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4.10.09

Gabriele Scaramuzza: l'intervento al Congresso provinciale del 3 ottobre

RELAZIONE SEGRETARIO PROVINCIALE CONVENZIONE PROVINCIALE 3 OTTOBRE 2009
Convenzione Provinciale del PD di Venezia


Mestre, Auditorium della Provincia, 3 ottobre 2009
Relazione del Segretario Provinciale


Prima dell’inizio di questa nostra Convenzione, sono sicuro di interpretare il pensiero di noi tutti formulando un caro cenno di vicinanza per coloro che sono stati colpiti dalla tragedia di Messina e della frazione di Giampilleri. Siamo con le famiglie di quelli che sono mancati, insieme ai tanti sfollati dalle proprie case, siamo accanto alla Sicilia ferita e colpita, questa volta, non dalla natura, bensì dalla improvvida mala attenzione dell’uomo che non dà cura del proprio territorio, e che, come si legge oggi, disperde la memoria collettiva, quella capacità (in altri paesi diffusa e radicata) di ricordare i disastri, metabolizzarli, trasformarli in materia sociale e politica da nazione civile.


Quella cura che dovremmo avere nei confronti appunto dei nostri territori e del loro equilibrio (appunto, quella materia sociale e politica) è anche immagine e metafora amara della cura che si dovrebbe avere nei confronti del nostro paese, a partire dal garantire gli spazi delle libertà civili e sociali elementari, su cui si fonda ogni democrazia liberale e moderna. Tra queste libertà spicca quella di stampa e di informazione, cioè il diritto fondamentale di cercare, ricevere e diffondere con qualsiasi mezzo di espressione, senza considerazioni di frontiere, le informazioni e le idee, come recita la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’uomo del 1948. Questi principi e queste tutele sono stati incardinati dai costituenti nell’art. 21 della nostra Repubblica. Ledere quei principi e quelle tutele significa ledere il tessuto intimo dell’Ordinamento Democratico e Repubblicano, significa indebolire i legami costitutivi delle nostre società, significa alterare la natura intima del rapporto tra il governante e il cittadini, che consiste nella capacità del secondo di chiedere sempre contezza al primo del suo operato. Per questo aderiamo con forza e sosteniamo la manifestazione che in queste ore si sta svolgendo a Roma, promossa dalla FNSI, e ringraziamo quanti dei nostri iscritti, militanti e simpatizzanti stanno partecipando al presidio civile che abbiamo organizzato a Venezia, insieme alle forze politiche del centrosinistra e alle realtà associative della città, tra cui l’ANPI, le ACLI, l’ARCI, la CGIL, l’associazione Libertà e Giustizia.


Perché non solo di noi si è discusso in queste settimane nei nostri circoli, ma soprattutto del nostro paese, dell’idea di Italia che abbiamo nella mente e nel cuore e che vogliamo offrire e proporre a tutti i nostri concittadini.


Da poco più di due giorni si sono concluse le assise dei circoli territoriali e del lavoro in tutto il nostro paese e nella nostra provincia. Il dato nazionale di affluenza, pari a circa il 58%, cioè a più di 400.000 iscritti che hanno partecipato ai lavori congressuali testimonia di una partecipazione davvero massiccia, che non ha eguali in nessun altro paese occidentale e d’Europa. Troppe volte infatti siamo soliti farci sorprendere da tante descrizioni caricaturali che vengono date da noi stessi, cui dovremmo rispondere con una semplice costatazione: il PD è l’unica forza del campo progressista in occidente che può mobilitare una massa di iscritti così grande nel decidere delle candidature del proprio segretario, in uno straordinario esercizio di democrazia (cfr. la vicenda del PS francese, che per scegliere il candidato alle scorse elezioni presidenziali non mobilità più di 150.000 iscritti).


Se questo rilievo è vero per l’Italia nel suo insieme, tanto più questo è confermato per quanto riguarda il Veneto e la provincia di Venezia in specie. Nella nostra Regione hanno discusso e votato 17.297 iscritti, pari al 65,15%, mentre nella Provincia di Venezia sono stati 4.486 i partecipanti, pari a oltre il 68% degli iscritti. Una partecipazione semplicemente senza aggettivi, che dà conto del desiderio della nostra gente di essere parte attiva e diligente della nostra riflessione su noi e sull’Italia. Credo sia giusto ringraziare in questa sede tutti i nostri 77 coordinatori di circolo, che hanno costruito con pazienza il cammino di avvicinamento ai propri congressi costruendo sovente incontri preparatori di dibattito e discussione. Un ringraziamento alla Commissione provinciale per il Congresso, che ha assicurato l’esecuzione sempre corretta e ineccepibile di tutti gli appuntamenti, a quanti hanno prestato la loro opera di garanti degli appuntamenti locali, a tutti coloro che hanno presentato le mozioni congressuali in un confronto sempre alto, mai ridotto a banale contrapposizione.


