Pagine

22.8.10

Zoggia: porta a porta per ricontattare il "popolo delle primarie"

la Nuova Venezia — 22 agosto 2010
Pd, porta a porta con il popolo delle primarie


ROMA. La linea l’ha dettata venerdì il segretario del partito, Pier Luigi Bersani, riemergendo dalle vacanze, in Sardegna, a Orgosolo.
«Tra settembre e ottobre il Partito democratico organizzerà la più grande
mobilitazione porta a porta che un partito abbia mai promosso. Obiettivo è
raggiungere il più alto numero di italiani, casa per casa, e informarli dei
danni che il governo Berlusconi ha prodotto in questi anni, e per lanciare la
proposta di governo del Partito democratico».
L’obiettivo è prepararsi alle elezioni, e non solo, come dice in un’intervista all’Unità la presidente del Pd, Rosy Bindi. «Le elezioni per Berlusconi sarebbero un fallimento. Non ci spaventa andare al voto subito, penso che il Pd e l’attuale opposizione avrebbero mille motivi per vincere, ma la soluzione migliore per il Paese sarebbe quella di un governo di transizione per cambiare la legge elettorale». «Nella mobilitazione saranno coinvolti gli oltre tre milioni di elettori delle primarie e tutti gli iscritti», dice Bersani. «E anche gli oltre 12 mila amministratori locali Pd che incontreranno i cittadini per spiegare la politica fallimentare di due anni di governo Berlusconi, un governo incapace di affrontare la crisi e problemi del paese», dice Davide Zoggia, responsabile Enti Locali del Pd. Cambio di passo della politica, insomma.
A parlarne, in un’intervista alla Stampa, è stato anche Giuseppe Vittadini, Comunione e Liberazione. «Basta con demiurghi, tribuni della plebe e cooptazioni. La società italiana finora è riuscita a rigenerarsi indipendentemente dal potere, ma quanto può reggere con una politica cosi distante, livida, ideologica?», si chiede Vittadini, animatore del Metting di Rimini che oggi prende il via. «La politica - aggiunge - oggi è solo leadership carismatica, e non è nemmeno vero che questo aumenti le capacità decisionali. Lo statista non è un divo - sottolinea - ma un primus inter pares, e il Parlamento dovrebbe essere un contrappeso, invece è umiliato. Né è credibile che uno entri in politica perchè ti coopta il capo».
Parole che provocano una reazione positiva del Pd. «Le riforme, la ricostruzione del nesso tra società civile, economica e i partiti, una nuova visione del welfare partecipato e un nuovo patto sociale sono i temi che con lucidità il presidente Giorgio Vittadini pone alla politica ed in particolare ai cattolici democratici», scrivono in una nota i senatori del Pd, Emauela Dossi Baio, Antonio Rusconi e Nino Papania. «Le parole e i temi toccati da Vittadini e dal meeting di Comunione e Liberazione sono centrali per una politica che torni ad occuparsi dei temi reali».

6.8.10

Rosanna Filippin: il PD Veneto è pronto a nuove elezioni

IL PD NON TEME LE URNE
la Nuova Venezia — 06 agosto 2010


Rosanna Filippin*

Un sottosegretario salvo. Ma una maggioranza sempre più evanescente. Il quadro che esce dal voto parlamentare sulla mozione Caliendo è questo. Ma la prospettiva è anche più preoccupante. Con un Berlusconi sempre più tentato dal ricorso anticipato alle urne, il rischio concretissimo è che il paese diventi la vittima dei regolamenti di conti interni ad un centrodestra in crisi irreversibile di identità politica. La crisi tra Fini e il Cavaliere ha prodotto un fatto nuovo, perché per la prima volta la contestazione all’anomalia berlusconiana nasce all’interno dello stesso centrodestra. Da oggi Berlusconi non è più il “proprietario” della coalizione. È il premier, condizionato da alcuni, la Lega, e contestato da altri, i finiani, di una maggioranza non più autosufficiente. In qualche modo, da oggi Berlusconi è diventato più “normale”. L’opposizione potrebbe accontentarsi di dire: tanto peggio, tanto meglio. Sarebbe una scelta miope. Perché in gioco non ci sono i risultati delle schermaglie parlamentari. In gioco ci sono decisioni vitali per il futuro del paese.
Il ricorso anticipato alle urne è uno scenario certamente possibile, e forse sempre più probabile. Una cosa è chiara: se la crisi della maggioranza diventerà crisi di governo, per il centrodestra questo rappresenterà un fallimento politico paragonabile a quello subito dall’Unione nel 2006. Per questo dico che il Partito Democratico non teme le urne. Abbiamo un progetto per il governo di questo paese, un leader da contrapporre a Berlusconi. Dico anche che compito del Pd è ricercare da subito una convergenza tra tutte le forze disponibili per l’alternativa.
Ma un altro fatto è altrettanto chiaro. Oggi come oggi, il voto anticipato significa restituire alle segreterie romane dei partiti la scelta dei parlamentari. Il Partito Democratico ha lo strumento delle primarie, gli altri no. Il voto anticipato in autunno potrebbe anche significare l’aborto del federalismo fiscale: una riforma insufficiente, ancora largamente iniqua verso gli enti locali, ma che, anche nell’interesse della nostra regione, si tratta di migliorare, superando le resistenze che si annidano, al di là della propaganda leghista, anche nello stesso centrodestra.
Ecco perché il Pd non teme il voto. Ma ecco anche perché, se un governo di transizione vedrà mai la luce, dovrà avere la modifica della legge elettorale e la costruzione di un vero federalismo fiscale tra i suoi obiettivi.
* segretario Pd Veneto