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26.10.08

Salva l'Italia, Roma 25 Ottobre: il day after

Il sindaco gela tutti: «Lascerò ai demagoghi» Mognato e gli altri: «Massimo, non ti capiamo»

ROMA. «Che venga qui, Massimo, che guardi le facce di questi ragazzi e ragazze, di questi due milioni e mezzo di uomini e donne, qui, al Circo Massimo: sono demagoghi questi? Sono persone con troppi bisogni inascoltati e il compito del Pd è prendere contatto con loro».  Il deputato Rodolfo Viola ha gli occhi gonfi di chi si è svegliato all’alba per prendere con i militanti il pullman delle 5 da Ceggia e arrivare a Roma verso mezzogliorno. Per settimane ha lavorato alla trasferta dei «veneziani»: la voce è pacata, ma l’ultima uscita di Cacciari arriva inattesa nel giorno della festa.  Fanno fatica agli amministratori veneziani far finta di nulla, con nelle orecchie le ultime parole del sindaco davanti alle telecamere de La7: «Cerco di portare a termine il mio mandato e lasciare la scena ai demagoghi, coloro che hanno la vocazione a guidare il popolo: ai Veltroni e ai Berlusconi, a destra e sinistra». E, ancora, «della manifestazione non me ne frega niente. Non mi preoccupa - aggiunge - la manifestazione, ma che il governo ombra non abbia prodotto assolutamente nulla: vorrei sapere i progetti del Pd su scuola, crisi finanziaria e Alitalia. A una manifestazione avrei preferito proposte concrete sul federalismo fiscale, non lasciando lo spazio allo spot di Lega Nord e Berlusconi, e su questo disastro della scuola».  «Il dissenso è anche protesta: le persone si esprimono anche così, da sempre, è giusto, Massimo ne prenda atto», commenta il prosindaco Michele Mognato, scrollando la testa, «questa manifestazione serve a dimostrare a tutti, noi per primi, che abbiamo rialzato la testa, nonostante la delusione elettorale, senza paura e, certo, con proposte». «Certo, ripartire dalle proposte è quello che facciamo, iniziando dalla lotta per reintrodurre le preferenze alle prossime elezioni europee, contro i listini bloccati che vuole Berlusconi», commenta l’onorevole Delia Murer. Veltroni, a livello nazionale, ha deciso la via del silenzio: a Cacciari neppure l’onore di una replica. Silenzio. D’Alema non si sbilancia: «Giudizi ingenerosi». Ma a Venezia con Cacciari molti dei manifestanti lavorano gomito a gomito tutti i giorni: possibile tacere? «Questa manifestazione ha avuto un successo enorme», chiosa il deputato Andrea Martella, «non è demagogia, ma persone vere che si preoccupano per il futuro del paese e che renderanno più forte il Pd, riformandolo. Il vero demagogo è Berlusconi, Massimo non può non ricordarlo». L’ex presidente della Provincia Luigino Busatto ha deciso di venire a Roma dopo aver letto le prime dichiarazioni di Cacciari, dei giorni scorsi: «Il Pd rinasce da questa gente, dalle proposte per loro, per salvare l’Italia». «E’ una giornata troppo bella per farmela rovinare: il popolo ha voce, sarebbe bello che Massimo fosse qui, se ne renderebbe conto», commenta il rpesidente della Provincia, Davide Zoggia, «Non capisco queste uscite, non diamo la senzazione di voler rompere il giocattolo». (r.d.r.)
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La carica dei 500 veneziani «In piazza per sentirci vivi»

