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13.5.08

Il Coordinatore Gabriele Scaramuzza traccia la via del PD veneziano futuro


Direzione provinciale PD – relazione introduttiva
Mestre – Teatro “Mabilia” – 12 maggio 2008


Dell’analisi del voto
Le elezioni politiche del 13 e 14 aprile hanno determinato la vittoria del centrodestra e l’avvio del quarto governo di Silvio Berlusconi. Il dato fondamentale che ci consegnano queste elezioni sono, da un lato, l’affermazione della Lega Nord che, in alcune parti delle regioni settentrionali, ha esiti prossimi alla maggioranza assoluta dei consensi, e, dall’altro, il sostanziale fallimento della Sinistra arcobaleno, con l’annichilimento della rappresentanza parlamentare della cosiddetta sinistra radicale.
Per quanto riguarda il Partito Democratico, la consultazione elettorale ha consegnato al nostro Partito il 33,2% dei voti, con forti disomogeneità sul piano regionale (30,3% nel nord-ovest, 27,1% nel nord-est, 45,4% nel centro, 35,4% nel centro-sud, 29,9% nel sud). Per quanto riguarda le due coalizioni PdL-Lega e PD-IdV lo iato è particolarmente ampio, con una differenza di ca. 12 punti percentuali (55,5% al centrodestra rispetto al 43,0% al centrosinistra).
Sulla situazione provinciale, quella che si evidenzia è una e vera e propria “balcanizzazione” della geografia politica territoriale: se nell’insieme della provincia il dato medio è infatti sostanzialmente omologo a quello nazionale (32,9%), l’analisi disaggregata ci consegna alcune zone di forte affermazione del Partito (la città capoluogo con il 38,06% dei consensi, la città di Mira con il 40,65%) insieme ad altre di evidente e chiara sofferenza: su tutto valga l’esempio della fascia litoranea della provincia, ove allo scarso risultato nazionale si aggiunge la sostanziale assenza del centrosinistra dal governo di tutte le Amministrazioni comunali della linea costiera, con l’unica eccezione di Venezia.
Per quanto riguarda invece il voto amministrativo, esso ha interessato nella nostra provincia sette realtà (San Dona’ di Piave, Mirano, Martellago, Pianiga, Santo Stino di Livenza, Concordia Sagittaria, San Michele al Tagliamento) di cui tre città con popolazione superiore ai 15.000 abitanti. Prima delle elezioni 3 amministrazioni erano governate dal centrosinistra (Mirano, Martellago, Santo Stino di Livenza), 2 dal centrodestra (San Dona’ di Piave e Pianiga), Concordia Sagittiaria essendo commissariata e San Michele avendo prodotto una spaccatura nella Giunta uscente di centrosinistra). Il voto del 13 e 14 aprile ha determinato la vittoria del centrosinistra a Martellago, Santo Stino, Concordia Sagittaria e l’affermazione del centrodestra a San Dona’ di Piave, Pianiga, San Michele, oltreche la grave sconfitta a Mirano di PD e IdV al ballottaggio per soli 25 voti.
Il risultato amministrativo, pur collocato nel difficile contesto nazionale, rappresenta comunque una situazione preoccupante, soprattutto nella prospettiva delle elezioni provinciali del 2009. In ogni caso, ritegno doveroso esprimere un sincero ringraziamento a tutte le donne e uomini che si sono spesi in questa campagna elettorale, grazie al cui impegno abbiamo presidiato le piazze e i luoghi della nostra provincia.
Come rilevato anche dagli analisti, il varco fra PdL e PD, rispetto alle elezioni precedenti, è rimasta inalterata. Diversamente può invece dirsi delle coalizioni. Da qui il rischio, per il PD: restare minoranza. Quindi incapace di attrarre, per ora, quel 40% di elettorato potenziale. Di qui deriva l’esito contradditorio di queste elezioni per il PD: esso è rimasto a metà del guado. Fra partito di iscritti e partito elettorale. Di qui la paradossale immagine del PD come d’un albero dalle radici salde, ma dal fusto fragile, su cui le tante foglie crescono, ma rischiano di avvizzire in fretta.
La radicale semplificazione della rappresentanza politica parlamentare, esito senz’altro positivo e quanto mai opportuno, ha avuto l’esiziale conseguenza di relegare intere culture politiche al di fuori dei luoghi di esercizio democratico delle istituzioni, aprendo un vuoto di risposta rispetto alla domanda di parte del corpo elettorale.
Dall’altro lato, uno dei compiti essenziali che il PD aveva iscritto a se stesso, e cioè l’inizio dell’erosione del voto moderato e l’assunzione del PD come Partito in grado di rappresentare una frazione importante di tale area politica, è fondamentalmente fallita.
Inoltre, l’altro dato di riflessione immediata che si impone dall’esito del 13 e 14 aprile è relativo alla composizione “sociale” del voto: risulta infatti che il PD ottiene consensi maggioritari presso gli anziani e gli impiegati, in specie quelli del pubblico impiego, il PdL ottenendo consenso presso gli operai, le casalinghe, gli studenti. E’ perspicuo quindi, che il PdL abbia sedimentato nel tempo un vero e proprio “blocco sociale” e che ogni ipotesi di rilancio del PD passa attraverso la chiarificazione di una proposta politica credibile verso quei mondi, che in passato guardavano in via preferenziale al centrosinistra.
