunno.
Qual è lo stato di salute del partito?
«Abbiamo subito una sconfitta pesante, ma non siamo definitivamente sconfitti. Sono convinta della bontà della nostra proposta politica, dobbiamo solo liberarci dei difetti che ci portiamo dietro».
Che sono?
«Guardarci troppo indietro, capire che il messaggio riformista significa cambiare le cose adesso. Ed essere più netti, semplici e chiari nelle scelte».
Nelle ultime settimane Causin, (mozione Franceschini) le ha manifestato il suo dissenso rispetto alle dinamiche interne. Cosa ne pensa?
«Sabato sera sono stata alla festa democratica di Cadoneghe, una rassegna che calamita 10 mila persone in una settimana. E ho constatato, ancora una volta, come le dispute interne non interessino ai veneti. Partendo dal presupposto che né io, Causin o Casson siamo indispensabili, ribadisco che i conflitti interni mi interessano poco. Il partito è uno strumento, non l’obiettivo. Non è dei dirigenti, è di chi lo vive sul territorio ed è nostro dovere consentire al partito di andare avanti».
Ma non crede che gli attriti paralizzino l’attività?
«E’ mio compito evitarlo. Bisogna tuttavia sottolineare che abbiamo una forma di partito molto complessa: ci abbiamo messo quasi sei mesi a fare un segretario. Va da sé che i momenti di stanchezza siano fisiologici. Per questo bisogna pensare a forme organizzative diverse».
Nella sua conduzione si è parlato anche di «eccesso di democrazia».
«Ripeto: il partito si è dotato di strumenti molto faticosi, di assemblee troppo numerose per una realtà in cui quasi nessuno vive di politica. Bisognerebbe trovare un registro più facile, semplificando le regole e snellendo gli organismi. Oltre a costruire una rete più orizzontale sul territorio».
A proposito: è vero che i tesseramenti sono in caduta libera?
«Non mi risulta che gli altri partiti viaggino a livelli altissimi. Le iscrizioni sono aperte fino al congresso: al momento ha votato solo Vicenza, con il rinnovo dell’80% delle tessere. E’ vero, c’è una flessione, ma i conti si fanno alla fine. E, a questo punto, dipende tutto dalla nostra capacità di essere significativi sul territorio. Ci aspetta un’estate con decine di feste. E questo non significa solo liscio e salsicce, ma anche confronto. Per questo non sono preoccupata. Voglio che il Pd si riprenda il suo ruolo ed orgoglio e smetta di sentirsi all’angolo. Dobbiamo parlare di politica: tasse, federalismo, crisi, università. E’ così che si esce dall’angolo».
I congressi sono anche un momento importante per ipotecare poltrone.
«Bersani l’ha promesso: i prossimi parlamentari saranno scelti dagli iscritti attraverso le primarie. Non sono così ingenua da credere che i segretari non avranno voce in capitolo, ma ci sarà ampia condivisione».
Anche l’indicazione dell’ex consigliere Marchese, come prossimo responsabile organizzativo, ha suscitato polemiche.
«Al momento, il responsabile resta al suo posto. Se si rivelerà necessario cambiare i ruoli per migliorare organizzazione ed efficacia, lo faremo. Ma sia chiaro: non dobbiamo piazzare trombati illustri. Non stiamo parlando di cariche retribuite. Marchese ha una grande preparazione e si è messo a disposizione del partito. E non vorrei rinunciare ad elementi come lui o Causin».
Proprio Causin sostiene che qualcuno tra i suoi, ovvero i bersaniani, starebbe cercando deliberatamente di indebolirla.
«Ripeto: la priorità che mi sono data è portare il partito su temi concreti. Il resto non mi interessa».
Solo che non può farlo da sola.
«Mi assumo le mie responsabilità e mi aspetto che chi ha ricevuto determinati incarichi faccia altrettanto. Altrimenti si cambia. Se qualcuno non è a suo agio e pensa che le cose non funzionino, può andarsene. Nelle prossime settimane, o mesi, se qualcuno sentirà di non condividere più il progetto, sarà gentilmente invitato a ricoprire un altro ruolo. La condizione che pongo io è di avere un gruppo coeso e coerente».
Crede che ci sia ancora spazio di manovra per migliorare la finanziaria?
«Bisognerebbe buttarla e riscriverla. Non sono così ottimista, nemmeno per il federalismo. Il nostro obiettivo sarà quello di applicare ad ogni atto un sistema di equità e merito».
Tra poco scadono i primi 100 giorni di governo di Zaia. Cosa ne pensa?
«Che il Veneto avesse bisogno di una scossa era evidente a tutti. Per molto tempo la crisi è rimasta ovattata, con l’idea che il nostro sistema economico fosse più forte. Ma non è così: un’indagine dell’Ipsos ci conferma che anche qui sta crescendo il pessimismo. E l’immagine di competenza, efficienza ed ottimismo che ci ha regalato Zaia in campagna elettorale, vive solo nelle parole». - Simonetta Zanetti

1.7.10

Al PD regionale manca il numero legale (in Direzione ed Assemblea): i riflessi sui congressi

la Nuova Venezia — 1 luglio 2010
Causin: «Nel Pd c è un gioco per indebolire partito e segretario»


