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26.10.09

Primarie PD Veneto: vince Rosanna Filippin

Corriere del Veneto 26 ottobre 2009
le primarie dei democratici
Bersani oltre il 50% anche in Veneto
Pd regionale: ballottaggio Fillipin-Causin Solo Rovigo tiene il piacentino sotto la soglia della maggioranza assoluta. La candidata alla segreteria veneta: «Un grande successo di partecipazione»

VENEZIA - Anche in Veneto Pier Luigi Bersani ha vinto le primarie del Pd con oltre il 50% dei voti. Secondo il Pd regionale Bersani avrebbe superato il 50% in tutte le province del Veneto, tranne che a Rovigo. Sempre secondo dati interni al Partito democratico, per la segreteria regionale si profilerebbe invece il ballottaggio tra la candidata della mozione Bersani, Rosanna Filippin, e Andrea Causin, candidato della mozione Franceschini.

«Le primarie premiano il progetto di Bersani. Il popolo del Pd doveva scegliere. E ha scelto. Premiando con nettezza la proposta della mozione Bersani, la scelta di un partito popolare, che riparta dai territori. Da domani, però, le divisioni del congresso devono restare alle nostre spalle. Da domani, l’obiettivo di tutti deve essere la costruzione di una proposta vincente per le prossime regionali». Sono le prime parole dopo il risultato delle primarie da parte della Filippin.
«Il risultato di partecipazione a queste primarie è un grande successo e un ottimo viatico per le prossime regionali - sottolinea la segretaria regionale in pectore perchè all’assemblea non dovrebbero esserci ribaltoni - Chi ironizzava sul nostro percorso congressuale è servito: le primarie del Pd - osserva - sono uno dei più coinvolgenti appuntamenti della politica nazionale. Il futuro segretario regionale potrà contare su una solida base di partenza per proporre ai cittadini del Veneto un progetto di governo».

Giochi fatti, per la segreteria regionale, in ogni caso. «Io personalmente voterò per Rosanna Filippin», ha detto Andrea Causin, parlando delle sue intenzioni per la prossima assemblea di partito che sarà convocata ad hoc. «Ritengo che il voto espresso degli elettori del Pd esprima comunque con chiarezza chi debba essere il segretario del Pd in Veneto», ha sottolineato il candidato della mozione Franceschini, che alle primarie ha riscosso circa il 32% dei consensi. Causin ne ha parlato durante una trasmissione su Antenna Tre Nordest, a cui ha partecipato insieme a Rosanna Filippin (45% dei voti per lei). Quest'ultima ha detto di non essere intenzionata a nominare un vicesegretario, ma di pensare piuttosto ad «una squadra dirigente di 10-12 persone».
Quanto al possibile ruolo di Laura Puppato, sindaco di Montebelluna, la Filippin pensa ad una sua candidatura alla presidenza della Regione. E a proposito delle regionali di primavera, Filippin ha detto come la pensa: «Credo che il Pd non debba sostenere un’eventuale candidatura in solitaria di Giancarlo Galan».

4.10.09

Gabriele Scaramuzza: l'intervento al Congresso provinciale del 3 ottobre

RELAZIONE SEGRETARIO PROVINCIALE CONVENZIONE PROVINCIALE 3 OTTOBRE 2009
Convenzione Provinciale del PD di Venezia


Mestre, Auditorium della Provincia, 3 ottobre 2009
Relazione del Segretario Provinciale


Prima dell’inizio di questa nostra Convenzione, sono sicuro di interpretare il pensiero di noi tutti formulando un caro cenno di vicinanza per coloro che sono stati colpiti dalla tragedia di Messina e della frazione di Giampilleri. Siamo con le famiglie di quelli che sono mancati, insieme ai tanti sfollati dalle proprie case, siamo accanto alla Sicilia ferita e colpita, questa volta, non dalla natura, bensì dalla improvvida mala attenzione dell’uomo che non dà cura del proprio territorio, e che, come si legge oggi, disperde la memoria collettiva, quella capacità (in altri paesi diffusa e radicata) di ricordare i disastri, metabolizzarli, trasformarli in materia sociale e politica da nazione civile.


