Pagine

6.8.10

Rosanna Filippin: il PD Veneto è pronto a nuove elezioni

IL PD NON TEME LE URNE
la Nuova Venezia — 06 agosto 2010


Rosanna Filippin*

Un sottosegretario salvo. Ma una maggioranza sempre più evanescente. Il quadro che esce dal voto parlamentare sulla mozione Caliendo è questo. Ma la prospettiva è anche più preoccupante. Con un Berlusconi sempre più tentato dal ricorso anticipato alle urne, il rischio concretissimo è che il paese diventi la vittima dei regolamenti di conti interni ad un centrodestra in crisi irreversibile di identità politica. La crisi tra Fini e il Cavaliere ha prodotto un fatto nuovo, perché per la prima volta la contestazione all’anomalia berlusconiana nasce all’interno dello stesso centrodestra. Da oggi Berlusconi non è più il “proprietario” della coalizione. È il premier, condizionato da alcuni, la Lega, e contestato da altri, i finiani, di una maggioranza non più autosufficiente. In qualche modo, da oggi Berlusconi è diventato più “normale”. L’opposizione potrebbe accontentarsi di dire: tanto peggio, tanto meglio. Sarebbe una scelta miope. Perché in gioco non ci sono i risultati delle schermaglie parlamentari. In gioco ci sono decisioni vitali per il futuro del paese.
Il ricorso anticipato alle urne è uno scenario certamente possibile, e forse sempre più probabile. Una cosa è chiara: se la crisi della maggioranza diventerà crisi di governo, per il centrodestra questo rappresenterà un fallimento politico paragonabile a quello subito dall’Unione nel 2006. Per questo dico che il Partito Democratico non teme le urne. Abbiamo un progetto per il governo di questo paese, un leader da contrapporre a Berlusconi. Dico anche che compito del Pd è ricercare da subito una convergenza tra tutte le forze disponibili per l’alternativa.
Ma un altro fatto è altrettanto chiaro. Oggi come oggi, il voto anticipato significa restituire alle segreterie romane dei partiti la scelta dei parlamentari. Il Partito Democratico ha lo strumento delle primarie, gli altri no. Il voto anticipato in autunno potrebbe anche significare l’aborto del federalismo fiscale: una riforma insufficiente, ancora largamente iniqua verso gli enti locali, ma che, anche nell’interesse della nostra regione, si tratta di migliorare, superando le resistenze che si annidano, al di là della propaganda leghista, anche nello stesso centrodestra.
Ecco perché il Pd non teme il voto. Ma ecco anche perché, se un governo di transizione vedrà mai la luce, dovrà avere la modifica della legge elettorale e la costruzione di un vero federalismo fiscale tra i suoi obiettivi.
* segretario Pd Veneto

Nessun commento: