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29.3.09

Michele Carpinetti, Davide Zoggia e Franca Donaggio: No alla Romea Commerciale in Riviera del Brenta



la Nuova Venezia — 29 marzo 2009

Romea commerciale, sindaci sulle barricate

MESTRE. «Sono imbestialito». Il sindaco di Dolo, Antonio Gaspari, è il più arrabbiato. La notizia dell’approvazione da parte dell’Anas del progetto preliminare della Romea commerciale (Orte-Mestre) presentato dalla Gefip Holding presieduta da Vito Bonsignore sta creando subbuglio in Riviera del Brenta. L’autostrada di 400 chilometri - spesa stimata in 9 miliardi di euro - spevanta Comuni, Provincia e comitati: se il progetto preliminare verrà confermato, la Romea commerciale si collegherà all’A4 a Roncoduro, dopo aver attraversato Mira e la frazione di Sambruson di Dolo. Sindaci della Riviera e Provincia non sono contrari alla realizzazione della Romea commerciale, ma contestano la scelta di far passare il tracciato proprio per la Riviera. L’innesto. In premessa va detto che il progetto preliminare, fino a che non arriverà l’approvazione da parte del Comitato interministeriale per la programmazione economica (Cipe), potrà essere anche sostanzialmente rivisto. Tuttavia questo non basta a rassicurare i sindaci. Se il tracciato verrà confermato la Romea commerciale, salendo da Ravenna e Chioggia, poco dopo il ponte di Lughetto, virerà verso l’interno, attraversando Mira e Sambruson (le vie Stradona e Carrezioi) per poi collegarsi, in località Roncoduro, all’A4 e al Passante di Mestre. Le carte del progetto approvato dall’Anas non le ha ancora viste nessuno, ma a molti appare chiaro che il progetto prenderà questa direzione. E’ possibile che sia stato anche previsto un collegamento con la futura camionabile tra Padova e Venezia che correrà lungo l’Idrovia. I sindaci. I sindaci sono neri di rabbia, specie Antonio Gaspari (Dolo) e Michele Carpinetti (Mira). «Un simile progetto distruggerà Sambruson e la Riviera - attacca Gaspari -, mettendo in pericolo le ville storiche, come ad esempio villa Tito. C’è il fondato sospetto che in questa vicenda si intersecano interessi che nulla hanno a che vedere con la salvaguardia della Riviera del Brenta». Duro anche Carpinetti: «Contro l’innesto a Roncoduro si è già espresso tutto il territorio. Oggi questa ipotesi rispunta, per un’autostrada che avrà tempi lunghissimi, che forse sarà pronta nel 2018, mentre l’attuale Romea, soprattutto nel tratto tra Chioggia e Marghera, è in condizioni disastrose, e per la sua sistemazione Anas non ha previsto un solo euro». L’alternativa. Una proposta alternativa c’è ed è quella formulata dal presidente della Provincia, Davide Zoggia. Prevede che la Romea commerciale, superata Chioggia, salga verso Codevigo per andare poi a collegarsi con il futuro grande raccordo di Padova. «Ammetto che si tratta di un tracciato più lungo - spiega Zoggia - ma servirebbe a salvaguardare la Riviera». E poi aggiunge: «La Romea commerciale serve, è un intervento fondamentale, ma non può essere fatto in questo modo, serve il confronto con le comunità locali, come è stato fatto per il Passante per la terza corsia dell’A4 Venezia-Trieste». «E’ per questo che siamo pronti a fare le barricate, a mobilitare la popolazione - aggiunge - perché non è possibile che un tracciato venga imposto in questo modo, questi signori vengano a confrontarsi con il territorio. Quelli contenti. L’approvazione della Romea commerciale a Campagna Lupia e Chioggia - dove non pesa l’innesto sull’A4 - è soprattutto una buona notizia. «E’ un passo avanti importante - dice Fabio Livieri, sindaco di Campagna Lupia - anche se questo non deve far passare in secondo piano la messa in sicurezza dell’attuale Romea, che è la cosa più importante». A Chioggia invece la Romea commerciale è vista sopratutto come un’opera che servirà a vincere l’isolamento della città. «Sarà un modo per essere più vicini all’Europa - spiega Giampaolo Convento, assessore alla Mobilità - con la costruzione di due bretelle davvero strategiche». La prima si spingerà dal previsto casello di Chioggia Sud a Sant’Anna, la seconda dall’uscita di Chioggia Nord verso l’Arzerone. «Da mesi - dice Convento - stiamo lavorando con i progettisti per definirne i tracciati».