Quella cura che dovremmo avere nei confronti appunto dei nostri territori e del loro equilibrio (appunto, quella materia sociale e politica) è anche immagine e metafora amara della cura che si dovrebbe avere nei confronti del nostro paese, a partire dal garantire gli spazi delle libertà civili e sociali elementari, su cui si fonda ogni democrazia liberale e moderna. Tra queste libertà spicca quella di stampa e di informazione, cioè il diritto fondamentale di cercare, ricevere e diffondere con qualsiasi mezzo di espressione, senza considerazioni di frontiere, le informazioni e le idee, come recita la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’uomo del 1948. Questi principi e queste tutele sono stati incardinati dai costituenti nell’art. 21 della nostra Repubblica. Ledere quei principi e quelle tutele significa ledere il tessuto intimo dell’Ordinamento Democratico e Repubblicano, significa indebolire i legami costitutivi delle nostre società, significa alterare la natura intima del rapporto tra il governante e il cittadini, che consiste nella capacità del secondo di chiedere sempre contezza al primo del suo operato. Per questo aderiamo con forza e sosteniamo la manifestazione che in queste ore si sta svolgendo a Roma, promossa dalla FNSI, e ringraziamo quanti dei nostri iscritti, militanti e simpatizzanti stanno partecipando al presidio civile che abbiamo organizzato a Venezia, insieme alle forze politiche del centrosinistra e alle realtà associative della città, tra cui l’ANPI, le ACLI, l’ARCI, la CGIL, l’associazione Libertà e Giustizia.


Perché non solo di noi si è discusso in queste settimane nei nostri circoli, ma soprattutto del nostro paese, dell’idea di Italia che abbiamo nella mente e nel cuore e che vogliamo offrire e proporre a tutti i nostri concittadini.


Da poco più di due giorni si sono concluse le assise dei circoli territoriali e del lavoro in tutto il nostro paese e nella nostra provincia. Il dato nazionale di affluenza, pari a circa il 58%, cioè a più di 400.000 iscritti che hanno partecipato ai lavori congressuali testimonia di una partecipazione davvero massiccia, che non ha eguali in nessun altro paese occidentale e d’Europa. Troppe volte infatti siamo soliti farci sorprendere da tante descrizioni caricaturali che vengono date da noi stessi, cui dovremmo rispondere con una semplice costatazione: il PD è l’unica forza del campo progressista in occidente che può mobilitare una massa di iscritti così grande nel decidere delle candidature del proprio segretario, in uno straordinario esercizio di democrazia (cfr. la vicenda del PS francese, che per scegliere il candidato alle scorse elezioni presidenziali non mobilità più di 150.000 iscritti).


Se questo rilievo è vero per l’Italia nel suo insieme, tanto più questo è confermato per quanto riguarda il Veneto e la provincia di Venezia in specie. Nella nostra Regione hanno discusso e votato 17.297 iscritti, pari al 65,15%, mentre nella Provincia di Venezia sono stati 4.486 i partecipanti, pari a oltre il 68% degli iscritti. Una partecipazione semplicemente senza aggettivi, che dà conto del desiderio della nostra gente di essere parte attiva e diligente della nostra riflessione su noi e sull’Italia. Credo sia giusto ringraziare in questa sede tutti i nostri 77 coordinatori di circolo, che hanno costruito con pazienza il cammino di avvicinamento ai propri congressi costruendo sovente incontri preparatori di dibattito e discussione. Un ringraziamento alla Commissione provinciale per il Congresso, che ha assicurato l’esecuzione sempre corretta e ineccepibile di tutti gli appuntamenti, a quanti hanno prestato la loro opera di garanti degli appuntamenti locali, a tutti coloro che hanno presentato le mozioni congressuali in un confronto sempre alto, mai ridotto a banale contrapposizione.


E’, quello del congresso, il tempo in cui tutti noi siamo chiamati a distinguerci, ma non a dividerci. Distinguerci, perché ciascuno di noi, con onestà intellettuale e sincero giudizio, ha scelto a quale delle tre mozioni aderire. A non dividerci, perché oltre le differenze delle tre proposte esiste un unico perimetro, un unico confine che tutti ci tiene, nel cui interno tutti ci riconosciamo: quello del Partito Democratico, del suo desiderio di essere, oggi, alternativa credibile e forte che si prepara a divenire maggioranza culturale ancor prima che politica in Italia.