Il berlusconismo infatti si è insediato nella società civile e ha poi maturato consenso nelle urne e ipotecato le istituzioni, in una campagna elettorale che si è concentrata sulle paure e sugli interessi. Con un cavaliere che non riempiva le piazze e mandava avanti sul territorio banchetti e gazebo della Lega.
Sullo sforzo corretto e importante di Veltroni di accreditare il PD come soggetto politico innovativo (e sulla potente proiezione della sua figura, unico vettore utilizzabile nel momento in cui il Partito stava ancora nel guado della fase costituente) in grado di interloquire con le forze vive e produttive del paese ha fatto agio e premio la discorde frammentazione con cui L’Unione ha vissuto i 20 mesi del Governo Prodi da un lato, e l’avere agitato gli spettri della sicurezza e della fragilità economica e fiscale per destare il senso di precarietà sommersa del paese, ultima testimonianza di questa scelta consapevole le dichiarazioni del neoministro Giulio Tremonti di ieri relativamente all’inesistenza del tesoretto.
Condotta il centrodestra nel 2006 una campagna all’insegna delle magnifiche (e malintese) sorti e progressive per la nostra Società, nel 2008 quello stesso centrodestra ha lavorato sulle preoccupazioni remote che allignano in ogni comunità civile, offrendosi come l’unica valida risposta ad esse.
La via d’uscita per il PD deve essere quella di una rapida e efficace reazione, dai livelli centrali a quelli periferici e locali, tanto più nel nord-est di questo paese e nel Veneto, in cui la situazione che si determina è quella di una e vera e propria “tripolarizzazione” del voto tra PdL, PD e Lega Nord, in cui lo iato complessivo tra centrodestra e centrosinistra si va ampliando e, contemporaneamente, la forte affermazione della Lega fa esplodere le contraddizioni interne al polo PdL-Lega fino alla sconfitta (per loro) di Vicenza e alla felice e provvida vittoria di Achille Variati.
A ben guardare, infatti, la doppia lettura degli esiti elettorali di Roma e Vicenza possono offrire le chiavi per costruire le linee di azione politica del PD nelle prossime settimane e mesi. In effetti, e’ evidente che in entrambi i casi le ragioni del successo sono state quelle della costruzione di candidature credibili ma soprattutto espressione di legame con le comunità civili, di credibilità e di capacità di mediazione forte tra gli interessi collettivi della città, mentre quelle del fallimento sono state l’impressione di candidature costruite per cooptazione, a prescindere (almeno per Francesco Rutelli) dal riconoscimento delle capacità amministrative e di governo della persona.
Ciò è tanto più vero per il Veneto dopo la formazione del Governo Berlusconi, che annovera tra le sue file ben tre ministri di questa Regione, e che obbliga tutti noi a confrontarci non tanto sulle alchimie del Partito del Nord, quanto sulla nostra capacità di costruite il “Partito dei cento territori e delle mille comunità civili” di questa Regione.
In questo senso deve anche essere colta l’istituzione del Governo ombra da parte di Walter Veltroni; lungi dal costituire la riedizione di precedenti esperienze degli anni ’80, esso costituisce l’articolazione immediatamente evidente della posizione politica del Partito che è quindi in grado, rappresentando nei fatti la quasi totalità dell’opposizione, di mettere “fiato al collo” al governo e di rilanciare sui singoli temi volta a volta affrontati dall’Esecutivo. E’ importante in questo contesto che Walter Veltroni abbia chiamato a fare parte della compagine ombra rappresentanti dei territori del Nord e della nostra provincia in particolare. Inoltre, il fatto che i “ministri ombra” siano di fatto i responsabili dei diversi segmenti tematici agevolerà la connessione diretta tra costruzione politica e l’immediata sua comunicazione al pubblico dibattito.
Quindi, per sfidare il centrodestra, occorre costruire il PD, ma “dovunque”. Più che un “partito personale”, a questo fine, serve un “partito di persone” che si radichi sul territorio e nella società”. Si tratta quindi di darci un solido impianto federale misurando i rapporti reali con i soggetti sociali e con i cittadini, nella consapevolezza che se il percorso che avviamo poggerà sulla doppia leva del profilo politico e dell’insediamento organizzativo e del radicamento in pochi mesi riusciremo a dare al PD un linguaggio che accorci le distanze della società.
Non dobbiamo infatti dimenticare che in questa campagna elettorale molti giovani si sono avvicinati al nostro Partito e si sono fatti coinvolgere nella concreta organizzazione delle iniziativa piuttosto che nel contributo politico. E’ stata, questa, una bella novità cui non possiamo non dare seguito, offrendo a queste energie un bacino sicuro e stabile ove consolidare la loro partecipazione.