(a.ab.)

la Nuova Venezia — 29 marzo 2009

«Un intervento inutile e dannoso» I comitati pronti al referendum

MIRA. «La Nuova Romea è una iattura per tutto il territorio della Riviera del Brenta. Siamo pronti a fare le barricate se passa il progetto di innesto dell’opera a Roncoduro. Con questo tracciato sarà una devastazione. Si tratta solo di business e non servirà a togliere traffico dall’area». I comitati per la difesa della Riviera del Brenta e del Miranese dopo la notizia del via libera dell’Anas al progetto della Romea Commerciale sono sul piede di guerra e, oltre alle assemblee, annunciano l’intenzione di organizzare un referendum. «Avevamo il sentore che dopo l’inaugurazione del Passante - spiegano Mattia Donadel, portavoce dei comitati della Riviera e Glaide Leo per il comitato No Ar - la Regione avrebbe accelerato per realizzare quest’opera». I comitati mettono in luce i punti critici del progetto. «Si pensi a interventi di cui si è discusso - attacca Donadel - come il tunnel sotto il Naviglio del Brenta che colpirà le aree fra Mira e Dolo. Cantieri che devasteranno anche il patrimonio artistico ed architettonico della Riviera come le ville. Un indicatore delle intenzioni di portare a Roncoduro la Romea Commerciale è anche il fatto che Autostrade e Regione devono ancora riportare il casello autostradale da Vetrego a Dolo. Un’area lasciata libera ad hoc». I comitati fanno una analisi lucida. «Siamo convinti che questo progetto che è inserito nella legge obbiettivo - dice Donadel - partirà proprio dalla tratta veneziana. Si tratta di un catalizzatore di traffico essendo l’opera prevista con il sistema del project financing. Sarà un’opera chiusa a pedaggio che per poter essere realizzata e pagata avrà bisogno di tanti mezzi che la attraversano. Un’idea più accettabile, anche se siamo contrari a nuove strade di questo tipo tout court, era quella della provincia di Venezia che prevedeva l’innesto con il Gra di Padova». I comitati si preparano alla mobilitazione. «Non resteremo - spiegano Donadel e Leo - con le mani in mano. Contro le grandi opere abbiamo già consegnato alla provincia 2.700 osservazioni al Ptcp. Organizzeremo nuove assemblee sul territorio investito (Campagna Lupia, Mira, Dolo, Pianiga) e chiediamo ai sindaci di schierarsi dalla nostra parte. Come ultima soluzione siamo pronti anche ad organizzare un referendum contro quest’opera».

(Alessandro Abbadir)

28.3.09

Franca Donaggio e Michele Carpinetti: il casello sia riportato a Dolo

Il Gazzettino Sabato 28 Marzo 2009

Accorato appello a Regione e Governo dei sindaci e del presidente della Provincia al rispetto degli impegni

«Il casello va riportato a Dolo»

«Quello di Vetrego non serve a togliere dalla Riviera i mezzi che dalle zone industriali devono raggiungere Mestre o Padova»


Dolo -La riapertura del casello di Dolo–Pianiga e l’arretramento della barriera di Villabona sono una priorità per la Riviera del Brenta e le attività economiche dell’area penalizzate dall’unico accesso a Vetrego. Il presidente della Provincia Davide Zoggia insieme ai sindaci: Antonio Gaspari di Dolo, Michele Carpinetti di Mira, Guido Carraro di Fossò, Massimo Calzavara di Pianiga e Daniela Contin di Fiesso d’Artico hanno lanciato ieri un accorato appello alla Regione affinché venga ripristinato l’accesso sulla A4 dal comune brentano.

«In realtà – ha spiegato Zoggia – chiediamo solo che gli impegni presi dalla Regione e dal Governo per la realizzazione del Passante vengano rispettati. Il casello di Vetrego infatti è solo provvisorio e sta creando non pochi problemi ai cittadini e alle attività produttive della Riviera, per raggiungerlo, dalla Riviera, servono circa 20 minuti in più rispetto a prima. La liberalizzazione del tratto autostradale non è sufficiente – ha sottolineato il presidente della Provincia - l’accesso al casello di Vetrego è così tortuoso che è più semplice raggiungere Mestre, Marghera o Padova direttamente dalla Regionale 11, la Riviera del Brenta». Zoggia e i sindaci hanno ribadito come il casello di Dolo–Pianiga per collocazione logistica serviva con molta più efficienza le attività produttive dell’area, da Fossò a Mira fino a Pianiga, rispetto a Vetrego.
A supportare l’appello di provincia e Comuni della Riviera anche i consiglieri regionali del Pd Lucio Tiozzo e Giampiero Marchese e la senatrice Franca Donaggio che hanno presentato, rispettivamente in Regione e al Senato, due interrogazioni su questo problema e chiedendo chiarimenti sul futuro delle opere complementari al Passante.

«Se gli accordi non verranno rispettati – ha dichiarato il sindaco di Dolo Gaspari – la Riviera e soprattutto le attività produttive presenti verranno pesantemente danneggiate. Con l’apertura del Passante lungo la Sr 11 abbiamo riscontrato un aumento del traffico del 15–20 per cento proprio perché è più comodo raggiungere Padova o Marghera e Mestre attraversando la Riviera che prendere l’autostrada a Vetrego». I sindaci Carraro di Fossò e Contin di Fiesso hanno sottolineato come per le attività produttive l’accesso rapido alla A4 sia fondamentale e come questo non sia certo il momento di penalizzarle, anzi. Dello stesso avviso anche il sindaco di Pianiga Calzavara che ha evidenziato come altri interventi, tra cui il sottopasso e le rotatorie, sono inutili se il casello a Dolo non viene riaperto.

