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28.1.11

Bilancio provinciale: Renato Martin (capogruppo PD) richiama all'austerità

Provincia, un bilancio di malumori
La Nuova Venezia 28 gennaio 2011

Le accuse incrociate di sprechi tra la presidente Zaccariotto e il Pd su spese di rappresentanza e nuovi uffici a Mestre. Il mal di pancia dei consiglieri pdl - critici con la giunta e la Lega in particolare - per non essere stati coinvolti nella stesura del bilancio 2011. I revisori dei conti che invitano l’amministrazione a vendere in fretta immobili per 14 milioni e 10 milioni di azioni autostradali, per far quadrare il bilancio. Politica, polemiche e numeri, ieri, in Consiglio provinciale per l’approvazione del Bilancio 2011, passato poi con i voti della maggioranza, polemica al suo interno, ma infine compatta.
Malumori Pdl. Prima ancora dello scontro (scontato) maggioranza-opposizione, è il broncio nel centrodestra la novità politica. Nessun voto contrario, ma critiche dirette alla gestione del bilancio da parte della giunta e, s’intende, della Lega. «Noi consiglieri siamo la voce del territorio, ne conosciamo i bisogni e non siamo stati coinvolti nella stesura del bilancio - commenta il capogruppo Pdl Corlianò - serve un salto di qualità dell’amministrazione: dobbiamo poter decidere sulle poste di bilancio». «Il Consiglio ha poteri di indirizzo e controllo sul bilancio e qui si è saltato a pie’ pari - precisa Paolo Fontana, presidente della commissione Bilancio - non voto un testo che non mi ha coinvolto».
Il bilancio. «La nostra è una manovra tecnica, per ora: quando la Regione approverà il suo bilancio, sapremo finalmente su quanti soldi contare e fare le scelte politiche conseguenti - commenta l’assessore Del Zotto - Approvarlo ora è necessario per poter dare il via quanto prima al piano delle alienazioni, come richiesto anche dai revisori».
Nuovi uffici. C’è poi la polemica maggioranza-opposizione: il Pd insiste nel fare le pulci alle spese della giunta Zaccariotto. «In tempi di crisi bisogna essere più oculati, tagliare il tagliabile e non indugiare nell’assunzione di personale per la segreteria presidenziale per 330 mila euro, 220 mila euro per l’ufficio stampa e 650 mila euro per sedi di rappresentanza a Mestre», ribadisce il capogruppo Pd Renato Martin. La presidente Zaccariotto tira dritto con i lavori per il completamento del Centro Servizi 1 e 2 - ufficio per la presidente e la giunta, nuovi spazi per servizi Ambiente, Istruzione, Lavoro per il pubblico - e contrattacca: «Martin finge di non sapere che quest’intervento era già nel piano triennale della giunta Zoggia, per 800 mila euro: noi risparmiamo 150 mila euro e 210 mila sono un avanzo del precedente appalto già assegnato. Restano così 400 mila euro per garantire operatività più funzionale all’ente: basta fare politica dal buco della serratura!».
Le spese. Il Pd insiste: «Le spese dell’ufficio di presidenza incidono sul bilancio per 1,018%, contro lo 0,93% della presidenza Zoggia». Poco importa che, nei numeri, la precedente amministrazione avesse speso 5,5 milioni e l’attuale uno in meno: «C’è la crisi, disponibilità inferiori», prosegue Martin, suggerendo di portare da 12 a 8 gli assessori. «Non accettiamo lezioni - replica secco il vicepresidente Dalla Tor - Attenti a non scivolare e farvi di nuovo male: abbiamo portato da 24 a 14 i dirigenti, i dipendenti da 590 a 557, c’è un segretario in meno, i costi di gestione personale sono scesi di 1 milione».
E la querelle continua. «Ridurre gli assessori? Votino il federalismo, che ne prevede solo 8», replica Del Zotto.

24.1.11

PD Veneto: 10 milioni di firme contro Berlusconi

Pd: «Tagli spaventosi, scendiamo in piazza»
La Nuova Venezia 24 gennaio 2011

PADOVA. Il Partito Democratico del Veneto si mobilita, tira fuori i gazebi, apre le porte dei suoi circoli in un’offensiva di persuasione popolare che, a partire dal 5 febbraio, andrà avanti per quattro settimane. Obiettivo: contribuire a mettere insieme i 10 milioni di firme invocate dal segretario Pier Luigi Bersani contro Berlusconi e far pervenire al governo regionale del presidente Luca Zaia il profondo dissenso dei democratici sui tagli alla sanità, ai servizi, ai bilanci comunali, alla scuola dell’esecutivo veneto.

