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16.7.09

Andrea Causin: manifesto dei trentenni per Dario Franceschini

Europa 16 luglio 2009
Noi under 30 con Dario

La nostra sfida è avvicinare alla politica chi è distante, i tanti nostri coetanei che la percepiscono come qualcosa di inconcludente da cui stare alla larga.
Ma il punto di partenza deve essere chi c’è: quei ragazzi e quelle ragazze che, con una scelta controcorrente rispetto alla propria generazione, hanno deciso che vale la pena di mettersi in gioco, di provare a cambiare il mondo partendo dal proprio quartiere. Ragazzi e ragazze che hanno nel proprio vocabolario parole come “militanza”, “territorio”, “passione”, “partecipazione”, che conoscono la fatica della politica.
Siamo una generazione che esiste. Nel Partito democratico, nei suoi circoli, sui banchi nei consigli comunali, provinciali e regionali, nei suoi organismi dirigenti. Uno straordinario patrimonio di energie, impegno, fantasia e senso di appartenenza. Un buon punto di partenza per praticare un ricambio generazionale che non sia solo una operazione mediatica. Per costruire un Pd innovativo e moderno che parta dai suoi giovani per conquistarne dei nuovi. Per parlare a chi nei circoli non ci ha mai messo piede, per intercettare le aspettative, i bisogni e le speranza di una generazione di cui facciamo parte, di cui condividiamo le ansie ma anche la voglia di futuro.
Vogliamo parlare a chi ha la nostra età, chiamarli ad un impegno diretto accanto a noi, vogliamo convincerli del progetto del Partito democratico: pensiamo alle migliaia di professionisti in maggioranza “under 30” che lavorano nelle aziende italiane confrontandosi quotidianamente con la flessibilità, a quei giovani di talento delle factory che portano avanti progetti culturali creativi, ai ricercatori universitari che per amore della scienza e dello studio, resistono in Italia con paghe da fame, ai tanti giovani che hanno smesso di studiare e lavorano duramente senza interessarsi di politica perché pensano che non discuteremo mai di quello di cui parlano la sera a tavola: le tasse, come arrivare a fine mese, l’affitto da pagare, un frigo da riempire,la speranza di costruirsi una famiglia.
Di fronte ad una società più povera e smarrita, più incerta e insicura, una parte largamente maggioritaria delle nuove generazioni corre il rischio di avere un triste primato: quello di avere meno speranze di futuro delle generazioni che l’hanno preceduta. Viviamo in un paese a bassissima mobilità sociale in cui è altissima la probabilità che il figlio di un operaio faccia lo stesso lavoro del padre, nel caso riesca ad averlo, un lavoro. Un paese in cui il reddito e le condizione economica della famiglia è decisiva più del merito e delle capacità, nel determinare quale sarà il percorso di studi, il lavoro, le opportunità che potranno avere nella vita.
Vogliamo un partito che sia innanzitutto partito della società: che valorizzi le idee e le istanze dell’Italia giovane e nuova, che studia, intraprende, rischia: mettendo ogni giorno in gioco un pezzo di futuro. E ci candidiamo ad essere noi lo strumento per poter parlare a questa Italia, e a questa generazione. Perché si tratta della nostra Italia. E della nostra generazione.
Quella che ha assunto la dimensione del suo esserci dopo che a Berlino era caduto il Muro, che ha scelto il partito quando i partiti erano messi alla gogna, ed è cresciuta con i Simpson e con le notizie delle bombe a Palermo e Roma. La generazione che conosce la rete e le reti, gli sms e l’i-Pod, usa i social network e ha confidenza con i nuovi linguaggi del nuovo tempo.
E per dargli voce e rappresentanza, dobbiamo immaginare e costruire un radicale e ambizioso programma di trasformazione del nostro paese, riforme vere, concrete, profonde, diritti nuovi, esigibili, universali, libertà di scelta e autonomia, pari opportunità e un nuovo welfare, un nuovo patto tra le generazioni.
Una Italia del merito e dei talenti, che ha il coraggio delle riforme. Che risolve i problemi, che non si perde negli infiniti giri di una politica inconcludente e fastidiosa. Una Italia che sceglie, anche a costo di scontentare qualcuno. Che sa rompere i legacci che negano le opportunità, che libera l’avvenire delle generazioni future, che muove assedio alle mille caste, casematte e cittadelle dei privilegi nazionali.
Abbiamo la presunzione di credere che questa Italia inizia dal progetto di governo del Partito democratico, abbiamo la certezza di dire che per costruire questo progetto è da noi che si deve partire, senza inventare nulla. Non contro qualcuno, non per chiudere ad altri ciò che chiediamo sia aperto a noi. Intendiamo assumere le responsabilità del tempo presente senza paura di sporcarci le mani, con la consapevolezza che non si fa politica per governare, ma si governa per cambiare.
Crediamo nella forza della green economy, come motore dello sviluppo che sconfigge la crisi. Vogliamo un sistema del lavoro in cui le garanzie si ampliano e le risorse che finanziano i diritti si redistribuiscono. Pensiamo ad una nazione delle autonomie e dei piccoli comuni, che sappia scommettere su politiche che scoraggino il fenomeno della urbanizzazione selvaggia e dello spopolamento della provincia, della campagna e della montagna. Crediamo nella modernizzazione del paese, attraverso le infrastrutture, le energie rinnovabili, le nuove tecnologie, lo sviluppo industriale che sa rispettare il territorio. Crediamo in una democrazia matura, bipolare e parlamentare. E vogliamo una legge elettorale nuova che ci dia un parlamento di eletti e non di nominati.
Le energie nuove per realizzare questo progetto ci sono: è la generazione che esiste e che vuole far vincere Dario Franceschini.
Per continuare a rinnovare il Partito democratico, facendone un luogo aperto ed accogliente, che non sia solitario ma che trovi nella sua vocazione maggioritaria la forza dello stringere alleanze di programma e non di cartello. Per governare, non solo per vincere.
Ci rivolgiamo a quelli che si sentono parte di questa generazione che abbiamo evocato, a chi da tempo sente sulle mani la fatica della politica, a chi ha da sempre il coraggio un po’ anticonformista di scegliere la sezione invece del bar, un volantinaggio invece di una partita di pallone, una cena con il circolo invece di una serata in discoteca. Sappiamo che sono tanti e che hanno voglia di esserci, in questo tempo, che a molti pare cupo, ma che invece è emozionante. Perchè è tempo di ricostruire lo spazio della partecipazione democratica, di suscitare intelligenze e disponibilità per proseguire la strada di un partito che costruisce il domani salendo sulle spalle di una storia che ci rende forti e non nostalgici.
È la strada del Partito democratico, che vogliamo percorrere con tanti di voi, condividendo le difficoltà, confrontandoci sul futuro, assumendoci le nostre responsabilità di uomini e donne che credono nell’impegno. Consapevoli che il congresso del Pd sarà solo una tappa, anche se fondamentale, di un viaggio che conduce ad una Italia nuova.

Andrea Causin , Giacomo D’Arrigo, Antonio Iannamorelli, Gian Luca Lioni, Luigi Madeo, Dario Marini

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