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19.10.10

La futura rotta del PD Veneto

Pd cambia rotta: mano tesa a Udc e finiani
la Nuova di Venezia — 19 ottobre 2010
PADOVA. Rosanna Filippin resta al timone dei democratici veneti. Dopo tre ore di confronto, a tratti acceso, l’ufficio di coordinamento del Pd le ha confermato piena fiducia. Ma non è questa la novità più rilevante emersa da un vertice che - da Laura Puppato a Paolo Giaretta, da Felice Casson ad Alessandro Naccarato - ha riunito l’intero gruppo dirigente. A spiccare, invece, è il cambiamento di rotta contenuto nella relazione del segretario: una svolta che include l’autonomia «spinta» del partito (federato alla «centrale» romana ma libero nell’elaborazione programmatica), la scelta privilegiata delle alleanze - con l’apertura dichiarata al terzo polo, Udc e finiani in testa - e il ritorno sul territorio con quattro campagne (lavoro, federalismo, immigrazione, scuola) ritagliate su misura del territorio e capaci di restituire protagonismo al popolo dei 176 mila partecipanti alle primarie. A fronte del doppio choc ravvicinato - l’addio polemico del consigliere regionale Diego Bottacin («Il Pd ha fallito»), le dimissioni sconsolate del vicesegretario Andrea Causin («Siamo alla secessione degli elettori») - il segretario del Veneto ha giocato d’anticipo, evitando di minimizzare le difficoltà ma delineando la possibile «strategia d’uscita» da un declino allarmante e accelerato. «Si avverte forte il disagio di una componente del partito che non condivide il disegno politico attuale», ha scandito Rosanna Filippin alludendo al malessere dell’area Franceschini «dobbiamo farcene carico tutti, altrimenti questa frangia si allontanerà. E io non voglio un partitino di duri e puri, la testimonianza non mi basta. Voglio concorrere a costruire una forza vincente capace di aggredire l’egemonia della Lega e del Pdl». Affiora così il “modello Bassano”. Città ricca, moderata, apparentemente «vocata» al centrodestra. Dove, nove mesi fa, l’opposizione ha espugnato il municipio. Come? Con un’alleanza Pd-Udc-Civiche, che ha tra i suoi artefici un esponente di Futuro e Libertà. E la Filippin, che siede in giunta con la delega all’Urbanistica, ammette di guardare con particolare attenzione al nascente terzo polo: «Non quello a cui pensa Massimo Cacciari, che dopo aver contribuito a fondare il Pd ora vi colloca una pietra tombale sopra», punge «ma al nuovo soggetto che sentiamo vicino su molte questioni importanti e che si scopre incompatibile rispetto alla deriva leghiste e all’affarismo dei berlusconiani». Si cambia, insomma. Ma attenzione: siamo all’inizio, non all’epilogo, di un confronto che proseguirà nella direzione convocata il 5 novembre: «Io metterò a disposizione il mio incarico, se in questa fase le dimissioni risultassero utili non avrei esitazioni, grazie a Dio non ho problemi di sopravvivenza e mi sento a disposizione di un progetto». Ipotesi remota, in realtà. Un po’ perché il ruolo di parafulmine non sembra particolarmente ambito; molto perché il segretario gode dell’aperto sostegno di Pierluigi Bersani. A proposito: oggi Rosanna Filippin parteciperà alla riunione romana dei dirigenti regionali e poi incontrerà il leader del centrosinistra. Per dirgli cosa? «Per scambiare opinioni e idee», come avviene sempre «e anche per avanzare una proposta: vorrei che in Veneto la logica di maggioranza e minoranza uscita dal congresso, venisse - per così dire - sospesa. Abbiamo bisogno di tutti. Basta recinti, proviamo a vincere».

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