«Il bilancio regionale che stanno varando è spaventoso - dice il segretario regionale del Pd Rossana Filippin - spaventoso e privo di valutazioni di merito».
La mobilitazione sarà in pieno stile leghista (una volta si sarebbe detto in stile Pci), «siamo bravi - assicura la Filippini - almeno quanto la Lega, cercheremo poi di colmare lo svantaggio di essere meno di loro con un doppio impegno».
Cento i gazebo tirati fuori dagli armadi estivi, che saranno posizionati nelle piazze dei centri storici, sui luoghi dello struscio e nei quartieri delle periferie, in ogni luogo dove c’è gente, «io però che sono una con delle pretese - scherza la Filippin - non mi accontento dei 100 e mi aspetto di più: in Veneto abbiamo poco meno di 500 circoli, quella cifra quindi va aumentata».
«Sarà una manifestazione contro tutti i tagli minacciati da Zaia sul welfare, il 5 febbraio invitiamo la popolazione del Veneto ad scendere in piazza, sfileremo per Padova e faremo sentire la nostra voce in maniera forte e chiara sul modo in cui vengono trattate le ragioni del bene pubblico in questa regione, e non solo».
L’altro, il non solo, si riferisce allo stile del primo ministro Silvio Berlusconi che la Filippin invita «a dedicarsi alla sua vita privata a tempo pieno».
La bufera giudiziaria e il «turbamento» dell’opinione pubblica per quanto avveniva nella villa di Arcore, sembra smuovere la capacità politica dei democratici, a Torino con Veltroni che azzarda un «partito al 42%», a Napoli con la conferenza nazionale convocata a febbraio in cui il segretario Bersani tirerà le fila delle alleanze per l’alternativa di governo e anche a Padova con la manifestazione regionale del 5 febbraio.

Il gelo dei conti e la stretta asfissiante che si profila sono il leit motiv che la settimana scorsa ha messo d’accordo i sindacati sul pericolo di una compressione insopportabile del tenore di vita dei veneti. Dalla Uil che chiede «un confronto serrato con la giunta regionale», alla constatazione della Cgil («non c’è bilancio in regione»), fino alla Cisl che con il segretario Franca Porto lancia l’idea di «fondi integrativi sanitari» per far quadrare i conti. La coda della crisi economica ha impiantato i suoi effetti in Veneto mostrandone le conseguenze durature (il rapporto tra lavoratori stabili e precari si è invertito a danno dei primi, le famiglie fanno fatica, i giovani non trovano lavoro), da qui la protesta sociale che il Pd vuole raccogliere

18.1.11

Il PD Veneto contro il patto di stabilità che strangola gli Enti Locali

Pd: basta con il Patto di stabilità
La Nuova Venezia 18 gennaio 2011

PADOVA. Riformare il patto di stabilità. La richiesta del Pd - sotto forma di progetto di legge - nasce per dare risposta all’affanno dei Comuni virtuosi, strangolati dai legacci del patto che ne vincola le spese. «Ho chiesto a Calderoli di ascoltare i suoi sindaci» rivela Stradiotto.
«Ho telefonato a Tosi e gli ho detto che il suo capo ci sta rovinando - aggiunge il senatore del Pd - quindi gli ho chiesto di chiamarlo».
Esempio della situazione in cui versano i Comuni è Bassano: a settembre è stato costretto a bloccare i pagamenti, pena lo sforamento del patto. I soldi - che pure erano in cassa - sono stati sbloccati solo la prima settimana di gennaio, quando l’amministrazione ha saldato debiti per 7 milioni di euro. Vittime del patto anche Caerano che, pur avendo ricevuto una donazione di un milione e mezzo di euro per fare una scuola, non può avviare i lavori, e Loreggia, falcidiata dai tagli per aver acquistato la rete del gas. E’ tra i 12 Comuni veneti che hanno sforato e sperano nel Milleproroghe per avere un po’ di respiro; domani incontreranno l’Udc a Roma. Nel frattempo, la deputata del Pd Simonetta Rubinato, invita a disobbedire al patto, soprattutto per la messa in sicurezza delle scuole. «Serve subito una buona riforma del patto che vada di pari passo con il federalismo» sostiene Marco Stradiotto, componente della Bicamerale per il federalismo. «Deve favorire i Comuni virtuosi, penalizzando gli spreconi. Ad oggi i sindaci sono di fatto commissariati da Tremonti, senza contare che ci sono situazioni troppo diverse tra loro per poter essere gestite dall’alto. Questo vale anche nel caso di un patto di stabilità regionale». Proprio sull’autonomia impositiva dei Comuni si gioca il voto del Pd sul federalismo. Dopo l’annuncio dell’introduzione della compartecipazione all’Irpef per i Comuni, resta da chiarire la copertura della cedolare e definire l’autonomia impositiva delle amministrazioni: «Andasse tutto a posto, potremmo anche votare a favore - prosegue - tuttavia c’è il rischio che per raccattare voti non venga fuori la proposta migliore».
Quanto ai numeri, Rovigo è il Comune italiano con la spesa per il personale pro capite più bassa d’Italia, 161 euro, mentre la spesa più alta è a Trento che, forte dell’autonomia, può contare su 2.807 euro pro capite. «Il patto di stabilità così com’è congegnato impone ai Comuni regole assurde» aggiunge Stradiotto. Da qui la proposta del Pd di valutare i Comuni in base a tre parametri di efficienza: spese per personale e indebitamento - in proporzione alle entrate - e grado di autonomia impositiva. I Comuni verrebbero così suddivisi a seconda che siano virtuosi - con gestione autonoma - poco virtuosi - con il blocco delle assunzioni - e non virtuosi. «Con questo federalismo i territori riceveranno più risorse tra alcuni anni, ma nel frattempo ne perdono altrettante» sostiene il segretario del Pd Rosanna Filippin