«Chiediamo – ha ribadito il sindaco di Mira Carpinetti - che gli accordi sottoscritti tra Governo, Regione, Provincia e Comuni per la realizzazione del Passante ma anche per l’intera rete infrastrutturale che riguarda le opere complementari e l’arretramento della barriera di Villabona a Dolo e la riapertura del casello vengano rispettati».

Luisa Giantin

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la Nuova Venezia — 28 marzo 2009
«Subito il casello di Dolo» Appello sindaci-Provincia

DOLO. «Il casello di Dolo deve essere ripristinato poiché era presente negli accordi del Passante e perché questa mancanza sta provocando gravi disagi ai cittadini e all’economia della Riviera».
A sostenerlo sono stati, in un incontro pubblico, il presidente della Provincia, Davide Zoggia, la senatrice Franca Donaggio, i consiglieri regionali Lucio Tiozzo e Giampiero Marchese, l’assessore provinciale Paolo Gatto, e i sindaci di Dolo, Mira, Pianiga, Fiesso e Fossò.

«La mancanza del casello di Dolo - spiega Zoggia - sta provocando problemi ai cittadini e al sistema produttivo della Riviera. In questi mesi siamo stati contattati da molti imprenditori che ci hanno espresso i loro problemi». Il non ripristino del casello ha aumentato il traffico sulla Brentana. «Il Passante è un’opera importante ma deve essere funzionale anche per il territorio. Gli accordi vanno mantenuti».

La tesi è sostenuta da Michele Carpinetti, Massimo Calzavara e Antonio Gaspari. «La Riviera è stata danneggiata. Ci deve essere il rispetto degli accordi e la realizzazione delle opere complementari. Dolo - Villabona deve essere un tratto di tangenziale libera. Altre opere completare già realizzate, come il sottopasso a Ballò, sono inutilizzate senza il casello di Dolo». Daniela Contin auspica la realizzazione di altri caselli «veloci». «Bisogna pensare anche alle altre aree artigianali della Riviera e alla direttrice Dolo-Padova».
Franca Donaggio, Lucio Tiozzo e Giampiero Marchese hanno infine confermato di aver depositato un’interrogazione alla commissione del Senato e alla commissione Regionale segnalando che l’accordo firmato per il Passante prevedeva il ripristino del casello di Dolo e l’arretramento della barriera a Villabona.

(Giacomo Piran)

21.3.09

Il metodo delle Primarie: anche per la selezione dei consiglieri provinciali

la Nuova di Venezia — 21 marzo 2009
Marghera, il Pd sceglie il candidato con le primarie

MARGHERA. Verso le elezioni provinciali. A Marghera il 29 marzo gli iscritti e i simpatizzanti del Partito Democratico sono chiamati ad eleggere il loro candidato allo scranno di consigliere provinciale. E il partito torna ad affidarsi alla formula delle Primarie.
«Abbiamo fatto delle Primarie uno dei principi ispiratori della nostra azione politica. E la selezione del candidato alla Provincia per il collegio di Marghera Centro rappresenta un atto di fiducia nei cittadini e un’occasione di partecipazione senza precedenti», ha spiegato ieri il coordinatore del circolo di Marghera Antonio Cossidente presentando l’iniziativa assieme a Davide Zoggia, candidato alla rielezione a presidente della Provincia.

Due i candidati che si confrontano il 29 marzo. Da un lato c’è Donatella Marello che ha alle spalle esperienze nella delegazione di zona di Marghera Centro ed ha lavoro nell’associazionismo, nel sindacato ed è oggi nell’esecutivo del partito a Marghera. Dall’altra Carmine Montefusco, consigliere di Municpalità ed ex presidente della commissione Ambiente del parlamentino di piazza Mercato.

Quanti risiedono nel collegio di Marghera nº16 e sono regolarmente iscritti alle liste elettorali e si riconoscono nelle idee del Pd sono chiamati al voto il 29 marzo dalle 8.30 alle 18 presso la sala consiliare della Municipalità di piazza Mercato 1.

La consultazione è aperta agli iscritti alle liste elettorali, a quanti compiranno 18 anni entro il 7 giugno, agli iscritti al circolo di Marghera (ci si può iscrivere anche nella giornata della consultazione), agli extracomunitari in possesso di permesso di soggiorno e residenti a Marghera.
Per partecipare occorre presentarsi con un documento d’identità valido in Municipio e versare un contributo all’organizzazione delle Primarie pari a 1 euro.

