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16.5.10

PD Veneto: Rosanna Filippin pungola al rilancio

La Nuova Venezia 16 maggio 2010
Gli schiaffi della Filippin: «Pd senza coraggio»

PADOVA. Comincia con una sonora tirata d’orecchie l’ennesimo tentativo di risurrezione del Partito democratico dopo l’ennesima sconfitta. Ieri, il segretario regionale Rosanna Filippin, di fronte al direttivo riunito a Padova, non ha lesinato gli schiaffoni. L’esponente della mozione Bersani si è svuotata le scarpe dalla cava di ghiaia raccolta, un sassolino alla volta, nella lunga quanto contorta rincorsa elettorale che ha portato il partito ad infrangersi sulla corazzata di centrodestra. «Senza un’azione coraggiosa, il Partito Democratico rischia di restare, al Nord, una forza politica marginale, con un radicamento sottoposto ad un’erosione magari lenta ma inesorabile» arringa Filippin, citando Luca Ricolfi, quello del «Perché siamo antipatici» e sottolineando come l’ultima volta in cui il centrosinistra ha saputo farsi interprete dei cambiamenti del paese è stato quindici anni fa: «E’ mancata spesso la capacità di leggere la società e forse anche la volontà di darle voce - sostiene in segretario regionale - a volte, sul compito della rappresentanza è prevalsa la tentazione della pedagogia. Si è creduto che si dovesse convertire il paese, anziché accompagnarne l’evoluzione. Cambiare le teste, anziché modificare le cose». E ancora: «Sono passati anni in cui al Veneto si è guardato in modo semplicistico e fuorviante... il centrosinistra ha perso il contatto con i ceti produttivi e popolari e non è percepito come attore credibile nei territori». Filippin ha quindi indicato le «false cure» da cui rifuggire: il rifugio identitario nello spirito di superiorità ed autosufficienza, il ripiego nelle analisi autoconsolatorie, la svalutazione dell’avversario, il feticcio organizzativo ed il mantra del dibattito sull’identità. Il vaccino contro la sconfitta cronica - assicura Filippin - si compone di «un’identità definita come progetto paese, meccanismi efficaci di selezione della leadership e una rete organizzativa più radicata nella società». La sfida, a questo punto, è «incalzare la Lega sui temi che i veneti le hanno affidato», e non contrapporre «un’agenda immaginaria», affiancando piuttosto la discussione di temi caratterizzanti.
«Ai consiglieri regionali spetterà l’approfondimento di questioni quali scuola e lavoro - spiega il vicesegretario nonché consigliere regionale Andrea Causin - e la stretta su piano energetico e sociosanitario, statuto e crisi». Compito per casa, da presentare alla prossima assemblea regionale, in programma a fine mese, una proposta per il futuro del partito. In questo senso le minoranze hanno chiesto alla mozione Bersani di mettere in campo una responsabilità nella conduzione degli organi. Una richiesta scritta - che pure non si è concretizzata nel voto di un ordine del giorno - che prevede l’avvio di una conferenza programmatica entro novembre, la programmazione annuale dell’attività politica e la convocazione dell’assemblea regionale dei circoli. «Filippin ha senza dubbio voluto suonare la sveglia» conclude Causin. Basta solo che qualcuno non la spenga e si rimetta a dormire. - (Simonetta Zanetti) /

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