E nelle prossime settimane noi tutti saremo chiamati ad allargare questo perimetro, ad ampliare questo confine, rivolgendoci al popolo delle primarie, e chiedendo loro di esprimersi, come già hanno fatto i nostri iscritti sulle proposte di Pierluigi Bersani, Dario Franceschini, Ignazio Marino. Permettetemi di fronte a tutti voi di esprimere perplessità e scetticismo nei confronti di molto semplicismo e approssimazione con cui si è dipinta, a prescindere dalle parti, la nostra discussione, della potestà che competerebbe agli iscritti piuttosto che agli elettori delle Primarie. A entrambi tocca la scelta del segretario, ma soprattutto la possibilità di contribuire, arricchire, accrescere la pianta del nostro progetto per l’Italia, di rendere i suoi rami ben vigorosi e forti.


Perché è questo che chiede il nostro paese al PD: una leadership salda ed autorevole, mai solitaria ma sempre esercitata in solido con gli organismi dirigenti e con i livelli territoriali del Partito, in grado di incarnare questo progetto, questo pensiero. Trascorso il primo decennio del nuovo millennio, l’Italia è una democrazia indebolita, un’economia infiacchita, un tessuto sociale logorato.


Questa democrazia, questa economia, questo tessuto sociale chiedono di essere rimesse in movimento, e tutto ciò è possibile, solo che si restituiscano all’Italia vigore, entusiasmo, forza. E tutto ciò è possibile se noi cominciamo a mettere il paese di fronte alla realtà di queste settimane, che è una realtà anche ben dura, che ci parla ad esempio di tante lavoratrici e lavoratori che conosceranno adesso il volto vero della crisi, allo scadere degli ammortizzatori sociali di molte aziende. Ma è proprio quando è posto di fronte alla durezza della realtà che questo paese si rialza e ridesta: lo dimostrò nel secondo dopoguerra con la ricostruzione materiale delle nostre città e ideale della Costituzione, lo dimostrò negli anni neri del terrorismo e della tensione, lo dimostrò nella grande sfida dell’ingresso nella comune casa d’Europa e nell’adozione dell’Euro.


E sempre in questi momenti lo dimostrò con il contributo fondamentale delle forze politiche e sociali democratiche e progressiste, quelle forze che hanno dato vita al progetto del Partito Democratico. Ora tocca a noi, a questa generazione dimostrare di essere all’altezza di questo compito difficile. Tocca a noi tutti, in breve, dimostrare di essere all’altezza dell’Italia migliore, che vuole e pretende da noi serietà e coerenza.


La pretende a partire dai comportamenti di noi tutti, che rappresentiamo il Partito Democratico nelle nostre realtà, nelle nostre città, nelle diverse responsabilità cui siamo chiamati. La pretende con un’azione di opposizione al Governo di centrodestra rigorosa e determinata, ma sempre accompagnata da proposte serie e credibili per il nostro paese (e su questo, permettete, l’approvazione dello scudo fiscale da parte della Camera dei Deputati ieri è esattamente l’esempio di ciò che non dovrà più accadere, se davvero vorremo essere credibili agli occhi del paese).


La pretende chiedendoci di riaffermare il primato del lavoro e dei lavori nella società italiana, e di declinare questo primato tenendo conto della loro molteplicità e del fatto che tutti concorrono alla comune ricchezza sociale del paese, dal lavoratore dipendente al piccolo e medio imprenditore, dalla Partita Iva al precario cui non è consentito, oggi di costruire un progetto per sé e per la propria famiglia.


La pretende chiedendoci di dire con forza che si esce dalla crisi temperando le logiche di mercato con l’azione regolatrice delle pubbliche Autorità, e maturando la nuova consapevolezza che non si dà sviluppo economico sostenibile senza giustizia, coscienza del bene comune, ridistribuzione dei beni e della ricchezza tra le nazioni e all’interno di esse.


La pretende con una domanda forte nei nostro confronti: quella di unità, perché solo con essa metteremo il nostro Partito nelle condizioni di vincere il confronto con la destra di Governo, nella cultura profonda prima ancora che nella sfida elettorale. Perché noi invertiremo la rotta su cui il PdL e la Lega hanno costretto il nostro paese solo tornando là dove le relazioni sociali si formano e costruiscono, solo dando nuova forma e narrazione alle nostre comunità e alla nostra nazione, dicendo con forza che sicurezza è certezza della pena e dell’azione di repressione del crimine e non discriminazione tout court nei confronti dell’immigrato, dicendo che si dà futuro per un paese e per un’economia solo se si dà un presente per la sua scuola e per la sua formazione.


Questa forma e questa narrazione dovremo costruire da subito, declinandola immediatamente in politiche e proposte concrete, perché a questo sono chiamati i Partiti Politici dalla nostra Costituzione, da quella Carta fondamentale della Repubblica che, ad onta di quel che dice e pensa la destra, ha da dire e proporre al nostro paese molto più di quanto (ed è già tanta cosa) ha detto e proposto in passato.