E’, quello del congresso, il tempo in cui tutti noi siamo chiamati a distinguerci, ma non a dividerci. Distinguerci, perché ciascuno di noi, con onestà intellettuale e sincero giudizio, ha scelto a quale delle tre mozioni aderire. A non dividerci, perché oltre le differenze delle tre proposte esiste un unico perimetro, un unico confine che tutti ci tiene, nel cui interno tutti ci riconosciamo: quello del Partito Democratico, del suo desiderio di essere, oggi, alternativa credibile e forte che si prepara a divenire maggioranza culturale ancor prima che politica in Italia.


E nelle prossime settimane noi tutti saremo chiamati ad allargare questo perimetro, ad ampliare questo confine, rivolgendoci al popolo delle primarie, e chiedendo loro di esprimersi, come già hanno fatto i nostri iscritti sulle proposte di Pierluigi Bersani, Dario Franceschini, Ignazio Marino. Permettetemi di fronte a tutti voi di esprimere perplessità e scetticismo nei confronti di molto semplicismo e approssimazione con cui si è dipinta, a prescindere dalle parti, la nostra discussione, della potestà che competerebbe agli iscritti piuttosto che agli elettori delle Primarie. A entrambi tocca la scelta del segretario, ma soprattutto la possibilità di contribuire, arricchire, accrescere la pianta del nostro progetto per l’Italia, di rendere i suoi rami ben vigorosi e forti.


Perché è questo che chiede il nostro paese al PD: una leadership salda ed autorevole, mai solitaria ma sempre esercitata in solido con gli organismi dirigenti e con i livelli territoriali del Partito, in grado di incarnare questo progetto, questo pensiero. Trascorso il primo decennio del nuovo millennio, l’Italia è una democrazia indebolita, un’economia infiacchita, un tessuto sociale logorato.


Questa democrazia, questa economia, questo tessuto sociale chiedono di essere rimesse in movimento, e tutto ciò è possibile, solo che si restituiscano all’Italia vigore, entusiasmo, forza. E tutto ciò è possibile se noi cominciamo a mettere il paese di fronte alla realtà di queste settimane, che è una realtà anche ben dura, che ci parla ad esempio di tante lavoratrici e lavoratori che conosceranno adesso il volto vero della crisi, allo scadere degli ammortizzatori sociali di molte aziende. Ma è proprio quando è posto di fronte alla durezza della realtà che questo paese si rialza e ridesta: lo dimostrò nel secondo dopoguerra con la ricostruzione materiale delle nostre città e ideale della Costituzione, lo dimostrò negli anni neri del terrorismo e della tensione, lo dimostrò nella grande sfida dell’ingresso nella comune casa d’Europa e nell’adozione dell’Euro.


E sempre in questi momenti lo dimostrò con il contributo fondamentale delle forze politiche e sociali democratiche e progressiste, quelle forze che hanno dato vita al progetto del Partito Democratico. Ora tocca a noi, a questa generazione dimostrare di essere all’altezza di questo compito difficile. Tocca a noi tutti, in breve, dimostrare di essere all’altezza dell’Italia migliore, che vuole e pretende da noi serietà e coerenza.


La pretende a partire dai comportamenti di noi tutti, che rappresentiamo il Partito Democratico nelle nostre realtà, nelle nostre città, nelle diverse responsabilità cui siamo chiamati. La pretende con un’azione di opposizione al Governo di centrodestra rigorosa e determinata, ma sempre accompagnata da proposte serie e credibili per il nostro paese (e su questo, permettete, l’approvazione dello scudo fiscale da parte della Camera dei Deputati ieri è esattamente l’esempio di ciò che non dovrà più accadere, se davvero vorremo essere credibili agli occhi del paese).


La pretende chiedendoci di riaffermare il primato del lavoro e dei lavori nella società italiana, e di declinare questo primato tenendo conto della loro molteplicità e del fatto che tutti concorrono alla comune ricchezza sociale del paese, dal lavoratore dipendente al piccolo e medio imprenditore, dalla Partita Iva al precario cui non è consentito, oggi di costruire un progetto per sé e per la propria famiglia.


La pretende chiedendoci di dire con forza che si esce dalla crisi temperando le logiche di mercato con l’azione regolatrice delle pubbliche Autorità, e maturando la nuova consapevolezza che non si dà sviluppo economico sostenibile senza giustizia, coscienza del bene comune, ridistribuzione dei beni e della ricchezza tra le nazioni e all’interno di esse.


La pretende con una domanda forte nei nostro confronti: quella di unità, perché solo con essa metteremo il nostro Partito nelle condizioni di vincere il confronto con la destra di Governo, nella cultura profonda prima ancora che nella sfida elettorale. Perché noi invertiremo la rotta su cui il PdL e la Lega hanno costretto il nostro paese solo tornando là dove le relazioni sociali si formano e costruiscono, solo dando nuova forma e narrazione alle nostre comunità e alla nostra nazione, dicendo con forza che sicurezza è certezza della pena e dell’azione di repressione del crimine e non discriminazione tout court nei confronti dell’immigrato, dicendo che si dà futuro per un paese e per un’economia solo se si dà un presente per la sua scuola e per la sua formazione.


Questa forma e questa narrazione dovremo costruire da subito, declinandola immediatamente in politiche e proposte concrete, perché a questo sono chiamati i Partiti Politici dalla nostra Costituzione, da quella Carta fondamentale della Repubblica che, ad onta di quel che dice e pensa la destra, ha da dire e proporre al nostro paese molto più di quanto (ed è già tanta cosa) ha detto e proposto in passato.


Proprio perché questa è l’idea di Partito che abbiamo in mente e cui tutti noi teniamo dobbiamo anche dire che il 25 ottobre a notte (o il 26 a mattina) il Partito Democratico avrà scelto il suo segretario e la sua tavola ideale e di contenuti, e che quello sarà il segretario di tutti noi, cui tutti noi assicureremo lealtà e collaborazione, perché esso si farà carico del compito epocale che tocca al PD e al centrosinistra in Italia: ritrovare consonanza tra il paese reale e i principi, le regole, gli orizzonti di legalità, sviluppo, giustizia sociale incarnati nella Costituzione.


E se questo sforzo esigerà unità soprattutto a livello degli organismi dirigenti nazionali del PD, la stessa diligenza e dimostrazione di unità dovremo dare noi, nella nostra provincia, perché grandi sono le sfide che ci attendono tra pochi mesi:

1. confermare il Governo della città di Venezia forti di un progetto per essa che valga per la prossima generazione, che ci faccia immaginare quale sarà la città nei prossimi due decenni e ne guidi lo sviluppo e la crescita;

2. costruire, insieme al Partito Veneto e alle altre Federazioni provinciali una proposta per il Veneto che ci metta in sintonia con le mille realtà del lavoro, dell’impresa, della solidarietà che in esso vivono ed operano, cui non siamo stati in passato in grado di offrire una proposta ritenuta credibile:


Su questo sforzo saremo tutti impegnati e tutti coinvolti, e tutti sapremo dimostrare, ne sono convinto, compattezza ed unità, perché ci dovremo misurare con le domande vere e reali che le comunità veneziana e veneta ci pongono, anche per misurare la credibilità della nostra risposta.

Troppe volte in questo paese negli ultimi anni ci siamo lasciati rapire (anche noi) da una malintesa retorica delle radici, dimenticando che l’identità di un Partito è soprattutto la sua capacità di costruire un progetto di futuro coerente e credibile: e così dobbiamo intendere questo tempo congressuale, come di un tempo per chiarire a noi e all’Italia la nostra destinazione. Scrive il poeta della Martinica Edouard Glissant che le radici non hanno da sprofondarsi nel buio atavico delle origini, alla ricerca di una pretesa purezza; si allargano in superficie, come rami di una pianta, ad incontrare altre radici e a stringerle come mani.

Così dobbiamo intendere il nostro congresso e le primarie del 25 ottobre: allargare e incontrare i tanti che vogliono essere nel Partito Democratico solo che esso dia una dimostrazione chiara e risoluta di sé, e cingere in questo abbraccio progressivo tutta l’Italia.


Gabriele Scaramuzza

Segretario Provinciale PD Venezia



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