(Mitia Chiarin)

6.3.09

Gabriele Scaramuzza: la relazione integrale del 2/3/09

Relazione all’Assemblea provinciale del PD
Mestre, Auditorium della Provincia di Venezia – 2 marzo 2009

Dobbiamo inventare una nuova saggezza per una nuova era. E nel frattempo, se vogliamo fare qualcosa di buono, dobbiamo apparire eterodossi, problematici, pericolosi e disubbidienti a coloro che ci hanno preceduto. Queste parole, scritte intorno alla seconda metà del ‘900 non da qualche “rivoluzionario di professione”, bensì da uno dei più celebri economisti della storia contemporanea, ci consegnano un’esatta rappresentazione del compito che abbiamo di fronte.
Inventare una nuova saggezza per una nuova era, giacchè il tempo che stiamo vivendo è un tempo che traluce in tutta la sua evidenza una greve peculiarità. Dal punto di vista delle condizioni materiali innanzitutto, stiamo assistendo alla più grave crisi economica degli ultimi cent’anni, che ha le sue cause non solo nella distorsione finanziaria dell’economia reale, ma anche nell’aver ricorso negli ultimi anni ad un indebitamento mal garantito finanche per il soddisfacimento delle domande primarie delle famiglie e delle persone.
Una crisi, è stato detto, dentro la quale non siamo ancora entrati del tutto, e che ancora deve dispiegare sul nostro paese tutte le sue conseguenze, e che rischia di produrre nei prossimi mesi centinaia di migliaia di disoccupati (almeno 600.000 secondo i dati di Confindustria, non meno di 900.000 secondo i dati delle più rappresentative forze sindacali). Una crisi di sistema, che investe non solo gli apparati industriali e produttivi, bensì è destinato a modificare in radice le stesse pratiche di vita e le abitudini quotidiane di milioni di consumatori, utenti e cittadini.
Una crisi straordinaria, quindi, che esigerebbe una risposta straordinaria da parte del governo, in termini di investimento di almeno 1 punto percentuale del PIL (cioè 16 miliardi di €) da mettere subito a disposizione per la riforma e l’estensione degli ammortizzatori sociali, il sostegno alle piccole e medie imprese, lo sblocco degli investimenti da parte degli Enti Locali anche derogando i vincoli del Patto di Stabilità, la proposta di un assegno mensile per i lavoratori precari per perderanno in queste settimane il loro posto di lavoro, il contrasto e la lotta dura all’evasione fiscale che, in questo paese, equivale ogni altro a oltre 110 miliardi di €.
Inoltre, quando e dove le altre economie del mondo hanno affrontato condizioni di gravità di questo genere hanno costruito, insieme a misure strutturali di lunga durata, anche le condizioni per una concordia istituzionale tra Governo e Parlamento, maggioranza e minoranza, corpo politico e corpi sociali intermedi e sindacali coinvolgendo tutti nel superiore obiettivo di dare futuro alle proprie comunità.
Bene, niente di tutto ciò è stato realizzato in queste settimane dal governo di centrodestra, che si è attardato nel persuadersi della reale grandezza di questa situazione, ha ignorato le proposte dei nostri gruppi parlamentari, ha perseguito la strada della divisione sindacale e, quando ha impostato una timida risposta, lo ha fatto semplicemente impiegando voci già stanziate e ricollocandole, senza lo stanziamento di risorse fresche.
Dal punto di vista delle condizioni immateriali di questo paese, la cultura di riferimento del centrodestra si è dispiegata in tutta la sua drammatica evidenza. L’inaudito alterarsi degli equilibri tra i poteri dello Stato, lo svilimento della Costituzione repubblicana da norma fondamentale a brandello pronto a essere modificato secondo gli umori e gli interessi del premier, le norme introdotte dal pacchetto legislativo sulla sicurezza introducono in pieno ai paradigmi di riferimento della destra.
Si tratta di un impasto e di una commistione indistinti di autoritarismo, erosione dei principi dello stato di diritto, sregolatezza economica, abdicazione agli ordinamenti costitutivi di ogni società civile organizzata che, ad esempio, attribuisce allo Stato il monopolio della sicurezza per evitare che il singolo – o qualche gruppo sociale – si faccia giudice a sé stesso (le immagini di ieri a Padova, dove le forze di pubblica sicurezza dello Stato pagate dai cittadini sono state costrette a scortare le ronde private destano, dopo un primo sgomento sorriso, solo preoccupata inquietudine): si tratta, in breve, di una cultura profonda che alligna in questo paese e che negli anni si è avvinta, come un organismo parassita, dentro le corde remote della nostra società.
Sbaglia chi in questi anni ha pensato e scritto che Silvio Berlusconi rappresentasse la causa di questo processo: esso ne costituisce invece il prodotto più genuino il più autentico testimone.