Proprio perché questa è l’idea di Partito che abbiamo in mente e cui tutti noi teniamo dobbiamo anche dire che il 25 ottobre a notte (o il 26 a mattina) il Partito Democratico avrà scelto il suo segretario e la sua tavola ideale e di contenuti, e che quello sarà il segretario di tutti noi, cui tutti noi assicureremo lealtà e collaborazione, perché esso si farà carico del compito epocale che tocca al PD e al centrosinistra in Italia: ritrovare consonanza tra il paese reale e i principi, le regole, gli orizzonti di legalità, sviluppo, giustizia sociale incarnati nella Costituzione.


E se questo sforzo esigerà unità soprattutto a livello degli organismi dirigenti nazionali del PD, la stessa diligenza e dimostrazione di unità dovremo dare noi, nella nostra provincia, perché grandi sono le sfide che ci attendono tra pochi mesi:

1. confermare il Governo della città di Venezia forti di un progetto per essa che valga per la prossima generazione, che ci faccia immaginare quale sarà la città nei prossimi due decenni e ne guidi lo sviluppo e la crescita;

2. costruire, insieme al Partito Veneto e alle altre Federazioni provinciali una proposta per il Veneto che ci metta in sintonia con le mille realtà del lavoro, dell’impresa, della solidarietà che in esso vivono ed operano, cui non siamo stati in passato in grado di offrire una proposta ritenuta credibile:


Su questo sforzo saremo tutti impegnati e tutti coinvolti, e tutti sapremo dimostrare, ne sono convinto, compattezza ed unità, perché ci dovremo misurare con le domande vere e reali che le comunità veneziana e veneta ci pongono, anche per misurare la credibilità della nostra risposta.

Troppe volte in questo paese negli ultimi anni ci siamo lasciati rapire (anche noi) da una malintesa retorica delle radici, dimenticando che l’identità di un Partito è soprattutto la sua capacità di costruire un progetto di futuro coerente e credibile: e così dobbiamo intendere questo tempo congressuale, come di un tempo per chiarire a noi e all’Italia la nostra destinazione. Scrive il poeta della Martinica Edouard Glissant che le radici non hanno da sprofondarsi nel buio atavico delle origini, alla ricerca di una pretesa purezza; si allargano in superficie, come rami di una pianta, ad incontrare altre radici e a stringerle come mani.

Così dobbiamo intendere il nostro congresso e le primarie del 25 ottobre: allargare e incontrare i tanti che vogliono essere nel Partito Democratico solo che esso dia una dimostrazione chiara e risoluta di sé, e cingere in questo abbraccio progressivo tutta l’Italia.


