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21.4.13

PD, il congresso si avvicina, anche a Venezia


«Andiamo subito al congresso»

MESTRE «Dobbiamo avere la forza e la capacità di ripartire. Il clima, oggi migliorato dall’elezione di Napolitano, anche perché non ci sono state emorragie interne, resta pesante dopo le fratture dei giorni scorsi. Andremo al congresso e forse organizzeremo qualcosa, una cabina di regia forse, per gestire questa fase. Da martedì partono le consultazioni, i capigruppo andranno a far parte della delegazione». Davide Zoggia, dimissionario assieme a tutta la segreteria di Pierluigi Bersani, che aveva già annunciato le dimissioni dopo l’elezione del presidente della Repubblica, conferma che nel Partito Democratico, la resa dei conti è solo rinviata. E il congresso è oramai condizione necessaria. Al congresso al più presto, dicono i parlamentari veneziani. «L'elezione di Napolitano rappresenta la migliore soluzione possibile, sia dal punto di vista istituzionale che politico. E chiude una delicata fase di stallo. (...) Ora un governo subito, che faccia le riforme istituzionali e dia respiro alle troppe imprese, ai lavoratori, ai cittadini, alle famiglie e soprattutto ai giovani, che soffrono nella crisi», manda a dire il senatore Pierpaolo Baretta. Rieletto alla presidenza della Repubblica Giorgio Napolitano e con l’obiettivo, ora, di un governo di scopo ( «o quel che deciderà il presidente», avverte Zoggia), il Partito Democratico, ribadisce Baretta, «deve andare al congresso e credo sia necessario farlo in fretta. Questa è la strada migliore per il Partito Democratico in questa fase». E continua: «Dopo la scelta di rieleggere Napolitano il clima si è un poco rasserenato ma i problemi interni restano tutti. Doveroso è ribadire che chi ha votato contro, che è legittimo, debba farlo alla luce del sole, senza nascondersi dietro l’anonimato», dice il senatore. Che il clima in casa Pd sia alquanto difficile lo conferma il deputato Andrea Martella che spiega: «La rielezione di Napolitano mi rende contento e ci rinfranca tutti. A lui vanno solo ringraziamenti. Ora si deve lavorare per un governo del presidente, che non ha nulla a che vedere con il governissimo. Ci sono leggi da fare subito». Per il Partito Democratico, continua Martella, «la strada è ora quella del congresso per definire esattamente il profilo del partito e fare chiarezza. Perché c’è chi dice le cose apertamente, come ho fatto io su Marini, e chi invece prima applaude alla scelta di Prodi e poi diventa un franco tiratore. E questo resta un fatto gravissimo e inqualificabile». Da martedì, all’indomani del giuramento del presidente fissato per lunedì pomeriggio con il suo discorso alle Camere, nel Partito Democratico riesploderà il confronto. Lo sa bene Michele Mognato, deputato alla prima esperienza, e segretario provinciale veneziano che dal treno che ieri sera lo ha riportato a Mestre, spiega: «Certo si va al congresso, bisogna capire se vogliamo un congresso dettato dall’emotività oppure ragionato. E prima c’è da fare un governo. Il presidente Napolitano va solo ringraziato per la sua grande disponibilità e generosità. Il suo senso dello Stato è un insegnamento per tutti noi, giovani o meno». Venerdì notte Mognato ha inviato una mail a tutti i componenti la direzione provinciale per informarli dell’evoluzione delle ultime giornate, drammatiche, in casa Pd. La nota si chiudeva così: «È ovvio che convocheremo al più presto una riunione per discutere su quanto è accaduto e sul suo significato politico. È un momento drammatico per tutti noi, per quel che si è fatto con tanta fatica e generosità in questi anni». Anche da Venezia, intanto, commenti positivi alla rielezione di Napolitano. Il sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni ha rilasciato questa dichiarazione: «Tutta la gratitudine per il Presidente per la sua scelta, che rasenta l’eroismo vista la situazione. Una limpida dimostrazione del suo grande senso dello Stato, della grande visione del bene comune e del suo attaccamento al nostro Paese. La scelta di Napolitano», continua il sindaco, «dimostra che le forze politiche responsabili hanno capito quale poteva essere la strada da percorrere». 

Mitia Chiarin 

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