Se questo è vero, parrà a tutti chiaro che quello che ci attende di qui in avanti non è tanto e solo un impegno a invertire le tendenze del consenso elettorale in Italia, che si misurano in ogni appuntamento elettorale, bensì la necessità di immergerci nelle strutture profonde e remote della nostra stessa società per tornare a cambiarle, per svellere la pianta malata di questo autoritarismo mite dal tronco della nostra polis, che deve tornare a crescere e fruttificare, a essere innervata di nuovo dai valori costituzionali della laicità, dell’accoglienza, dell’inevitabile relazione tra sviluppo economico e sviluppo sociale e civile.
Se tale è il compito, ad esso serviranno quell’intelligenza, dedizione, autorevolezza, convinzione che stanno ancora dentro centinaia di migliaia di donne e uomini che vivono nelle nostre città, nelle nostre province, nel nostro paese. Se tale è il compito, servirà soprattutto un luogo ove chiamare a raccolta proprie queste intelligenze, queste dedizioni, queste autorevolezze, queste convinzioni.
Questo luogo esiste, questo luogo è il Partito Democratico.
Di conseguenza, la scelta dell’Assemblea Nazionale del 21 febbraio di eleggere Dario Franceschini a segretario nazionale è stata la scelta che ragione e intelligenza imponevano dentro la realtà oggettiva e storica in cui siamo immersi. Capisco e comprendo i molti nostri militanti e simpatizzanti che in questi ultimi 10 giorni hanno sostenuto la scelta della convocazione immediata del congresso oppure l’indizione delle primarie: in una situazione, per così dire, normale, l’avvio dell’assise congressuale sarebbe stata la scelta logica coerente.
Ma nello stato di eccezione in cui viviamo essa avrebbe avuto come conseguenza lo smobilitare il Partito dalle campagne elettorali e avrebbe consentito al centrodestra di segnare un altro importante passo nel consolidamento della propria cultura profonda nel paese. Anche il ricorso alle primarie, fuori dalla redazione di piattaforme progettuali alternative su cui misurare i candidati, sarebbe equivalso ad un semplice confronto tra individualità e personalismi (quelle individualità e personalismi che negli ultimi mesi hanno costituito un fardello pesante e insostenibile per il nostro Partito).
Ragione e intelligenza hanno quindi consigliato l’elezione di Dario Franceschini. Ragione e intelligenza hanno anche, credo, sollecitato la celere nomina della nuova segreteria (con una forte rappresentanza dei territori) e lo snellimento degli organismi dirigenti di costruzione delle politiche del Partito. Ragione e intelligenza impongono la convocazione del congresso del PD subito dopo le elezioni europee e amministrative.
Sarà quello il luogo ove compiere una straordinaria riflessione su noi stessi, ove redigere quella tavola dei valori e delle proposte politiche da presentare con chiarezza e nettezza di contenuti al nostro paese.
Sarà quello il luogo ove affrontare con determinazione anche il tema capitale dell’identità del Partito Democratico, partendo da una consapevolezza: un Partito è una comunità di donne e uomini che condividono valori e idee e li traducono in una proposta di governo. Esso è un corpo vivo e vitale semplicemente perché è composto da donne e uomini, da carne, emotività e intelligenza.
Come tale, l’identità di un Partito si desume non semplicemente dall’appello alle tradizioni storiche di riferimento e provenienza, ma soprattutto dal suo progetto di futuro, a partire da una decisione semplice quanto netta: quali sono i corpi sociali che esso si candida a rappresentare, quali sono gli interessi collettivi e diffusi di cui esso vuole essere, appunto, il campione.
Dovrà essere soprattutto una occasione per confrontarci su quei temi di rilievo, come le questioni eticamente sensibili e della bioetica sulle quali, credo, il migliore punto di partenza sia la condivisione dei tanti nostri dubbi e dei molti interrogativi che abitano ciascuno di noi piuttosto che delle troppo semplici certezze che, dall’una come dall’altra parte, sono state gettate nelle scorse settimane nel macello della politica e sulle quali le parole più belle ha scritto padre Enzo Bianchi su La Stampa del 15 febbraio scorso.
Comunque la pensiamo, non possiamo non venire meno da questa semplice convinzione, che “per tutti noi è inviolabile il principio sacro della laicità dello Stato”, come Dario Franceschini ha detto nel suo primo discorso.
