Il Mattino di Padova 16 ottobre 2010
VENEZIA. Il terzo polo si nutre dello smottamento delle due sponde. Che sulla riva del Pd sembra aver assunto le dimensioni della frana. Perché l'addio di Diego Bottacin è tutt'altro che un episodio isolato. Come lui hanno intrapreso la strada Verso Nord indicata da Massimo Cacciari, il senatore bellunese Maurizio Fistarol, che con Bottacin condivide un percorso da rutelliano doc, ma anche il veronese Gino Zardini, che nel partito ha ruolo di coordinamento per infrastrutture e mobilità. C'è poi il caso paradossale di un altro degli ispiratori di Verso Nord, quel Giuseppe Bortolussi la cui candidatura per conto del Pd - pur senza tessera - alle regionali 2010 deve ancora essere completamente metabolizzata e di chi il doppio carpiato l'aveva già fatto, come Massimo Calearo, meteora democratica, già approdato nelle fila dell'Api, ma che con gli ex compagni è destinato a ricongiungersi, appunto, nel terzo polo.
E proprio l'Api, che prima di altri aveva provato a riunire i delusi di Pd e Udc, rappresenta parte significativa di quell'area «altra» che sogna di farsi forza dei fuoriusciti degli schieramenti tradizionali sublimando in un incontro al centro con i finiani.
Accanto a loro figure di spicco che, pur assumendo sfumature di azzurro, mai - quantomeno non nella storia recente - hanno trovato posto in una casella di partito, dal costituzionalista Mario Bertolissi che Giancarlo Galan avrebbe voluto candidato sindaco di Padova nel 2009 a Franco Miracco, che del ministro dell'Agricoltura è portavoce da un decennio.
Malgrado uno scenario così articolato, gli occhi restano puntati tutti sul Pd, laddove la frana che conclude il suo percorso a valle non è necessariamente più importante dei movimenti di assestamento che restano interni al partito. Non a caso, ieri si sarebbe tenuto un incontro tra Paolo Giaretta, Andrea Martella e Rodolfo Viola, ovvero i parlamentari veneti che, a suo tempo, hanno firmato il documento di Veltroni, con nessuna volontà separatista se non la voglia di rimarcare differenze e difficoltà. A modo suo lo stesso Causin, lasciando la vicepresidenza, ha «battuto un colpo», ai suoi più che agli altri.
Più in generale, i malumori diffusi, non riuscendo a riaprire la questione congressuale a livello regionale, cercheranno di sanarsi nei congressi provinciali: del resto si mormora che Bottacin abbia accelerato la fuoriuscita dopo aver annusato la malparata nel Trevigiano. In questo senso il partito guarda con grande attenzione a Verona allo scontro tra D'Arienzo e Lonardi, mentre una convergenza su Mognato nel Veneziano potrebbe rasserenare gli animi in laguna. Insomma, ai piedi il compito di tenere l'equilibrio per evitare che cadano altre teste. Intanto lunedì riunione di coordinamento, per cominciare a ragionare sulla vicepresidenza. (s.z.)
Nessun commento:
Posta un commento