Gabriele Scaramuzza

Segretario Provinciale PD Venezia



3.10.09

Andrea Causin: per le primarie a segretario regionale la partita è aperta


Il Gazzettino Sabato 3 Ottobre 2009

(a.fr.)
Fosse in America farebbe proprio lo slogan "yes, we can" di Barack Obama. In fondo le speranze di Andrea Causin, consigliere regionale del Pd e candidato alla segreteria regionale pe la mozione Franceschini, di spuntarla alle Primarie del 25 ottobre sono concrete.
«La partita è aperta - spiega Causin accompagnato dal coordinatore regionale della mozione Valter Vanni - in Veneto abbiamo preso più della media nazionale, mentre la mozione Bersani ha preso di meno. Il distacco in valori assoluti è di 1.496 voti, e se si considera che due anni fa, alle primarie per la nascita del Pd, votarono oltre 140mila persone, si capisce come la situazione sia aperta».
Soprattutto in Veneto, dove si è registrata la più alta partecipazione nei circoli (ha votato il 65 per cento degli iscritti), e a Venezia, dove il Pd vanta il maggior numero di iscritti fra la province venete, dove la mozione Franceschini ha superato il 40 per cento. La partita vera comincia adesso - aggiunge Causin - e mi sembra significativo che in questa regione le mozioni più innovative, quelle che sostengono Franceschini e Marino, abbiamo ottenuto risultati migliori che altrove».
Il riconoscimento a Marino non è casuale, dato che il meccanismo congressuale, sia nazionale che regionale, prevede che se nessun candidato supera il 50 per cento alle primarie si vada al ballottaggio, in sede di assemblea nazionale e regionale. «Con la mozione Marino ho riscontrato moltissime similitudini - dice Causin - sulla laicità, contro il nucleare e per la costruzione di un partito aperto. Comunque vada a finire, i dati del voto nei circoli dimostrano che ci sarà una gestione collegiale del partito».
Concetto, questo, ribadito da Vanni, deus ex machina della mozione in regione. «Gli iscritti hanno indicato che vogliono un partito aperto - dice - nonostante sei coordinatori provinciali su sette fossero schierati con Bersani. Questo vuol dire che il Veneto decide sul serio». E che la partita di Causin per la guida del Pd in Veneto sia tutta da giocare: «Pensiamo che su Andrea Causin si possa convogliare un voto ampio - prosegue Vanni - la sua è l’unica candidatura credibile».
Quanto alle possibili alleanze, lo staff della mozione Franceschini è convinto di poter contare sui contenuti del "decalogo" presentato a suo tempo da Piero Fassino a Marghera. Strategia e programma sono già pronti, mancano solo i voti per i quali Causin e soci si appellano ai "padri fondatori", ovvero al popolo delle primarie che due anni fa stupì il mondo politico per la partecipazione al voto. In prospettiva, poi, c’è la prossima tornata elettorale dove saranno in palio la Regione e il Comune di Venezia.
Qui Vanni ha già "sparigliato", con il comitato Per una metropoli sostenibile che ha elaborato un nuovo programma di governo per la città. In Regione, invece, resta aperto l’invito lanciato da Fassino ad agosto a guardare all’area moderata per cogliere le possibili frizioni fra Lega e Pdl. Guarda caso, proprio ora si parla di una possibile corsa in proprio dei due partner di maggioranza. Proprio quello che la mozione Franceschini auspicava.

2.10.09

Esiti del congresso PD nel Veneziano: prevale la mozione Bersani

la Nuova di Venezia — 2 ottobre 2009
Prevale Bersani per 344 voti
Con il 48,68% dei consensi (2.184 voti), prevale la mozione Bersani al termine delle 77 assemblee dei circoli in vista del congresso nazionale del Partito Democratico veneziano. Distaccata di 7 punti la mozione di Dario Franceschini, con il 41.02% (1840). Su 6.549 iscritti, nei 77 congressi di circolo, hanno votato in 4.535 con una adesione del 69% e 4.486 voti validi.
«E’ tra le più alte d’Italia», spiega Rodolfo Viola, responsabile organizzativo del Pd. A Bersani sono andati 2.184 voti, 1.840 a Franceschini; Marino ne ha raccolti 462.
Nel Comune di Venezia, la mozione Bersani arriva al 59% contro il 29,38% di Franceschini e l’11,80 di Marino. In centro storico la mozione dell’ex ministro ottiene il 57,81% e a Mestre tocca il 65,64%. Per Franceschini, il risultato non cambia: 24,54% in centro storico e 24,34% in terraferma. Mentre la Marino in centro storico, grazie a Felice Casson, arriva addirittura al 17,66 per cento e vince nel circolo di San Marco.
Nel resto della Provincia la situazione è più diversificata: a sostegno di Franceschini si schiera l’area sud, con Chioggia in testa. Il Veneto Orientale si divide: a Portogruaro e Jesolo vince la mozione Bersani, a San Donà la Franceschini.
Divisa la Riviera del Brenta: Oriago e Dogaletto (qui con una percentuale «bulgara») si schierano con l’attuale segretario. Dolo invece sceglie l’ex ministro del governo Prodi, assieme a Mira Taglio, Borbiago, Piazza Vecchia.
Si dividono anche i circoli del lavoro: con Bersani il circolo trasporti e mobilità e la Fincantieri; con Franceschini il gruppo Veritas. Pareggio nel voto dei ferrovieri.
Ieri comunque nel Pd veneziano, nessun accenno alla sconfitta tra le mozioni minoritarie. I giochi veri saranno le primarie del 25 ottobre. «Il progetto politico proposto da Pierluigi Bersani è stato compreso e sostenuto con forza dagli iscritti. La grande partecipazione è il sintomo di un partito che vuole essere forza riformista del nostro paese, con un ruolo di governo che partendo dalle autonomie locali passi per la Regione e arrivi al governo del paese - dice Davide Zoggia, coordinatore provinciale della mozione Bersani - ora lavoriamo per una grande partecipazione alle primarie per una conferma della linea politica espressa da Bersani. Il nostro è un partito di iscritti e elettori». Quella della mozione Bersani «è stata una affermazione contenuta con una distanza molto ridotta e questo dimostra che la proposta di Dario Franceschini ha avuto riscontro e il partito è contendibile e si può avere un confronto politico che entra nel merito della proposta politica», avverte il parlamentare Andrea Martella della mozione Franceschini. «Sulle primarie abbiamo grandi prospettive, sarà una grande mobilitazione di iscritti ed elettori che possono sostenere la costruzione del partito». Infine la mozione Marino. «Superiamo in città il 10 per cento e in Regione arriviamo al 12 per cento. E’ un risultato soddisfacente», dice Felice Casson. E Marta Meo aggiunge: «A San Marco abbiamo vinto, ottime le percentuali a Dorsoduro e Mestre Centro. Abbiamo appeal nei centri urbani e questo ci mette in pista in vista delle primarie».
Soddisfatto il segretario provinciale Gabriele Scaramuzza: «Questa stagione rafforzerà il partito. Adesso lavoriamo per una partecipazione di massa alle primarie. Andremo anche a redigere con gli iscritti la tavole comune di contenuti e programmi».
- Mitia Chiarin
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Il Gazzettino Venerdì 2 Ottobre 2009
Gli ultimi due congressi si sono svolti mercoledì sera a Fiesso d’Artico e a Pianiga: nel primo ha vinto Bersani (29 voti contro i 5 di Franceschini e i 7 di Marino), nel secondo Franceschini (7 voti contro i 6 di Bersani e i 5 di Marino). Sommati questi risultati a quelli ottenuti nei circoli di Veritas (dove Franceschini ha stravinto), Fincantieri (en plein per Bersani), Marghera (vincente Bersani per 65-18-6) e Caorle (plebiscito per Franceschini), ieri sera finalmente si è tirata una linea e si son fatte le somme.
I dati definitivi del congresso del Partito democratico nella provincia di Venezia sono i seguenti: su 6.549 iscritti si sono recati alle urne in 4.535, pari al 69%. Vince Pier Luigi Bersani con 2.184 voti (48,68%). Secondo Dario Franceschini con 1840 voti (41,02%). Terzo Ignazio Marino con 462 voti (10,30%).
I bersaniani cantano vittoria: «Il progetto politico del Pd proposto da Pierluigi Bersani - dice il coordinatore della mozione Davide Zoggia - è stato compreso e sostenuto con forza dagli iscritti al nostro partito. La grande partecipazione è il sintomo di un partito che vuole essere forza riformista nel nostro paese con un ruolo di governo che partendo dalle autonomie locali, passi per la Regione e raggiunga il Governo nazionale». I franceschiniani sostengono che, pur arrivati secondi, in provincia di Venezia la situazione è di sostanziale parità: la mozione Franceschini avrà cinque delegati tanto quanto i cinque della mozione Bersani (uno solo per Marino).
E qui bisogna spiegare che il congresso che ha tenuto impegnato il Pd per un mese di fatto finisce in un cassetto perché adesso comincia tutta un’altra storia. Questa: nei 77 congressi finora svolti sono stati eletti 330 delegati. Questi 330 si riuniranno domani per eleggerne 11 (con rapporto di forze tra le mozioni 5-5-1) , i quali 11 andranno a Roma dove, assieme agli altri eletti in tutta Italia, certificheranno che i tre candidati - Bersani, Franceschini, Marino - hanno superato la soglia del 5% dei voti e quindi sono tutti e tre candidabili alle primarie. Fatto questo passaggio, si azzera tutto. I 330 delegati e gli 11 che saranno eletti domani "muoiono". Così come non contano più i risultati ottenuti nei congressi dei circoli.
Si riparte da zero e l’appuntamento è per il 25 ottobre, il giorno delle primarie: voteranno gli iscritti e voteranno anche i non iscritti al Pd. In quel giorno si darà una preferenza al candidato segretario nazionale, al candidato segretario veneto e si eleggeranno altri delegati (14 per la provincia di Venezia). Il ruolo di questi nuovi delegati è così spiegato: se nessuno, né Bersani né Franceschini né Marino (ma vale anche per Filippin, Causin e Casson), prende alle primarie il 50% più uno dei voti, la palla torna a Roma: saranno i delegati eletti il 25 ottobre a trovarsi in una successiva riunione e a decidere tra i due più votati chi fare segretario. Un congresso che è l’emblema della semplicità, non c’è che dire...
Al.Va.