Del radicamento del PD nella provincia di Venezia: un’agenda di lavoro
Nel considerare il processo di radicamento del PD nella provincia di Venezia nelle prossime settimane non possiamo esimerci da due evidenze:




  1. la prima consiste nel fatto che siamo innanzi a 23 mesi di campagna elettorale permanente che avrà il suo primo show-down a aprile 2009 con le elezioni europee e per la conferma del governo di centrosinistra dell’Amministrazione provinciale, e il suo termine nello stesso mese del 2010 con le elezioni regionali e per la conferma della città capoluogo;


  2. la seconda sta negli esiti numerici del voto del 13 e 14 aprile che, come già detto, consegna una realtà in chiaroscuro per quanto riguarda il consenso nei confronti del PD ma soprattutto (proiettando i risultati nazionali sui singoli collegi provinciali) pone in evidenza oggi una distanza a favore del centrodestra.


Tali dati sono ineludibili; essi devono costituire la bussola con cui orizzontarsi nel delineare il programma di lavoro del PD provinciale nell’immediato futuro. In particolare, è necessario condividere e dare a noi stessi anche in questi territori un linguaggio in grado di “accorciare le distanze dalla società”. Questo è possibile, a giudizio mio e della segreteria, riappropriandoci della capacità di tessere iniziativa politica, lavorando contemporaneamente sui due piani dei temi politici territoriali e della costruzione del piano materiale di impegno.
Sul primo livello, ritengo prioritario e proporre alla direzione una griglia di temi, che auspico essere migliorata e completata da quest’assemblea, che appartengono alla riflessione politica della nostra provincia, sui quali è necessario che il PD approfondisca e articoli le proprie posizioni, anche derivandone precise scelte amministrative e istituzionali, e soprattutto restituisca alla cittadinanza gli esiti di tale riflessione:




  1. Le pianificazioni di area vasta, cioè i nuovi poli di sviluppo metropolitano del territorio, nella consapevolezza che la loro realizzazione deciderà dei baricentri sociali ed economici delle aree vaste e che un ruolo di eccellenza per loro governance compete in questo proprio all’Amministrazione Provinciale per il tramite del Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP): si tratta delle scelte di pianificazione e regolazione inerenti il Quadrante Tessera, l’asta della Brenta e della sua riviera, lo sviluppo delle aree poste lungo la fascia litoranea della territorio;


  2. Le economie del turismo, risorsa straordinaria della provincia per l’eccezionale concentrazione del patrimonio storico e monumentale, del milieu ecologico/ambientale, dell’accessibilità del territorio, da declinare in funzione della sua sostenibilità (nella città storica) piuttosto che della valorizzazione delle reti paesistiche e architettoniche locali e del comparto enogastronomico;


  3. Le reti infrastrutturali come risposta organica del Partito alla domanda diffusa di mobilità da parte delle forze produttori, degli agenti economici, dei soggetti privati all’interno di una visione coordinata delle politiche aeroportuali, portuali, del trasporto su gomma;


