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17.2.13

Michele Mognato: "porterò la concretezza a Roma"


«Porto la concretezza a Roma»

Una lunga carriera amministrativa da assessore e vicesindaco (nell’ultima giunta Cacciari), poi la guida del Partito Democratico provinciale. Ora Michele Mognato si lancia in una nuova avventura, quella che lo porterà in Parlamento. Per lui è la prima volta da candidato onorevole. In corsa per la Camera risulta tra i politici veneziani meno attivi sul fronte dei social network. 
Perché questa assenza dal mondo del web che è diventato così importante per chi fa politica? «Sono già un sms-dipendente. Tutte le mie campagne elettorali sono state come questa, imperniate sul contatto diretto con la gente. E così conduco anche questa mia prima campagna per le Politiche. Sono consapevole che il mondo del web è un grande strumento, lo userò da parlamentare per consentire anzitutto la verifica del mio lavoro e tenere rapporti con il territorio. Ma parlare con le persone è diverso. Si sente il loro calore, si sentono i problemi veri. Che sono tanti». 
Quanti chilometri sta percorrendo? «Tantissimi, stiamo girando tutti i 44 Comuni della provincia. E assicuro: saremo noi a vincere». 
Lei fa politica da quando è ragazzino. «La prima tessera è quella della Fgci del 1977. Ero studente al Pacinotti. Nell’Ottanta l’iscrizione al Pci dopo la scelta di alternativa democratica di Enrico Berlinguer». 
Le sue tre parole chiave . «Anzitutto lavoro. Poi uguaglianza delle opportunità e poi mi permetta di dire: Europa». 
I temi veneziani che porterà in Parlamento. «Porterò la concretezza tipica dell’amministrare: affrontare i problemi per risolverli. Dobbiamo far emergere le straordinarie potenzialità di Venezia e della provincia che devono entrare nell’agenda nazionale: la tutela dell’industria tradizionale e pure del mondo agro-ittico-alimentare, i temi dello sviluppo sociale ed economico di tutta la provincia. I beni culturali». 
Servirà fare lobby positiva per il territorio. «Abbiamo, dopo il confronto con il mondo dell’impresa e del lavoro, deciso di creare un rapporto costante con loro. Ogni sei mesi andremo a confrontarci tutti assieme. Un lavoro impegnativo per ridare dignità al territorio. E poi serve la città metropolitana, tra Venezia e Padova, guardando anche alla Treviso del dopo voto. Basta con la provincia, serve una struttura amministrativa per dare concretezza al sogno di tanti anni fa e rispondere ad una esigenza. Perché nei fatti la città metropolitana esiste già».
 Passiamo ad un altro tema centrale, quello dei diritti civili. La sua posizione. «Cittadinanza ai ragazzi stranieri nati in Italia: un ragazzo che va nelle nostre scuole, esce con i nostri figli o nipoti, parla il nostro dialetto è italiano e punto. Testamento biologico: è ora che la politica resti fuori dalle stanze dei malati terminali le cui scelte vanno rispettate. Quindi sì al testamento ma anche alla desistenza terapeutica. Omosessuali: io sono più avanti, sono per i matrimoni tra omosessuali. Ma se si tratta di cominciare, vanno bene anche le unioni civili». 
Il caso di Mira, dell’assessore incinta a cui il sindaco grillino ha tolto le deleghe. Quale è la sua riflessione? «Vede, noi non abbiamo nulla a che fare con quello che a Zianigo si è messo ad offendere le donne e tanto meno con chi licenzia un assessore perché incinta. Noi siamo la vera alternativa. Tra i nostri candidati, che porteremo in Parlamento, il 40% sono donne. Vogliamo ridare dignità alle persone. E poi è ora di dirlo: basta coi padroni in politica. E ridiamo dignità alla politica, attività di grande spessore, collettiva, aperta alla partecipazione». 
Mitia Chiarin 

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