VENEZIA. Si acutizzano i mal di pancia nel Pd. Ieri, il vice segretario regionale Andrea Causin (franceschiniano) ha scritto una lettera aperta ai democratici del Veneto dopo la diserzione della sua mozione dall’assemblea regionale di sabato scorso.
«Qualcuno, non io, ha fatto scientemente saltare il numero legale di due direzioni, mettendo in difficoltà la segretaria e l’esecutivo» spiega. Conti alla mano, Causin spiega come questa strategia non sia imputabile alla mozione Franceschini dato che bersaniani e mariniani, compatti, avrebbero potuto garantire da soli il numero legale. «Appare evidente che esiste un gioco per indebolire il livello regionale e mettere in difficoltà il segretario e ho ritenuto fosse il mio dovere formalizzare l’esistenza di un problema latente che ci impedisce di iniziare il lavoro di strutturazione necessario a svolgere bene il nostro ruolo di opposizione. Qualcuno che pensa che lo scopo della vita sia governare il partito e non il Paese».

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la Nuova Venezia — 27 giugno 2010
Tessere in fuga e scontri bufera sul congresso Pd

PADOVA. Povero Pd, già bollito sotto il primo solleone. All’assemblea regionale (225 aventi diritto) è mancato il numero legale. Stessa solfa nelle ultime due sedute della direzione regionale (75 componenti, un organismo più mastodontico non potevano immaginarlo). Il tesseramento è in caduta libera: si calcola una flessione di iscritti pari ad un terzo sul 2009. Ma girano anche stime più allarmistiche. Il partito che fu di Cacciari è ora nelle mani di Rosanna Filippin e potrebbe perfino non essere così male, visto che il carismatico Massimo, dopo il partito del Nordest, Insieme per il Veneto, la Margherita e il Pd, sta pensando di fondare - assieme a Rutelli, Fini, Montezemolo e quant’altri spiriti liberi che un giorno asseriscono e l’altro negano - il “Partito della Nazione”. Un nome che vale un programma: è come augurare buona pesca a Giancarlo Galan nel momento preciso in cui sta mettendo il piede in barca. Li vorremmo proprio vedere in azione nel Veneto, questi del Partito della Nazione. Se mai succederà.

Nell’attesa, abbiamo la Rosanna alle prese con i mal di pancia del Pd. L’epicentro delle contorsioni è Venezia, dove la componente ex Ds dell’area Bersani (prendete la mappa per seguire la spiegazione, altrimenti vi perdete) ha dato vita al caso Marchese. Si dà per certo che l’ex consigliere regionale punti a succedere a Pierangelo Molena nella carica di responsabile organizzativo del partito. Sarebbe a dire l’uomo che tiene tutti i collegamenti verticali e orizzontali del Pd veneto, con Roma e con le province. Andrea Causin della componente Franceschini (occhio alla mappa) ha scritto una lettera alla Rosanna, spiegando di non essere d’accordo «né sul metodo né sul merito». La pensano allo stesso modo quelli della componente Marino e perfino una parte dell’area Bersani, precisamente quelli di provenienza non Ds.

Il «caso Marchese» è la punta di un icerberg: la parte sommersa riguarda i congressi provinciali in itinere. Si vorrebbe far partecipare tutti gli iscritti, non solo quelli che frequentavano il Pd al 21 luglio 2009 (!). Per quanto strano possa sembrare, il partito che voleva dare agli elettori la stessa dignità degli iscritti, ha una norma anti-ribaltone che vieta il tesseramento massiccio sotto congresso. Lo scopo è evitare le degenerazioni, rischio peraltro congenito in tutte le democrazie. A meno di non fare il “partito leggero” di Berlusconi, così si rischia solo di finire nel cesarismo. Se vi piace di più. Peraltro la Lega fa votare i propri iscritti dopo una quarantena di 2 anni. Il Pd veneto, per ammettere ai congressi i tesserati 2010, dovrebbe dare l’ok con una maggioranza di due terzi in direzione regionale. E’ qui che la componente Bersani sta facendo mancare il numero legale alla Rosanna (che peraltro è di area Bersani!).

E ieri Causin ha restituito la pariglia nell’assemblea regionale. Stretta nella morsa, la Filippin dice basta: d’ora in avanti - parlava dal microfono - tutte le decisioni, comprese le nomine, dovranno essere prese con l’accordo delle tre componenti. Per quanto priva di numero legale, l’assemblea regionale del Pd si cimentava attorno ad una ponderosa ricerca Ipsos, piena di riferimenti Veneto-Italia utili a capire un sacco di cose sul comportamento elettorale dei veneti.

Per tacere delle valutazioni sui temi più scottanti, che si potevano raccogliere in sala. Laura Puppato, una per tutti: «La nomina a ministro di Brancher è un insulto al buon senso, se n’è reso conto anche l’uomo della strada. La gente è arrabbiata. Un trattamento da sudditi. In un paese normale uno prenderebbe il bastone per spiegare a chi governa che deve andarsene».
- (Renzo Mazzaro)