  4. La sicurezza del territorio, intesa quale proposta organica del Partito tesa a restituire alla popolazione la percezione del governo del territorio e della serenità dell’abitarlo, attraverso il suo presidio, il coordinamento interforze, l’investimento in dotazioni materiali e tecnologiche delle forze dell’ordine, la promozione delle reti locali di prossimità e partecipazione attiva dei cittadini;


  5. Le politiche delle donne e delle pari opportunità, comprendendo in quest’ambito sia la riflessione sui temi “eticamente sensibili” della Legge 194 e della tutela della maternità sia l’elaborazione di proposte nel merito dell’occupazione e dell’imprenditoria femminile;


  6. l’Europa come “spazio diffuso di cittadinanza” in cui quelle stesse domande di sicurezza, mobilità, sviluppo economico locale possono trovare un quadro ampio di coerenza e risposta. Durante la campagna elettorale europea del 2004 venne messo a capitale il compimento del processo di unificazione monetaria e commerciale dell’Unione Europea. Nel 2009 è invece probabile che il centrodestra, nel solco di quanto fatto quest’anno, agiti l’idea di Europa come tecnocrazia che avvilisce le specificità locali; a questa concezione occorre controproporre il modello d’Europa come orizzonte concreto di opportunità per la vita concreta delle popolazioni delle nostre provincie.


Su questi temi uno sforzo particolare sarà chiesto, oltre che a tutti i circoli territoriali, agli eletti del PD nelle Assemblee elettive e legislative, in specie ai nostri parlamentari, con i quali costruire una vera e propria “filiera istituzionale” in gradi di raffinare l’elaborazione territoriale in vera e propria proposta normativa. Sono, le Senatrici e i Senatori, le Deputate e i Deputati eletti il 13 e 14 aprile una risorsa che va messa a disposizione del Partito. Credo sia opportuno che la Segreteria del Partito incontri periodicamente la delegazione parlamentare, per tessere insieme le comuni linee d’iniziativa e proposta.
Per quanto attiene alla costruzione del piano materiale di lavoro propongo a quest’assemblea la seguente agenda secondo le scansioni sottoelencate:




  1. Avvio del tesseramento dei circoli, in coerenza con quanto stabilito dalla conferenza dei responsabili organizzativi regionali nella scorsa settimana, con l’obiettivo di tenere entro il mese di giugno le “feste del tesseramento” in tutti i circoli del nostro territorio. Secondo il principio di autonomia finanziaria dei diversi livelli organizzativi del Partito, le risorse raccolte dai circoli con il tesseramento rimarranno agli stessi circoli, per consentire loro di avere agibilità anche materiale per l’iniziativa politica;


  2. Costituzione entro il 23 maggio del Forum delle economie territoriali, inteso come luogo aperto a tutti, aderenti e non, ove incontrare le diverse competenze e disponibilità e stabilire “dal basso” il contributo al profilo programmatico del Partito;


  3. Costituzione entro il 30 maggio del Forum sulle politiche giovanili, secondo le indicazioni già espresse nelle precedenti assemblee provinciali;


  4. Convocazione per il 24 maggio della conferenza provinciale dei coordinatori di circolo, intesa quale livello permanente che affianchi gli Organismi dirigenti per consolidare i rapporti tra centro e periferia. Sarà l’occasione per effettuare una riflessione sui temi politici del dopo voto, per organizzare il tesseramento, per discutere dell’organizzazione sub-provinciale nelle aree territoriali affini;


  5. Organizzazione entro la prima decade di giugno dell’iniziativa politica pubblica Territorio e politica: le sfide del PD, primo momento di rilancio della proposta locale del Partito e restituzione alla pubblica opinione del proprio progetto territoriale;


  6. Costituzione delle aree del lavoro, secondo le linee guida predisposte dalla Segreteria, nella consapevolezza della necessità politica di presidiare i luoghi del lavoro, e di richiedere a queste aree un contributo fattivo alla redazione del profilo programmatico, prevedendo anche la Conferenza annuale delle aree del lavoro della provincia di Venezia;


  7. Convocazione entro giugno dell’assemblea provinciale dei 254, per rimettere al più alto livello elettivo del Partito gli esiti del primo tratto del cammino, e riceverne gli ulteriori indirizzi;


  8. Organizzazione delle Feste estive del PD. Si tratta, in questo caso, di una delle leve privilegiate del radicamento del Partito, recuperando il loro carattere popolare all’interno di un progetto coerente di rilancio politico. In questo senso, individuerò all’interno della Segreteria una figura di riferimento per i circoli, ai fini di costruire insieme la regia diffusa delle nostre feste e mettere a disposizione di ogni evento le risorse politiche necessarie.


Se questa agenda è condivisa dalla direzione provinciale, nelle prossime ore procederò a completare l’assetto della segreteria, assegnando a ciascuna e ciascuno un preciso incarico di lavoro. Ad alcuni chiederò la disponibilità di coadiuvarmi nel profilo organizzativo del Partito, agli altri affiderò la responsabilità di aree tematiche da cui fare ripartire l’iniziativa politica del Partito; a loro toccherà iniziare fin da subito a pensare, d’intesa con i circoli, le iniziative concrete che connotino sui diversi temi il nostro Partito.

Del coordinamento comunale di Venezia
Non possiamo non considerare, questa sera, il tema del coordinamento comunale di Venezia, e dell’elezione del suo coordinatore. Negare le difficoltà che hanno fin qui impedito di arrivare prima alla sua convocazione per l’individuazione del coordinatore sarebbe pretestuoso e ingeneroso nei confronti delle intelligenze di voi tutti.
Questo dato non può però esimere ciascuno di noi, ciascuno di voi, dall’esercizio nelle prossime settimane della massima responsabilità e dello sforzo più alto per cercare e fare emergere una candidatura in grado di raccogliere un consenso il più ampio possibile.
Non sfugga a nessuno di noi, qualsiasi sia il ruolo occupato all’interno del Partito, che l’elezione di un coordinatore purchè sia, scontando il rischio di esili maggioranze oppure (peggio) del ricorso alla conta, sarebbe scelta esiziale e del tutto controproducente.
Infatti, compito del coordinamento comunale, del suo coordinatore, degli organi dirigenti che si produrranno nel suo seno sarà quello di contribuire in maniera determinante a quel progetto di città che dovremo offrire nel 2010 agli abitanti di Venezia e che dovrà misurarsi almeno nell’arco di 10 anni, per due conciliature successive, il ciclo ideale e politico che ha prodotto le Amministrazioni di centrosinistra dal 1993 avviandosi a conclusione e compimento.
Un compito di tale livello esige un Partito forte, riconosciuto, accreditato presso i corpi civili e sociali della città. A questo siamo chiamati tutti, a fare prevalere gli interessi comuni del Partito alla facile tentazione di appartenere a Paolo, Apollo, Cefa (come dice Paolo di Tarso). Avvierò quindi nei prossimi giorni una serie di incontri con tutte le diverse aree del Partito per tentare di individuare una soluzione che vada nella direzione di quanto sopra detto.
Ciò non di meno, giacché ritengo inopportuno il permanere sine die dell’attuale situazione del coordinamento, propongo di fissare la dead line di questo percorso entro la metà di giugno, convocando in ogni caso il coordinamento comunale in maniera tale da potere autodeterminare il proprio coordinatore.