Io chiedo e propongo a questa assemblea che questa discussione, per noi qui a Venezia, cominci adesso. Propongo che nel mese di marzo in tutti i nostri circoli si convochino le assemblee degli iscritti e dei simpatizzanti (si badi, non degli esecutivi e dei coordinamenti) per avviare una straordinaria riflessione su noi stessi. Tanti assemblee quanti sono i nostri ormai 80 circoli, i cui esiti costituiranno il contributo più vero alla prima assemblea nazionale dei coordinatori di circolo, convocata il 21 marzo a Roma[1].
Queste assemblee saranno anche l’occasione per incrementare il tesseramento al nostro Partito, risposta vera alla domanda di militanza di tanta parte della nostra gente. Su questo, è bene cominciare a sfrondare alcune voci che sono corse in questi giorni. Il numero di iscritti al PD nella provincia di Venezia ha superato le 4.000 adesioni, cioè il 50% della somma degli iscritti di DS e Margherita. Entro la fine di marzo le adesioni dovranno essere almeno 5.000, a testimonianza di un rinnovato sforzo di noi tutti (a partire dai coordinatori di circolo) di irrobustire il Partito. In questo senso, la rigidità delle regole introdotte dal regolamento nazionale ha rallentato e appesantito la fase di tesseramento, anche allontanando alcuni militanti. Per risolvere questa situazione, io e il responsabile organizzativo abbiamo chiesto all’esecutivo di sottoporre a questa assemblea la proposta di iscrivere, su motivata richiesta del coordinatore di circolo all’Ufficio Adesioni Provinciale, anche persone iscritte fuori dal territorio di residenza, che giustifichino le ragioni oggettive della loro opzione.
Sarà questa una delle due leve di impegno del Partito Democratico a Venezia nei prossimi mesi. L’altra sarà costituita, di necessità, dal progressivo intensificarsi e potenziarsi della campagna elettorale. Anche su questo, dovremo chiarire a noi stessi che il tempo della timidezza è finito.
E, insieme alla timidezza, è finito anche il tempo delle gelosie dei territori, dei timori di parte della stessa nostra classe dirigente locale. Si candidino i migliori, senza remore. Entro pochi giorni si chiudano le candidature dei nostri candidati a Sindaco, e dei collegi provinciali. Se ad alcuni sarà chiesta generosità (penso al tema della rappresentanza in seno al Consiglio) ad altri sarà chiesta responsabilità (penso alla costruzione delle candidature nei collegi non cittadini): da tutti però dovrà venire un sì chiaro e netto, perché su questo saranno giudicati come classe dirigente.
Sulle candidature a Sindaco un lavoro importante è già stato avviato: dei 16 Comuni che andranno al voto abbiamo individuato le candidature a Scorzè, Portogruaro, Spinea (con le primarie di coalizione), Campolongo Maggiore, Noale, Fossò, mentre stiamo avviando a conclusione le candidature per i Comuni del Veneto Orientale. Ove presenti abbiamo proceduto alla riconferma dei Sindaci uscenti, ma sempre introducendo un profilo d’innovazione nella costruzione delle alleanze, guardando ovunque ai mondi del centro moderato piuttosto che alle diverse esperienze del civismo e dell’associazionismo presenti nelle singole realtà.
Sul lato delle candidature ai collegi provinciali, abbiamo cominciato le consultazioni di tutti i nostri circoli che erano stati invitati nel mese di gennaio a lavorare sulle proposte di candidatura di collegio, incontrandone finora 30. E’ bene ribadire l’invito a cercare soluzioni condivise, e di salvaguardare sempre l’unitarietà dei circoli e dei collegi, richiamando tutti all’esercizio della massima responsabilità.
La pronta costruzione della nostra lista provinciale e dei nostri progetti di governo delle 16 città costituisce il migliore viatico possibile per la vittoria di Davide Zoggia, insieme all’impegno già dimostrato nelle prime iniziative del nostro candidato (su questo, permettetemi un ringraziamento particolare ai nostri coordinatori per il contributo che hanno saputo dare nelle primarie delle idee il cui primo ciclo si è concluso pochi giorni fa proprio qui a Mestre).
Insieme a questo dovremo intensificare l’iniziativa politica organizzando alcuni grandi appuntamenti di qui ai prossimi tre mesi, sulle questioni di reale incidenza sulla vita delle nostre genti e delle autonomie locali: infrastrutture e trasporti, federalismo fiscale[2], scuola, cultura e turismo, porto Marghera costituiscono i titoli di altrettante iniziative che distribuiremo nei prossimi 90 giorni.
L’attenzione del nostro Partito, in particolare non può e non verrà meno sui temi economici e del lavoro del territorio, per costruire e condividere con tutti gli attori interessati un progetto organico di rilancio delle nostre eccellenze produttive, dal polo di porto Marghera (che necessita, dopo la recente intesa INEOS-Sartor, di un coerente e credibile piano industriale) alle piccole e medie imprese diffuse sull’intero territorio, che vivono direttamente le conseguenze della crisi e cui occorre dare risposta. Abbiamo iniziato pochi giorni fa a chiamare intorno ad un tavolo tutti i soggetti sindacali e datoriali e così continueremo a fare, accompagnando anche il prezioso lavoro svolto dall’amministrazione provinciale che ha promosso un accordo del valore di 3 milioni di € per l’anticipo degli ammortizzatori sociali alle lavoratrici e ai lavoratori delle nostre imprese.
Non va inoltre dimenticato che una campagna elettorale esige prima di tutto risorse adeguate per la sua realizzazione. Né va dimenticato quel principio di autofinanziamento della vita politica che regge il PD e ne rappresenta anche garanzia di gestione trasparente e democratica. Se uno sforzo va chiesto, quindi, esso deve cominciare da coloro che esercitano ruoli di responsabilità istituzionale, a tutti i livelli. Nell’avviare la campagna straordinaria di finanziamento per la campagna elettorale, quindi, richiedo ai parlamentari, ai consiglieri regionali, agli assessori della Provincia e della città capoluogo di essere i primi sottoscrittori, versando le somme che l’esecutivo provinciale (insieme al tesoriere) determinerà entro sette giorni.
Nel corso della prossima seduta dell’esecutivo, che terremo entro la fine di questa settimana, individueremo inoltre una figura responsabile per la campagna di finanziamento e un gruppo di lavoro responsabile per l’organizzazione della campagna elettorale, per costituire una struttura stabile che accompagni il Partito, rispondendo direttamente all’esecutivo, fino all’appuntamento del 6 e 7 giugno. Inoltre, in particolare gli amministratori eletti e i nominati negli enti di secondo livello dovranno dimostrare la massima coerenza nei loro atteggiamenti rispetto all’obbligo di contribuzione al Partito stabilito nei nostri regolamenti economico-finanziari.
Dobbiamo essere consapevoli che il successo alle elezioni amministrative del 6 e 7 giugno (e la conferma di Davide Zoggia alla presidenza della Provincia) costituisce il primo essenziale contributo che noi tutti potremo dare all’irrobustimento del nostro Partito e del suo progetto, e che se conseguiremo questo successo sapremo affrontare con la giusta autorevolezza il periodo congressuale che farà immediatamente seguito.
Un congresso, come abbiamo detto, assolutamente vero, cioè in grado di redigere le proposte politiche del Partito e chiarire il suo progetto di futuro, e di individuare quindi quale classe dirigente si farà carico di rappresentarlo al paese e rinforzarlo, costruendo le necessarie alleanze con i diversi corpi sociali e i portatori di interesse reale che si trovano dentro i nostri territori.
E’ proprio sulla costruzione di questa classe dirigente che noi dovremo fare attenzione, giacchè essa si dovrà fare carico del Partito e del suo attecchire nelle fondamenta profonde della nostra società. Un Partito che ambisce a costruire quell’alternativa culturale cui abbiamo detto poc’anzi non può essere costruito in soli 16 mesi. Esso necessita di una cura costante e di una dedizione meticolosa per alcuni anni.
E proprio perché questo Partito ha l’ambizione di durare attraverso le generazioni, esso deve liberarsi di parte dei limiti del gruppo dirigente centrale che l’ha fin qui segnato. Deve liberarsi in particolare dei logoramenti interne e delle “battaglie di posizione”, deve liberarsi della presunzione di gruppi dirigenti che perpetuano loro stessi da anni; deve, soprattutto, riscoprire il senso originario e primigenio della politica come scelta di servizio, di disponibilità e generosità.
Deve quindi innervare, a partire con il congresso, il Partito delle nuove generazioni che in esso sono giunte e stanno crescendo, e già assumono incarichi di responsabilità. Deve, soprattutto, dare centralità ai territori e alla loro vivacità, svellendo la pesantezza del livello centrale di direzione, che ha dimostrato in questi mesi un’inadeguatezza generale, che ha finito per lenire e traviare anche le personalità eccellenti in seso presenti.
Ecco, il nostro contributo a questa discussione tanto più sarà forte e accreditato quanto più noi sapremo essere autorevoli, nella convinzione che l’autorevolezza in politica si acquisisce con la bontà dei contenuti, e soprattutto con la realtà dei risultati: e la prima prova sta immediatamente innanzi a noi il 6 e 7 giugno.
Da allora quindi cominceremo quell’esercizio nell’essere eterodossi e problematici, anche disubbidienti se serve, che ci consentirà di costruire davvero in questo paese una nuova saggezza per una nuova era.

