La Nuova Venezia 07 febbraio 2012
«Il Pd non c’entra con l’inchiesta i nostri conti sono trasparenti»
di Alberto Vitucci
«Brentan? Lo conosco da anni. Ha avuto un’esperienza politica importante nel Pci e nei Ds. Anche se negli ultimi anni aveva incarichi professionali che si era conquistato da sè: ma in tutto questo il Pd non c’entra nulla». Michele Mognato, segretario provinciale del Partito Democratico, non ha ancora digerito la notizia. Lino Brentan, storico comunista della Riviera e da un decennio ai vertici della Società autostrade, arrestato per corruzione. Appalti «guidati» è l’accusa. Inchiesta che arriva come un fulmine a cielo quasi sereno sul Pd veneziano e sulla sua storia.
Un brutto colpo per i Democratici veneziani. «Non posso negarlo. Ma su questa vicenda, come per altre, noi abbiamo subito assunto posizioni nette e chiare».
Sarebbe a dire? «Intanto che vale la presunzione di innocenza».
Varrebbe anche se l’arrestato fosse di un altro partito? «Certo che sì, vale in assoluto. Poi rinnoviamo la fiducia nel lavoro dei giudici: la legge è uguale per tutti, è giusto accertare i fatti al più presto».
Tutto qua? «No. Chi è coinvolto in fatti di questo tipo si deve autosospendere, non deve mettere in imbarazzo il partito. Chi sbaglia paga, questo è il nostro principio».
Brentan, se ha sbagliato, ha sbagliato da solo? O non era parte di un sistema, di un gruppo di potere? «Non so di cosa si parli».
Brentan non è proprio l’ultima ruota del carro, un iscritto qualunque. «E’ ovvio che lo conosco, tutti noi lo conosciamo, ma negli ultimi anni ha avuto ruoli importanti al di fuori del partito che si era ritagliato da solo».
Non per meriti di partito? «Che sia stato nominato dagli enti locali alle Autostrade nel 1999 è un fatto. Ma molti incarichi se li è trovati da solo. Lo ha sempre detto anche lui. Quando è diventato presidente della Nogara Mare l’ho saputo il giorno dopo».
Si parla di una cena elettorale con Davide Zoggia. «In campagna elettorale episodi come questi ce ne sono. Il candidato passa a salutare, gli amici mettono una quota per finanziare la sua campagna elettorale. Chi fa finta di non saperlo si nasconde dietro a un dito».
La rete intorno a Brentan dunque non esiste «Ma per piacere... il partito non c’entra nulla. E adesso andremo a spiegarlo ai nostri iscritti. Ho già convocato una riunione».
Cosa gli racconterete? «Intanto che non abbiamo niente da nascondere. I nostri iscritti sono tutti sul sito. Siamo stati i primi ad avviare l’anagrafe patrimoniale degli eletti, da tempo abbiamo aperto una riflessione sui doppi incarichi».
Brentan come se la passa dal punto di vista patrimoniale? «Non so, lui è stato un dirigente, ma ultimamente non versava più nemmeno i contributi al partito. Ripeto, da un punto di vista umano mi dispiace molto, spero che riesca a dimostrare la sua innocenza. Ma il Pd non c’entra»
Mai ricevuto finanziamenti? «Solo con sottoscrizioni e iniziative trasparenti. La politica costa, i manifesti per le campagne elettorali si pagano. Ma tutto avviene in modo limpido, il nostro bilancio è certificato».
Questa storia pesa. Per molti che credono nella purezza del Pd ex Pci forse è caduto un mito. «Non siamo diversi dagli altri geneticamente, è ovvio. Ma rivendichiamo comportamenti diversi, e anche atti conseguenti diversi. Non chiediamo impunità, chi ha sbagliato pagherà. Ma in politica non siamo tutti uguali. La passione e l’onestà sono valori che esistono ancora»