Delle elezioni provinciali
Il primo esito e riscontro della bontà del progetto di radicamento del Partito sarà entro 11 mesi, alle elezioni europee e amministrative. La nostra realtà vedrà il rinnovo dell’Amministrazione Provinciale di Venezia e di 12 Amministrazioni Comunali. Il 2009 deve segnare, almeno per il Partito di Venezia, il rovesciamento delle prospettive di consenso che le ultime due tornate amministrative ci hanno consegnato, e quindi l’ampliamento del numero di governi locali conquistati al centrosinistra, e la piena conferma del governo della Provincia.
Sono convinto che il giudizio positivo sull’esperienza di buon governo messa in opera da Davide Zoggia e dalla sua Giunta a partire dal 2004 sia patrimonio comune e condiviso di quest’assemblea. Sono convinto che sia necessario “attrezzare” dalle prossime settimane il Partito e la coalizione per iniziare prima dell’inizio dell’estate la campagna elettorale provinciale.
Sarà necessario fare guadagnare al candidato Presidente il massimo di visibilità, iniziando da subito a incontrare tutte le realtà della provincia, i soggetti attori nel campo economico e sociale, i portatori di interesse collettivi e diffusi. Si tratta di costruire una proposta programmatica insieme ai corpi civili e sociali che pervadono e innervano i nostri territori.
Sarà inoltre essenziale recuperare una forte proiezione dell’ente provinciale presso l’insieme delle popolazioni, e quindi del valore politico che assume, chiamando anche a coerenza la Regione Veneto rispetto al trasferimento alle Provincie ad esempio delle competenze in merito all’adozione degli strumenti urbanistici comunali, vero e proprio tassello di una reale semplificazione amministrativa e istituzionale dal centrodestra asserita, ma mai praticata, che la Provincia di Venezia si candida a esercitare fino in fondo per rispondere ai reali e dichiarati bisogni dei territori.
Propongo alla direzione di avviare la fase istruttoria del processo elettorale, incontrando nei prossimi giorni le altre forze politiche della coalizione di governo, ai fini di condividere prime indicazioni in ordine alla candidatura a Presidente, al tema delle alleanze, all’impostazione del progetto programmatico di mandato.
Entro la fine di maggio torneremo agli Organismi dirigenti per condividere la prima fase dell’istruttoria e formalizzare la candidatura a Presidente, dando ad esso mandato per la costruzione del programma di governo d’intesa con la coalizione,
sarà quella anche l’occasione per affrontare la seconda fase istruttoria, quella relativa all’individuazione della candidature nei 36 collegi provinciali. Infatti, la proiezione dei risultati delle elezioni politiche sui collegi consegna un dato di potenziale preoccupazione, e cioè la concentrazione dei collegi potenzialmente vincenti in due sole aree territoriali della provincia.
Di qui discende la necessità della costruzione di candidature forti, in grado di rappresentare un valore aggiunto per i singoli territori e di aggregare il massimo di consenso. Anche la costruzione delle candidature dovrà essere sottoposta ad un processo partecipativo, di incontro con gli attori significativi di ogni collegio, processo in cui i circoli saranno chiamati a esercitare un ruolo importante, che esigerà una responsabilità davvero grande. Le candidature dovranno essere composte secondo un mix che contemperi i consiglieri uscenti, il coinvolgimento dei circoli di collegio, il pluralismo del Partito, anche prevedendo l’organizzazione, se opportuno, delle primarie di collegio.

In guisa di conclusione
Quello che attende il PD della Provincia di Venezia, nelle prossime settimane, è la costruzione del contributo che tocca e spetta al rilancio del progetto politico del Partito a livello nazionale. Fuori dalle malie di un malinteso “partito del Nord”, il vero e decisivo snodo dell’assetto federale del Partito sta nella capacità di ogni livello di costruire in autonomia proposta e iniziativa politica, per avvicinare la lingua della politica alle lingue delle mille comunità che abitano i nostri territori e restituire questi contributi al corpo ampio dell’intero Partito.
Questo assunto è particolarmente vero nel nostro Veneto, ove maggiore è il rischio di autorappresentare il centrosinistra in termini di minorità culturale prima che politica. Il caso di Vicenza ci insegna che è invece possibile guadagnare anche in questa Regione posizioni di primato; si riesce a fare questo recuperando la credibilità della nostra proposta, dei suoi contenuti concreti in un Veneto che, come dice Aldo Bonomi, dalla mancata costruzione di una città-regione metropolitana e derivata una sostanziale incapacità del Veneto di rappresentarsi, cioè di dotarsi di un sistema evoluto di rappresentanza dei propri interessi e di costruire una raffigurazione attendibile di un’identità regionale condivisa da tutti e al passo con i tempi.
La sfida del PD nel Veneto sta probabilmente nel candidarsi a formulare e offrire questo sistema, innovando nei contenuti e nel linguaggio la capacità di lettura e interpretazione della nostra società. Si tratta, da ultimo, di costruire proposte di opportunità rispetto al merito nel fare impresa e impressione. (…) E non si tratta soltanto di offrire maggiori opportunità di inclusione attraverso le classiche politiche del lavoro o di accompagnamento al fare imprese (…) ma si tratta di fornire un ampio spettro di possibilità di accesso ai codici della modernità, promovendo la partecipazione alla costruzione di una visione del futuro collettivo in cui fare coesistere la dimensione personale della costruzione del proprio sé e la dimensione dei luoghi e delle molte identità territoriali che attraversano ciascuno.


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