Gabriele Scaramuzza

[1] Evento cui assicureremo la partecipazione massiccia di tutti i nostri coordinatori assumendoci, insieme al regionale, l’organizzazione e le spese del viaggio
[2] sostegno al movimento dei sindaci per il riconoscimento del 20% del gettito IRPEF che consente di forzare sulle contraddizioni della Lega Nord che non vi aderisce

4.3.09

Gabriele Scaramuzza: al via la mobilitazione per la campagna elettorale

la Nuova Venezia — 3 marzo 2009
«Pronti a vincere Europee e Provinciali»

Il cambio al vertice del Partito Democratico dopo le dimissioni di Walter Veltroni, dopo l’infelice esito delle elezioni regionali in Sardegna e la nuova direzione affidata a Dario Franceschini e poi la crisi economica e la campagna elettorale per le Provinciali sono stati i temi ieri dell’assemblea comunale e provinciale del Pd veneziano, svoltasi al centro Servizi della Provincia a Mestre.
Numerosissimi gli interventi di vari esponenti del partito veneziano, che si prepara non senza timori alla sfida elettorale di giugno per l’elezione del presidente della Provincia e di 16 Consigli comunali. In attesa del congresso nazionale di ottobre e nonostante i mal di pancia di molti iscritti, che dopo la scelta di Veltroni di lasciare la segreteria, hanno chiesto un congresso immediato, anche la segreteria provinciale del Pd - ha spiegato il coordinatore Gabriele Scaramuzza - ha accolto l’elezione di Franceschini come «una scelta che ragione e intelligenza imponevano dentro la realtà oggettiva e storica in cui siamo immersi», anche se «l’avvio dell’assise congressuale sarebbe stata la scelta logica coerente».
Ma in vista della prossima campagna elettorale, ha proseguito, «il tempo della timidezza è finito». Tra gli interventi, il segretario della Cgil veneziana Sergio Chiloiro ha lanciato un appello all’assemblea affinché il partito assicuri il sostegno alla mobilitazione della Cgil il 4 aprile.
E assemblee, ha annunciato ancora Scaramuzza, si terranno in questo mese in tutti gli 80 circoli, coinvolgendo simpatizzanti ed iscritti, per assicurare il più ampio dibattito in vista della prima assemblea nazionale dei coordinatori di circolo, convocata a Roma per il 21 marzo.
Forniti anche dati sul tesseramento: il numero di iscritti al Pd in Provincia di Venezia ha superato le 4 mila adesioni, cioè il 50 per cento della somma degli iscritti di Ds e Margherita e l’obiettivo è quello di arrivare per fine mese a superare i 5 mila iscritti.
(m.ch.)

3.3.09

Assemblea del PD provinciale: Davide Zoggia chiama tutti a raccolta


Il Gazzettino 3 Marzo 2009

Dario Franceschini alla guida del Partito democratico era la soluzione più ragionevole, ma dopo le europee servirà un profondo confronto al Congresso nazionale. Perché il Pd è un partito in crisi e se qualcuno pensa che alle prossime elezioni provinciali la vittoria sia scontata, si sbaglia di grosso.
L’autocritica arriva dall’Assemblea provinciale del Pd, riunitasi ieri presso l’auditorium della Provincia. Oltre 200 persone attente quando a prendere la parola è stato Davide Zoggia, presidente della Provincia nonché ricandidato alle prossime provinciali, che ha risposto per le rime a chi metteva in dubbio il sistema delle alleanze.
«Credevo che il nome del candidato e le alleanze non dovessero più destare incertezza, qui non si tratta di essere più o meno buoni nei confronti di qualcuno, bensì di costruire una vittoria che oggi non è poi così certa. L’attuale situazione è diversa da quella del 2004, il Pd attraversa un periodo difficile, ma le possibilità di vincere ci sono, purché ciascuno dia il cento per cento. Vorrei che tutti i rappresentanti del partito si lasciassero andare a dichiarazioni esplicite di vittoria, senza titubanze, perché la gente ne ha bisogno anche a livello psicologico».
Pieno sostegno a Zoggia arriva anche dal prosindaco Michele Mognato. «Sono ottimista, Zoggia ha fatto bene e ha costruito qualcosa di importante per il futuro. Il Pd ha un forte radicamento nel veneziano». Un radicamento che, secondo qualcuno, inizia però a scricchiolare, soprattutto per quella componente che guarda più a sinistra che al centro.
«Non condivido un Pd riformista – attacca Antonio Cossidente del coordinamento Marghera – dobbiamo guardare di più a chi vogliamo davvero rappresentare, a cominciare da precari e pensionati. La crisi economica ha allargato la forbice fra ricchi e poveri».
E a snocciolare un po’ di numeri è il coordinatore provinciale Gabriele Scaramuzza: 150 grandi aziende in crisi nel veneziano, 6.000 lavoratori in bilico, un Governo che non dà risposte. Per questo «Franceschini era la scelta che ragione ed intelligenza imponevano. Il Congresso sarebbe stata la scelta più logica e coerente, ma avrebbe distolto il partito dagli imminenti impegni elettorali a vantaggio del centrodestra». Un rischio che il Pd non può permettersi.
«Bisognava dare continuità al partito – spiega Piero Rosa Salva, capogruppo del Pd in Comune – credo che in questo momento fosse la strada più responsabile. Non c’è stata l’investitura delle primarie come per Veltroni, ma al congresso ci sarà tempo per confrontarsi».
Un congresso al quale gli 80 circoli del Pd veneziano rischiano di partecipare con un numero ridotto di aventi diritto al voto se alcune circoscrizioni non si affretteranno a ratificare le iscrizioni, attualmente 4.000, un migliaio nel veneziano, 523 nel miranese, 367 nel sandonatese e 350 nella zona di Portogruaro.
Una lancia a favore di Veltroni la spezza Valter Vanni. «Le responsabilità non possono ricadere tutte su Veltroni e non possiamo chiedere a Franceschini di risolvere in pochi giorni una tendenza negativa che si protrae da mesi. I sondaggi ci danno in calo e anche a livello provinciale serve un comportamento responsabile».
Giacomo Garbisa