  ROMA. Non si canta “Bella ciao” o “Bandiera Rossa” sul treno che nottetempo porta a Roma cinquecento pd veneziani, né a bordo dei cinque pullman partiti all’alba. Ma c’è clima di festa e una gran voglia di arrivare nella Capitale per contarsi e non sentirsi schiacciati in quel misero 27% che gli ultimi sondaggi sbandierati da Berlusconi riservano beffardi all’opposizione. Voglia di dire «Siamo qui, tanti, vivi».  Sono arrivati dal Veneto in oltre quattromila, cinquecento da Venezia: aspettavano questa manifestazione da mesi, come un cardiotonico, un antistress per non cominciare a credere davvero di essere pochi sopravvissuti. Se ne sono ripartiti dalla Capitale stravolti di sonno, ma galvanizzati. E arrabbiati col sindaco Cacciari che cerca di mandar loro di traverso la festa bollando tutti come «demagoghi».  Il volto dei pd veneziani al Circo Massimo non è solo quello dei politici conosciuti, dei militanti di vertice, ma soprattutto quello di centinaia di iscritti o simpatizzanti che hanno deciso che la misura è colma. Hanno anche parole e volti che non t’aspetteresti di trovare in un corteo politico, appena scesi da un treno che si è messo in moto a mezzanotte se non da un pullman partito alle 5 di mattina da Ceggia. «La famiglia? I figli ormai sono grandi. Noi siamo qui per dire che ci siamo e ci saremo, non ci cancelleranno», scandisce con energia Maria Teresa Ruggiero, una distinta signora bionda in tailleur di seta verde, bandiera del Pd al vento, «veniamo da una regione leghista, che fomenta la paura, dando il peggio del peggio di un popolo: basta, siamo qui anche per dare un futuro ai nostri figli, costretti a scappare all’estero per studiare e lavorare». «Sono venuto a Roma perché questo è un governo stuco e pitura», commenta Lucio Scarpa, giovane produttore cinematografico, «che dà un’imbiancata alla casa invece che restaurarla, ritocca l’aspetto e la rende vivibile per un po’, ma non risolve i problemi: la cosa più grave è che per varare queste operazioni di facciata, sbandierate dalle tivù del regno, afferma sia giusto rinunciare alle buone pratiche della democrazia».  Dalle sezioni ad Internet, dalla piazza reale a quella virtuale - ma non meno vivace - con i suoi compagni dell’era della politica 2.0, Scarpa ha fondato il primo circolo Pd completamente online, il Barak Obama, che ha aperto un tradizionalissimo banchetto al Circo Massimo, mentre sfilano i pidini tra le note di Max Pezzali in attesa del discorso del capo che deve rianimare una truppa arrivata stanca, ma che ha presto ritrovato energia e sicurezza, che ha voglia di opposizione e programmi. Per provare l’ebbrezza di riscoprirsi in tanti, hanno viaggiato nottetempo attraverso l’Italia, pronti a chiudere gli occhi sono un paio d’ore per poi agguantare saldo tra le mani lo striscione fotografatissimo del coordinamento provinciale di Venezia: una foto a grandangolo del canale della Giudecca, con sfilata delle Zattere. Lo tengono in mano i più giovani. Anzi, giovanissimi della Federazione di Venezia. Sono loro a scandire gli slogan che animano il grande corteo che sfila allegro dalla Piramide verso il Circo Massimo, facendo saltellare tutti - dal vicesindaco Mognato alla parlamentare Murer, dal presidente della Provincia Scaboro all’onorevole Viola - al grido di «chi non salta Berlusconi è». Più duro il «Non vogliamo morire precari».  «Sono studente, programmatore informatico e lavoro in pizzeria», scandisce Alberto Segatto, «eppure non ho prospettive. Eppoi in quest’Italia nessuno parla più di solidarietà: siamo qui contro questo berlusconismo vuoto». «Se siamo qui invece che a casa nostra a riposare è perché le cose vanno male, malissimo», dice Marco Mascherin, pendolare tra Concordia e Murano, dove lavora come operaio vetraio.  «La cosa più grave è che dissentire viene ritenuto un reato», incalza Margherita Grigolato, sindacalista della Cgil di Venezia, «ma la situazione è drammatica: lavoro con i pensionati, con 750 euro non arriva nessuno a fine mese, ma per i ragazzi di oggi è ancora peggio e per le ragazze lo è di più: in un sistema precarizzato sono le donne, alla fine, ad avere la peggio. Ce la dimentichiamo l’emancipazione nostra: qui si vuole far tornare le donne a casa, così non si devono fare gli asili né dare assistenza sociale agli anziani».  «Temevo fossimo pochi, invece è bellissimo», commenta Emanuela, «certo, avrei voluto che fossero qui tutte le anime del centro sinistra, per sentire davvero la forza dell’opposizione, fare gruppo: perciò devo dire che il Circo Massimo così pieno dà grande forza». Dai giovani a un “vecchio” che non pensava di venire a Roma, sino a quando non ha letto le critiche di Cacciari. «Cacciari non mi è piaciuto: siamo qui per dare un segnale forte», commenta Luigino Busatto, ex presidente della Provincia, «non contro, ma pensando a dare una risposta ai bisogni dei giovani di oggi, perché questo governo non vuole cambiamenti. Torniamo da Roma più forti». - dall'inviata Roberta De Rossi
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Diciottenni neofiti e figli d'arte «Quest'Italia non ci dà futuro»

  ROMA. Giacomo e Ugo, neodiciottenni, bandiera del Pd e striscione ben saldi in mano. Sono solo due dei molti giovani, ragazzi e ragazze, in prima fila tra i manifestanti veneziani, entusiasti e determinati. Si notano. Alle manifestazioni sulla scuola che pure hanno mobilitato migliaia di ragazzi in tutt’Italia ti aspetti di trovarli, qui meno.  Entrambi all’ultimo anno di liceo, la giustificazione se la firmeranno da soli domani. «Sì, è vero, ho fatto manca per venire a Roma, ma i miei genitori sono assolutamente d’accordo», ride Giacomo Gambaro, 18 anni, ultimo anno di liceo classico a Mirano. L’anno scorso, 17enne, si è candidato alle primarie del Pd.  Ma cosa può offrire un partito «classico» a due ragazzi? «Da qualche parte bisogna pur cominciare, perché con questo governo non c’è prospettiva alcuna per noi giovani. Il Pd è un modo per darsi concretamente da fare», dice Ugo Zorzetto. Un cognome importante, il suo, nel mondo della politica veneziana: è figlio di Gaetano, indimenticato primo prosindaco e padre del «Bosco di Mestre»: «Sì, è vero, sono cresciuto a pane e politica», sorride schivo.  «Quello che mi attrae è il fatto che si tratti di un partito nuovo: magari, non del tutto, ma molto», prosegue Giacomo, «questo significa che noi giovani lo sentiamo anche “nostro”, che la nostra piccola parte, per iniziare, possiamo farla». «Questo è un processo che può appassionare noi giovani», prosegue Giacomo Gambaro, «perché sentiamo di poter contare, di poter dare il nostro contributo ed essere soggetti protagonisti. D’altra parte la situazione è davvero grave, sentiamo che il nostro futuro è a rischio: basti pensare a quanto accade con i tagli nelle scuole e nelle università».  Sono molti i giovani veneziani calati a Roma e sono loro a dare - con slogan e sfottò - il ritmo alla manifestazione. Al grido di “Chi non salta Berlusconi è”, fanno saltare i “vecchi”, dal presidente Zoggia al vicesindaco Mognato, dall’assessore provinciale Scaboro agli onorevoli Viola e Murer.  «Siamo in piena campagna per le iscrizioni», commenta Gabriele Scaramuzza, coordinatore provinciale del Pd veneziano, «e solo alcuni circoli sono partiti: però, è vero, stiamo registrando molte iscrizioni da parte di giovani. E’ segnale importante”. (r.d.r.) - dall'inviata

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